Fenestrelle, perché ancora oggi si nasconde un genocidio operato da casa Savoia ai danni dei meridionali?

25 luglio 2019

Il fatto che gli autori di questo massacro abbiano fatto sparire alcune delle prove non cancella la vergogna di un genocidio. E’ vero, i cadaveri venivano ‘squagliati’ nella calce viva (un secolo dopo i mafiosi useranno l’acido): ma ancora oggi rimangono tante prove degli orrori perpetrati dai piemontesi nella fortezza di Fenestrelle. Le parzialità di Voyager. Le precisazioni dell’Associazione nazionale neoborbonica. Le parole di Pino Aprile e Ignazio Coppola 

Perché non si parla mai dei crimini di Fenestrelle? Parliamo non del piccolo Comune di circa 500 abitanti che fa parte della Città metropolitana di Torino, ma della fortezza che domina la valle. Questo luogo è sempre stato strategico per il controllo del territorio. E proprio per questo motivo divenne sede di una fortezza della quale si sa tanto, ma si dice poco. Perché? Perché al nome di Fenestrelle è legato un eccidio, operato dai Savoia, che la storia italiana deve a tutti i costi negare.

Eppure anche Wikipedia alcune cose le scrive:

“A partire dall’ultimo decennio del Settecento fino al periodo fascista, venne utilizzato non solo come piazzaforte, ma anche come prigione di Stato e bagno penale in modo non continuativo. Oppositori politici sia laici che religiosi di tutti i governi in carica, civili accusati di brigantaggio, militari agli arresti o prigionieri di guerra, vi furono reclusi. Attualmente non esiste una cifra ufficiale e universalmente riconosciuta di coloro che morirono in fortezza nel corso dei secoli. In base ai dati ufficiali desunti dai registri dell’epoca, i decessi dei militari ex borbonici ospitati nella fortezza, dopo il 1861, risultano pochi e per malattia, anche se da parte revisionista si parla di migliaia o addirittura decine di migliaia di decessi avvenuti a causa della prigionia, decessi dei quali non viene fornito alcun nominativo, né fonte o altra documentazione storica atta a comprovare tale tesi” (QUI PER ESTESO, L’ARTICOLO DI WIKIPEDIA).

Infatti, non ci sono nominativi, né “documentazione storica atta a comprovare tale tesi”. Era una prigione di Stato, un bagno penale, a Fenestrelle sono stati reclusi “civili accusati di brigantaggio” (che altro non erano che i contadini meridionali che si ribellavano all’invasione dei piemontesi criminali e assassini): ma dei morti non c’è traccia: hanno fatto sparire tutto!

Tutto scomparso, tutto negato. Tra i negazionisti ricordiamo Juri Bossuto e Luca Costanzo, autori del volume Le Catene dei Savoia, con la prefazione di Alessandro Barbero, autore, a propria volta, del libro I prigionieri dei Savoia – La vera storia della congiura di Fenestrelle. 

A questi scrittori ha replicato Ignazio Coppola con un articolo molto puntuale e molto documentato:

“Bossuto, Costanzo e soprattutto Barbero fanno parte di quella schiera di ricercatori o pseudo-storici – che per fortuna sono sempre di meno – che ancora non intendono arrendersi a quelle evidenze ed a quelle verità nascoste dalla storiografia ufficiale che, in questi ultimi tempi, puntigliosi e documentati storici e ricercatori stanno mettendo in luce. Negare come hanno fatto Barbero, Bossuto e Costanzo nei loro libri che Fenestrelle non fu un vero e proprio lager dove vennero deportati e fatti morire alcune migliaia di prigionieri meridionali è come negare la esistenza di campi di concentramento di Auschwichz e di Dachau dove, 80 anni dopo, nelle camere a gas vennero fatti morire milioni di ebrei”.

E ancora:

“Dal 1861 in poi migliaia e migliaia di ex soldati del disciolto esercito borbonico, di soldati papalini prigionieri, di contadini meridionali che i piemontesi definivano briganti, di prigionieri politici e renitenti di leva, di ex garibaldini dell’impresa di Aspromonte – tra cui alcune centinaia di siciliani – furono deportati nei lager del Centro Nord Italia e, precisamente: a San Maurizio Canavese, Alessandria, Milano, Genova, Bergamo, Bologna, Ascoli Piceno, Livorno, Ancona, Rimini, Fano e nelle isole dell’arcipelago toscano e della Sardegna. In questo universo carcerario del nuovo Stato italiano il lager più importante e più tristemente famoso e temuto fu appunto quello di Fenestrelle, nell’alta Savoia. Fenestrelle, un’antica e inaccessibile fortezza sabauda a circa 150 chilometri da Torino, posta a più di 2 mila metri d’altezza a protezione del confine sabaudo-piemontese, fu dunque, a partire dal 1861, il lager di casa Savoia, la Siberia italiana, in cui non ci si fece scrupolo di deportare, senza soluzione di continuità, appunto ex soldati del disciolto esercito del Regno delle Due Sicilie, papalini, pseudo briganti, prigionieri comuni e politici, donne e uomini di ogni provenienza in una promiscuità degna di peggior causa”.

