Speculazione sull’olio d’oliva extra vergine: cosa fare per non farsi fregare/ MATTINALE 502

11 gennaio 2020

Il prezzo dell’olio d’oliva extra vergine è in calo. Un’assurdità, perché la produzione mondiale si è ridotta. E’ chiaro che siamo davanti a un grande imbroglio internazionale. Cosa fare per non farsi fregare. Ricordiamoci che l’olio d’oliva extra vergine è un’eccellenza del Sud Italia. I consumatori hanno gli strumenti per difendersi. Eccoli

Tanto per cambiare, il prezzo dell’olio d’oliva extra vergine siciliano è oggetto di una speculazione al ribasso. Sembra che non si riesca a vendere a più di 4 euro al litro. In realtà, il problema riguarda tutta la produzione di olio d’oliva extra vergine del Sud Italia e, in particolare, delle tre Regioni che producono il 90% dell’olio d’oliva extra vergine del nostro Paese: Puglia, Calabria e Sicilia. La speculazione tende a colpire soprattutto i produttori di queste tre Regioni del Sud.

Torniamo su una questione che trattiamo spesso, per segnalare, ancora una volta, che il prezzo dell’olio d’oliva extra vergine italiano va giù perché l’Italia è letteralmente invasa da prodotto estero e, in particolare, da olio d’oliva tunisino e spagnolo.

IL PARADOSSO ECONOMICO – Assistiamo, così, a un paradosso economico: la produzione di olio d’oliva, nel mondo, ha subito una contrazione di 3 milioni do tonnellate. Tre Paesi europei dove questa coltura è molto diffusa – Spagna, Italia e Grecia – hanno subito una riduzione della produzione.

In economia, quando l’offerta di un prodotto si riduce il prezzo dovrebbe crescere. E invece il prezzo dell’olio extra vergine d’oliva italiano sta subendo una flessione del 50-60%. Come mai?

L’INVASIONE – La spiegazione è semplice: è evidente che nel mercato italiano vengono immessi grandi quantitativi di olio d’oliva non italiano, con il dubbio che, in alcuni casi, venga spacciato per olio d’oliva extra vergine italiano: quasi un’invasione!

Come abbiamo raccontato l’1 Ottobre dello scorso anno, la Tunisia ha registrato una produzione di olio d’oliva record: 350 mila tonnellate!

E’ possibile che in Italia sia arrivato olio d’oliva tunisino? Lo scorso anno siamo riusciti a documentare l’arrivo in Sicilia – e precisamente a Sciacca, in provincia di Agrigento – di grandi quantità di olio d’oliva tunisino.

Ci hanno detto che l’olio d’oliva tunisino che arriva in Sicilia viene esportato negli Stati Uniti d’America e in Asia. E’ così?

Ricordiamo che l’olio d’oliva tunisino ha un prezzo che non supera i 2 euro al litro, in parte perché il costo del lavoro, da quelle parti, è basso, in parte per altre motivazioni che ci sfuggono…

Abbiamo appurato che, in giro, c’è un sacco di olio d’oliva extra vergine deodorato: olio prodotto da olive di pessima qualità che, invece di finire al macero, vengono lavorate lo stesso: l’olio ottenuto emana odori sgradevoli, ma con particolari accorgimenti i cattivi odori vengono eliminati e il prodotto viene rifilato agli ignari consumatori, magari a 3 euro o a meno di 3 euro a bottiglia nei Centri commerciali!

Abbiamo anche il dubbio che l’olio d’oliva possa essere prodotto lavorando altri oli. Da cosa lo abbiamo dedotto? Dalla presenza di olio di palma che, gettato fuori dalla porta dell’industria dolciaria e, in generale agro-industriale, potrebbe essere rientrato dalla finestra dell’olivicoltura creativa…

Ricordiamo ai nostri lettori che un litro di vero olio d’oliva extra vergine non può costare meno di 8-12 euro a bottiglia! Se lo vendono a 3 euro a bottiglia ci deve essere, per forza di cose, qualcosa che non funziona!

