I pasticci della contabilità siciliana 2/ Venduti a Roma a prezzi di saldo per il resto dei nostri giorni!

2 febbraio 2021
  • L’autogol della Regione siciliana: non solo non salva la propria potestà legislativa, ma blocca anche eventuali modifiche future!
  • La bizzarra istituzione del ‘Collegio dei Revisori’. Chissà cosa avranno pensato dalle parti della Corte dei Conti…
  • … e la Regione siciliana perde 10 miliardi di euro all’anno
  • E così la Regione finì alla mercé dello Stato. A meno che…
  • Chi è causa dei suoi mal pianga se stesso!
  • Scommettiamo che la Regione siciliana non farà nulla di tutto questo?

Oggi seconda puntata del nostro ‘viaggio’ tra i meandri della contabilità della Regione siciliana. Ieri, nella prima puntata, abbiamo descritto le responsabilità della politica siciliana e dell’alta burocrazia regionale. Sono stati politici e burocrati a ‘incaprettare’ la regione con il Decreto 118 del 2011. Lo Stato romano si è limitato a servirsi dei siciliani nati per servire. Oggi vi racconteremo altre ‘perle’ della grande classe dirigente siciliana… 

L’autogol della Regione siciliana: non solo non salva la propria potestà legislativa, ma blocca anche eventuali modifiche future!

Il decreto attuativo c’è, arriva, ma tardissimo, nel 2019, e – tanto per cambiare – è a dir poco PESSIMO. La Commissione paritetica (e quindi la Regione da cui tutto ha avuto input), che cosa salva della propria potestà legislativa in materia contabile? La risposta è: NULLA. Il Decreto attuativo, fatte salve alcune irrisorie norme transitorie, come il mantenimento per qualche tempo del Cassiere al posto del Tesoriere, RECEPISCE IL DECRETO 118 ALLA VIRGOLA, SENZA MODIFICARE NULLA, E QUEL CHE È PEGGIO, IMPEDENDO AL LEGISLATORE REGIONALE DI EFFETTUARE MODIFICHE IN FUTURO. In altre parole la Regione, assentendo al decreto attuativo in parola, ha violato l’art. 79 del decreto 118 NELLA SOSTANZA, perché ha eluso la norma che voleva che si producessero norme speciali che tenessero conto della specialità dell’Autonomia. Queste norme non solo non sono state emanate, ma è stata emanata una norma lucchetto che impedisce alla Regione di emanarle in futuro! Un capolavoro di ascarismo, non c’è che dire.

La bizzarra istituzione del ‘Collegio dei Revisori’. Chissà cosa avranno pensato dalle parti della Corte dei Conti…

Di passaggio la norma attuativa, che si occupa pure di ripiani di disavanzi che NON COMPETONO MINIMAMENTE ALLA COMMISSIONE PARITETICA CHE NON HA ALTRO COMPITO SE NON QUELLO DI ATTUARE LO STATUTO, dà un altro gratuito colpo di piccone all’Autonomia siciliana: istituisce per la Regione il “Collegio dei Revisori”, come se la Regione fosse a statuto ordinario o un Comune qualunque. Norma ridicola. Nessun collegio di 3 o 5 persone può mai controllare la regolarità contabile di un ente come la Regione siciliana che ha una complessità paragonabile a quella di uno stato. Il controllo contabile per la Regione è infatti previsto, come per lo Stato, dalla Corte dei Conti, della quale non a caso abbiamo in Sicilia anche le sezioni staccate degli organi di giurisdizione e consultivi centrali. Il Collegio è quindi un pallido doppione della Corte dei Conti, che sarebbe stato pacificamente derogabile proprio in ragione della specialità, e che è stato inserito unicamente come simbolo, per testimoniare l’omologazione della Regione Siciliana alle Regioni a Statuto ordinario, mantenendo però le responsabilità di un quasi-Stato sulle spalle: il segno dell’essere colonia, e del disprezzo che il legislatore regionale ha della propria stessa dignità.

… e la Regione siciliana perde 10 miliardi di euro all’anno

Ma ci sono cose più gravi. Ora la Regione prima o poi dovrà fare sicuramente una leggina di contabilità, più o meno ricalcata su quella del Lazio o della Campania, o un regolamento, per normare i dettagli all’interno di questo quadro del tutto inadeguato. Tempo perso e non ne vogliamo parlare. Ma i nodi veri vengono al pettine. Dal lato delle entrate, infatti, non avendo voluto adattare il 118 alle specialità della Sicilia, la Regione è costretta a violarlo sistematicamente, restando allegramente nell’illegalità! Ci spieghiamo meglio. La Regione siciliana, come le altre Regioni a Statuto speciale, non vive di trasferimenti dello Stato, non può quindi accertare le entrate sullo Stato. Essa vive di compartecipazioni di tributi devoluti. In teoria (IVA, IRPEF, IRES) dovrebbe averli devoluti al 100%. In pratica, grazie agli accordi scellerati fatti con il secondo ‘Patto scellerato’ siglato nel 2016 dal Governo nazionale di Matteo Renzi e dal Governo regionale di Rosario Crocetta e ratificati dall’attuale Governo regionale di Nello Musumeci, ne ottiene solo una percentuale. Ma, al di là di questa violazione che sottrae alla Sicilia non meno di 10 miliardi di euro l’anno, anche questa residua frazione che ci spetta è pur sempre un tributo devoluto, e non un trasferimento da parte dello Stato.

Chi è causa dei suoi mal pianga se stesso!

