Ma che combina la Coldiretti? Prima allunga i tempi del PSR Sicilia e poi critica i ritardi?/ MATTINALE 457

15 novembre 2019

Ieri, a Palermo, manifestazione per le strade della città promossa dalla Coldiretti. Contro i ritardi della burocrazia nella gestione del Piano di Sviluppo Rurale 8PSR). Poi, però, il sindacato SIFUS CONFALI tira fuori un documento dal quale viene fuori che la stessa Coldiretti chiedeva al Governo regionale di allungare i tempi nella spesa dei fondi del PSR! Ragazzi, un po’ di coerenza!   

Ieri, a Palermo, sono scesi in piazza gli agricoltori iscritti alla Coldiretti. Motivo della protesta: la crisi dell’agricoltura siciliana (e fin qui ci siamo), i canoni idrici esosi (e già qui non riusciamo a seguire la Coldiretti siciliana) e, soprattutto, i ritardi nella gestione del PSR, sigla che sta per Piano di Sviluppo Rurale (e qui la Coldiretti siciliana, forse, farebbe bene ad essere più coerente!).

Attenzione: la nostra non è una presa di posizione venata da pregiudizio. Se è vero che a noi, oggi, la Coldiretti sembra qualcosa di molto diverso da quella di Paolo Bonomi, se è vero che a noi, più che un’organizzazione agricola, la Coldiretti appare come una holding dove gli interessi dell’agricoltura si mescolano con gli interessi dell’agroindustria (la vicenda dello scippo del grano duro Senatore Cappelli agli agricoltori del Sud Italia parla da sola), è altrettanto vero che non esitiamo a dare spazio alle battaglia politiche e sociali di questa organizzazione-holding, là dove non sono strumentali o sbagliate.

La protesta di ieri a Palermo è stata strumentale. E fa bene il sindacato SIFUS CONFALI a farlo notare. Dopo di che lo stesso SIFUS CONFALI, per affrontare la crisi dell’agricoltura siciliana, propone soluzioni ormai superate dalla storia, che oggi risultano sbagliate. Ma andiamo con ordine.

Cominciamo con la protesta stile lacrime di coccodrillo della Coldiretti siciliana. Leggiamo, infatti, in un comunicato del segretario generale del SIFUS CONFALI, Maurizio Grosso:

“Stentiamo a credere che la mitica Coldiretti abbia organizzato oggi una manifestazione a Palermo contro il Governo Musumeci (Nello Musumeci, presidente della Regione siciliana ndr) per rivendicare l’accelerazione dei pagamenti delle pratiche del PSR e l’abbattimento dei canoni idrici per quanto attiene i Consorzi di bonifica. La nostra incredulità scaturisce dalla certezza che, proprio la Coldiretti, il 16 settembre, ha chiesto ufficialmente, la proroga dei bandi in questione, in maniera da consentire ad altre aziende di partecipare ai bandi medesimi. Se il Governo Musumeci e l’assessore Bandiera (Edy Bandiera, assessore regionale all’Agricoltura ndr) avessero sciaguratamente preso in considerazione la loro richiesta di proroga, oggi sarebbe stata bloccata la graduatoria definitiva che contiene oltre 1600 progetti e sarebbero al palo circa 550 decreti in fase di registrazione presso la Corte dei Conti. E’ possibile che in Coldiretti la mano destra non sappia come si muove quella sinistra?”.

Il segretario dell’organizzazione sindacale Maurizio Grosso ha ragione da vendere: il documento che inchioda Coldiretti alle proprie responsabilità esiste. Noi lo riportiamo: e siccome non siamo bravi ‘tecnicamente’ e magari non è leggibile, ne riportiamo alcuni passi.

Si parla del PSR 2014-2020 e, precisamente, della Sottomisura 6.1: “Richiesta di proroga di presentazione della documentazione necessaria per l’emissione del decreto di finanziamento”.

