Dovremo convivere con il Coronavirus? Forse sì. Ma senza gli ‘strozzini’ della Ue/ MATTINALE 479

4 aprile 2020

Con molta probabilità, anche se le ‘autorità’ provano a farcelo capire a spizzichi e bocconi, dovremo convivere con il Coronavirus fino a quando non si troverà la cura per debellarlo: e ci vorrà del tempo. Ma se non ci possiamo sbarazzare subito del Coronavirus, dobbiamo assolutamente liberarci dalla ‘peste’ dell’Unione europea degli strozzini che vorrebbero fare fare all’Italia la fine della Grecia

A Wuhan, in Cina, è tornato il coprifuoco. Nella città dov’è cominciato tutto e dove il Coronavirus è stato debellato con provvedimenti draconiani (tutti chiusi in casa, galera e perfino condanne a morte per chi violava la legge) le autorità hanno di nuovo intimato ai cittadini di restare a casa. Motivo: il virus è tornato. Una cosa simile è avvenuta in Vietnam, Paese con un sistema sanitario d’avanguardia: una ventina di giorni dopo aver debellato il virus hanno riaperto i primi luoghi ai turisti: e il virus è tornato.

In Italia una donna colpita dal Coronavirus e guarita è stata nuovamente infettata. “Un caso raro”, hanno detto in medici. Ma se andiamo a cercare qua e là ci accorgiamo che in Cina non sono mancati casi simili.

La verità è che la situazione è complicata. La pandemia del Covid-19, o Coronavirus, è esplosa a poco più di cento anni dalla terribile pandemia della febbre Spagnola. Allora le cognizioni scientifiche non erano quelle di oggi. Si presentò con tre ondate: la prima e la terza ondata fecero milioni di vittime.

Oggi la scienza ci fornisce informazioni e cure che poco più di cento anni fa erano inimmaginabili. Ma, nonostante questo, la situazione è critica. E, allo stato attuale dei fatti, non siamo in grado di sapere, con esattezza, che evoluzione avrà questa pandemia.

Ci hanno detto che non è un virus di laboratorio. Ma, ovviamente, dobbiamo credere per fede. Perché? Perché sappiamo che, da decenni, le grandi e medie potenze del mondo lavorano con batteri, virus e chissà con cos’altro ancora per affinare la possibilità di ricorrere a ‘Guerre biologiche’. Questo lo sappiamo tutti, ma facciamo finta di non saperlo.

Ieri è venuta fuori la notizia che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) non esclude la possibilità che ci si possa infettare con l’aria che respiriamo. Ora, a parte il fatto che l’infezione si trasmette proprio così, non si capisce il clima di paura che si è creato. Tanto che, già stamattina, si registra una mezza marcia indietro: il pericolo riguarderebbe le zone altamente inquinate.

Ma questo lo aveva intuito il nostro amico Domenico Iannantuoni, che ne ha parlato lo scorso 12 Marzo a proposito dell’inquinamento nella Pianura Padana. E ne hanno parlato, a chiare lettere, i protagonisti di Medicina Democratica.

Qui emerge un’altra verità che ci diranno a poco a poco: nel dubbio che ci si possa infettare di Coronavirus camminando per le strade, l’OMS sta valutando la possibilità di applicare il cosiddetto ‘Principio di precauzione’: siccome non sappiamo se camminare per le strade sia sicuro, tanto vale uscire con le mascherine.

Quali mascherine? Quelle che, quando va bene, riescono a bloccare i batteri? Non esattamente. Siccome abbiamo a che fare con un virus, ci vogliono mascherine molto più sofisticate, quindi più costose. E siccome per ora ce ne sono pochissime… Insomma, ci hanno avvertito tra il dire e il non dire.

Che dobbiamo cogliere da questa e da altre storie? Che il Coronavirus è un problema serio: e questo, bene o male, comincia ad essere chiaro quasi a tutti (con l’eccezione dei palermitani che pensano di andare a fare “l’arrustuta” alla Favorita per la Pasquetta, o dei catanesi che, dall’1 Marzo, sono tornati nelle strade pi farisi ‘a passiata); e che questo virus non ci lascerà in pace tra qualche settimana, magari in occasione degli ‘schiticchi’ dell’1 Maggio.

Non sappiamo, non possiamo sapere quando sarà disponibile il vaccino (sul quale, ad esempio, gli scienziati del Regno Unito nutrono dubbi), o quando le cure che sono allo studio – peraltro già applicate – ci consentiranno di affrontare con serenità, alla stessa stregua di un comune raffreddore, l’infezione da Coronavirus.

