Il Coronavirus metterà in ginocchio l’Unione europea. E sull’euro e sull’Italia…

10 marzo 2020

“… il sistema economico folle imperniato, ormai da decenni, sul liberismo frenato ha creato, nel cosiddetto Occidente industrializzato, una pericolosissima interdipendenza tra gli Stati e una concentrazione di ricchezza in poche mani: due condizioni che rischiano di provocare un grande crollo che il Coronavirus sta solo accelerando” 

di Economicus 

Il direttore de I Nuovi Vespri – sopravvalutandomi – mi ha chiesto un commento sui danni del Coronavirus all’economia. Confesso che lo faccio di malavoglia, per via del mio pessimismo. Penso, infatti, che quello che sta succedendo nel mondo avrà effetti assai pesanti. Non credo di esagerare se scrivo che andremo ben oltre la recessione, ovvero verso una grande depressione economica globale.

Perché scrivo questo? Perché il sistema economico folle imperniato, ormai da decenni, sul liberismo frenato ha creato, nel cosiddetto Occidente industrializzato, una pericolosissima interdipendenza tra gli Stati e una concentrazione di ricchezza in poche mani: due condizioni che rischiano di provocare un grande crollo che il Coronavirus sta solo accelerando. 

Vi anticipo subito la mia tesi di fondo: il Paese che uscirà rafforzato da questa crisi sarà la Cina, mentre il mondo del capitalismo classico oggi, come già ricordato, ultraliberista ne uscirà a pezzi. L’Unione europea ne uscirà molto indebolita e non è da escludere che dovrà essere rivisto il sistema euro, cioè la moneta unica europea.

Ma andiamo per ordine.

Molte realtà del mondo occidentale, condizionati, se non controllati, dalle demenziali multinazionali, hanno dismesso interi comparti produttivi e oggi dipendono dalle importazioni. Così, se il flusso di merci si interrompe è caos.

Il Coronavirus ha, di fatto, bloccato la libera circolazione delle persone e sta riducendo anche la libera circolazione delle merci.

Questo succede mentre in tanti Paesi del mondo, sempre a causa del virus, si vanno piano piano bloccando alcuni settori della produzione e, in alcuni casi, anche i servizi. Trasporti e turismo, ad esempio, subiranno un crollo verticale.

C’è anche un problema che riguarda l’agricoltura, se è vero che molti Paesi, anche economicamente sviluppati, sul fronte alimentare, almeno per alcuni prodotti, dipendono ormai dalle importazioni. Una follia!

Ora, non c’è bisogno di essere economisti e storici per sapere che un Paese non deve mai perdere la propria sovranità alimentare. Perché questo espone le comunità a grandi rischi.

In altre parole, se tutta l’economia si basa sulla libera circolazione delle persone e delle merci e alcuni Paesi hanno deciso, o magari sono stati costretti a non coltivare più determinati prodotti agricoli, ebbene, se dovesse succede qualcosa – e qualcosa di grave, purtroppo, sta succedendo – sarebbero guai!

Faccio un esempio concreto. Se le produzioni di grano duro estere fossero riuscite a determinare la fine della coltivazione del grano duro in Italia – con riferimento soprattutto al grano duro del Sud – un’eventuale crisi produttiva del grano duro condannerebbe l’Italia a dipendere dagli speculatori e, in condizioni di gravi rischi di produzione, a restare senza grano duro!

Abbiamo citato l’esempio del grano duro. Ma lo stesso discorso si applica al grano tenero, al pomodoro e all’ortofrutta.

Ma questo è un problema in prospettiva. Oggi l’emergenza è un’altra. Proviamo a descriverla per grandi linee.

Il Governo Conte bis – forse uno dei peggiori nella storia della Repubblica italiana – ha approntato un piano di 7 miliardi di euro, che forse diventeranno 10, 12, 15 miliardi di euro per affrontare l’emergenza economica provocata dal Coronavirus.

E’ una cifra ridicola rispetto a quello che è già successo e a quello che succederà nelle prossime settimane e nei prossimi mesi all’economia italiana.

Già il solo settore turistico – che in Italia è centrale – avrà perdite che sfioreranno i 40 miliardi di euro. A questo vanno aggiunti gli altri settori economici: l’industria, i servizi e, non certo ultima, l’agricoltura, comparto flagellato ora dalle inondazioni, ora dalla siccità.

Una stima sintetica ci dice che i danni potrebbero superare, e non di poco, i 100 miliardi di euro. Tutti da prendere in ‘prestito’?

Ma in Italia le tragedie sono tre.

La prima è la già citata crisi economica, che sarà pesantissima.

La seconda è la gestione di questa crisi, da parte dell’attuale Governo italiano, che già dalle prime battute si annuncia sbagliata.

La terza tragedia è la carenza di informazione sull’economia che caratterizza l’Italia di oggi: tragedia, questa, strettamente connessa alla seconda, cioè alla gestione della crisi da parte di un Governo italiano fragile, confuso ed incerto su tutto.

I ‘numeri’ della crisi li abbiamo già bene o male descritti (anche se al ribasso).

La seconda tragedia è la più grave. E si lega agli ‘avvoltoi’ che oggi gestiscono l’Unione europea. Il Governo Conte bis, come già accennato, ha già stanziato non abbiamo ancora capito se 7, 10 o 15 miliardi di euro.