Amici della Coldiretti: vi lamentate della burocrazia, stigmatizzate i tempi lunghi dopo aver inviato un lettera ufficiale all’assessorato regionale all’Agricoltura nella quale chiedete di allungare i tempi?

Altro argomento della protesta della Coldiretti: il costo eccessivo dell’acqua perl’irrigazione:

“Per quanto attiene invece l’esosità dei canoni idrici dei Consorzi – dice il segretario del SIFUS CONFALI – Coldiretti ha ragione. Tuttavia, aveva il dovere di sollevare il problema prima che iniziasse la campagna 2019 (no a fine campagna inoltrata) visto che, a tal uopo, ha incontrato i vertici del Consorzio a Dicembre 2018. Perché ci sta pensando adesso? Forse i vertici nazionali non sanno come si muovono quelli regionali?”.

In effetti, anche in questo caso, il segretario Grosso pone un problema che noi abbiamo raccontato in un articolo. Il documento – anche in questo caso – esiste. Anche se – ha obiettato il presidente di Confagricoltura Sicilia, Ettore Pottino, lo stesso documento non è molto chiaro e, di conseguenza, non è detto che nell’incontro dello scorso Dicembre si sia parlato di irrigazione e costi dell’acqua.

“Comunque, su questi due aspetti – dice sempre Grosso – il Governo Musumeci ha fatto quello che ha potuto come dimostrano i fatti, a partire dal recente blocco dei canoni idrici e sopratutto, per l’accelerazione impressa alla riforma dei Consorzi che si intendono far governare agli agricoltori scarichi di oltre 100 milioni di debiti pregressi. Forse la Coldiretti non si è accorta, nel recente passato, di come sono stati prodotti i debiti e con ‘che tipo di riforma’ (mai si è lamentata della vergognosa riforma Cracolici) è stato gestito il personale?”.

In effetti, la riforma del Consorzi di Bonifica patrocinata nella passata legislatura dall’ex assessore regionale all’Agricoltura, Antonello Cracolici, non ci sembra un esempio da seguire: anzi!

A questo punto il segretario generale del SIFUS CONFALI si lancia in una proposta per risolvere i problemi dell’agricoltura siciliana che, a nostro modesto avviso, è un po’ antica e, in buona parte, sbagliata.

“A nostro modesto giudizio – leggiamo nel comunicato del SIFUS CONFALI – il Governo Musumeci va seriamente bacchettato perché non è stato in grado di imporre alle aziende che hanno inoltrato richiesta di accesso al PSR l’obbligo ad associarsi in maniera da aumentare il potere contrattuale dei loro prodotti nel mercato globalizzato. A nostro giudizio infatti, bisogna assegnare i finanziamenti solo a coloro che, cogliendo le peculiarità dell’attuale mercato, sono disponibili ad associarsi (con qualsiasi forma di aggregazione) al fine di concentrare l’offerta e condizionare i prezzi verso soglie più remunerative. Il resto sono chiacchiere fini a se stesse”.

Intanto la forzatura prospettata (assegnare i fondi pubblici solo agli agricoltori che si associano) non è prevista da alcuna legge: e se esistesse una legge del genere andrebbe impugnata!

Ma se le modalità di assegnazione dei fondi pubblici prospettate dal SIFUS CONFALI sono sbagliate, ancora più errato è il fine.

Oggi il problema drammatico – che non riguarda solo gli agricoltori siciliani, ma anche i consumatori della Sicilia – è l’arrivo incontrollato di prodotti agricoli dall’universo mondo che, spesso, contengono prodotti chimici dannosi per la salute.

Con molta probabilità, agli amici del SIFUS CONFALI è sfuggito quanto accaduto nei giorni scorsi a Siracusa, dove è stata sequestrata una partita di limoni arrivati dall’estero trattati con una sostanza chimica che si sospetta essere addirittura cancerogena! Una vicenda paradossale, se è vero che in provincia di Siracusa si producono limoni in grande quantità che, sotto il profilo della qualità, sono tra i migliori al mondo.

