Nella Mole Antonelliana di Torino una mostra su Lombroso, il razzista che diceva che i palermitani erano “cannibali!”

30 settembre 2019

Torino, in questo momento storico, ripropone Cesare Lombroso. E lo fa, addirittura, con una mostra nel Museo nazionale del cinema, all’interno della Mole Antonelliana. Così i piemontesi ‘festeggiano’ il decennale dell’apertura del Museo dedicato al presunto ‘scienziato’ veneto, indiscusso protagonista del razzismo antimeridionale. Forse i piemontesi debbono ‘giustificare’ il dominio del Nord sul Sud al tempo dell’Autonomia differenziata?   

Sembrerà incredibile – e non ci rivolgiamo soltanto ai meridionali, ma a tutti gli italiani, perfino ai leghisti! -: a Torino, nei saloni del Museo nazionale del cinema, che si trova all’interno della Mole Antonelliana, lo scorso 25 settembre è stata inaugurata una mostra dal ‘mirabolante’ titolo “I 1000 volti di Lombroso”. La mostra – e questo è ancora più incredibile! – rimarrà aperta fino al 6 gennaio 2020.

Scrivere che siamo basiti è poco. Come si possono ripresentare, nel 2019, le teorie strampalate – che peraltro non hanno mai avuto alcunché di scientifico – di uno dei rappresentanti più convinti del razzismo ‘positivistico’ di fine ‘800 non si capisce. Ammettiamo che sia – ma a quanto pare non lo è affatto – una ‘rilettura’ critica delle opere di questo signore veneto antropologicamente antimeridionale: ebbene, che bisogno ci sarebbe stato di dedicargli una mostra, per giunta in uno dei più importanti monumenti di Torino?

Ma, lo ribadiamo, non è una ‘rilettura’ critica dell’opera di questo personaggio: è una mostra e basta! Come se Lombroso e i suoi libri fossero ancora attuali. Ne diciamo una delle tante, così, tanto per illustrare ai nostri lettori di che cosa è stato capace questo ‘scienziato’.

Pensate che, ‘studiando’ la rivolta del 1866 di Palermo e della Sicilia (immaginiamo gli ‘studi’ che avrà fatto!) – la cosiddetta ‘Rivolta del Sette e mezzo’ della quale I Nuovi Vespri hanno spesso scritto – Lombroso arrivò alla conclusione che, a Palermo, nei giorni della ‘Rivolta del Sette e mezzo’ si erano verificati fenomeni di cannibalismo!

Cosa c’entrava il cannibalismo contro la prima, grande rivolta popolare del Sud contro i piemontesi di casa Savoia che avevano conquistato il Sud rubandolo ai Borbone? Era la giustificazione che questo pseudo scienziato dava al potere dominante dell’epoca.

I piemontesi dovevano dimostrare che i siciliani si erano ribellati non contro le ruberie che il Piemonte stava perpetrando in Sicilia, non contro i sette anni di servizio militare che i piemontesi imponevano ai ragazzi di tutto il Sud, Sicilia compresa: i siciliani – questa la tesi dei piemontesi – si ribellavano contro i ‘civilizzatori’ perché erano refrattari alla civiltà portata dai piemontesi: così la tesi che i palermitani erano dei ‘cannibali’ giustificava la violentissima repressione operata dai generali di casa Savoia a Palermo e in Sicilia!

Un uomo servizio del potere, Lombroso. E’ lui che, con la sua pseudo-scienza, inventa e ‘brevetta’ il razzismo “scientifico” antimeridionale. E’ anche in nome di questa finta scienza che i piemontesi avviarono una guerra senza quartiere contro i patrioti del Regno delle Due Sicilie, che vennero sbrigativamente etichettati con la parola “briganti”.

Del resto, se i napoletani erano “delinquenti”, se i siciliani erano “cannibali” la repressione ci stava, no? E repressione fu, giustificata dalla cultura ‘scientifica’ del tempo.

Il Sud non ha dimenticato i positivisti di fine ‘800 dei quali Lombroso era uno dei rappresentanti (insieme con altri ‘scienziati’ come lui, da Niceforo a Ferri, per citare due). Non ci crederete: non solo la mostra ripropone una selezione di fotografie dell’Archivio del Museo di Antropologia criminale ‘Cesare Lombroso’ dell’Università di Torino, ma – addirittura! – una parte di queste fotografie sono state restaurate in occasione di questa mostra ‘intelligente’.

A quanto pare, questa mostra è stata organizzata “nel quadro delle celebrazioni del decennale dell’apertura del Museo Lombroso”. Avete capito? A Torino non soltanto si ricordano di Lombroso, ma addirittura ‘festeggiano’ il decennale dell’apertura di questo luogo degli orrori!

Quando troveremo un po’ di tempo per leggere un libro interessantissimo su Lombroso scritto da Giuseppe Gangemi (Stato carnefice o uomo delinquente? La falsa scienza di Cesare Lombroso, Magenes editore), daremo contezza ai nostri lettori del ‘pensiero’ di questo personaggio.

Oggi – alla luce di questa mostra realizzata, lo ribadiamo, nella Mole Antonelliana di Torino – vorremmo fare solo qualche puntualizzazione.

Attenzione: questa mostra non è casuale. Non è casuale il momento storico in cui vede la luce, e non è casuale il significato che assume.

Come ricordiamo spesso, il Nord Italia, oggi, è mera periferia della Germania. Non avendo la forza per opporsi al ritorno dei tedeschi come padroni d’Europa, il Nord sta cercando in tutti i modi di scippare risorse al Sud attraverso l’Autonomia differenziata, meglio nota come ‘Secessione dei ricchi’. 

Subito dopo la ‘presunta’ unità d’Italia la scienza empirica del nostro Paese – con quale eccezione – si mise subito al servizio dei poteri forti, all’epoca rappresentati dai piemontesi di casa Savoia.

Oggi il Nord non può fare affidamento sulla scienza, che è molto diversa da quella di fine ‘800. Ma può giocare sul condizionamento psicologico e sulla sottocultura venata di razzismo che ritroviamo in certe aree del Nord Italia, dal “non si affitta ai meridionali” ai luoghi comuni sul Sud che toglie risorse al Nord per sperperarli.

Oggi, come ha dimostrato con la forza dei numero Marco Esposito con il volume Zero al Sud avviene l’esatto contrario. Ma appunto perché i numeri sono contro di loro, a certi ‘nordisti’ – che non sono solo i leghisti di Salvini, ma anche ‘raffinati’ organizzatori di eventi culturali – servono le suggestioni e il ritorno di vecchi schemi per continuare ad esercitare – non senza disprezzo verso il Sud (per esempio, riproponendo Lombroso) – il proprio dominio in Italia.

 

 

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