La Sicilia sommersa dal grano duro canadese: non meno di quattro navi da Natale ad oggi. Cosa fare/ MATTINALE 474

18 gennaio 2021
  • Prezzo del grano duro siciliano in picchiata causa arrivo di grano estero 
  • Il CETA sta aiutando il Canada a esportare più grano in Europa
  • “… le navi dal Canada non hanno smesso mai di sbarcare grano nei porti italiani”
  • Attenzione alla pasta, il pane, se ci riusciamo, prepariamolo in casa

Prezzo del grano duro siciliano in picchiata causa arrivo di grano estero 

Da Natale ad oggi, in Sicilia, sono arrivate non meno di quattro navi cariche di grano duro estero, per lo più canadese. Non è stato facile arrivare a questa conclusione, dal momento che, su tale argomento, non esistono informazioni ufficiali. Da due settimane cerchiamo di capire cosa sta succedendo nel mondo del grano duro della nostra Isola. Per la cronaca, non abbiamo avuto a disposizione altro mezzo che cercare notizie a destra e a manca con il telefono e con la rete. Così abbiamo appurato che il prezzo del grano duro siciliano è sceso a 24-25 euro al quintale. Per carità: non è mai andato oltre i 27-28 euro al quintale. Ma oggi è di nuovo in ‘picchiata’. E’ evidente che è arrivato grano estero. Alla fine, tra una telefonata e l’altra, abbiamo ‘naschiato’ che la Sicilia, da Natale ad oggi, è stata letteralmente sommersa dal grano duro estero, “grano canadese di ottima qualità”, ci ha detto un nostro amico commerciante non senza ironia. Come ci ha confermato ieri nella nostra inchiesta sullo stato dell’agricoltura in Sicilia il Movimento Terra è Vita, il prezzo del grano duro siciliano si prospetta al ribasso.

Il CETA sta aiutando il Canada a esportare più grano in Europa

In questo momento, in Sicilia, a quanto ci hanno raccontato, siamo sommersi da grano duro estero. La formula “grano canadese di ottima qualità” fa un po’ sorridere, anche perché è stato già provato che in Canada il glifosato continua ad essere utilizzato. Un’altra notizia ufficiale è che il CETA – l’accordo commerciale tra Unione europea e Canada che non è stato ancora ratificato da tutti i Parlamenti dei 27 Paesi Ue e che viene applicato lo stesso dal Settembre del 2017 (nell’Unione europea i Paesi che violano leggi e regolamenti europei vengono multati, mentre la Commissione europea e, in generale, l’Unione europea, può violare le legge e nessuno dice nulla!) – che non avrebbe dovuto influire sul grano duro e tenero, ha invece incrementato l’importazione di grano dal Canada.

“… le navi dal Canada non hanno smesso mai di sbarcare grano nei porti italiani”

E i controlli? Non se ne deve nemmeno parlare! In un articolo pubblicato da il Salvagente nel Settembre dello scorso anno leggiamo: “Ma i porti italiani, pur volendo, possono fare le analisi sul glifosato? Chiamato in audizione dalla Commissione Agricoltura del Senato, Stefano Vaccari capo dipartimento dell’Icqrf, la Repressione frodi del Ministero delle Politiche agricole, il 13 Maggio scorso ha precisato: ‘Abbiamo continuato durante l’emergenza Covid-19 a effettuare i controlli anche se con squadre ridotte e abbiamo l’elenco delle navi ispezionate. Icqrf non è accreditato per compiere le analisi sul glifosato. Per questo i campioni vengono inviati al dipartimento di Veterinaria dell’Università di Milano, con la quale collaboriamo da anni, per l’accreditamento’. Un limite di intervento davvero vistoso al quale forse si rimedierà alla fine dell’anno. ‘Per essere completamente autonomi nelle analisi – ha aggiunto Vaccari – alla fine dell’anno arriverà un costosissimo macchinario Orbitrap, specifico per il glifosato, che abbiamo acquistato’. Speriamo che le istituzioni a tutela della sicurezza alimentare vengano messe presto nelle condizioni di poter operare efficacemente visto che le navi dal Canada non hanno smesso mai di sbarcare grano nei porti italiani“.

Attenzione alla pasta, il pane, se ci riusciamo, prepariamolo in casa

In Sicilia, di queste navi partite dal Canada che “non hanno mai smesso di sbarcare grano nei porti italiani”, da Natale scorso ad oggi, come già ricordato, ne sono arrivate non meno di quattro. Che fare? Non ci possiamo difendere. Nel Novembre dello scorso anno abbiamo appurato che sette marche italiane utilizzano grano contenente glifosato. E che in Canada il grano viene raccolto anche mentre nevica (e in questo caso al problema del glifosato di aggiunge quello legato all’eventuale presenza di micotossine). E abbiamo anche appurato che, nonostante i sotterfugi messi in atto, il Canada non ha eliminato il glifosato dal grano che coltiva nelle aree fredde e umide. E allora che dobbiamo fare? Non abbiamo molte strade. Gli agricoltori siciliani si dovrebbero organizzare per vendere il proprio grano: cosa non facile per chi ne coltiva grandi quantità. I consumatori si possono organizzare per acquistare pasta e pane solo presso negozi di fiducia. Per la pasta oggi l’offerta è ampia, per il pane la scenario è un po’ più complicato. A meno che – già tanti siciliani hanno optato per questa strada – non si decida di preparare il pane in casa, come si faceva una volta acquistando la farina di grano siciliano. Altri rimedi non ce ne sono, perché alla politica siciliana, di questo problema, non gliene può fregare di meno!

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