I disavanzi della Regione siciliana: qualche domanda alla Ragioneria generale dello Stato e alla Corte dei Conti/ SERALE

2 febbraio 2021
  • Possibile che Roma scopre solo le magagne della Regione siciliana e mai le proprie?
  • Come mai i disavanzi vengono segnalati solo oggi?

Possibile che Roma scopre solo le magagne della Regione siciliana e mai le proprie?

Non siamo quasi teneri con l’attuale Governo regionale di Nello Musumeci. Però… Però c’è qualcosa che non ci convince. Anzi due cose. Anzi, due istituzioni: la Ragioneria generale dello Stato e la Corte dei Conti per la Sicilia. Sono due istituzioni che sembra abbiano preso di punta l’attuale Governo regionale, stigmatizzando, a ripetizione, fatti che riguardano il passato, anche se attualizzati. E sono rilievi che vanno sempre a senso unico: cioè contro la Sicilia. Cominciamo con la Ragioneria generale dello Stato. Nel 2014, nel 2015 e nel 2016, quando il Governo nazionale e il Governo regionale di quegli anni ne hanno combinato di tutti i colori a spese dei conti della Regione siciliana, non ricordiamo interventi della Ragioneria generale dello Stato. Chiediamo ai signori i Roma: è stato giusto, da parte del Governo regionale in carica nel 2014, rinunciare agli effetti positivi di una sentenza della Corte Costituzionale favorevole alla Regione siciliana? Lo chiediamo perché lo Stato italiano è – o dovrebbe essere uno – e le cose moralmente errate dovrebbero essere riconosciute anche dallo Stato. O forse Stato e Regione siciliana sono in contrapposizione e non c’è alcun legame morale e la morale dello Stato, quando c’è di mezzo la Sicilia, è quella de Il Principe di Machiavelli? Lo stesso discorso vale per la cancellazione dei crediti vantati dalla Regione avvenuta nel 2015 e per il secondo Patto scellerato Renzi-Crocetta del 2016. Allora andava tutto bene? Se non ricordiamo male, quando dal Bilancio regionale sono stati cancellati prima 10 miliardi di euro di crediti vantati dalla Regione, poi ridotti a 5,7 miliardi, sono rimasti 2,1 miliardi di crediti, questi sì inesigibili, che non sono stati cancellati. Correva l’anno 2016 e il Bilancio della Regione siciliana è stato approvato e Roma non ha avuto nulla da dire. Come mai?

Come mai i disavanzi vengono segnalati solo oggi?

Andiamo alla Corte dei Conti per la Sicilia. Lo diciamo in anticipo a scanso di equivoci: mentre noi diamo per assodato che le burocrazie ministeriali vanno contro la Sicilia e contro l’Autonomia siciliana dai tempi di Luigi Einaudi – un piemontese che non amava né il Sud né, tanto meno, la Sicilia e la sua Autonomia, cosa che lo stesso Einaudi ha ammesso (come potete leggere qui) – per la Corte dei Conti il nostro atteggiamento è totalmente diverso: infatti, abbiamo apprezzato spesso lo stile e l’operato della magistratura  contabile. Noi, ad esempio, ricordiamo quando, nel 2016, la Corte dei Conti segnalava lo “stress” al quale venivano sottoposte le finanze regionali. Ciò posto, con tutto il rispetto che nutriamo verso la Magistratura contabile, non possiamo non notare un atteggiamento forse un po’ troppo severo con l’attuale Governo regionale. A parte il disavanzo di 2,1 miliardi di euro – comunque frutto di una mancata cancellazione non avvenuta nel 2015 – ora sono spuntati gli oltre 3oo milioni di euro di disavanzo relativi al dipartimento regionale della Formazione professionale, frutto della mancata e corretta applicazione del Decreto legislativo 118 (che la Regione siciliana avrebbe potuto applicare in modo diverso) e, in queste ore, altri 120 milioni di euro. Ecco, la nostra non vuole essere una domanda provocatoria, ma una domanda di chi vorrebbe capire: come mai questi nuovi disavanzi spuntano solo oggi? Ricordiamo che quando questi crediti figuravano tra i residui attivi nel rendiconto della Regione, tale rendiconto è stato parificato dalla stessa Corte dei Conti. Ci fate capire?

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