Il razzismo antimeridionale senza fine del Museo ‘Cesare Lombroso’ di Torino (VIDEO)

14 maggio 2020

Sembra incredibile che un personaggio come Cesare Lombroso sia ancora oggi celebrato in una città come Torino. Un’umiliazione continua verso il Sud Italia e verso i meridionali. L’onestà intellettuale di Massimo D’Azeglio

“Finché ci sarà il museo intitolato a Cesare Lombroso, a Torino, la nostra minorità risulterà conclamata! Meridionali e Settentrionali abiurate tale follia che solo in Italia poteva esistere, sottoscrivete la petizione presente sul sito www.nolombroso.org“.

Così scrive il nostro amico Domenico Iannantuoni che, da anni, combatte una battaglia culturale e civile per far sbaraccare il museo intitolato a Cesare Lombroso. In effetti, celebrare ancora oggi Lombroso – ormai abbondantemente superato dalla cultura scientifica che personaggi come lui e, in generale, come i cosiddetti positivisti di fine ‘800 avevano creato – è piuttosto incredibile.

Il Comitato No Lombroso combatte, da anni, una difficile battaglia di civiltà.

QUI I VIDEO SU LOMBROSO E SUI COMITATI CHE SI BATTONO PER LA CHIUSURA DEL MUSEO LOMBROSO 

Non è certo questa la sede per illustrare le teorie lombrosiane sulla delinquenza connaturata all’uomo. In particolare, ad esempio, alla ‘delinquenza’ dei meridionali che, all’indomani della ‘presunta’ unificazione italiana, si battevano contro gli invasori piemontesi: patrioti del Sud Italia che il razzismo di quegli anni definiva “briganti”, mentre i veri briganti erano i generali di casa Savoia, che erano, in alcuni casi, efferati delinquenti e assassini.

Visto dal Sud, la figura di Lombroso e di chi ha strumentalizzato le sue teorie e quelle di altri ‘antropologi’ positivisti di fine ‘800 sono veramente odiose. va detto che negli anni in cui Lombroso era già un medico e un ‘presunto’ antropologo i Savoia, nel silenzio quasi generale, mettevano a ferro e fuoco il Mezzogiorno d’Italia e la Sicilia che non ne volevano proprio sapere di sottomettersi ai piemontesi.

L’Italia nasce male e se oggi è quella che è – un Paese ridotto in quasi schiavitù monetaria e politica da un’Unione europea di massoni, predoni e strozzini, con un Sud derubato e abbandonato – lo si deve proprio alle schifezze di quegli anni di sangue e di piombo.

Lo Stato italiano, in quegli anni, aveva un problema: doveva giustificare gli eccidi che i generali dei Savoia perpetravano da Napoli in giù. Fu così che si saldarono due interessi: l’interesse dello Stato italiano che doveva giustificare agli occhi del mondo lo sterminio di migliaia di meridionali (si pensi alla fortezza piemontese di Fenestrelle, alla strage di Pontelandolfo e Casalduni, alla Rivolta del Sette e Mezzo di Palermo, alla Rivolta dei Cutrara a Castellammare del Golfo, solo per citare alcune stragi); e la ‘dimostrazione’ sul campo delle teorie di Lombroso che partecipò ad alcune spedizioni piemontesi a caccia di ‘briganti’ da scannare.

I generali piemontesi scannavano i meridionali ribelli; mentre Lombroso spiegava con le sue teorie che i meridionali nascevano delinquenti  e che, in quanto tali, bisognava combatterli per tutelare la società. Tutto perfetto!

Oggi sembra un’assurdità, ma guardate che è così: Lombroso, che veniva celebrato dal Partito Socialista Italiano del Nord Italia di Filippo Turati, è stato uno strenuo sostenitore delle pana di morte; ma questo e le sue teorie razziste contro le popolazioni del Sud Italia non gli hanno impedito di militare nel Partito Socialista del Nord Italia!

