Covid-19: lo scenario tragico in India e Brasile e la possibile evoluzione della pandemia/ MATTINALE 465

28 aprile 2021
  • Brasile e India sono due realtà tragiche del nostro tempo che, con molta probabilità, daranno indicazioni sull’evoluzione di questo virus e delle sue mutazioni
  • Febbre Spagnola e Covid-19
  • La malattia di Marek
  • Il servizio di Tgr Leonardo nel 2015 

Brasile e India sono due realtà tragiche del nostro tempo che, con molta probabilità, daranno indicazioni sull’evoluzione di questo virus e delle sue mutazioni

Per provare a capire quale potrebbe essere l’evoluzione della pandemia nel mondo bisogna dare uno sguardo a ciò che sta succedendo in Brasile e in India, dove il virus con le sue mutazioni va a ruota libera. In Brasile le vittime sono poco meno di 400 mila, mentre i contagi superano i 14 milioni. Nel mese di Aprile le vittime sono state poco meno di 68 mila, in lieve aumento rispetto a Marzo. Ancora più critica la situazione in India. Le notizie che arrivano sono frammentarie. Si parla di circa 300 mila casi al giorno, ma sono dati che andrebbero verificati alla luce dei test effettuati. Ma questo è impossibile, perché la situazione non è sotto controllo. Le cronache raccontano di morti abbandonati nelle strade e di roghi accesi qua e là per cercare di bloccare la diffusione del virus. Citiamo i casi di Brasile e India, perché in questi due Paesi la povertà di massa è diffusa e le condizioni di vita sono piuttosto precarie. La presenza di spazi angusti dove le persone vivono ammassate facilita la diffusione del virus. A parte gli aiuti internazionali – con il solito corollario degli attuali vaccini – Brasile e India sono due realtà tragiche del nostro tempo che, con molta probabilità, daranno indicazioni sull’evoluzione di questo virus e delle sue mutazioni.

Febbre Spagnola e Covid-19

Semplificando al massimo, possiamo affermare che, al tempo della Febbre Spagnola, la diffusione planetaria di questo virus determinò l’immunizzazione della popolazione. Il numero di decessi provocati dalla Spagnola, tra il 1918 e il 1920, non è mai stato calcolato con esattezza. Si parla di circa 50 milioni di morti, ma c’è il dubbio che siano stati molti di più. A cominciare dal 1921 il virus che provocava la Spagnola cominciò a perdere forza. La domanda è: sarà così anche per il SARS-COV-2? Ricordiamo che il virus responsabile del Covid-19 è un Coronavirus che, di per sé, produce mutazioni a ripetizione. Producendo mutazioni a ripetizione c’è il pericolo che l’immunizzazione non si raggiuga mai, proprio perché si ha a che fare con virus sempre diversi? Ricordiamoci che i Coronavirus o i Rinovirus fanno parte della categorie dei virus del raffreddore e non ci sembra che sia mai stata raggiunta l’immunizzazione contro il virus del raffreddore. Non solo. Piaccia o no ai promotori della vaccinazione anti-Covid di massa, va ricordato che durante le fasi acute delle pandemie non si procede, o meglio, non si procedeva mai con le vaccinazioni, per evitare la formazione di nuove varianti. Protocollo che è stato cambiato. Il risultato economico è che, con la produzione di vaccini anti-Covid, tra Borsa e vendite, le multinazionali farmaceutiche stanno guadagnando somme stratosferiche. Ed è anche logico: un conto è curare solo chi si ammala, mentre altra e ben diversa cosa è ‘curare’ tutta la popolazione.

La malattia di Marek

C’è da mettere nel conto un terzo effetto illustrato da Marco Lo Dico, veterinario e specialista in Malattie Infettive, Profilassi e Polizia Veterinaria. Quando si procede con vaccini che non proteggono dall’infezione, ma che si limitano a proteggere dalla malattia – e si tratta proprio dei vaccini anti-Covid – si possono verificare effetti indesiderati, ovvero la selezione di varianti del virus più virulente. Non è un’equazione di primo grano, ma una possibilità. “Nei vaccini che non proteggono dall’infezione – stiamo citando un articolo di Marco Lo Dico – i soggetti vaccinati sono protetti dalla malattia o comunque fanno forme ‘frustre’ e meno gravi, ma consentono la circolazione del virus e, continuando a circolare senza esaurirsi nell’ospite, possono favorire la selezione di varianti più virulente. Non è un dogma, ma una probabilità. Probabilità che è evidente ed evidenziata in forme epidemiche in veterinaria e confermata da studi in medicina veterinaria, che in ambito virologico sono, per ovvi motivi, più complete di quanto possa avvenire in medicina umana… Studi sulla possibilità che una pressione vaccinale con un vaccino che non previene dall’infezione e che quindi possa contribuire all’insorgenza di forme più virulente sono stati effettuati e sono ben noti da tempo. Un esempio può essere la malattia di Marek nei polli, patologia che determina danni economici ingenti quando entra in un pollaio. Ebbene, l’uso di vaccini che proteggono dalla malattia e non dall’infezione utilizzati in massa nei pollai ha evidenziato la selezione di ceppi sempre più virulenti. La mia non è una ipotesi, ma una evidenza scientifica conosciuta da chi conosce le malattie infettive. Spesso, sentendo parlare alcuni esperti infettivologi umani dubito che le conoscano o, se le conoscono, fanno finta di non conoscerle. Non so se sono riuscito a illustrare il fenomeno, ma i dati scientifici in altre circostanze hanno dimostrato questo e, nel rispetto del principio di precauzione, se ne dovrebbe tenere conto”.

Il servizio di Tgr Leonardo nel 2015 

Resta la domanda: il SARS-COV-2 è un virus naturale o di laboratorio? La scienza ufficiale nega che sia di laboratorio. Ma tutti ricordiamo la puntata di una trasmissione televisiva scientifica di qualche anno precedente all’esplosione della pandemia dove si parlava di sperimentazione sui virus proprio a Wuhan, in Cina. Per la precisione, si tratta di un servizio del Tgr Leonardo del 2015. “Scienziati cinesi creano un supervirus polmonare da pipistrelli e topi. Serve solo per motivi di studio ma sono tante le proteste”. Quando, dopo l’esplosione della pandemia, questo servizio è stato rimesso in circolazione la scienza ufficiale ha parlato di “scemenze”. Il problema è che questa “scemenza” nel 2015 era una realtà: nel senso che a Wuhan si facevano questo tipo di sperimentazioni. E’ una realtà che non può essere negata. Che poi non c’entri nulla con l’attuale pandemia – come ci dice la scienza ufficiale – può essere anche vero. Ma può essere vero anche il contrario di ciò che afferma la scienza ufficiale. Il premio Nobel Luc Montagner, ad esempio, sostiene che il SARS-COV-2 è stato creato in laboratorio. 

Foto tratta da Vistanet  

 

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