Sbagliato costringere Torino a chiudere il museo ‘Lombroso’ che resta il simbolo di un certo Nord che deruba Sud e Sicilia/ MATTINALE 490

31 maggio 2021
  • Sarebbe errore imporre non soltanto a Torino, ma a tutto il Nord Italia una scelta che va contro il passato e il presente dello stesso Nord Italia
  • Nel 1860, in Sicilia, non c’è stata alcuna rivoluzione popolare a sostegno di Garibaldi, che era invece sostenuto dal popolo dei picciotti di mafia 
  • Il Sud e la Sicilia si ribellarono agli invasori piemontesi dando vita a una guerra civile durata quasi un trentennio
  • Cesare Lombroso e le sue strampalate teorie fatte passare per ‘scientifiche’ sono servite a giustificare le stragi che i generali piemontesi perpetravano nel Sud e in Sicilia 
  • Il Museo Lombroso ancora oggi aperto al pubblico è anche la trascrizione simbolica di un Nord predatorio nei confronti del Sud e della Sicilia: che è ancora oggi realtà attuale. Si pensi agli odierni scippi del Recovery Plan (oltre 70 miliardi) e dei fondi agricoli (2 miliardi)

Sarebbe errore imporre non soltanto a Torino, ma a tutto il Nord Italia una scelta che va contro il passato e il presente dello stesso Nord Italia

A chi, come noi, segue il dibattito sul museo che, ancora oggi, Torino dedica alla figura Cesare Lombroso (dibattito che va più he altro sulla rete, non corte su giornali e televisione) non sarà sfuggita la sempre più pressante richiesta, che arriva dal Sud, di chiudere questo luogo di orribile memoria. Richiesta respinta da chi, ancora oggi, considera il museo Lombroso una sorta di testimonianza della storia che sarebbe un errore eliminare. Ebbene, noi entriamo subito in tema per dire che siamo assolutamente d’accordo con i torinesi che difendono la memoria di questo presunto scienziato, anche se per motivazioni diverse dagli eredi di casa Savoia. Oggi proveremo a illustrare perché sarebbe un grave errore imporre non soltanto a Torino, ma a tutto il Nord Italia una scelta che va contro il passato e il presente di Torino e dello stesso Nord Italia. Partendo dal presupposto che è sempre sbagliato imporre con la forza valori a chi si riconosce in altri valori.

Nel 1860, in Sicilia, non c’è stata alcuna rivoluzione popolare a sostegno di Garibaldi, che era invece sostenuto dal popolo dei picciotti di mafia 

Cesare Lombroso – questo ormai lo sanno tutti – è stato utilizzato dal Nord Italia per giustificare non tanto la conquista del Sud e della Sicilia da parte di casa Savoia, quanto – anzi soprattutto – soprattutto gli eccidi che i generali piemontesi compivano nel Sud e in Sicilia all’indomani della ‘presunta’ unificazione italiana. Nel suo bellissimo volume E nel mese di Maggio del 1860 la Sicilia diventò colonia! – libro che noi riprendiamo spesso – Giuseppe Scianò, con la forza di una bibliografia sterminata, fatta anche di testi e testimonianze di garibaldini, dimostra che in Sicilia, nel 1860, non ci fu alcuna rivoluzione di popolo a sostegno di Garibaldi. L’univa ‘rivoluzione di popolo’ fu quella dei picciotti di mafia assoldati dagli inglesi e dei nobili siciliani che utilizzeranno l’Italia per mantenere i propri privilegi a scapito delle masse popolari. Le uniche rivoluzioni andate in scena nella Sicilia dell’800 sono state quella del 1820-1822 e, soprattutto, la rivoluzione 1848, quando tanti siciliani scesero in piazza in armi perché volevano l’indipendenza della nostra Isola. Non è secondario il fatto che uno degli uomini più importanti del ’48 siciliano – l’ammiraglio palermitano Ruggero Settimo – nel 1860 risultava, di fatto, ‘prigioniero’ degli inglesi a Malta. E il motivo c’era: gli inglesi, nel 1860, per tutelare i propri interessi economici, dovevano consegnare la Sicilia e il Sud ai piemontesi, non certo promuovere l’indipendenza della Sicilia!