Quello che, invece, appariva come un conservatore – Massimo D’Azeglio, torinese e marchese – a proposito del Sud Italia scriveva:

“La quistione di tenere o non tenere Napoli deve, a quanto mi sembra, dipendere sopratutto dai Napoletani; a meno che non vogliamo, secondo il nostro comodo, cambiare i principii che noi fin qui abbiamo proclamato. Noi siamo andati avanti dicendo che i governi non consentiti dai popoli erano illegittimi, e con queste massime, che io credo e crederò sempre vere, noi abbiamo mandato a farsi benedire parecchi principi italiani… A Napoli noi abbiamo altresì cacciato il sovrano per istabilire un Governo fondato sul consenso universale. Ma ci vogliono, e sembra che ciò non basti, per contenere il regno, sessanta battaglioni; ed è notorio che, briganti e non briganti, niuno vuole saperne. Ma si dirà: e il suffragio universale? Io non so nulla di suffragio; ma so che al di qua dei Tronto non sono necessari battaglioni, e che al di là sono necessari. Dunque vi fu qualche errore; e bisogna cangiare atti o principii. Bisogna sapere dai Napoletani, un’altra volta per tutte, se ci vogliono sì o no”.

Quest era D’Azeglio, torinese sì, ma persona seria e non razzista. Riflettendo su Lombroso e sulle sue teorie razziste Antonio Gramsci scriveva:

“È noto quale ideologia sia stata diffusa in forma capillare dai propagandisti della borghesia nelle classi settentrionali: il Mezzogiorno è la palla di piombo che impedisce i più rapidi progressi allo sviluppo civile dell’Italia; i meridionali sono biologicamente degli esseri inferiori, dei semibarbari o dei barbari completi, per destino naturale”.

Anche noi de I Nuovi Vespri, quattro anni fa, ci siamo occupati di Lombroso:

“Mentre il Comitato No Lombroso continua la sua battaglia per la  chiusura del Museo Lombroso di Torino, vero e proprio insulto alla dignità dei meridionali oltre che a quello della scienza, a Catania parte una petizione online per chiedere che questo nome infame sparisca dalla toponomastica della città. Non sarebbe l’unico nome a dovere essere cancellato (come sosteniamo qui) dalla toponomastica meridionale ed in parte lo si sta cominciando a fare: in diversi Comuni – tra i quali Casa Massima in Puglia, Lamezia e altri– il nome dell’assassino Enrico Cialdini è stato cancellato dalle vie cittadine”.

Siamo tornati ad occuparci di Lombroso nel 2009, in occasione di una mostra che Torino ha dedicato a questo ‘scienziato’, addirittura nei saloni della Mole Antonelliana:

“Torino, in questo momento storico, ripropone Cesare Lombroso. E lo fa, addirittura, con una mostra nel Museo nazionale del cinema, all’interno della Mole Antonelliana. Così i piemontesi ‘festeggiano’ il decennale dell’apertura del Museo dedicato al presunto ‘scienziato’ veneto, indiscusso protagonista del razzismo antimeridionale. Forse i piemontesi debbono ‘giustificare’ il dominio del Nord sul Sud al tempo dell’Autonomia differenziata?”.

Siamo all’Italia di oggi – la mostra è di meno di un anno fa – un’Italia antimeridionale e razzista che, senza l’esplosione dell’epidemia di Coronavirus avrebbe senza ombra di dubbio approvato l’Autonomia differenziata per continuare va derubare il Sud!

Foto tratta da Reteluna

 

 

AVVISO AI NOSTRI LETTORI

Se ti è piaciuto questo articolo e ritieni il sito d'informazione InuoviVespri.it interessante, se vuoi puoi anche sostenerlo con una donazione. I InuoviVespri.it è un sito d'informazione indipendente che risponde soltato ai giornalisti che lo gestiscono. La nostra unica forza sta nei lettori che ci seguono e, possibilmente, che ci sostengono con il loro libero contributo.
-La redazione
Effettua una donazione con paypal


Commenti