Commissariamento della Regione siciliana? Se Musumeci non cambierà tutto sui conti finirà così

3 marzo 2021
  • E’ evidente che c’è una carente interlocuzione tra l’attuale Governo regionale e la Corte dei Conti per la Sicilia 
  • Insistere sulla strada che la Regione ha percorso dai primi mesi del 2018 ad oggi in materia di gestione dei conti pubblici significa andare dritti dritti al commissariamento 
  • A Roma hanno cambiato tutto. E la stessa cosa deve fare il presidente Musumeci se vuole evitare il peggio

E’ evidente che c’è una carente interlocuzione tra l’attuale Governo regionale e la Corte dei Conti per la Sicilia 

Per quello che abbiamo scritto da quando siamo in rete – e in particolare dal 2015 ad oggi – siamo le persone meno indicate per essere accusate di scaricare sul Governo regionale di Nello Musumeci responsabilità su fatti economici e finanziari che risalgono al passato. Abbiamo raccontato, con dovizia di particolari, lo scippo di oltre 5 miliardi di crediti dal Bilancio regionale avvenuto nel 2015 (Presidente della regione Rosario Crocetta, assessore all’Economia il renziano Alessandro Baccei). Abbiamo ricordato il primo ‘Patto scellerato’ firmato nel Giugno del 2014 dall’allora presidente Crocetta con l’allora capo del Governo nazionale Renzi. E il secondo ‘Patto scellerato’ firmato sempre da Crocetta e Renzi nel 2016 (accordo rafforzato dal voto del Parlamento nazionale e del Parlamento siciliano). Sono fatto oggettivi. Però in quello che sta succedendo oggi – con l’impugnativa delle variazioni di Bilancio del 2020 da parte del Governo nazionale di Mario Draghi – siamo ormai a un passo dal commissariamento della Regione siciliana. Il problema non sta nell’appurare se l’impugnativa è giusta o sbagliata. C’è una questione che è politica e istituzionale. E’ evidente – e solo chi non lo vuole vedere non  lo vede – che c’è una carente interlocuzione tra l’attuale Governo regionale e la Corte dei Conti per la Sicilia. Pensare di Governare senza un’interlocuzione con la Magistratura contabile non è solo temerario: è impossibile. 

Insistere sulla strada che la Regione ha percorso dai primi mesi del 2018 ad oggi in materia di gestione dei conti pubblici significa andare dritti dritti al commissariamento 

Qui non si tratta di uno scontro tra poteri, con un potere che prevale. Non è questo il punto. Il punto vero è che le diversità di vedute tra l’attuale Governo regionale e la Corte dei Conti per la Sicilia sono cominciate nel 2018. All’inizio sono cominciate con ‘spagnolismi’ contabili che l’attuale Governo regionale avrebbe potuto evitare. Da allora, invece, le diversità di vedute si sono trasformate in contrasti stridenti. Non è normale che a Marzo del 2021 stiamo ancora a discutere del Consuntivo 2019!  Sicuramente il passato Governo nazionale ci ha messo del suo. Ma appunto per questo il presidente Musumeci avrebbe dovuto chiedere all’assessore all’Economia, che è anche il suo vice presidente, Gaetano Armao, se era il caso di tenere due fronti aperti: uno con Roma e l’altro con la Corte dei Conti per la Sicilia. La cosa pubblica si amministra con armonia. I conti pubblici si gestiscono con armonia. La verità – cosa che noi abbiamo scritto sin dal giorno dell’insediamento di questo Governo regionale, fine Novembre 2017 – è che il presidente Musumeci è ostaggio di chi ha contribuito alla sua elezione. Il risultato è che l’attuale Governo regionale, in questo momento, è finito in un vicolo quasi cieco: manca il Consuntivo 2019, non c’è il Consuntivo 2020, sono state impugnate le Variazioni di Bilancio del 2020 (il che è un’assurdità contabile: ma tant’è!), sono volati via due mesi di esercizio provvisorio e siccome lo stesso Governo Musumeci insiste su questa linea politica e contabile sbagliata, ebbene, è inutile pensare a un altro mese di esercizio provvisorio. Se non cambierà ‘qualcosa’ non ci saranno molte alternative al commissariamento della Regione per persistente violazione dello Statuto. Perché in queste condizioni la legge regionale di stabilità 2021 (Bilancio e la Finanziaria secondo la vecchia legge) non può essere approvata. La mancata approvazione del Bilancio si configura come persistente violazione dello Statuto: cosa questa che – sempre a norma dello stesso Statuto – apre la strada ai tre commissari.  

A Roma hanno cambiato tutto. E la stessa cosa deve fare il presidente Musumeci se vuole evitare il peggio

Cambierà qualcosa? Non lo sappiamo. Ma sappiamo che ci sono pressioni molto forti, da parte dei petrolieri, per ricominciare a ‘bucare’ il Canale di Sicilia e la stessa terraferma. Sappiamo che ci sono pressioni molto forti per realizzare l’assurdo campo eolico marino al largo delle Egadi. Insomma, ci sono pressioni per finire di colonizzare la Sicilia. L’unica cosa che il Governo Musumeci avrebbe dovuto evitare è il caos nei conti pubblici: e invece ha fatto l’esatto contrario. A Roma hanno azzerato tutto e con il Governo Draghi stanno ricominciando, se non dall’inizio da qualcosa che gli somiglia molto. O Musumeci cambia radicalmente passo, a cominciare dalla gestione dei conti, o rischia di essere travolto. E la caduta potrebbe travolgere anche il Parlamento siciliano, perché quando si cominciano ad impugnare a ripetizione le leggi, poi è impossibile pensare che non venga travolto chi le leggi le approva.

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