Il momento in cui il Coronavirus verrà sconfitto arriverà. Ma, a quanto pare, ci vorrà un po’ di tempo. Quanto? Non lo sappiamo. Confindustria – correttamente – dice che non possiamo bloccare tutto. Gli industriali dicono che bisogna piano piano tornare alla normalità con tutte le precauzioni del caso. Considerazione giusta e condivisibile. Ma quali sono le “precauzioni del caso”?

Forse, prima di pensare a tornare a produrre, bisognerebbe azzerare i morti e riuscire a ridurre al minimo i possibili contagi. Non ci sembra che in Italia, in Spagna, in Francia, in Germania, negli Stati Uniti e via continuando la situazione sia questa: anzi!

Gli industriali italiani dovranno avere un po’ di pazienza. Giustissimo pensare a rimettere in moto l’economia. Ma se dovremo convivere con il Coronavirus – e fino ad oggi questa ipotesi non può essere scartata – bisognerà che tutti i lavoratori, dal primo all’ultimo, siano messi nelle condizioni di non ammalarsi.

Quindi protezioni per tutti, dalla testa ai piedi. E questo avrà un costo che dovrà essere sostenuto dallo Stato.

Abbiamo scritto dallo Stato e non dagli Stati. Perché è impensabile,in Europa, pensare di affrontare la convivenza con il Coronavirus con l’Unione europea.

L’Unione europea, in tempo di pace, su circa 500 milioni di abitanti, ha prodotto poco più di 100 milioni di poveri. Pensare che la Ue possa affrontare il protrarsi del Coronavirus è demenziale. Basti pensare a quello che è successo quando è stata ventilata l’ipotesi di un’azione solidale. Germania, il paradiso fiscale noto anche come Olanda, Austria e Finlandia (più altri Paesi ‘europeisti’ del Nord Europa) si sono tirati indietro.

Ora stanno cercando di metterci una pezza. Ma pretendono che si applichi il MES, il Meccanismo Europeo di Stabilità, una tagliola che consentirà a Germania, Olanda, Austria, Finlandia e agli altri Paesi del Nord Europa di arricchirsi a spese di quei Paesi che verranno ‘incaprettati’ con il citato MES. Lo hanno già fatto con la Grecia e lo vogliono fare con Italia, Spagna, Portogallo, dando magari un’altra ‘ripassata’ alla Grecia.

E la Francia che sta accettando il MES? Non c’è da stupirsi. La Francia, a differenza dell’Italia, ha incassato una barca di soldi con il gioco dell’Avanzo primario, a differenza dell’Italia che ha invece perso una barca di soldi. Non lo verranno certo a dire a noi che tipo di accordi troveranno.

L’unica cosa certa è che l’Italia non dovrà mai accettare il MES: sarebbe una follia in condizioni normali, senza Coronavirus, mentre dovendo convivere con il virus, il MES è semplicemente impraticabile. E il motivo è semplice: se i morti e i contagi, in Italia, cominciano piano piano a scendere è perché è stato fermato quasi tutto e perché la gente rimane in casa.

Ma se le persone ricominceranno ad uscire di casa – così come sta avvenendo a Wuhan – il virus tornerebbe a colpire.

Cosa vogliamo dire? Che per rimettere in moto l’economia italiana ci vorrà una barca di soldi: pensare di prenderli in prestito con il MES, indebitando gli italiani per fare ingrassare i tedeschi, gli olandesi, gli austriaci, i finlandesi e gli altri Paesi del Nord Europa, beh, sarebbe da babbei.

Ricordiamo, in sintesi, cosa prevede il MES:

l’ulteriore perdita di sovranità politica;

il commissariamento dello Stato italiano così come fatto in Grecia se non dovesse pagare ogni anno la quota di debito (che, come già accennato, aumenterebbe);

il blocco e i prelievi dai conti correnti dei cittadini (è già avvenuto a Cipro, Paese che fa parte dell’Unione europea);

imposte patrimoniali su case e conti correnti;

pignoramento dei beni immobili dello Stato;

pignoramento delle riserve auree;

pignoramento delle riserve monetarie.

Un’altra cosa da evitare sono gli Eurobond. Questo strumento avrebbe avuto un senso quattro-cinque anni dopo l’avvio della moneta unica europea, quando era già chiara la truffa tedesca dell’euro. Oggi gli Eurobond indebiterebbero in modo pesante l’Italia: sarebbe un indebitamento meno pesante del MES, ma pur sempre un indebitamento che l’Italia non potrebbe sopportare.

Cosa bisognerebbe fare, allora? Anticipare quello che succederà tra qualche mese se – come non può essere escluso – bisognerà convivere con il Coronavirus: uscire dall’Unione europea, anticipandone il dissolvimento.

Lo sappiamo: c’è il debito, se torneremo alla lira ci sarà la speculazione e bla bla bla. Le soluzioni, cercandole, si trovano.

Foto tratta da Wired

 

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