Dietro l’aggressione del medico di Pronto Soccorso del Civico di Palermo c’è il vuoto della politica

31 gennaio 2017

I cittadini che aspettano ore ed ore prima di essere visitati nei Pronto Soccorso non sanno cosa ci sta dietro l’attuale caos. E se la prendono con i medici. Ma i veri responsabili delle disfunzioni che si registrano nelle aree di emergenza della Sicilia sono i politici. Proviamo a raccontare il perché, negli ospedali pubblici della nostra Isola, succede tutto questo. Precisando che alla base di tutto c’è una mancanza di risorse finanziarie della sanità siciliana che sono state dirottate altrove. Tutti fatti stigmatizzati dalla Corte dei Conti, ma ignorati dai nostri governanti

Un’altra aggressione al Pronto soccorso dell’ospedale Civico di Palermo. Il responsabile dell’unità di emergenza, il dottore Vincenzo Pio Trapani, è stato aggredito da un giovane paziente. Il ragazzo, giunto in ospedale dopo essere stato coinvolto in un incidente stradale, dopo le prime cure avrebbe dovuto essere trasferito nel reparto di Chirurgia plastica.

Sul quotidiano on line, Live Sicilia, leggiamo la seguente dichiarazione del dottore Trapani:

“Gli avevo appena detto che l’ambulanza stava arrivando, ma è andato su tutte le furie e mi ha afferrato le mani, poi il collo. A quel punto mi ha colpito in faccia, riducendo in frantumi i miei occhiali. Ho riportato danni alla retina, la prognosi espressa è di tredici giorni. Ma ripeto, quello che fa più male è sapere che non si può più lavorare bene, perché il rapporto di fiducia con i pazienti sembra ormai essere svanito nel nulla”.

Non è la prima aggressione che si verifica nei Pronto Soccorso della Sicilia. I casi ormai si susseguono a ripetizione. Il motivo è sempre o stesso: le lunghe ore di attesa prima di essere visitati innervosiscono i cittadini. Ci sono persone che, pur stando male, abbandonano il Pronto Soccorso. Ce ne sono altri che, invece, vanno in escandescenza e se la prendono con i medici e gli infermieri.

La ‘sofferenza’ dei Pronto Soccorso non è un fenomeno siciliano. Qualche settimana fa ci si è ‘scandalizzati’ perché a Nola, in Campania, i medici, non sapendo più dove mettere i pazienti, li hanno ricoverati alla buona anche a terra. All’inizio sono stati attaccato i medici. Il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, aveva addirittura minacciato di sospendere i medici. Atteggiamento assurdo, quello del presidente De Luca, dal momento che la responsabilità di queste disfunzioni è proprio della Regione, non certo dei medici!

Sulla vicenda è intervenuto il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, che ha difeso i medici del Pronto Soccorso di Nola. I quali, non volendo abbandonare i pazienti e in assenza di posti letto e di barelle, hanno comunque prestato le cure approntando ricoveri anche a terra. Persone serie, altro che medici da sospendere!

Se mancano i posti letto e persino le barelle che cosa c’entrano i medici?

 

I casi sono in tutta l’Italia. Non sappiamo se sono sporadici perché sono tali o perché se ne parla poco.

Conoscendo, invece, la situazione in Sicilia, possiamo affermare che i casi, nei Pronto Soccorso della nostra Isola, non sono sporadici, ma sono all’ordine del giorno.

Interessante ci sembra la dichiarazione che il direttore del pronto Soccorso del Civico, Massimo Geraci, ha rilasciato sempre a Live Sicilia:

“Quello che è nuovamente accaduto è frutto della situazione insostenibile nella quale lavoriamo. Ci sono problemi che devono essere risolti, perché siamo in un momento di forte rischio che prescinde dalla capacità del personale ospedaliero nel gestire questi eventi: l’escalation è incontrollabile in seguito al sovraffollamento, determinato soltanto in minima parte al picco influenzale di queste settimane. La situazione in Pronto Soccorso – aggiunge – è infatti critica in tutti i periodi dell’anno”.

