Mario Pagliaro: “A Natale il prezzo del grano duro siciliano e del Sud toccherà il record di 80-100 euro al quintale”

18 settembre 2021
  • Questa la nuova previsione del chimico del Cnr e appassionato di climatologia, Mario Pagliaro. Che illustra anche il perché il prezzo del grano duro siciliano e, in generale, meridionale continuerà a crescere  
  • In assenza di navi cariche di grano duro estero nei porti pugliesi e siciliani il prezzo non potrà che crescere
  • La corsa al rilancio delle aree interne della Sicilia 

Questa la nuova previsione del chimico del Cnr e appassionato di climatologia, Mario Pagliaro. Che illustra anche il perché il prezzo del grano duro siciliano e, in generale, meridionale continuerà a crescere  

Dopo due settimane di ‘calma’, con il prezzo del grano duro di Sud Italia e Sicilia che, a seconda delle zone, oscilla tra 40 e 45 euro al quintale (magari anche di più), siamo tornati a sentire Mario Pagliaro, il chimico del Cnr appassionato di climatologia che, quasi tre anni fa, in solitudine, ha previsto l’aumento del presso del grano. I fatti gli hanno dato ragione, se è vero che, da 18-20 euro al quintale, oggi il prezzo grano duro della Sicilia e del Sud Italia è più che raddoppiato. Noi abbiamo sempre dato spazio alle tesi di Pagliaro, anche quando a moti osservatori sembravano un po’ troppo ottimistiche, se non temerarie e non ce ne siamo mai pentiti. Lo scorso 1 Agosto Pagliaro ci ha detto che, nel giro di qualche settimana, il grano duro, in Sicilia, sarebbe stato pagato 50 euro al quintale. Cosa che si sta verificando, come leggiamo in un’intervista a due produttori di grano pubblicata da Meridionews.

Quanto anticipato da lei poco più di un mese addietro si sta puntualmente verificando: i grandi produttori di grano, in Sicilia, già vendono il grano duro a 50 euro al quintale. Come ha fatto a intuire anche questo?

“Perché i grandi produttori vendono direttamente il proprio grano ai mulini, senza passare per gli intermediari. I mugnai hanno l’urgente necessità di comprare adesso grandi quantità di grano, prima che i prezzi raggiungano gli 80 o anche i 100 euro al quintale”.

IN ASSENZA DI NAVI CARICHE DI GRANO DURO ESTERO IL PREZZO NON POTRA’ CHE CRESCERE

Lei pensa, addirittura, che il pezzo del grano duro siciliano e del Sud Italia possa arrivare a 80-100 euro al quintale? 

“I prezzi del grano duro di Sud e Sicilia continueranno a crescere senza sosta. Non c’è alcun grano duro da importare con le navi per poter fare scendere il prezzo di questo cereale. Il freddo che già la settimana prossima investirà tutta la piccola Europa occidentale – inclusa la Sicilia dove la temperatura comincerà ad abbassarsi da Mercoledì – darà una prima, forte ulteriore accelerazione alla crescita del pezzo del grano. Il pieno riavvio delle linee di produzione di pasta e prodotti da forno con la contestuale assenza delle navi cariche di grano estero nei porti dell’Italia meridionale farà il resto. Insomma, a Natale il prezzo del grano duro raggiungerà livelli da record storico”.

Lei ripete spesso che il frazionamento della proprietà terriera, tipico della Sicilia, crea problemi. 

“E lo ribadisco: il frazionamento della proprietà terriera in una molteplicità di piccoli campi è contrario all’interesse degli agricoltori. Fra i benefici del fortissimo aumento dei prezzi delle derrate agricole in Sicilia ci sarà finalmente un rapido consolidamento delle imprese più grandi. Con benefici immediati per tutti gli agricoltori”.

LA CORSA AL RILANCIO DELLE AREE INTERNE DELLA SICILIA

 

In Sicilia, a metà anni ’70 del secolo passato, c’era la corsa al recupero delle aree interne, dove tradizionalmente predomina la cultura del grano. Ci credevano in tanti. Nei primi anni ’80 il Parlamento siciliano approvò una legge per il rilancio delle aree interne. Poi arrivarono le folli politiche europee e il crollo dei prezzi. Perché questa volta dovrebbe andare diversamente?

“Perché, da sola, l’enorme domanda di grano proveniente dalle popolazioni di Egitto ed Algeria, che oggi assommano a 150 milioni di abitanti, è già sufficiente a coprire tutto l’export della piccola Europa occidentale. Vi aggiunga le popolazioni di Marocco, Libia e Tunisia, e avrà compreso come la domanda proveniente da questi Paesi, dove il grano duro è acquistato dai governi con enormi bandi di gara pubblici, da sola provocherà, come minimo, il mantenimento dei prezzi attuali per molti anni a venire. Quattro anni fa siete stati voi a scrivere che, per il cus cus, non vogliono il grano duro canadese, ma il grano duro siciliano e pugliese. Ebbene, la tendenza dei Paesi del Nord Africa ad acquistare grano duro del Sud Italia e della Sicilia si è ormai consolidata”.

Perché non si riesce a far crescere la produzione di grano duro? Questa situazione perdura da almeno due anni. Perché, ad esempio, la Francia produce meno grano?

“Non ha visto pochi giorni fa l’autostrada nei pressi della bella Nimes divenuta un fiume? Non ricorda che, da anni, in Francia praticamente in Estate sono costretti ad accendere il fuoco fra i filari delle vigne per poter raccogliere l’uva? Il grano è un cereale che cresce bene nelle aree asciutte e soleggiate. Quasi tutta Europa ormai non è più adatta alla coltura del grano. In Italia a poter coltivare il grano resteranno solo Sicilia, Puglia e Calabria. Persino in Campania ormai le piogge troppo frequenti danneggiano la produzione di grano”.

Lei di recente ha previsto pure il rialzo dei prezzi dell’olio extra vergine di oliva, proprio a partire dalla prossima e ormai imminente stagione. Perché dovrebbe aumentare il prezzo se, come sappiamo, le assurde regole europee consentono di importare olio tunisino a meno di 2 euro al chilo, senza che sia possibile capire dove finisce tutta questa produzione nordafricana? 

“Perché potrebbe accadere che, dopo quasi tre mesi in cui la Tunisia è stata con temperature diurne prossime ai 45 gradi, con la Spagna che si trovava sotto piogge quasi quotidiane, entrambi questi Paesi si ritrovino con una produzione fortemente ridimensionata. A quel punto non ci sarebbe alcun olio d’oliva a basso costo disponibile per l’esportazione con cui realizzare le miscele di oli, calmierando i prezzi, rendendo così antieconomica la produzione di olio extra vergine di oliva dei produttori locali. Attenda pochi giorni, con molti frantoi che ormai in Sicilia iniziano a molire le olive già a fine Settembre e potrà verificare le nostre previsioni. Prima ci sarà una fase di attesa. Ma se le banchine dei porti della Sicilia dovessero ospitare poche navi olearie, con prodotto offerto a ben più di 2 euro al chilo, a quel punto non ci sarà come fermare il rialzo dei prezzi dell’olio extra vergine di oliva della Sicilia e del Sud Italia”.

24 Gennaio 2020:

 

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