Emergenza Pronto Soccorso in Sicilia: chi critica il Governo regionale che alternative propone?/ MATTINALE 399

14 settembre 2019

Finalmente, dopo una serie di iniziative estemporanee – che noi abbiamo criticato – l’assessore regionale alla Salute-Sanità ha proposto una soluzione per dotare, a breve, i Pronto Soccorso della Sicilia di 300 medici. La soluzione, come leggerete nell’articolo, è sicuramente perfettibile. Ma è una soluzione razionale e percorribile. Ma c’è chi la critica senza però dare soluzioni alternative, in accordo con il vecchio adagio secondo il quale chi non fa nulla non sbaglia mai… 

In queste ore, in Sicilia, assistiamo a una polemica surreale. Tema: le soluzioni per fronteggiare l’emergenza che si è creata nei Pronto soccorso.

La storia è nota: nei Pronto soccorso della nostra Isola mancano i medici. Il perché l’abbiamo più volte scritto e lo ripeteremo a chiusura di questo articolo. In questo momento, quello che ci preme sottolineare, è che l’attuale Governo regionale, che ha ereditato una situazione finanziaria e organizzativa tremenda, ha trovato una possibile soluzione e l’ha proposta alle organizzazioni sindacali.

La soluzione ipotizzata dal Governo regionale – in particolare, dall’assessore regionale alla Salute-Sanità, Ruggero Razza – consiste nell’utilizzare un certo numero di medici non specializzati (da quello che abbiamo capito, circa 300 giovani medici), i quali dovrebbero seguire un corso presso il CEFPAS, per poi essere dislocati nei Pronto Soccorso della Sicilia.

Per la cronaca, il CEFPAS è un ente regionale, che esiste dagli anni ’80 del secolo passato, che ha sede a Caltanissetta e che si occupa di sanità. Per la precisione, è un ‘Centro per la formazione permanente e per l’aggiornamento del personale del servizio sanitario’. 

Sempre per la cronaca, il personale medico che verrebbe formato al CEFPAS è lo stesso che viene utilizzato nei PTE (Punti Territoriali di Emergenza) e, soprattutto, nelle cosiddette “ambulanze medicalizzate”, cioè nelle ambulanze nelle quali operano, appunto, i medici.

A noi la proposta dell’assessore Razza sembra corretta, soprattutto perché, con tutta la buona volontà, non riusciamo a capire quale sarebbe l’alternativa. Ed è corretta anche per la maggior parte delle organizzazioni sindacali della Sicilia che si occupano di sanità.

Noi, ad esempio, due giorni fa, abbiamo ospitato un intervento due due sindacalisti della CGIL che si dicono favorevoli all’iniziativa del Governo regionale. 

Dopo di che ci sono soggetti – anche istituzionali – che criticano la scelta del Governo regionale. In un Paese normare, in una realtà normale, davanti a un problema sociale grave, davanti a un Governo che avanza una proposta operativa, chi la critica avrebbe quanto meno il dovere di proporre una soluzione alternativa.

A criticare, si sa, siamo bravi tutti. Soprattutto a fronte di chi propone una soluzione che è sicuramente perfettibile. Ma criticare una soluzione – che, lo ribadiamo, sarà sicuramente perfettibile – senza proporre una soluzione alternativa, ebbene, non ci sembra il massimo. Soprattutto di fronte a un problema grave.

Noi ci siamo occupati più volte dei Pronto Soccorso della Sicilia.

Abbiamo criticato l’attuale Governo regionale quando ha pensato di risolvere il problema dei cittadini costretti ad aspettare ore ed ore prima di essere visitati – cittadini che, magari, si innervosiscono – con la semplice repressione.

Abbiamo criticato il fatto che, mentre nella sanità pubblica siciliana mancano i soldi – per esempio, per fare funzionare i Pronto Soccorso – la pubblica amministrazione riempe di soldi alcune strutture private (per esempio ISMETT e RIMED) e si cimenta nel finanziare opere pubbliche maestose che, alla fine, altro non sono che macchine mangiasoldi. 

Ma proprio perché abbiamo più volte criticato il vuoto della politica siciliana di fronte ai problemi dei Pronto Soccorso della Sicilia non possiamo, oggi, di fronte a un Governo che propone una soluzione, tirarci indietro.

Certo, sarebbe bello bandire un concorso e assumere i medici che vi partecipano dopo che hanno superato lo stesso concorso. A quanto pare tale via è stata tentata, ma i medici non si sono presentati.

Forse perché, oggi, in una situazione di oggettiva difficoltà, fare il medico di Pronto Soccorso è diventato un rischio?

Sul perché nei Pronto Soccorso della Sicilia mancano i medici (e anche gli infermieri), sul perché negli ospedali pubblici della nostra Isola mancano i posti letto, sul perché il personale medico e infermieristico siciliano è sottoposto a turni stressanti, spesso al limite della  sindrome di Burnout lo abbiamo scritto tante volte.

