Catania, petizione online contro la via dedicata al razzista Lombroso

23 giugno 2016

Siciliani Liberi chiede al sindaco, Enzo Bianco, di di cambiare il nome della Via Cesare Lombroso nella città di Catania, intitolandola ad un personaggio strettamente legato alla storia siciliana e ponendo fine a questo elogio di uno dei peggiori razzisti della storia italiana

 

Mentre il Comitato No Lombroso continua la sua battaglia per la  chiusura del Museo Lombroso di Torino, vero e proprio insulto alla dignità dei meridionali oltre che a quello della scienza, a Catania parte una petizione online per chiedere che questo nome infame sparisca dalla toponomastica della città. Non sarebbe l’unico nome a dovere essere cancellato (come sosteniamo qui) dalla toponomastica meridionale ed in parte lo si sta cominciando a fare: in diversi Comuni – tra i quali Casa Massima in Puglia, Lamezia e altri- il nome dell’assassino Enrico Cialdini è stato cancellato dalle vie cittadine. A Palermo, l’amministrazione comunale si fa sorda dinnanzi a richieste simili, vediamo cosa succederà a Catania.

La petizione, rivolta al Sindaco etneo, Enzo Bianco, è del movimento Siciliani Liberi e potete firmarla qui

Questo il testo:

Egr. Sindaco Avv. Enzo Bianco, il movimento politico “Siciliani Liberi”, attraverso i circoli della Città di Catania, si rivolge a Lei quale principale autorità politica e amministrativa della Città di Catania, confidando in una personalità istituzionale vicina agli irrinunciabili e fondamentali valori umani quale patrimonio secolare della nostra civiltà.
La presente petizione ha come fine la richiesta di cambiare il nome della Via Cesare Lombroso nella città di Catania, intitolandola ad un personaggio strettamente legato alla storia siciliana. A tal proposito suggeriamo di voler considerare la figura di Federico III di Sicilia (1273 – 1337) fortemente legata alla città di Catania durante il suo regno e che la rese capitale del regno stesso.
La presente petizione vuole sottolineare il disvalore scientifico delle teorie criminologiche e di arbitraria devianza sociale, come sostenute da Lombroso. Ad esse, infatti, hanno fatto seguito derive profondamente discriminatorie, tali da colpire chiunque si scostasse dal dissennato paradigma di «normalità» elaborato dal medico veronese. Questi fu il fondatore di una scienza dimostratasi erronea nei presupposti e nelle congetture, poggiata sulla tesi dell’uomo delinquente nato o atavico, riconoscibile dalla semplice misurazione antropometrica del cranio. Ossia, individuo recante in sé, nella propria struttura fisica, i caratteri degenerativi che lo differenzierebbero dall’uomo normale e socialmente inserito.
A tal punto gli studi di fisiognomica e frenologia forense, infelici scientificamente ed eticamente, fecero presa sulla società del tempo, che ne rimasero gravemente condizionati anche le indagini e i processi penali. Sotto l’influenza della cosiddetta teoria positivista, di cui Lombroso fu uno dei massimi sostenitori, divenendo, nell’immaginario collettivo, l’altisonante padre del «criminale per natura», i magistrati, per cogliere i tratti antisociali e il presunto carattere delinquenziale degli imputati, cominciarono a fare affidamento sui lineamenti dei loro volti. Si guardava, cioè, all’aspetto fisico dei sospettati, perché Cesare Lombroso, nei suoi propagandati studi, aveva scoperto come fosse questa connotazione a individuare infallibilmente il criminale.
I teoremi lombrosiani hanno rappresentato il fondamento delle dottrine razziste, facendo sì che nel corso dell’Ottocento, nella nostra nazione, prendesse vita la teoria sulle «Due Italie», con il Sud vittima di una pesante discriminazione fomentata dall’idea razzista su basi scientifiche di Lombroso e dei suoi allineati discepoli (è sufficiente, in proposito, menzionare i nomi di Luigi Pigorini – Giuseppe Sergi – Alfredo Niceforo i cui scritti di profonda impronta anti-meridionale e razzista sono oggi all’indice della comunità scientifica nazionale e internazionale).
Quale ufficiale medico aggregato all’esercito, infatti, a seguito dei rivolgimenti post-unitari, Cesare Lombroso ne approfittò per avanzare basse speculazioni sulla popolazione meridionale, in spregio della radice unitaria che avrebbe dovuto realizzare fin da subito la coesione territoriale e sociale della nazione.
Proprio in Calabria, il falso ricercatore avviò uno «studio criminologico» sulle popolazioni locali, giungendo ad indagare un improbabile rapporto delinquenziale tra linguaggio – usi – modo di vestire e le caratteristiche fisiche dei residenti. Non contento di quanto già provocato ai danni di un paritario sviluppo del Paese, rientrato nella vita civile e rivestendo incarichi universitari a Pavia, Cesare Lombroso ebbe occasione di osservare in carcere Giuseppe Villella, calabrese di Motta Santa Lucia, sospettato di brigantaggio. Quando il Villella morì, nel 1864, a Lombroso fu consentito di procedere all’autopsia del cadavere, riteniamo con scarso rispetto della normativa all’epoca vigente. L’esame anatomico del cranio, nello specifico, rivelò un’anomalia classificata dal clinico veronese come «fossetta occipitale mediana», ovvero l’«illuminazione» attesa da anni, come ebbe premura di divulgare: “Alla vista di quella fossetta mi apparve d’un tratto come una larga pianura sotto un infinito orizzonte, illuminato il problema della natura del delinquente, che doveva riprodurre ai nostri tempi i caratteri dell’uomo primitivo giù giù fino ai carnivori…”.
Considerando come la straordinaria scoperta e la presunta anomalia riguardino un tratto anatomico non difficile da riscontrare, negli individui di qualsiasi origine territoriale, sorvoliamo su ulteriori commenti circa la levatura scientifica del nostro personaggio.
Ebbene, non si può più oggi sorvolare, Sindaco Enzo Bianco, alla luce di una nuova consapevolezza sul meridione e la sua storia, alla presenza di una via nella città di Catania intestata a Cesare Lombroso avvalorante di forme discriminatorie e razziste, contro i più alti valori umani. L’urgenza e la necessità del cambiamento del nome è avvalorata dalle sottoscrizioni alla presente petizione”.
Movimento Siciliani Liberi – Circoli dell’Area Metropolitana di Catania

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