Insomma, sembra dire il dottore Geraci, il problema non è determinato dal picco influenzale, cioè dai tanti pazienti colpiti da influenza che si presentano in ospedale. Il problema è che i Pronto Soccorso della Sicilia sono ormai intasati in tutti i periodi dell’anno. Vediamo di capire il perché.

Intanto cominciamo col dire che il problema è politico. A determinare questa situazione non sono stati i medici e gli infermieri, ma i Governi regionali e, in parte, i direttori sanitari dell’Aziende ospedaliere della Sicilia che sono, piaccia o no, espressione della politica.

Insieme, nel corso di questi anni, Governi regionali e direttori generali delle Aziende ospedaliere hanno adottato provvedimenti che oggi si manifestano come sempre più penalizzanti per i cittadini.

Tutto è iniziato con il Governo regionale di Raffaele Lombardo, con assessore alla Salute-Sanità, Massimo Russo. E’ stato questo Governo a mettere in atto il Piano di rientro dal deficit della sanità: Piano di rientro che era stato predisposto dal precedente assessore, Roberto Lagalla.

Il Piano di rientro dal deficit ha comportato grandi sacrifici per tutti: cittadini e operatori della sanità. Contemporaneamente il Governo regionale Lombardo ha iniziato un’azione di ‘razionalizzazione’ che chi scrive – erano gli ultimi mesi del 2010 – ha definito smantellamento di una parte delle strutture sanitarie della Sicilia.

Sono stati ridotti reparti e posti letto per ‘risparmiare’. In cambio – questo dicevano il presidente della Regione Lombardo e l’assessore Massimo Russo – sarebbe stata realizzata la “Medicina del territorio”, che avrebbe fatto da “filtro”, alleggerendo la pressione sui Pronto Soccorso.

La scelta non era e non è sbagliata. A patto, ovviamente, che i presidi di Medicina del territorio fossero stati realizzati e funzionanti. Il vero problema della Sicilia è che gli ultimi due Governi regionali sono stati bravissimi a smantellare reparti e a ridurre i posti letto degli ospedali siciliani, ma sono stati molto meno bravi a realizzare i presidi di Medicina del territorio che avrebbero dovuto ‘filtrare’ i cittadini bisognevoli di cure.

Sulla carta, in Sicilia, esistono i PTA (Punti Territoriali di Assistenza) e i PTE (Punti Territoriali di Emergenza). Ma se i cittadini che stanno male non ci vanno e si recano, in massa, nei Pronto Soccorso significa che qualcosa, in questo sistema, non ha funzionato.

Gli scenari potrebbero essere due.

Primo scenario. I PTA, i PTE e, in generale, i presidi di Medicina del territorio ci sono, sono funzionanti, ma sono poco pubblicizzati e i cittadini non li conoscono.

Secondo scenario. I PTA, i PTE e, in generale, i presidi di Medicina del territorio esistono solo sulla carta e i cittadini continuano a recarsi nei Pronto Soccorso.

Con molta probabilità, la verità sta nel mezzo: alcuni presidi di Medicina del territorio funzionano, ma sono pochi e male organizzati. Di fatto lo smantellamento di interi reparti degli ospedali pubblici siciliani e la riduzione dei posti letto è stata di gran lunga più che proporzionale all’istituzione dei presidi di Medicina del territorio. Con l’aggravante che i presidi di Medicina del territorio operanti in Sicilia sono poco conosciuti e funzionano male.

Il risultato non può che essere il caos. Perché gli ospedali siciliani hanno meno posti letto e i medici di Pronto Soccorso, spesso, hanno difficoltà a ricoverare i pazienti. Ci sono pazienti, ormai, che prima di essere ricoverati stazionano nei Pronto Soccorso due, tre, quattro, cinque giorni (in pratica, passano in Pronto Soccorso il tempo che sarebbe necessario e sufficiente per un ricovero, con aggravamento dei costi e, secondo alcuni studi, con un peggiore risultato sulla salute).