I documenti sui morti di Fenestrelle sono scomparsi. Ma qualche testimonianza resta: come quella del giornale piemontese L’Armonia:

“La maggior parte dei poveri reclusi sono ignudi, cenciosi, pieni di pidocchi e senza pagliericci. Quel poco di pane nerissimo che si dà per cibo, per una piccola scusa si leva e, se qualcuno parla, è legato per mani e per piedi per più giorni. Vari infelici sono stati attaccati dai piedi e sospesi in aria col capo sotto ed uno si fece morire in questa barbara maniera soffocato dal sangue e molti altri non si trovano più né vivi, né morti. E’ una barbarie signori”.

Se i mafiosi degli anni ’80 del secolo passato ‘squagliavano’ i morti nell’acido, a Fenestrelle i piemontesi avevano sperimentato un metodo altrettanto efficace: sciogliere i morti nella calce viva, per non lasciare tracce. Bravi, no?

Due anni fa lo scrittore e giornalista Pino Aprile commentava così il libro di Bossuto e Costanzo:

“La cosa curiosa è che proprio Bossuto e Costanzo documentano come il forte fosse ‘la Siberia d’Occidente’, tale luogo di tormento e morte che ne morivano persino i carcerieri. Appena vi deportano i soldati borbonici, diventa l’Eden, non muore più nessuno, si mangiava ‘à la carte’ e portavano il caffè a letto ai graditi ospiti, donde l’idea di creare i club Mediterranée. ‘Con i documenti’, ‘dimostrarono’ che i morti furono solo quattro (qualche mese dopo si corressero: una quarantina. Con un po’ di pazienza, si può fare di meglio). Barbero accusò ‘neoborbonici’ e un lotto nutrito di autori, fra cui io, di aver costruito dei falsi (salvo usarne i documenti, come quelli pubblicati da Gigi Di Fiore). Sul ‘Corriere della sera’, a firma Corrado Stajano, ben due pagine di suoi vituperi contro ‘le strumentalizzazioni e le falsificazioni degli assatanati neoborbonici di oggi. E non soltanto le loro’. Minchia: ‘assatanati’! E che Maronn! Naturalmente, la replica, con qualche documento in più di quella sessantina consultati a caso, da Barbero, fra i tremila a disposizione solo a Torino, non fu mai pubblicata”.

“E su ‘La Stampa’ di Torino – prosegue Pino Aprile – Barbero, dalla prima pagina a dilagare nell’interno, rispondeva, disse, a insulti e minacce dei neoborbonici (cliché replicato, pari pari, con il libro su Lombroso non razzista e non nemico dei meridionali, anzi!), senza che si desse possibilità di spiegazione (neoborboni chi? Lo dice lui?) men che mai di replica. Fra gli accusati di falsità c’era Lorenzo Del Boca, per una vita vice-direttore de La Stampa, ma si guardarono bene da offrirgli diritto di replica. Poi, ci fu il pubblico confronto fra Barbero e De Crescenzo; e chiunque può ascoltare su youtube o leggere in ‘Sud. Dalla Borbonia Felix al carcere di Fenestrelle‘, di De Crescenzo, che fine fece il negazionismo su Fenestrelle”.

In un articolo di Civiltà Cattolica riportato nella rubrica ‘Schegge di storia’ de I Nuovi Vespri leggiamo: 

“… Si arrestano da Cialdini soldati napoletani in grande quantità, si stipano ne’ bastimenti peggio che non si farebbe degli animali, e poi si mandano in Genova. Trovandomi testè in quella città ho dovuto assistere ad uno di que’ spettacoli che lacerano l’anima. Ho visto giungere bastimenti carichi di quegli infelici, laceri, affamati, piangenti; e sbarcati vennero distesi sulla pubblica strada come cosa da mercato. Alcune centinaia ne furono mandati e chiusi nelle carceri di Fenestrelle: un ottomila di questi antichi soldati Napoletani vennero concentrati nel campo di S. Maurizio”.

Chiudiamo con un passaggio su una puntata di Voyager di Sandro Giacobbo del dicembre di due anni fa sulla RAI. Nella quale, neanche a dirlo, l’argomento è stato trattato in modo un po’ alla lontana…

Immediata è stata la replica dell’Associazione nazionale neoborbonica ‘L’orgoglio di essere meridionali’, che scrive:

“FENESTRELLE: LA RAI OFFENDE LA NOSTRA MEMORIA STORICA, I SOLDATI DELLE DUE SICILIE (E LA LOGICA!).