Quello che agli italiani non viene spiegato è che questi soldi non li sta finanziando l’Unione europea: sono soldi che l’Italia sta prendendo a prestito dai soliti ‘strozzini’ d’Europa: soldi che gli italiani dovranno restituire con gli interessi!

E qui arriviamo alla terza tragedia, o meglio, all’incrocio tra la seconda e la terza tragedia: da una parte il Governo Conte bis che non dice a chiare lettere agli italiani che verranno ulteriormente indebitati; dall’altra parte l’informazione italiana che – tranne qualche raro caso – non glielo chiede. 

L’Italia ha già pagato quasi 4 mila miliardi di interessi sul debito pubblico. E si ritrova con un debito pubblico pari a poco più di 2 mila e 400 miliardi di euro. Pensate un po’: con tutti i sacrifici che sono stati imposti agli italiani dal 2011 ad oggi, il debito pubblico italiano è passato dai mille e 800 miliardi di euro circa del 2011 ai 2 mila e 400!

E’ chiaro che siamo davanti a un meccanismo truffaldino creato per impoverire l’Italia. La cosa incredibile dell’Italia – e il mio è un giudizio pacato, espresso da una persona che ha lasciato l’Italia, anzi la Sicilia negli anni ’60 del secolo passato – è l’assenza di informazione su un fatto così importante e grave.

Nel Regno Unito – Paese nel quale vivo da quasi cinquant’anni – una cosa del genere non potrebbe avvenire!

Sempre da esterno ho avuto modo di osservare la reazione – anzi, la mancanza di reazione – alle politiche economiche sbagliate della Banca Centrale Europea a gestione Mario Draghi. In Italia la gente era soddisfatta che la BCE acquistava i titoli di Stato italiani.

Ma la BCE i soldi li rivorrà indietro con gli interessi! L’Italia, senza spiegarlo ai cittadini, è entrata a far parte del sistema euro accettando di finanziare le proprie spese indebitandosi!

Lo sapete perché l’Italia, oggi, si ritrova con un sistema sanitario a pezzi? Perché, per pagare ogni anno gli interessi sul debito pubblico – da 80 a 90 miliardi di euro all’anno – ha tolto un sacco di soldi alla sanità pubblica!

I tagli alla sanità pubblica italiana – così ho letto sui giornali italiani – ammonterebbero a 37-38 miliardi di euro. E’ un dato calcolato in difetto. In questo calcolo, infatti, non sono entrati due ‘capolavori’ del finto sindacalismo italiano: il blocco degli stipendi dei medici pubblici per oltre dieci anni e il pesantissimo ridimensionamento delle piante organiche degli ospedali pubblici italiani. 

Due fatti gravissimi – il blocco degli stipendi dei medici pubblici e il ridimensionamento degli stessi medici negli ospedali pubblici – che, lo ribadisco, sono stati tollerati dai sindacati degli stessi medici!

Va da sé che a pagare il prezzo più alto, in Italia, è stato il Sud: non solo nel Centro Nord i tagli alla sanità sono stati di minore entità, ma lo stesso Centro Nord ha potenziato la sanità privata, mentre il Sud Italia, nella sanità pubblica, ha visto solo tagli! 

Oggi l’Italia è in emergenza Coronavirus sia perché la malattia è pericolosa (anche se non manca qualche voce discordante), sia perché i tagli effettuati alla sanità italiana non consentono agli ospedali italiani attuali di affrontare questa emergenza. Mancano i posti letto, mancano i reparti di terapia intensiva, mancano i medici, mancano gli infermieri, manca tutto…

E che cosa sta facendo l’Unione europea per l’Italia in grande affanno per il Coronavirus? Gli offre un prestito… Che è come offrire la corda per impiccarsi a un umo che sta annegando: liberi di scegliere (giuro che non sto pensando a Milton Friedman…). E, magari, tra qualche giorno l’Italia approverà anche il MES per aiutare la Germania, che ne ha molto bisogno: altra vicenda assente nel mondo dell’informazione italiano, a parte qualche rara eccezione.

Vi ricordate quando nell’Ottobre dello scorso anno ho scritto che Trump e Erdogan avrebbero utilizzato i circa 4 milioni di migranti o profughi per incasinare la Germania? Il direttore de I Nuovi Vespri era perplesso. Mi ha anche scritto che ero un visionario. Ma, a quanto dicono i fatti di questi giorni, la mia visione era giusta. O no?

Sì, è vero, la Germania della signora Merkel è riuscita a convincere la Turchia (chissà come ha fatto…) a dirottare il flusso dei migranti verso la Grecia. I greci stanno provando a contenere la pressione dei migranti sul proprio confine. Fino a quando i militari greci dovranno contenere alcune migliaia di migranti magari ci riusciranno. Ma se il flusso si ingrosserà che succederà?

Ecco perché non volevo scrivere questo articolo. Perché penso che l’Europa dei ‘briganti’ dell’euro questa volta, tra Coronavirus e 4 milioni di migranti alle porte orientali è messa proprio male, male, male…

P.s.

Queste parole le ho inviate stamattina. Ho letto l’articolo di Mario Pagliaro sull’IRI che ho trovato molto interessante. Mi ha colpito, in particolare, la seguente frase:

“Si vedrà nei prossimi mesi se la fine della seconda globalizzazione porterà alla fine dell’esperimento della moneta comune europea…”. 

Ecco una persona che ha la vista lunga.    

 

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