Grano duro: crolla la produzione in Puglia. I prezzi dovrebbero salire, ma…

18 giugno 2020

… ma c’è la solita storia del grano estero che arriva con le navi. Raffaele Carrabba della Cia Puglia: “Vigileremo sul rischio di importazioni selvagge e relative speculazioni dietro l’angolo, in un mercato fortemente condizionato anche dall’emergenza Covid, nonostante la filiera abbia retto bene”

Ieri abbiamo illustrato, per grandi linee, l’andamento della produzione di grano duro in Sicilia. O meglio, le previsioni, dal momento che la raccolta del grano nella nostra Isola – la mietritrebbiatura – è in corso. La riduzione della produzione c’è, provocata dalla siccità. Ma non c’è un calo drastico della produzione di grano. Diverso il discorso in Puglia – che è la prima Regione italiana per la produzione di grano duro (al secondo posto c’è la Sicilia) – dove, invece, la riduzione della produzione di grano duro, in alcune aree, sfiora il 60!

Sul giornale on line AgroNotizie leggiamo una dichiarazione di Michele Ferrandino, presidente della Cia agricoltori italiani di Foggia:

“Siamo costretti, nostro malgrado, a rivedere le stime persino ottimistiche della vigilia della trebbiatura. Avevamo ipotizzato, prudenzialmente, un calo della produzione di grano duro del 20-30%. Ma a quanto pare potrebbe crollare fino a oltre il 60% in alcune aree della provincia di Foggia”.

AgroNotizie fa il punto della situazione su alcune aree pugliesi particolarmente vocate per la produzione di grano duro: Lucera, Troia, Manfredonia, San Severo e alcune zone del Tavoliere. In queste aree, leggiamo sempre sul giornale on line, “le rese per ettaro sono inferiori alle medie zonali di oltre il 30 – 40% e con picchi del 60% e più”.

Perché questo sensibile calo della produzione? Due le motivazioni: la siccità (che ha colpito anche la Sicilia) e le gelate di fine Marzo.

Leggiamo ancora su AgriNotizie:

“Come era prevedibile – spiegano a Cia Capitanata – il grande freddo ha danneggiato alcuni raccolti, nella fase antecedente la spigatura. La produzione risente fortemente dei cambiamenti climatici. A macchia di leopardo, a seconda delle zone, si potrebbero registrare vertiginosi cali. Sapevamo che la scarsità di piogge avrebbe inciso pesantemente sulla resa quantitativa, ma speravamo che i numeri non fossero così sconfortanti – continua il presidente Ferrandino -. Non va trascurato, inoltre, che assieme alle calamità quest’anno si è aggiunta la pandemia che ha determinato un aggravio di spese per le aziende, a cominciare dall’applicazione del protocollo di salute e sicurezza sul lavoro in agricoltura. È un fattore che non può non essere tenuto debitamente in considerazione”.

Che cosa c’è da aspettarsi? Ancora AgriNotizie:

“Considerato che le scorte a livello mondiale si stanno riducendo e in ragione della produzione ridimensionata, ci aspettiamo che i prezzi siano remunerativi per i produttori – aggiunge il presidente regionale Cia Puglia Raffaele Carrabba -. Vigileremo sul rischio di importazioni selvagge e relative speculazioni dietro l’angolo, in un mercato fortemente condizionato anche dall’emergenza Covid, nonostante la filiera abbia retto bene”.

In realtà, il “rischio” di importazioni di grano estero in Puglia e in Sicilia è un fatto ormai assodato. E’ di qualche settimana fa la denuncia del senatore della Basilicata, Saverio De Bonis, presidente di GranoSalus:

“Con la scusa del Coronavirus in Italia 2 milioni di quintali di grano con le navi senza controlli”.

Navi cariche di grano arrivate per l’80% circa in Puglia e per il 20% circa in Sicilia.

Ultima domanda, per ora senza risposta: che succederà, visto che, nel mondo, c’è una riduzione della produzione di grano?

Ricordiamo che la riduzione della produzione del grano nel mondo è stata anticipata dal ricercatore del CNR, Mario Pagliaro:

“La produzione di grano nel mondo si ridurrà e ci sarà la corsa alle requisizioni”. 

 

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