Durante la puntata di Voyager dedicata alla fortezza di Fenestrelle (Rai Due 18/12/17 in prima serata) alcune affermazioni hanno offeso memoria, verità e logica.

‘Documenti ritrovati negli archivi sabaudi’ avrebbero dimostrato, secondo la fantasiosa ricostruzione della Rai, che ‘centinaia, migliaia di soldati borbonici’ non furono trattati male e non soffrirono freddo e punizioni ma furono portati lì per essere ‘rifocillati e addestrati e per entrare nell’esercito italiano e… mangiarono anche bene!’.

Un luogo, in sintesi, definito addirittura ‘fantastico’. Abbiamo inviato alla redazione e a Roberto Giacobbo qualche domanda.

1) In quale documento risulta la trasformazione di Fenestrelle da ‘carcere durissimo’ (lo ha detto la vostra stessa trasmissione a proposito della trasformazione napoleonica da fortezza a prigione) ad albergo e ristorante per ‘rifocillare’ e far ‘mangiare bene’ gli ‘ospiti’?
2) Quale logica può sostenere la tesi secondo la quale Fenestrelle, sede del corpo ‘punitivo’ dei Cacciatori Franchi, a circa 2000 metri e ritenuto storicamente e letterariamente un luogo terribile, un luogo di ‘addestramento’ militare?
3) Quale tragicomica lettura vi ha spinti a pensare che quello potesse essere un luogo per ‘rifocillare’ i soldati borbonici dopo averli deportati a migliaia di chilometri dalle loro case e dopo marce di centinaia di chilometri a piedi magari con le divise estive in un carcere magari senza i vetri alle finestre, dove erano in uso ‘catene, rasatura, catene da 6 a 18 maglie, bastonature e banchi di rigore’ e con una percentuale di mortalità intorno al 19% in condizioni ordinarie?
4) Se la vostra fonte è Alessandro Barbero, potete chiedergli come mai da oltre due anni non risponde alle domande in gran parte ‘archivistiche’ (allegate) che gli ha posto il sottoscritto sia in un libro che in un pubblico confronto?
5) Prima di affrontate temi così delicati e complessi, non sarebbe il caso di documentarsi meglio evitando di offendere la memoria storica e quanti la amano (e che, a centinaia, in queste ore ci/vi stanno scrivendo indignati)?
A disposizione per (altre) fonti e chiarimenti.
Prof. Gennaro De Crescenzo”.

E ancora:

“VOYAGER RINGRAZIA I TANTI CHE HANNO COMMENTATO (E PROTESTATO) e promette di intervenire in maniera più articolata sul tema: gli abbiamo inviato copia del nostro libro di Gennaro De Crescenzo ‘IL SUD DALLA BORBONIA FELIX AL CARCERE DI FENESTRELLE’ con ricerche e documenti che dimostrano l’inconsistenza delle tesi di Barbero (e di Voyager).

I neoborbonici aggiungono:

“FENESTRELLE E LE FONTI ARCHIVISTICHE: LE DOMANDE A CUI BARBERO NON HA (MAI) RISPOSTO

1) E’ vero che ha dichiarato chiusa la questione dei soldati delle Due Sicilie consultando solo 65 unità archivistiche delle 2773 presenti sul tema solo all’Archivio di Torino?
2) E’ vero che ha consultato solo i documenti dell’Archivio di Torino e, in tutto, 1 mazzo all’Archivio di Alessandria, una decina a Roma e 1 a Pinerolo?
3) E’ vero che ha consultato i documenti solo tra il 1860 (in parte) e il 1862 (in parte)?
4) E’ vero che negli archivi anche molto più recenti gran parte dei documenti che si ricercano non si trovano più?
5) E’ vero che a Fenestrelle erano in uso “catene, rasatura, catene da 6 a 18 maglie, bastonature e banchi di rigore”?
6) E’ vero che tra il 1860 e gli anni successivi furono portate a Fenestrelle diverse migliaia di soldati meridionali (“oltre 40.000″ per il museo dei Carabinieri di Roma)?
7) E’ vero che furono deportati al Nord (a Fenestrelle e altrove) non meno di 60.000 soldati meridionali, che nella stragrande maggioranza dei casi non vollero “passare al nemico” e che la percentuale di morti nelle carceri del Piemonte in quegli anni era del 20%?
Quando si trattano argomenti così delicati e complessi bisognerebbe essere prudenti e obiettivi.
RISPETTO PER LA NOSTRA MEMORIA STORICA!”.

QUI PER ESTESO L’ARTICOLO DEI NEOBORBONICI 

Fenestrelle: Voyager nega la strage di soldati borbonici. Poi ci ripensa…  

Foto tratta da dronestagr.am

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