Il ritorno delle trivelle in mare, Ignazio Corrao e Angelo Bonelli chiamano in causa i Ministri grillini Patuanelli e Costa

25 dicembre 2020

Il ritorno delle trivelle nel Mediterraneo e nell’Adriatico? Sembrerebbe proprio di sì. L’eurodeputato Ignazio Corrao e il leader nazionale dei Verdi Angelo Bonelli chiamano in causa i Ministri targati Movimento 5 Stelle, Stefano Patuanelli (Sviluppo economico) e Sergio Costa (Ambiente). Anche su tale materia i grillini sembrano aver sposato le tesi di PD e renziani. Il silenzio assordante dei parlamentari regionali grillini  

Non sappiamo cosa stiano combinando nel mare della Sicilia i petrolieri. Ma sappiamo che i nostri dubbi che abbiamo messo nero su bianco lo scorso 23 Dicembre non sono campati in aria. Anche perché, neanche a farlo apposta, l’indomani – ieri 24 Dicembre – quella che il giorno prima era un’indiscrezione si è materializzata come notizia: il via libera del Decreto Milleproroghe al ritorno delle trivelle.

Sempre ieri è arrivato un comunicato dell’eurodeputato eletto in Sicilia e Sardegna, Ignazio Corrao, che ha chiamato in causa due Ministri grillini: il titolare del Ministero dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, e il Ministro dell’Ambiente, Sergio Costa.

Scrive Ignazio Corrao a proposito del mancato stop alla ricerca e coltivazione di idrocarburi su tutto il territorio nazionale previsto dalla bozza del decreto Milleproroghe:

“Vorrei invitare il ministro Costa e il ministro Patuanelli a ripensarci e bloccare immediatamente le nuove ricerche di petrolio e gas in tutta Italia. Rischiano di essere ricordati come i responsabili del ritorno delle trivelle nel Mediterraneo. I ministri Costa e Patuanelli – spiega Corrao – potrebbero essere purtroppo gli artefici del ritorno delle trivelle in Sicilia e nel Mediterraneo perché non avrebbero adempiuto a quanto previsto dall’art.11 ter del DL 135/2019 facendo scadere i termini della moratoria non avendo approvato il Piano previsto dalla legge da loro stessi approvata”.

“Da indiscrezioni interne parrebbe – spiega Corrao – che la questione potrebbe essere recuperata con un documento successivo, ma mettere una pezza non basta. Il governo italiano non deve respingere la norma sull’abbandono delle trivellazioni, anche per rispettare gli impegni con l’Europa che ha varato il Green Deal e deciso di impegnare ben il 37% dei fondi del Next Generation UE a favore dell’economia green”.

A questo punto arriva il ‘siluro’ di Corrao:

“Vorrei evitare di pensare ad una correlazione tra la conferma di Descalzi al vertice di Eni e il ritorno delle trivelle nel Mediterraneo. Non è una questione di programma o di ideologie. Le fonti fossili hanno provocato nei nostri territori solo desertificazione economica e disastro ambientale. Mentre i petrolieri si sfregavano le mani, i cittadini hanno iniziato a fare i conti con le conseguenze sia in termini di salute che in termini economici. La lotta contro le trivellazioni è una battaglia di civiltà su cui, davanti agli elettori, si era impegnato anche il loro partito. Costa e Patuanelli rispettino la parola data ai cittadini e non siano complici di questo ulteriore scempio”.

Veramente incredibili, i rappresentanti del Movimento 5 Stelle, soggetto politico dal quale Corrao si è chiamato fuori. Non è la prima volta, da quando sono andati al Governo dell’Italia, che i grillini si rimangiano gli impegni con gli elettori. Ma questa è veramente una cosa enorme!

E non possiamo fare a meno di non segnalare il silenzio assordante dei parlamentari regionali del Movimento 5 Stelle: come mai non sono intervenuti? La pensano come i Ministri Patuanelli e Costa, non a caso ministri in quota Movimento 5 Stelle?

Sulla vicenda interviene anche il coordinatore nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli:

“I responsabili del ritorno alle trivellazioni sono i Ministri Costa e Patuanelli che non hanno adempiuto a quanto previsto dall’art.11 ter del DL 135/2019 facendo scadere i termini della moratoria non avendo approvato il Piano previsto dalla legge da loro stessi approvata”.

Anche i Verdi, insomma, chiamano in causa i due Ministri grillini.

“In questa maniera – scrive ancora Bonelli – si rischia di autorizzare nuove trivellazioni nel Mare Adriatico e nel Mare di Sicilia: una scelta antitetica e criminale rispetto alla necessità di abbandonare le fonti fossili per affrontare la crisi climatica, come anche il Parlamento ha dichiarato di voler fare approvando la mozione del 12 dicembre 2019. La legge prevedeva che la moratoria di 24 mesi sulle autorizzazioni alla ricerca di idrocarburi dovesse essere finalizzata alla redazione del Piano delle aree idonee da realizzare entro 18 mesi dalla pubblicazione in GU della legge. Anche perché senza l’adozione, entro i termini di legge, di uno specifico piano, i procedimenti e le istanze di permesso riprendono efficacia entro 24 mesi, cioè a partire dal febbraio 2021“.

Davvero ‘grandiosi’, gli esponenti del Governo nazionale ‘di sinistra’ di PD, Movimento 5 Stelle e renziani: a febbraio, muto tu e muto io, le trivelle torneranno a scorrazzare nei mari italiani! Non sappiamo quale sia la situazione nell’Adriatico, ma nel Mediterraneo – come ha spiegato lo scienziato Domenico ‘Mimmo’ Macaluso – le trivelle potrebbero provocare danni enormi, compresi terremoti e maremoti!  

“Nei mari italiani – dice sempre il leader nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli –  ci sono ancora numerosi relitti di piattaforme non produttive da smantellare, almeno 34 solo nel Mar Adriatico. Queste, insieme alle servitù petrolifere, mettono a rischio l’ambiente e i settori economici che vivono delle risorse naturali, già pesantemente penalizzate dalla pandemia. Ricordiamo che proprio il settore dell’estrazione di fonti fossili, in Italia, sopravvive artificiosamente solo grazie ai numerosi Sussidi Ambientamente Dannosi. Tra l’altro, ci domandiamo dove siano finite le prese di posizione del M5S che, quando si parlava di trivellare le isole Tremiti, urlavano ‘Giù le mani dal nostro mare’. Per questo chiediamo al Governo di non respingere la norma sull’abbandono delle trivellazioni, anche per rispettare gli impegni con l’Europa che ha varato il Green Deal e deciso di impegnare ben il 37% dei fondi del Next Generation UE a favore dell’economia green”.

 

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