Questi pazienti che stazionano nei Pronto Soccorso in attesa di essere ricoverati, ovviamente, non possono essere abbandonati. Vanno tenuti in particolati aree approntate negli stessi Pronto Soccorso (?!) e vanno soprattutto assistiti. Chi li assiste? Ovviamente, i medici e gli infermieri dei Pronto Soccorso. Che debbono occuparsi, contemporaneamente, dei pazienti che arrivano e dei pazienti che stazionano nei Pronto Soccorso in attesa di essere ricoverati.

I medici e gli infermieri che operano nei Pronto Soccorso della Sicilia si trovano, così, tra due fuochi: i pazienti che attendono di essere ricoverati che si lamentano; e i pazienti che arrivano a ritmo continuo e che sono costretti ad aspettare prima di essere visitati.

Cos’ha fatto la politica – scusate per il gioco di parole – per venire in soccorso dei medici di Pronto Soccorso? Gli ha ulteriormente complicato la vita: da un anno e mezzo, infatti, oltre ad occuparsi del malati che arrivano, oltre ad occuparsi del malati che stazionano nei Pronto Soccorso in attesa di essere ricoverati debbono anche scrivere le ricette e i certificati!

Ricette e certificati, ovviamente, vanno scritti con attenzione: perché se sono inappropriati a pagare le medicine e gli eventuali esami clinici sono gli stessi medici di Pronto Soccorso. Per questa ennesima incombenza possono volare via, nella migliore delle ipotesi, tra 5 minuti e 10 minuti. Sommateli tutti e vi accorgerete quanto tempo, che potrebbe essere dedicato alle cure dei pazienti, viene invece dedicato alla scrittura di ricette e certificati.

Un secondo ‘regalo’ della politica ai medici di Pronto Soccorso sono gli ‘strani’ Progetti obiettivo denunciati nel marzo dello scorso anno dal segretario regionale della CGIL medici della Sicilia, Renato Costa:

La denuncia Renato Costa (CGIL medici): “Strani Progetti obiettivo nei Pronto Soccorso per dimettere in fretta i pazienti e fare numero”

Lo scorso anno, a un certo punto, visto che – per i motivi che abbiamo illustrato – la pressione dei cittadini sui Pronto Soccorso siciliani aumentava, la politica ha pensato bene di dire ai medici, attraverso i Progetti obiettivo supponiamo avallati dai vertici delle Aziende ospedaliere:

“Cari medici dei Pronto Soccorso siciliani, più pazienti mandate a casa, più verrete premiati…”.

Il problema è che in questo modo, nella molteplicità delle azioni del medico, si rischia di sottovalutare la patologia del paziente, con tutte le conseguenze che ne possono derivare…

Terzo regalo della politica ai medici di Pronto Soccorso: i migranti.

E’ noto che il 90% dei migranti che arriva in Italia sbarca in Sicilia. I migranti che arrivano nella nostra Isola e stanno male vanno curati.

Secondo voi – per un problema sicurezza sanitaria (eventuale contagio di malattie infettive alla popolazione) e per non appesantire la pressione sui Pronto Soccorso dell’Isola già al limite della sopportazione – la politica ha allestito Pronto Soccorso dedicati ai migranti?

Risposta: no. I migranti che arrivano vengono dirottati nei Pronto Soccorso siciliani già intasati.

Così i medici di Pronto Soccorso – che già si occupano dei pazienti che arrivano, che già si occupano dei pazienti che stazionano negli stessi Pronto Soccorso, che già debbono anche scrivere ricette e certificati – debbono occuparsi anche dei migranti e della necessità di isolarli in qualche modo.

Spesso, infatti, succede che i migranti hanno la scabbia o altre patologie infettive: quindi, all’interno degli stessi Pronto Soccorso già intasati vanno trovati locali a parte per i migranti: altri problemi, altro caos.

