Regione siciliana: disavanzo di 900 milioni di euro, Bilancio 2022 impugnato e Ars e Governo a casa a Febbraio?/ MATTINALE 524

30 dicembre 2021
  • I 30 miliardi di euro (di appalti futuri) che arriveranno in Sicilia, ma il Bilancio regionale 2022 è bloccato per un disavanzo strutturale di 900 milioni di euro, più un ‘buco’ IVA di circa 200 milioni di euro    
  • Il costo degli scippi finanziari dello Stato alla Regione lo stanno pagando i cittadini siciliani
  • L’errore del Governo Musumeci che, tra il Dicembre 2017 e il Gennaio del 2018, ha avallato lo scippo di 800 milioni di IVA alla Regione siciliana da parte dello Stato
  • La truffa coloniale e ascara del “risanamento dei conti dello Stato”
  • Perché non si può mettere a punto l’esercizio provvisorio e perché, con molta probabilità, il Bilancio regionale 2022 verrà impugnato

I 30 miliardi di euro (di appalti futuri) che arriveranno in Sicilia, ma il Bilancio regionale 2022 è bloccato per un disavanzo strutturale di 900 milioni di euro, più un ‘buco’ IVA di circa 200 milioni di euro    

Il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, dice che, nei prossimi anni, in Sicilia, arriveranno 30 miliardi di euro. Non specifica, il presidente, che si tratterà di 30 miliardi di euro per appalti. Non è questa la sede per commentare la fesseria, tutta siciliana, che nella nostra Isola sono mancati i fondi per le infrastrutture: di questo scriveremo in un altro articolo. Oggi, in questo MATTINALE del 30 Dicembre 2021, vogliamo commentare un’altra notizia che continua a passare inosservata, ovvero il fatto che la Regione siciliana, per responsabilità dello Stato e dell’attuale Governo siciliano, continua a presentare un disavanzo strutturale annuo di circa 900 milioni di euro. Come scriviamo spesso, tutto è cominciato tra il 2014 e il 2016, quando avvengono tre fatti: la firma del primo ‘Patto scellerato’ tra l’allora presidente del Consiglio e segretario del PD, Matteo Renzi, e l’allora presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta (la Regione che rinuncia agli effetti economici e finanziari positivi di una sentenza della Corte Costituzionale: un giorno Crocetta, i signori del PD siciliano e i renziani spiegheranno questa loro ‘genialata’); il secondo fatto avviene nel 2015 ed è la cancellazione dal Bilancio della Regione di quasi 6 miliardi di crediti che la Regione siciliana vantava nei confronti dello Stato (e di qualche privato): di questo atto è responsabile non tanto il Governo Crocetta, quanto il Parlamento siciliano che ha approvato questa norma; il terzo fatto è il secondo ‘Patto  scellerato’ Renzi-Crocetta che è stato approvato dal Parlamento nazionale e dal Parlamento siciliano: con questa norma è stata stravolta l’applicazione dell’articolo 36 dello Statuto rendendo legale una cosa che è stata illegale per quasi 50 anni: lo scippo alla Regione, da parte dello Stato, dell’IRPEF e dell’IVA. Non chiedeteci perché il Parlamento siciliano nel 2015 ha approvato la cancellazione dal Bilancio regionale di quasi 6 miliardi di crediti che la Regione vantava verso lo Stato; e non chiedeteci perché, nel 2016, il Parlamento della nostra Isola e una parte maggioritaria dei parlamentari nazionali eletti in Sicilia hanno votato in favore dello stravolgimento delle norme di attuazione dell’articolo  36 dello Statuto rendendo legale lo scippo alla Regione del gettito IRPEF e IVA che, a norma dello Statuto, spetta per intero alla Sicilia. Chiedetelo a loro.