Quindi la Regione, Decreto 118 alla mano, dovrebbe accertare direttamente al contribuente, persona fisica o partita IVA, e non allo Stato, le proprie entrate. Non facendolo viola semplicemente il decreto 118. Ma non può fare più le cose per bene, perché il decreto attuativo del 2019 ha castrato la Regione, impedendole di farlo. Un bel rebus. C’è chi sostiene che l’annullamento dei 6 miliardi di crediti del 2015 sia dovuto proprio al fatto che il Decreto 118 non consente di mantenere come residuo attivo (la vecchia norma era più elastica) ciò che non è un’obbligazione giuridicamente perfezionata. Orbene: il credito giuridicamente perfezionato la Regione ce l’ha verso il soggetto passivo e non verso lo Stato nei cui confronti era contabilizzato. Non avendo alcun credito giuridicamente inteso verso lo Stato doveva cancellare quei crediti, mentre il credito vero, verso i cittadini, non era stato mai accertato. Bella fregatura! Lo Stato ci scippava i tributi, ma noi non avremmo alcuno strumento per rivendicarli… E il guaio è che, continuando così, lo Stato può continuare a fare quello che vuole, perché ogni volta che non ci gira i tributi che ci spettano, anche se noi li accertiamo nei suoi confronti, i residui attivi che ne derivano sistematicamente decadranno anche in futuro, generando sistematicamente disavanzi, giacché lo Stato non è e continua a non essere il nostro soggetto passivo.

E così la Regione finì alla mercé dello Stato. A meno che…

Capite perché la Commissione paritetica nulla ha fatto e anzi… In questo modo continueremo a generare in maniera logicamente inevitabile disavanzi, per quanti tagli ci vengano imposti. 1,7 miliardi in 10 anni? Con questa logica non basteranno neanche questi. Siamo letteralmente alla mercé del Governo dello Stato che può chiederci letteralmente qualunque cosa: altro che Autonomia speciale! Non c’è nulla da fare? No, ci sarebbe ancora una cosa da fare. Il Governo siciliano dimentica che un Decreto attuativo molto lontano nel tempo, di quando la Sicilia almeno in parte era autonoma per davvero, ci difenderebbe. L’art. 8 del DPR 1074/1965 (il Decreto attuativo vigente in materia finanziaria con successive modifiche e integrazioni) dispone che, per le funzioni amministrative di accertamento la Regione “si avvale” degli uffici periferici dello Stato, fino a che non ci sia una nuova norma. La norma era “ascara” un po’ già allora, perché anziché passare gli uffici finanziari (allora le Intendenze di finanza) alla Regione, come doveva essere per Statuto, si limitava a metterli a disposizione della Regione che avrebbe potuto (e PUÒ) dare loro ancora ordini pur restando statali. Ma almeno fissava una cogestione Stato-Regione nell’amministrazione finanziaria in Sicilia. Ebbene, in forza di quella norma, mai abrogata, la Regione oggi potrebbe imporre all’Agenzia delle Entrate la tempestiva trasmissione, anzi la condivisione di tutta la base dati dei contribuenti. La Regione (come credo già avvenga in Trentino-Alto Adige) proprio per rispettare il Decreto 118, deve sapere a chi accertare, e quindi deve avere tutte le dichiarazioni 730 e Unico dei soggetti passivi residenti in Sicilia. Sulla base di queste dichiarazioni, e sulla base delle percentuali decurtate di cui agli accordi scellerati del 2015/16, la Regione non solo rispetterebbe veramente la legge, ma potrebbe anche evitare scippi da parte dello Stato. Se ci toccano i 6,1 decimi di IRPEF, avendoli accertati direttamente al contribuente, sarebbe poi molto difficile che queste somme ci vengano negate dallo Stato. Vero è che i suddetti decimi ci toccano non sul riscosso ma sul maturato in Sicilia: ma il maturato, per definizione, è più ampio, ci possiamo quindi solo guadagnare: le basi imponibili maturate in Sicilia e riscosse altrove sono certamente maggiori di quelle, al contrario, maturate altrove e riscosse in Sicilia, almeno fino a che la Sicilia è in deficit commerciale con il Continente. Se la Ragioneria generale dello Stato, poi, ci vorrà trattenere delle somme a tale titolo ci deve spiegare che razza di surplus commerciale ha la Sicilia nei confronti dell’Italia; a noi non risulta, anzi, risulta il contrario.

Scommettiamo che la Regione siciliana non farà nulla di tutto questo?

C’è da giurare che la Regione non farà nulla di tutto ciò. Continuerà a fare accertamenti verso lo Stato, accertamenti facilmente annullabili che ci espongono al ricatto permanente. E c’è da giurare che non userà la potestà legislativa che le resta per sottoporre il disavanzo teorico a verifica contabile. Se esso è per definizione dato da Cassa più residui attivi meno residui passivi meno fondo pluriennale vincolato, posto che non è possibile che ci siano 6 o 7 miliardi di residui passivi risalenti al 2015 ancora in circolazione, la Regione dovrebbe usare la propria legge di contabilità per fare pulizia di disavanzi farlocchi e togliere il cappio che si stringerà al nostro collo fino al 2043. C’è da giurare che non si farà nulla di tutto ciò, perché i peggiori nemici della Sicilia si trovano proprio a Palazzo d’Orléans, e il peggiore errore che fanno sistematicamente i Siciliani è quello di votare per questi maledetti partiti italiani servitori dei nostri sfruttatori. Ma allora che la fate a fare una legge di contabilità regionale? Restate nella totale confusione, tanto ci siete abituati…

Fine

 

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