Per fronteggiare questa situazione servirebbero più mezzi e più personale. Invece la politica siciliana ha ridotto mezzi e personale.

Arriviamo al quarto regalo della politica ai Pronto Soccorso in particolare e alla sanità siciliana in generale.

La Regione siciliana – con riferimento al Governo di Rosario Crocetta e alla maggioranza che lo sostiene in Assemblea regionale siciliana – ha regalato un sacco di soldi a Roma con due ‘Patti’. Con il primo ‘Patto’ – quello firmato da Crocetta e Renzi nel giugno del 2014 – la Regione ha regalato a Roma circa 5 miliardi di Euro, soldi che una sentenza della Corte Costituzionale aveva assegnato alla Sicilia. Una follia totale.

Poi, nel giugno dello scorso anno, è arrivato il secondo ‘Patto’ Renzi-Crocetta che ha ulteriormente penalizzato la regione siciliana:

‘Patto’ Renzi-Crocetta3/ La Sicilia saluta l’Autonomia finanziaria: a Roma a 90°…

Ovviamente, regala soldi a Roma oggi, regala a Roma i soldi domani, da qualche parte i soldi per andare avanti Crocetta e compagni li debbono trovare. Anche perché c’è da pagare le rate dei mutui e c’è mantenere le clientele che portano voti. Da dove prendere questi soldi? Semplice: dal Fondo sanitario regionale.

Ora voi direte: questo giornalista è matto: con tutto il caos che c’è nei Pronto Soccorso della Sicilia – che per fronteggiare i problemi avrebbero bisogno di un potenziamento dell’organico – la Regione dirotta i soldi della sanità in altri settori?

Ebbene sì, avviene proprio questo. Non lo diciamo noi: l’hanno detto i giudici della Corte dei Conti per la Regione siciliana in un’audizione tenuta presso la commissione Bilancio e Finanze del parlamento siciliano nell’ottobre del 2015, come potete leggere nell’articolo di seguito:

Sanità siciliana: invece di assumere nuovi medici e infermieri si pagano i dipendenti SAS, i precari e i mutui!

Ebbene sì, con i soldi che dovrebbero servire alla sanità siciliana si pagano gli oltre 2 mila dipendenti della SAS, si pagano i dipendenti dell’ARPA, si pagano altri precari e si pagano anche le rate dei mutui che dovrebbe pagare l’Amministrazione regionale!

E il bello è che i giudici della Corte dei Conti, nell’ottobre del 2015, avvertivano la politica siciliana:

“Non utilizzate i soldi della sanità siciliana per fini impropri”.

Figuratevi se la politica siciliana gli ha dato retta!

Riassumendo. Lavoro massacrante, tra pazienti che arrivano e si lamentano perché vengono visitati in ritardo, pazienti che stazionano per giorni e giorni nei Pronto Soccorso prima di essere ricoverati nei reparti dove mancano i posti letto, ricette e certificati da scrivere, migranti da assistere a parte in caso di malattie contagiose, ‘Progetti obiettivo’ che li invitano a mandare a casa quanti più pazienti possibile in cambio di ‘premi’ con il rischio – che sempre più spesso diventa realtà – di essere presi a botte dai pazienti inferociti che non sanno cosa sta a monte di questo caos e che pensano che i responsabili di questo sfascio siano i medici.

C’è da stupirsi se, a un certo punto, gli stessi medici di Pronto Soccorso si ammalano? E infatti lo stress, ormai alle stelle, comincia a fare le prime vittime. Poi arrivano anche le aggressioni.

Quanto può durare ancora questo sistema folle?

P.S.

Tranquilli: le soluzioni della politica stanno arrivando. Sono in arrivo i medici e gli infermieri ‘gettonisti’. Sì, avete letto bene: medici e infermieri pagati a partita IVA, così si risparmia sui contributi, sulle ferie e sulle eventuali malattie, visto che gli stessi medici dei Pronto Soccorso, causa stress, cominciano ad ammalarsi…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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