Il Sud e la Sicilia si ribellarono agli invasori piemontesi dando vita a una guerra civile durata quasi un trentennio

Gli inglesi (e i banchieri che li sostenevano) – che nel 1860 consideravano il Mediterraneo un grande lago di sua Maestà – dovevano eliminare il Regno delle Due Sicilie in vista dell’apertura del Canale di Suez. Tutto quello che è arrivato dopo, compresa l’unità d’Italia, è solo farina del sacco inglese. Gli inglesi e le banche che sostennero l’impresa dei Mille e, in generale, la conquista del Sud Italia, perseguivano un egoistico obiettivo economico, di tutto il resto non gliene poteva fregare di meno. Il Sud, la Sicilia e, per certi versi, la Chiesa cattolica si sono ribellati all’invasione piemontese. Per circa trent’anni, tra alti e bassi, nel Sud e in Sicilia è andata in scena una guerra civile di liberazione. I ribelli del Sud vennero chiamati “Briganti”: ma i veri briganti erano i piemontesi. Per tenere Sud e Sicilia dentro l’Italia i piemontesi utilizzarono interi eserciti e non esitarono ad allearsi con la criminalità organizzata locale, mafia siciliana soprattutto, ma anche la camorra napoletana. I generali piemontesi, nel Sud e in Sicilia, si macchiarono di orribili crimini contro l’umanità. L’eco di queste stragi, che anticipano di alcuni decenni gli orrori del nazismo, arrivavano nel Parlamento italiano e rischiavano di arrivare anche ai giornali: non i giornali italiani, ovviamente, che erano quasi tutti del Nord, ma ai giornali dei Paesi esteri.

Cesare Lombroso e le sue strampalate teorie fatte passare per ‘scientifiche’ sono servite a giustificare le stragi che i generali piemontesi perpetravano nel Sud e in Sicilia 

Nacque da questa esigenza – disinformare l’opinione pubblica italiana e internazionale sulle stragi che in quegli anni i generali piemontesi perpetravano nel Sud e in Sicilia – l’idea di una ‘scienza’ che giustificasse tali stragi facendo passare le popolazioni del Sud e della Sicilia per incivili da civilizzare, per delinquenti nati, per esseri inferiori. Per raggiungere questo obiettivo cadeva a pennello non soltanto Cesare Lombroso con le sue strampalate teorie ‘scientifiche’, ma tutti i positivisti di fine ‘800 (e tra questi ‘scienziati’ ci furono anche meridionali che denigravano altri meridionali). Noi oggi sappiamo che la ‘scienza’ di Lombroso e di altri positivisti di fine ‘800 è totalmente priva di fondamento, ma allora servì a giustificare le stragi pre-naziste del generali piemontesi nel Sud e in Sicilia. Un’operazione perfettamente riuscita, tant’è vero che, nei libri di storia italiani, ancora oggi, si nascondono gli orrori di Fenestrelle e, in generale, le stragi dei piemontesi nel Sud e in Sicilia. Ogni tanto qualcosa è emersa, come il film sui fatti di Bronte e qualche altra storia raccontata da letterati, quasi mai dagli storici.

Il Museo Lombroso ancora oggi aperto al pubblico è anche la trascrizione simbolica di un Nord predatorio nei confronti del Sud e della Sicilia: che è ancora oggi realtà attuale. Si pensi agli odierni scippi del Recovery Plan (oltre 70 miliardi) e dei fondi agricoli (2 miliardi)

Il museo Lombroso di Torino è la testimonianza di un’operazione di disinformazione perfettamente riuscita. Se ancora oggi, in Piemonte e soprattutto a Torino c’è chi si riconosce in questo luogo nel nome della ‘storia da non dimenticare’, se ancora oggi Torino organizza mostre per ricordare Lombroso, ebbene, un motivo ci sarà. Ed è un motivo che, piaccia o no, dà la misura dell’Italia di oggi, un Paese sbagliato e profondamente ingiusto, che continua a considerare il Sud e la Sicilia colonie da ‘spolpare’. Se ancora oggi il Governo nazionale dà per scontato che bisogna scippare al Sud e alla Sicilia oltre 70 miliardi di euro di Recovery Plan e 2 miliardi di euro di fondi agricoli lo dobbiamo anche al fatto che Sud e Sicilia sono ancora oggi, di fatto, considerate terre abitate da ‘uomini e donne inferiori’ – proprio come diceva Lombroso – territori che vanno sacrificati per mantenere un Nord che comunque, a propria volta, è diventato periferia della Mitteleuropa. Per dirla tutta, il Museo Lombroso ancora oggi aperto al pubblico, con le teste mozzate di meridionali ‘delinquenti nati tali’ ed esposte in bella mostra è anche la trascrizione simbolica di un Nord predatorio nei confronti del Sud e della Sicilia: che è ancora oggi realtà attuale: realtà che, ‘giustamente’, il Nord non vuole nascondere. Insomma, se non vogliono chiudere il museo Lombroso è giusto che rimanga a perenne testimonianza di quello che sono stati e sono ancora. Ma il museo Lombroso ancora oggi aperto al pubblico è anche la ricompensa – purtroppo meritata – dei tanti meridionali e di tanti siciliani che vanno ancora dietro e votano ancora per i partiti politici nazionali. E’ amaro ammetterlo, ma è così.

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