La soluzione prospettata dal SIFUS CONFALI, nella migliore delle ipotesi, potrebbe fare aumentare l’esportazione di alcuni prodotti agricoli della nostra Isola (ma non è detto che ciò avvenga), condannando i siciliani a portare sulle proprie tavole prodotti agricoli freschi e trasformati di pessima qualità, se non tossici.

Tra l’altro, sul mercato globale, la Sicilia andrebbe a competere con Paesi dove il costo del lavoro è dieci volte più basso: in Sicilia, come nel resto d’Italia, un operaio agricolo costa non meno di 80 euro al giorno, mentre in altri Continenti il costo del lavoro in agricoltura ‘viaggia’ su 4-5 euro al giorno.

Sono diversi anche gli altri costi di produzione: in Italia certi pesticidi e, in generale, certi prodotti chimici sono stati banditi da decenni, sostituiti da prodotti più sicuri, ma più costosi; in altri Continenti del mondo utilizzano prodotti chimici che hanno il ‘pregio’ di costare poco, ma che sono dannosi per la salute umana!

Andare a competere con questi Paesi è un suicidio economico.

La soluzione – perfettibile come tutte le soluzioni – potrebbe essere un’altra: aumentare il consumo di prodotti agricoli siciliani, freschi e trasformati, in Sicilia.

Ogni anno i siciliani, per il cibo, spendono circa 13 miliardi di euro. Ebbene, solo 2 miliardi di euro sono spesi dai siciliani per l’acquisto di cibo siciliano. Di fatto, la Sicilia, ogni anno, regala 11 miliardi di euro ad altre Regioni italiane e ai Paesi esteri.

Se noi siciliani acquistiamo prodotti agricoli freschi e trasformati facciamo crescere l’economia siciliana. Se una parte degli 11 miliardi di euro che oggi va ad altre Regioni italiane e all’estero resta in Sicilia, ebbene, questi soldi verranno utilizzati per far crescere l’economia siciliana, migliorando i servizi: istruzione, trasporto, sanità e via continuando.

In altre parole, la Sicilia, insieme con il Sud Italia, deve provare a valorizzare i prodotti siciliani e del Sud: sotto questo profilo, l’iniziativa Compra Sud è fondamentale! 

Ciò non significa che non bisogna provare a esportare. Ma dobbiamo tenere conto che il mercato globale, oggi, privilegia la quantità e non la qualità, soprattutto tra le fasce della popolazione impoverita.

Ricordiamoci che l’Unione Europea, da quando esiste l’euro, ha ‘prodotto’ oltre 100 milioni di poveri su una popolazione di 500 milioni di abitanti circa.  

I 100 milioni di poveri sono il fenomeno macroscopico. Poi ci sono le famiglie impoverite che arrivano a malapena a fine mese. Ebbene, queste persone, pur sapendo che un prodotto alimentare è scadente, l’acquistano lo stesso: come succede, ad esempio, per l’olio d’oliva extra vergine al costo di meno 3 euro a bottiglia!

Una bottiglia di olio extra vergine d’oliva italiano non può costare meno di 8 euro! Com’è possibile venderlo a meno di 3 euro a bottiglia? Eppure la gente lo acquista perché non ha alternative, come ha raccontato Cosimo Gioia.

Tra l’altro, l’Unione Europea non aiuta le agricoltura del Sud Europa, anzi sta provando a smantellarle, probabilmente perché ci sono soggetti – magari tedeschi – che vorrebbero rilevare i fondi agricoli italiani a prezzi stracciati, come hanno fatto con i porti e gli aeroporti in Grecia.

La vicenda del grano duro canadese e dell’olio d’oliva tunisino che invadono l’Italia e la Sicilia sono paradigmatiche…

Agli amici del SIFUS CONFALI raccomandiamo un po’ di prudenza prima di lanciarsi in proposte in un settore problematico dove nessuno ha la soluzione in tasca. Il mercato globale è una brutta bestia. Meglio andare con i piedi di piombo!

Foto tratta da Itaca Notizie

 

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