Tutto – lo ribadiamo – è cominciato con il Governo nazionale di Romano Prodi del 2006, quando, con la Finanziaria nazionale i signori del Partito Democratico hanno deciso di togliere alla sanità pubblica della Regione siciliana, a partire dal 2009, circa 600 milioni di euro all’anno! 

E’ da qui che bisogna partire per capire quello che succede oggi nella sanità pubblica siciliana (non nella sanità privata che opera in Sicilia che – soprattutto con riferimento ai grandi centri, a nostro avviso in buona parte inutili – invece continua ad essere foraggiata senza ritegno).

Al problema dei 600 milioni all’anno scippati dallo Stato alla sanità siciliana con l’avallo delle varie ‘autorità’ statali si aggiungono altri scippi operati sempre ai danni della Regione siciliana come, ad esempio, i ‘Patti scellerati’ firmati nel 2014 e nel 2016 dal Governo nazionale (capo del Governo Matteo Renzi) e dall’allora presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta.

Chi lo ritiene opportuno, può leggere questi tre articoli che trovate qui che riassumono gli effetti nefasti, per la Sicilia, del secondo ‘Patto scellerato’ Renzi-Crocetta del 2016. 

Cosa hanno fatto, fino ad oggi, i Governi regionali a fronte degni scippi finanziari dello Stato? Semplice: hanno pagato con i fondi della sanità spese che con la sanità non centravano proprio nulla! Cosa, questa, denunciata anche dalla Corte dei Conti per la Sicilia già tre anni addietro!

Il 25 luglio scorso abbiamo pubblicato un articolo nel quale si riassumono i problemi dei Pronto Soccorso della Sicilia. Ecco alcuni passaggi:

“Il risultato dei quasi 600 milioni all’anno che lo Stato scippa al Fondo sanitario regionale della Sicilia e dei fondi della sanità impiegati per pagare le spese di altri settori dell’amministrazine regionale li leggiamo in un articolo pubblicato… dal quotidiano La Sicilia:

“In Sicilia il Servizio sanitario è vicino al collasso. Mancano medici e infermieri. E ammalarsi potrebbe essere davvero un problema vista la carenza di personale un po’ in tutte le strutture sanitarie dell’Isola. La denuncia arriva dal presidente dell’Ordine dei Medici di Palermo, Toti Amato, dal presidente dell’Ordine degli Infermieri del capoluogo siciliano, Francesco Gargano, e dal responsabile regionale di Cittadinanza attiva Giuseppe Greco, che questa mattina hanno partecipato a un forum a Palermo organizzato dall’agenzia Italpress”.

“Siamo preoccupati per il definanziamento della spesa pubblica, l’assenza dei Livelli essenziali di assistenza, rimasti finora sulla carta, e per il blocco dei concorsi, un problema questo particolarmente sentito in Sicilia – dice Amato -. I medici sono sempre più sotto burnout a causa di turni di guardia stressanti. L’assenza di medici specialisti, particolarmente sentito per esempio per gli anestesisti, è un problema molto serio che non ci consente di assicurare un’assistenza accettabile ai pazienti”.

E ancora:

Non meno diretto il presidente dell’Ordine degli Infermieri del capoluogo siciliano, Francesco Gargano:

“Con i parametri attuali gli infermieri non sono in grado di assicurare un’assistenza dignitosa ai malati, che sempre più spesso sono pazienti con pluripatologie e di età avanzata. C’è uno studio scientifico che evidenzia come il rapporto ideale tra infermiere e paziente dovrebbe essere oggi di uno a sei. Non pretendiamo tanto e auspichiamo che tale rapporto sia di almeno uno a otto, ma ci sono strutture sanitarie in Sicilia dove si arriva anche a un infermiere ogni 21 pazienti, e un infermiere ogni 18 pazienti è molto diffuso. Questo è inaccettabile. Un infermiere in meno aumenta del 20% il rischio mortalità del paziente. Gli ultimi concorsi sono stati banditi nel 2009. Ne abbiamo parlato con l’assessore regionale che naturalmente non può far altro che allargarci le braccia perché obbligato a rispettare i tetti di spesa”.

(QUI IL NOSTRO ARTICOLO DELLO SCORSO LUGLIO PER ESTESO)

Oggi è arrivata la proposta dell’assessore regionale Razza per fronteggiare l’emergenza Pronto Soccorso. Proposta, lo ribadiamo, perfettibile.

Ma – lo ribadiamo – chi la critica cosa propone in alternativa?

A noi certo Soloni ricordano quelli che non sbagliano mai: non perché sono bravi e non sbagliano mai, ma perché non fanno niente e, di conseguenza, non sbagliano mai…

 

 

 

 

 

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