Rifiuti: che succede in Sicilia e Sardegna? Che fine fanno i fanghi del Decreto Genova? E a Palermo…

22 dicembre 2019

Un articolo di ‘Sardinia post’ accende i riflettori sui rifiuti del Lazio – e in particolare di Roma – che potrebbero essere sbolognati in Sardegna. L’interrogativo sui fanghi industriali del Decreto Genova: che fine fanno? Il caos di Palermo, dove l’amministrazione comunale continua a mostrare la propria inadeguatezza 

I rifiuti industriali e urbani da scaricare dove capita? Le notizie non sono precise, soprattutto per i rifiuti industriali. Ma il caos c’è e non è un caso che il Governo della Sardegna ha già messo le mani avanti:

“In Sardegna non arriveranno i rifiuti provenienti da altre regioni”, ha fatto sapere in queste ore il presidente della Regione Sardegna, Christian Solinas.

Problemi ci sono pure a Palermo, dove l’amministrazione comunale è in tilt: discarica cittadina satura e rifiuti inviati in altre discariche della Sicilia in un quadro di totale incertezza: non si sa per quanto tempo il capoluogo della Sicilia dovrà andare avanti sbolognando i propri rifiuti ad altre città dell’Isola (perché di questo, alla fine, si tratta) e non si sa con quali soldi il Comune dovrà pagare per trasferire i rifiuti fuori dalla città.

Ma andiamo con ordine. Cominciamo dalla Sardegna. Leggiamo sul quotidiano sardo Sardinia post il seguente titolo:

L’Isola chiude la porta ai rifiuti ‘esterni’. Solinas: “Diremo no a ogni richiesta”

“La posizione del governatore, Christian Solinas – leggiamo nell’articolo di Sardinia post – è netta e non lascia nessun margine di trattativa. Dunque, l’Isola rifiuterà qualsiasi coinvolgimento nell’accoglienza e nello smaltimento di rifiuti urbani che arrivano da altre zone della Penisola, nemmeno se ci fosse uno stato di emergenza”.

“In Sardegna – si legge in una nota del Governo sardo – gli impianti autorizzati per il trattamento dei rifiuti urbani non compostati e non differenziati hanno una potenzialità limitata alle esigenze del bacino territoriale sardo”.

“Dunque – prosegue l’articolo – non sono disponibili volumetrie che vadano oltre il fabbisogno isolano e i rapporti sulla gestione dei rifiuti urbani di Ispra e Arpa Sardegna non consentono di dar corso alla richiesta di accordo per alcun tipo di rifiuto”.

Nel leggere questo articolo siamo rimasti un po’ perplessi. Già da tempo Lazio, Campania e Puglia ‘esportano’ i propri rifiuti. Ma non nelle Regioni che li rifiutano – è il caso della Sardegna – ma in luoghi che con la gestione dei rifiuti ci guadagnano (leggere termovalorizzatori).

Su Roma, però, le notizie sono un po’ altalenanti. Qualche giorno fa sempre Sardinia post scriveva:

“‘Da gennaio parte della montagna di rifiuti prodotti a Roma potrebbe arrivare in Sardegna per essere conferita nella discarica sassarese di Scala Erre’. A sollevare l’allarme è la capogruppo in Consiglio regionale del Movimento Cinque stelle, Desirè Manca, con un’interrogazione firmata anche dai colleghi Roberto Li Gioi, Michele Ciusa e Alessandro Solinas. Chiedono al presidente della Regione, Christian Solinas, un immediato intervento per evitare che ‘il Nord Sardegna debba essere nuovamente destinato ad accogliere valanghe di rifiuti prodotti altrove’. Secondo la consigliera del M5s, il pericolo deriverebbe dal fatto che ‘dal 15 gennaio la discarica di Colleferro, a Roma, chiuderà’ e che ‘Ama, l’Azienda municipalizzata per lo smaltimento dei rifiuti, ha annunciato che la Capitale entrerà in emergenza sanitaria’. Diverse le ipotesi per la gestione dell’emergenza, ‘e tra queste ci sarebbe la possibilità che venga accolta la richiesta che Ama ha fatto alla Regione Lazio per sottoscrivere un accordo urgente con la Sardegna per l’invio della spazzatura a Scala Erre. Quello dei rifiuti è un tema caldissimo e merita risposte immediate, perciò non abbasseremo la guardia’”.