Il costo degli scippi finanziari dello Stato alla Regione lo stanno pagando i cittadini siciliani

Se ci ragioniamo, si tratta di fatti dei quali la stragrande maggioranza dei siciliani non si occupa. Solo che gli effetti di queste azioni scellerate che negli anni passati i parlamentari siciliani – nazionali e regionali – hanno approvato contro gli interessi della Sicilia li stanno pagando i cittadini. Chi scrive – più per sventura che per piacere – dal 1985 segue (in verità sempre più distrattamente e con fastidio crescente) le cronache della nostra sempre più sbrindellata Regione (per circa quattro anni abbiamo visto anche “l’erba dalla parte delle radici”). E non possiamo fare a meno di annotare e raccontare, nel limiti delle nostre capacità (che sono tanti) e con i nostri mezzi (che non sono stellari), quello che ci passa sotto gli occhi. Qualche giorno fa, per esempio, abbiamo scoperto che al disavanzo strutturale di 900 milioni di euro, nei conti della della Regione mancano all’appello poco meno di 200 milioni di euro di gettito IVA (con riferimento alla parte che lo Stato, bontà sua, lascia alla Regione siciliana). 200 milioni di euro di gettito IVA in meno significa che la crisi economica della Regione, al di là delle chiacchiere, è grave. Il problema è che di questi argomenti ‘tecnici’ – ovvero gli scippi finanziari dello Stato alla Regione – ne pagano le conseguenze gli ignari cittadini siciliani. Ne pagano le conseguenze le ex Province che non hanno i soldi per la manutenzione delle strade provinciali e delle scuole (ogni tanto in Sicilia crolla il tetto di qualche scuola, ma la notizia scompare dai media dopo 24 ore: fino a quando non ci saranno fatti gravi sarà così). Ne pagano le conseguenze non i Comuni in modo astratto, ma i cittadini dei Comuni senza soldi e senza Bilanci che non ricevono i servizi dalle amministrazioni comunali. Ne pagano le conseguenze gli studenti con problemi che dovrebbero essere accompagnati a scuola (in questo caso gli esponenti dei partiti politici che hanno tolto le risorse finanziarie alla Regione vergano comunicati di ‘fuoco’…). Ne pagano le conseguenze gli anziani che vengono prima abbandonati dai Comuni e poi abbandonati negli ospedali. Ne pagano le conseguenze gli operai della Forestale. Ne pagano le conseguenze i lavoratori dei Consorzi di Bonifica. E ci fermiamo qui ma l’elenco continua.

L’errore del Governo Musumeci che, tra il Dicembre 2017 e il Gennaio del 2018, ha avallato lo scippo di 800 milioni di IVA alla Regione siciliana da parte dello Stato

Chi scrive, tra il Dicembre del 2017 e il Gennaio del 2018, ha provato a sensibilizzare il Governo regionale di Nello Musumeci, invitandolo a non sottoscrivere l’accordo assurdo sull’IVA frutto del citato secondo ‘Patto scellerato’ Renzi-Crocetta. Ma non  c’è stato verso. A nostro avviso il presidente Musumeci pensava che le elezioni politiche del Marzo 2018 le avrebbe vinte il centrodestra, magari con un accordo sottobanco tra Renzi (che non era già più né segretario del PD, né capo del Governo) e Berlusconi. L’ex Cavaliere, una volta al Governo, avrebbe sistemato tutto. Invece è arrivato prima il Governo grillini-Lega e poi il Governo grillini-PD. E la Regione siciliana è rimasta con il culo a terra. Nel frattempo – tra il Dicembre del 2017 e i Gennaio del 2018 – i due ‘geni’ dell’attuale Governo regionale, ovvero il presidente Musumeci e il vice presidente e assessore all’Economia che-sa-sempre-tutto, Gaetano Armao – avevano avallato l’accordo sull’IVA con l’allora Governo nazionale di Paolo Gentiloni. Per l’occasione, Musumeci e Armao hanno inviato a Roma il terzo ‘genio’ dell’attuale Governo siciliano, l’assessore agli eterni appalti, Marco Falcone. Così l’attuale Governo siciliano ha avallato lo scippo di 800 milioni di IVA dello Stato agli ignari abitanti della Sicilia.

