Sicilia in ‘svendita’: addio anche all’isolotto di Capo Passero!/ MATTINALE 393

7 settembre 2019

Stanno ‘svendendo’ la Sicilia a ‘pezzi’, come in Grecia. Dopo una recita che dura da qualche anno – con pesanti responsabilità della Regione siciliana che avrebbe potuto bloccare la possibili speculazioni istituendo una Riserva naturale – la ‘Giustizia amministrativa’ della nostra Isola ha dato un primo via libera alla ‘valorizzazione’ di uno straordinario lembo di Sicilia affacciato sul Mar Ionio: un resort extra lusso nell’isolotto di Capo Passero e nei resti di una vecchia tonnara  

La Sicilia da fare a ‘pezzi’ per essere svenduta come la Grecia? Sembrerebbe proprio di sì. Non siamo ancora alla messa in vendita degli arcipelaghi, ma un isolotto ricco di storia, insieme con i resti di una tonnata, sì, questi potrebbero essere trasformati in un Resort di lusso. Sembrerebbe questa la sorte che toccherà all’isolotto di Capo Passero, estremo lembo della Sicilia sud orientale immerso nel Mar Ionio.

Proprio per evitare la speculazione sul proprio territorio, a partire dai primi anni ’80 del secolo passato, la Regione siciliana istituisce i Parchi e le Riserve naturali. Una volta che su un’area viene istituita una zona protetta non si può fare più nulla.

La cosa strana – veramente molto strana – è che in una zona di altissimo valore naturalistico e storico la Regione non ha mai pensato di istituire una Riserva naturale, lasciando lo spazio aperto a possibili speculazioni. E la speculazione, puntuale come un orologio svizzero, è arrivata.

Quello a cui si assiste da due anni a questa parte è solo una recita per dare alla svendita di un ‘pezzo’ di Sicilia i crismi della legalità. E’ nello ‘stile’ dei governanti siciliani: svendere sì la propria terra, ma ‘abbirsannu i carti’, cioè mettendo a posto le ‘carte’. Questa è sempre stata la regola degli ‘ascari’ che, dall’avvento dell’Autonomia siciliana rimasta in buona parte sulla carta – anno 1946 – hanno ‘sgovernato’ la Sicilia.

Riassumiamo le fasi principali della recita.

La Regione, come già accennato, non ha mai istituito una Riserva naturale nell’isolotto di Capo Passero.

Qualcuno potrebbe obiettare: ma è una zona privata. Non ha importanza. O meglio, non ha avuto importanza fino a quando non è stata sollevata la questione davanti alla Corte Costituzionale. Tant’è vero che la Regione siciliana, tra la fine degli anni ’90 e i primi anni del 2000, ha istituito una Riserva naturale a Torre Salsa, provincia di Agrigento, strappando alla speculazione circa 6 Km di costa tra Siculiana ed Eraclea Minoa. E Torre Salsa, per il 95%, è una Riserva naturale istituita su terreni privati.

La stessa cosa avrebbe potuto e dovuto essere fatta per l’isolotto di Capo Passero: ma non è stata fatta.

La stessa Regione siciliana avrebbe dovuto far valere il diritto di prelazione per l’acquisto di questa parte dell’Isola: ma non ha fatto nemmeno questo: probabilmente perché per questo lembo bellissimo di Sicilia era già ‘scritto’ chissà da quanto tempo un altro futuro.

Un paio di anni fa è arrivato il progetto di ‘cementificazione’ dell’isolotto di Capo Passero: un complesso turistico alberghiero-ricettivo da 18 suite da realizzare negli stabili per rimessaggio che si trovano proprio nell’isoloto, un bel ristorante d’eccellenza, 110 stanze dove ospitare i ricconi che verranno a svernare e poi, al posto dei resti di un’antica tonnara che risale al 1200, bar, un ristorante, centro benessere, solarium e chi più ne ha più ne metta.

A questo punto la Regione è intervenuta con un tardivo decreto, a questo punto impugnabile, come dicono i giuristi: e infatti il decreto regionale che – ribadiamo, tardivamente, dovrebbe salvare l’isolotto di Capo Passero dalla – è stato impugnato davanti alla Sezione di Catania del Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) della Sicilia. Che – nessuna sorpresa – ha dato ragione agli ‘imprenditori’ che vogliono ‘valorizzare’ questo lembo di Sicilia.

“La vicenda – racconta il giornale on line SIRACUSA NEWS (questo tratto di Sicilia fa capo alla provincia di Siracusa detta anche Aretusea, in onore di Aretusa) – è esplosa nel 2017, quando è venuta fuori la notizia del progetto. A contrastarne la realizzazione era stata Legambiente Sicilia, presentando il ricorso gerarchico alla Regione. E ad agosto dello scorso anno la Regione stessa aveva annullato il parere favorevole condizionato rilasciato dalla Soprintendenza di Siracusa. Così il primo round era andato a Legambiente. A poco più di un anno, ad incassare la vittoria nel secondo round è stata la società, poiché il Tribunale Amministrativo catanese ha accolto il ricorso annullando, dunque, il provvedimento della Regione. Al processo si sono costituiti per resistere al giudizio Legambiente e anche l’assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, mentre non si è costituito il Comune di Portopalo”.