In questa storia c’è anche da capire che fine stanno facendo i fanghi di depurazione del Centro Nord Italia. Lo ricordiamo perché, nel Decreto Genova, ai tempi del Governo nazionale tra grillini e leghisti, è stato previsto lo smaltimento di questi fanghi – pieni di sostanze inquinanti – nei terreni agricoli!

Noi di questa incredibile storia che – lo ribadiamo – porta la firma del Governo di grillini e leghisti – ci siamo occupati in questo articolo. 

Ci piacerebbe sapere, visto che la confusione sui rifiuti è tanta, che fine stanno facendo questi fanghi. E siccome Sardegna e Sicilia sono già inquinate, beh, sarebbe bene che gli amministratori di queste due Regioni tengano gli occhi bene aperti.

I problemi della Sardegna li potete leggere in questo articolo.

In Sicilia ci sono zone altamente inquinate: l’area industriale di Siracusa (Priolo, Melilli e Augusta dove un sacerdote – don Palmiro Prisutto, già da qualche anno, ricorda i malati e i morti durante la Santa Messa). E, ancora, la provincia di Messina – con riferimento alla Valle del Mela, area già molto inquinata – dove è stato tentato ripetutamente di trasformare una vecchia centrale in un impianto per l’incenerimento dei rifiuti.

Ma quello che preoccupa, in Sicilia, è il passato, se è vero che le discariche dove sotterrare rifiuti non siciliani non sono certo mancate: emblematico il caso della discarica di Camastra, in provincia di Agrigento, dove ne sono successe di cotte e di crude!

Ma il vero caos, in queste ore, in Sicilia, è a Palermo. Dove l’amministrazione comunale non sa cosa fare. Come già ricordato, già da qualche mese la discarica cittadina di Bellolampo è satura. Il Comune, non senza fatica, è riuscito a ‘esportare’ i rifiuti in altri Comuni. Ma tutto questo ha un costo e il Comune di Palermo – come quasi tutti i Comuni della Sicilia – è in crisi finanziaria, se è vero che dal prossimo Gennaio tanti Comuni dell’Isola non saranno più in grado di assicurare i servizi ai cittadini, come ha denunciato il vice presidente dell’ANCI Sicilia, Paolo Amenta. 

La Regione siciliana, i Comuni e le Province pagano a causa dei tagli finanziari operati tra il 2014 e il 2016 dal Governo Renzi: tagli confermati dal Governo Gentiloni e dal Governo tra grillini e leghisti (aspettiamo di leggere la manovra economica e finanziaria 2020 per sapere se il Governo Conte bis ha bloccato i tagli alla Sicilia o se li ha confermati).

Il Comune di Palermo paga anche per la propria inadeguatezza e, con molta probabilità, accusa una situazione finanziaria pesante anche a causa di un Tram in perdita che crea non pochi problemi di bilancio.

Inspiegabilmente – almeno dal nostro punto di vista – la Regione ha previsto un’erogazione di 7 milioni di euro al Comune di Palermo per ampliare ulteriormente la discarica di Bellolampo che dovrebbe invece essere chiusa già da tempo per problemi ambientali.

Ricordiamo a chi magari non lo sa che la competenza sulla gestione dei rifiuti urbani è dei Comuni, mentre alla Regione spetta solo la programmazione. Morale: è il Comune di Palermo che dovrà risolvere i propri problemi, la regione non c’entra proprio niente!

Foto tratta da Comuni Ricicloni

 

 

 

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