Quando il piemontese Luigi Einaudi ammetteva di avere impoverito il Sud

8 novembre 2016

Oggi vogliamo riflettere sulle lacrime di coccodrillo d’un italiano rinnegato – Luigi Einaudi – che fino a quando fu in vita non fece altro che penalizzare il Mezzogiorno in favore di qual Nord Italia egoista del quale è stato ‘autorevole esponente. Anche da Presidente della Repubblica, lungi dal garantire l’unità nazionale, ha preferito garantire gli interessi biechi di una parte del Paese. Vigliacco sempre, fino all’ultimo 

“E’ vero che noi settentrionali abbiamo contribuito qualcosa di meno ed abbiamo profittato qualcosa di più delle spese fatte dallo Stato italiano dopo la conquista dell’unità e dell’indipendenza nazionale, peccammo di egoismo quando il settentrione riuscì a cingere di una forte barriera doganale il territorio ed ad assicurare così alle proprie industrie il monopolio del mercato meridionale, con la conseguenza di impoverire l’agricoltura, unica industria del Sud; è vero che abbiamo spostato molta ricchezza dal Sud al Nord con la vendita dell’asse ecclesiastico e del demanio e coi prestiti pubblici”.
Luigi Einaudi

Queste sono le tardive lacrime di coccodrillo di un italiano rinnegato. Un uomo del Nord, il quale, fino a quando fu al potere, anche come Presidente della Repubblica e quindi garante dell’Unità che non doveva essere solo territoriale, combatté senza infingimenti a favore del Nord proprio la battaglia che in questa riflessione, da piccolo piemontese vigliacco fino all’ultimo, espone in una forma edulcorata (qualcosa di meno, qualcosa di più, egoismo, non freddo e cinico calcolo?).

Come se tutto quello che scrive possa fare dimenticare e far perdonare l’inevitabile tragico corredo che le prevaricazioni, le ingiustizie e le violenze portano con sé.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                     “La  creazione e il mantenimento di ogni privilegio comporta sempre dei sacrificati spogliati”, ci ricorda Antonio Gramsci.

Avete letto bene, cari siciliani: “NOI SETTENTRIONALI”, scrive Einaudi.

Colpevole tra i colpevoli, sulla soglia della fine di una vita ben spesa per i sui compaesani, recita un ipocrita e inutile ravvedimento.

Chiunque, coll’intento di cercare nuove dimensioni o spazi politici calasse dalle “brume del Nord”, o intendesse avvalersi di cavalieri nostrani senza macchia e senza paura ci pensi bene. Rischia di essere preso a fischi e flatuli. E nemmeno potrà sentirsi al sicuro se si presenterà col volto del pentito, del contrito e del redento e gridasse: Viva la Sicilia, Viva i siciliani!

 

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