Perché la battaglia politica e culturale dei 133 Comuni montani della Sicilia va sostenuta/ MATTINALE 522

11 marzo 2021
  • Quando ipotizziamo un impegno dei parlamentari nazionali eletti in Sicilia ci riferiamo all’ottenimento di risultati concreti
  • I due ‘Patti scellerati’ che hanno depauperato le finanze regionali
  • E’ importante che, finalmente, ci sia un soggetto che ponga questioni finanziarie fino ad oggi ignorare dalla politica-politicante siciliana 
  • Riscrivere le norme di attuazione dell’articolo 36 dello Statuto siciliano

Quando ipotizziamo un impegno dei parlamentari nazionali eletti in Sicilia ci riferiamo all’ottenimento di risultati concreti

Ieri ci siamo occupati ancora una volta della giusta battaglia politica e culturale dei 133 Comuni montani siciliani che chiedono l’istituzione delle Zone Franco Montane (ZFM) nella nostra Isola. Abbiamo invitato i sindaci a coinvolgere i parlamentari nazionali eletti in Sicilia. Vincenzo Lapunzina, coordinatore di questo Comitato Zone Franche Montane della nostra Isola, ci ha fatto notare che ci sono senatori eletti in Sicilia che sono già impegnati in questa battaglia politica. Sono Cristina Anastasi, Steni Di Piazza, Tiziana Drago, Davide Faraone, Barbara Floridia, Gabriella Giammanco, Michele Giarrusso, Cinzia Leone, Pietro Lorefice, Gaspare Marinello, Francesco Mollame, Urania Papatheu, Francesco Trentacoste, Giuseppe Pisani. Sapevamo dell’impegno di alcuni senatori: e questo ci fa piacere. Ma noi abbiamo ipotizzato dell’impegno di tutti i parlamentari nazionali eletti nella nostra Isola: alla Camera e al Senato. Impegno fattivo, per ottenere risultati concreti, oltre ai post sulla rete, sicuramente utili, ma sterili se poi, di concreto, non si ottiene nulla. E fino ad ora, di concreto, non c’è nulla.

I due ‘Patti scellerati’ che hanno depauperato le finanze regionali

Ieri abbiamo il comunicato del Comitato Zone Franche Montane della Sicilia: “L’iter della norma, in questi anni, ha avuto tempi piuttosto lenti. Nei prossimi giorni, in seduta plenaria, si riunirà la commissione Finanze e Tesoro del Senato per proseguire la discussione della legge e votare gli emendamenti, subito dopo il testo approderà in Aula per il voto finale”. Dopo di che abbiamo appreso che questa riunione è saltata. Ecco, quando ipotizziamo l’impegno dei parlamentari nazionali eletti in Sicilia ci riferiamo proprio a questo: un impegno costante, preciso, al di là delle varie appartenenze politiche, per fare approvare in tempi brevi una legge che consentirebbe ai 133 Comuni montani della Sicilia di rilanciare aree che si vanno spopolando e che rischiano la desertificazione sociale ed economica. Dobbiamo ricordare che lo Stato italiano, per definizione, quando si tratta di togliere risorse e futuro alla Sicilia e ai siciliani è velocissimo. Nel 2014 il Governo nazionale e il Governo regionale dell’epoca sono riusciti a bloccare gli effetti finanziari positivi, in favore della nostra Isola, di una sentenza della Corte Costituzionale, con quello che è passato alla storia della Sicilia di questi anni come il primo ‘Patto scellerato’. Allora non abbiamo visto molti politici siciliani difendere la Sicilia. Due anni dopo è arrivato il secondo ‘Patto scellerato’ tra Roma e la Sicilia, siglato sempre dal Governo nazionale di Matteo Renzi e dal Governo siciliano di Rosario Crocetta. Questo secondo ‘Patto’ – una riscrittura delle norme di attuazione dell’articolo 36 dello Statuto – è stato approvato dal Parlamento nazionale e dal Parlamento siciliano, all’epoca dei fatti entrambi a maggioranza di centrosinistra. Ma anche il centrodestra di allora non si oppose.

E’ importante che, finalmente, ci sia un soggetto che ponga questioni finanziarie fino ad oggi ignorare dalla politica-politicante siciliana 

Questi sono i fatti. Noi c’eravamo e siamo stati testimoni di questo scempio. Abbiamo combattuto “la buona battaglia” e l’abbiamo persa. Ma – lo ribadiamo – non abbiamo visto tanti politici siciliani al nostro fianco. Il Comitato dei 133 sindaci dei Comuni montani della Sicilia oggi si batte per avere riconosciute una serie di agevolazioni fiscali che consentirebbero alle imprese di tornare ad investire nei propri territori. Cosa giustissima. Da quello che abbiamo capito, il primo anno il costo di queste agevolazioni sarebbe a carico dello Stato, poi dovrebbe essere la Regione siciliana a sostenere il nuovo regime fiscale in base all’articolo 36 dello Statuto. Ci auguriamo che ciò possa avvenire, ma ricordiamo che sono state proprio le modifiche alle norme di attuazione all’articolo 36, unitamente ad altri scippi programmati e messi in atto dallo Stato (in alcuni casi con la connivenza dello stesso Parlamento siciliano che ha approvato, per esempio, la cancellazione di oltre 5 miliardi di euro dalle entrate del Bilancio regionale: cosa avvenuta nel 2015), che oggi creano problemi enormi ai conti della Regione siciliana, con il rischio di un commissariamento dovuto anche a uno scontro politicamente non molto ‘lungimirante’ tra Regione e Corte dei Conti per la Sicilia.

Riscrivere le norme di attuazione dell’articolo 36 dello Statuto siciliano

Detto questo, non possiamo non segnalare un fatto positivo: la presenza di un soggetto politico e culturale attento – Comitato Zone Franche Montane della Sicilia – che si sta battendo con determinazione per tutelare aree della Sicilia che, al di là di interventi estemporanei, la politica siciliana ha di fatto abbandonato dagli anni successivi alla scomparsa di Piersanti Mattarella. Sarebbe ingeneroso dire che il Parlamento siciliano non si è interessato delle zone interne dell’Isola. Ma sarebbe altrettanto sbagliato dire che gli interventi sono stati centrati e riusciti. La stessa vicenda del grano duro dell’Isola e, in generale, del Sud – settore abbandonato dalla politica nazionale e siciliana – la dice lunga sulla situazione di queste zone. Invitiamo i sindaci dei 133 Comuni montani della Sicilia a continuare la propria battaglia guardando non soltanto all’articolo 36 dello Statuto (per il quale servirebbe una nuova riscrittura delle norme di attuazione, visto che quelle del 2016 sono disastrose per la Sicilia), ma anche alle risorse europee, con riferimento non soltanto al PSR, ma a tutti i fondi.

Foto tratta da L’Altra Sicilia          

 

 

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