INTERVENIRE SULL’ACIDITA’ – Che provvedimenti adottare? Nel Novembre dello scorso anno, quando il prezzo dell’olio d’oliva extra vergine era già in calo, il presidente di UNAPROL, il Consorzio olivicolo italiano, David Granieri, ha proposto alle autorità di intervenire sull’acidità dell’olio d’oliva extra vergine:

“Non è più il tempo delle analisi, la situazione del comparto olivicolo la conosciamo tutti – detto in un’intervista a Teatro Naturale -. Chiediamo quindi alle Istituzioni, all’IOC (International Olive Council) e all’Unione europea, di attivarsi in modo celere e concreto con misure radicali, per risolvere una situazione che sta diventando sempre più critica. Occorre incidere in modo decisivo sul mercato e, ancora una volta, la risposta è nella giusta valorizzazione della qualità”.

Secondo Granieri, bisogna “modificare i parametri chimici dell’olio extravergine di oliva, attraverso l’abbassamento del relativo livello di acidità, dall’attuale tetto dello 0,8% al tetto massimo dello 0,5%. Ciò creerebbe un meccanismo virtuoso nel mercato, che da un lato, finalmente, premierebbe i produttori di qualità e dall’altro i consumatori, che potranno essere informati in modo corretto e scegliere così in modo consapevole tra olio vergine e olio extra vergine di oliva”.

La proposta è corretta, ma a nostro modesto avviso non risolverebbe il problema. Perché gli speculatori non esiterebbero ad abbassare i livelli di acidità dell’olio d’oliva contraffatto. I costi di un’operazione del genere non sarebbero stratosferici.

E allora la soluzione quale potrebbe essere? Dovrebbero intervenire le autorità per colpire i truffatori: ma siccome di mezzo c’è l’Unione europea, beh, dubitiamo che ciò avvenga. E’ l’Unione europea, infatti, che consente l’arrivo in Europa di olio d’oliva extracomunitario: ed è la stessa Ue che non interviene sugli ‘inquacchi’ al finto olio d’oliva…

COMPRASUD – La strategia da seguire è un’altra. E riguarda soprattutto il Sud, che produce oltre il 90% dell’olio d’oliva extra vergine italiano.

L’olio d’oliva extracomunitario, l’olio d’oliva deodorati e gli oli d’oliva prodotti con clorofilla (sintetica) vengono utilizzati per fare affari, ‘ammazzando’ contemporaneamente gli olivicoltori del Sud. L’obiettivo è quello di farli fallire per prendergli i terreni.

E’ una strategia che non riguarda solo l’olivicoltura, ma anche il grano duro, l’uva da vino (tanti produttori siciliani hanno già venduto i vigneti a causa del prezzo basso dell’uva da vino), la frutta e via continuando.

E’ inutile nasconderlo: c’è un attacco all’agricoltura italiana: ci sono interessi esterni all’Italia che puntano a spodestare i nostri agricoltori. E’ in questo scenario che si inserisce la manovra sul gasolio agricolo, ovvero il tentativo di far aumentare il prezzo del gasolio agricolo per assestare un colpo mortale all’agricoltura italiana! Attualmente non sappiamo che l’aumento ci sarà o no.

Il consiglio che diamo è di sostenere la nostra agricoltura: gli abitanti del Sud acquistino l’olio d’oliva dei propri territori come si faceva una volta: lo acquistino presso i frantoi (frantoi di fiducia, perché c’è il dubbio che anche lì mescolino a umma umma olio d’oliva non siciliano!) o presso le aziende agricole di fiducia.

Se proprio l’olio d’oliva deve essere acquistato nei Centri commerciali, vi consigliamo di seguire il consiglio del senatore della Basilicata, Saverio De Bonis:

“Succede che nei supermercati italiani i #consumatori siano tratti in inganno, privilegiando olio di origine spagnola a discapito di quello italiano, solo perché presenta un prezzo decisamente più basso. SENZA SAPERE CHE LA QUALITÀ DELL’OLIO IBERICO è inferiore al nostro olio. Si tratta di un risultato di una campagna speculativa, finalizzata ad abbattere i prezzi del mercato olivicolo italiano, a vantaggio di quello iberico. Nelle borse merci il prezzo dell’olio extravergine italiano, che presenta delle qualità eccellenti, è in crollo! Con questo post FACCIO APPELLO AI CONSUMATORI ITALIANI affinché leggano bene l’etichetta. Non devono acquistare olio extravergine che presenti queste scritte:
1. olio comunitario;
2. Origine UE
3. Prodotto in UE.

L’olio extravergine italiano è un’eccellenza.
ONORIAMOLA E CERCHIAMO DI ESSERNE ORGOGLIOSI”.

Il 2020 sarà l’anno della super-invasione dell’olio d’oliva tunisino!/ MATTINALE 414

Foto tratta da L’immediato

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