Quindi apprendiamo che la Sovrintendenza di Siracusa – ufficio della Regione che dovrebbe tutelare la Sicilia – ha rilasciato un “parere favorevole condizionato”. Parere che è stato annullato dalla stessa Regione.

Quindi la Regione siciliana che prima, con la Sovrintendenza di Siracusa, esprime un parere favorevole, poi blocca ciò che essa stessa ha autorizzato; con i giudici del TAR che bloccano il blocco della Regione, ripristinando il parere favorevole della Sovrintendenza di Siracusa, cioè della stessa Regione.

Che ve ne pare? Non è una recita magnifica? Tutto in punta di diritto…

“Tra le motivazioni addotte nella sentenza – leggiamo sempre su SIRACUSA NEWS – il TAR catanese ha giudicato tardivo il ricorso gerarchico presentato da Legambiente e, comunque, l’istanza era volta all’accesso di atti e a chiedere l’annullamento in autotutela del parere, che per quanto stabilito dal tribunale ‘non costituiscono – si legge nella sentenza – proposizione di un ricorso gerarchico’. Pertanto, il provvedimento impugnato è considerato illegittimo nella parte in cui ha ritenuto genericamente ricevibile il ricorso, ritenendolo proposto nei termini. Il provvedimento impugnato, inoltre, non fornisce alcuna descrizione né spiega i ‘movimenti di terra’ riportati nel ricorso e che avrebbero dovuto avere luogo durante la realizzazione del progetto, né specifica come e in che misura essi si sarebbero verificati in contrasto con quanto asserito dalla Soprintendenza”.

Apprendiamo anche che il Comune di Porto Palo di Pachino – in cui ricade l’isolotto di capo Passero – non ha mosso un dito. Pensano, in questo Comune, che con il Resort arriverà lo ‘sviluppo’?

Sì, lo ‘sviluppo’ che è arrivato alla Torre del Barone, o meglio alla foce del fiume Sosio-Verdura, tra Sciacca e Ribera, provincia di Agrigento, dove un Resort di lusso ha sostanzialmente privatizzato un tratto di spiaggia e un tratto di mare. Tolti ai siciliani a beneficio dei ricchi dell’universo mondo. Intelligente, no?

In questo caso la Sicilia ha anticipato di una decina di anni la Grecia di Tsipras, il socialista senza socialismo che ha gestito nella propria patria l’arrivo dei famelici liberisti dell’Unione Europea dell’euro.

E adesso? Legambiente – unica voce di dissenso rispetto alla svendita volgare di questo lembo di Sicilia – farà ricorso al Consiglio di Giustizia Amministrativa (CGA), che in Sicilia – Regione autonoma, almeno sulla carta – è organo di appello del TAR (una sorta di Consiglio di Stato della Sicilia).

C’è da avere fiducia? Proprio il CGA, nei mesi scorsi, è stato scosso da un’inchiesta giudiziaria per certi versi incredibile. Una storia di una sentenza ‘pilotata’ a proposito di bizzarre elezioni suppletive proprio a Siracusa e dintorni.

La verità è che la Sicilia è in vendita, proprio come la Grecia. Gli ‘ascari’ che la gestiscono – cioè coloro i quali la debbono svendere pezzo per pezzo – debbono fare le cose bene. Piano piano.

Noi degli ‘ascari’ che debbono svendere la Sicilia ci siamo più volte occupati.

Ce ne siamo occupati per le Terme di Sciacca. Pensate un po’: in un mondo dove le Terme fanno affari d’oro, a Sciacca, provincia di Agrigento, si tengono chiuse le Terme, sembra in attesa che i tedeschi le rilevino.

A Sciacca, provincia di Agrigento – così ci raccontano – passeranno ancora anni, visto che i futuri padroni sono già stati sputtanati.

Sempre in provincia di di Agrigento è in corso la realizzazione di un Resort al confine con la Riserva naturale della già citata Torre Salsa da parte dei tedeschi della ADLER (da notare: sempre provincia di Agrigento e sempre tedeschi…).

Ancora i tedeschi sono in prima fila nella privatizzazione dei Pantani della Sicilia orientale. 

E ancora i tedeschi aspettano il momento opportuno per prendersi le ricchezze del sottosuolo della Sicilia: i giacimenti di kainite (una sostanza dalla quale si ricava il solfato di potassio) e le miniere di zolfo chiuse nei primi anni ’60 del secolo passato.

Insomma, Sicilia in vendita. Anzi, in svendita.

A proposito: ma chi c’è dietro l’operazione isolotto di Capo Passero. Sembra una società di Mantova. Ma potrebbero essere anche francesi. O magari i soliti tedeschi…

Per la cronaca, non solo alla Sicilia, ma a tutto il Sud Italia è stata scippata la varietà di grano duro antica Senatore Cappelli, sulla quale una società del Nord ha costituito un monopolio. E non lo diciamo noi: lo ha detto il presidente di Confagricoltura Sicilia, Ettore Pottino.

Foto tratta da BlogAurora.com

QUI L’ARTICOLO DI SIRACUSA NEWS

 

 

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