La truffa coloniale e ascara del “risanamento dei conti dello Stato”

Sempre in quegli anni lo Stato ha deciso che la Regione siciliana deve contribuire al “risanamento dei conti dello Stato”. Il “risanamento del conti dello Stato” è una formula linguistica con la quale in Italia vengono indicati i costi degli effetti nefasti e perversi delle politiche economiche restrittive che l’Unione europea appioppa al nostro Paese (a cominciare dall’Avanzo primario che ci trasciniamo da oltre vent’anni) e dalle ‘rate’ degli interessi sul proprio debito pubblico che l’Italia paga ogni anno (circa 70 miliardi di euro all’anno di tasse pagate dagli italiani servono per pagare gli interessi sul debito). Ebbene, lo Stato ha deciso che la Regione siciliana deve pagare ogni anno un miliardo e 300 milioni di euro, che due anni fa sono stati ridotti a un miliardo e oggi sono passati a 800 milioni di euro all’anno. Il problema è che, da due anni, cioè da quando è esplosa la pandemia, la Ue ha bloccato le penalizzazioni all’Italia; ma lo Stato italiano – prima il Governo Conte bis e oggi il Governo di Mario Draghi – continua a prelevare dal Bilancio regionale 800 milioni di euro, non si capisce a che titolo. Così hanno deciso il Governo Conte bis e il Governo Draghi. Questa è un’altra assurdità di stampo neo coloniale che i politici siciliani ascari fanno pagare ai cittadini siciliani (per la cronaca, quando si decise che la Regione siciliana avrebbe pagato un miliardo e 300 milioni di euro all’anno per il “risanamento dei conti pubblici”, questa cifra era la più alta pagata dalle Regioni italiane rispetto al proprio sistema economico e la seconda in valore assoluto dopo la Lombardia, che pagava qualche centinaio di milioni di euro in più della Sicilia pur avendo il doppio degli abitanti della nostra Isola e un PIL di gran lunga più elevato di quello siciliano!). Di questo siciliani debbono ringraziare  partiti che sostengono il Governo Draghi: i grillini, il PD, la Lega, Forza Italia, Italia Viva di Renzi e la ‘Sinistra’ di Articolo 1. Lo ribadiamo ancora una volta: i siciliani che votano per questi partiti votano contro i loro interessi! 

Perché non si può mettere a punto l’esercizio provvisorio e perché, con molta probabilità, il Bilancio regionale 2022 verrà impugnato

Siamo arrivati ai giorni attuali. Al disegno di legge sull’esercizio provvisorio – quattro mesi di esercizio provvisorio: Gennaio, Febbraio, Marzo e Aprile del prossimo anno – approntato dal Governo Musumeci. Abbiamo scritto che c’è un disavanzo fisso di 900 milioni di euro frutto degli scippi dello Stato più quasi 200 milioni di euro di ‘buco’ di riduzione del gettito IVA. Una parte di questi soldi il Governo Musumeci li ha reperiti. E, con molta probabilità, con artifizi contabili il Bilancio regionale 2022 lo faranno. Quello che, sotto il profilo tecnico – questa almeno è la nostra tesi – non si può fare è l’esercizio provvisorio. Perché? Perché i quattro mesi di esercizio provvisorio vengono calcolati sulla seconda annualità del Bilancio triennale 2021-2023, ovvero sul 2022. Solo che nella seconda annualità del Bilancio triennale 2021-2022 sono stati appostati “accantonamenti negativi” per quasi un miliardo di euro. Per “accantonamenti negativi” s’intendono somme che non ci sono, in pratica capitoli del bilancio vuoti. Quando un capitolo è vuoto – non ha copertura finanziaria – si ricorre alla formula degli “accantonamenti negativi”, che è un modo fantasioso per aggirare l’obbligo di copertura finanziaria. Ora, tecnicamente, non si può approvare un esercizio provvisorio sulla seconda annualità del Bilancio di previsione 2021-2023 se in questa seconda annualità ci sono “accantonamenti negativi”. Questi, infatti, dovrebbero essere prima o contestualmente rimossi con variazioni di Bilancio. Si tratta di una forzatura che non è ammessa nemmeno dal Decreto 118 del 2011, cioè dalla riforma della contabilità dello Stato. Non a caso lo scorso anno  la Ragioneria generale dello Stato ha contestato questa ‘aporia contabile’ chiedendo l’impugnativa. Ma siccome i soldi alla Regione li toglie lo Stato, il Governo nazionale, lo scorso anno, ha respinto la richiesta di impugnativa da parte della Ragioneria dello Stato. E quest’anno? Azzardiamo: il Bilancio regionale 2022 questa volta verrà bloccato. E questa volta – Governo e Assemblea regionale siciliana – se ne andranno a casa in anticipo.

Foto tratta da Sicilia Report      

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