Ma la Sicilia è ancora dei Siciliani?/ MATTINALE 234

9 aprile 2019

Ce lo chiediamo alla luce di quanto avvenuto e di quanto sta avvenendo. La annunciata vendita della società che gestisce l’aeroporto di Catania è solo l’ultima puntata di una storia che comincia alla fine degli anni ’80 del secolo passato, quando viene bloccata l’estrazione dei solfati di potassio dal sottosuolo siciliano, sembra su indicazione dei tedeschi. Da allora ad oggi di stranezze ne sono avvenute tante: la Vini Corvo, l’acqua dei Monti Sicani, la Adler a Torre Salsa, i tedeschi a due passi da Vendicari, lo zolfo… 

La notizia veramente eclatante è già nota da qualche giorno: la ‘classe dirigente’ di Catania ha deciso di mettere in vendita la società che gestisce l’aeroporto della città, la SAC. Contrario a questa ipotesi che definire scellerata è poco è ‘solo’ il Consiglio comunale che, a quanto pare, non conta molto. Quello di Catania è il più importante aeroporto della Sicilia: ma deve finire nelle mani dei privati, a quanto si sussurra non siciliani.

La vendita dell’aeroporto della città Etnea è soltanto uno dei tanti esempi di ‘pezzi’ della nostra Isola  quasi pronti per essere ceduti non al migliore offerente, ma a chi avrebbe già deciso di prendersi, pezzo dopo pezzo la nostra Isola in nome e per conto di noi siciliani.

Come ora proveremo a raccontare, gli esempi vendite-svendite sono tanti: alcuni ‘pezzi’ di Sicilia sono già stati ‘opzionati’ (o già ceduti e non ci hanno detto niente?) alla fine degli anni ’80 del secolo passato; in altri casi si tratta di ‘cessioni’ recenti’; in altri casi ancora – e siamo arrivati al citato aeroporto di Catania – sono ‘cessioni’ in corso d’opera.

I casi di ‘cessioni’ passate che ancora non si sono materializzate hanno storie a parte, come leggerete appresso. I casi di ‘cessioni’ passate già materializzatesi, anche recenti, e i casi futuri vengono fatti passare per “imprenditori stranieri che investono in Sicilia”. In realtà, si tratta di bugie. Eclatante il caso del Resort di Rocco Forte realizzato lungo la costa al confine tra Sciacca e Ribera, provincia di Agrigento, dove i proprietari del citato Resort sono diventati, di fatto, i titolari di un tratto di costa!

Nella Prima Repubblica questo non era consentito. Chi scrive è originario di Sciacca e ricorda che quando, tra la fine degli anni ’70 e i primi anni ’80, un noto gruppo veneto realizzò i quattro alberghi in un tratto di costa ad est della città (peraltro con i fondi della Regione) mai e poi mai si impossessarono del tratto di spiaggia. Ma erano altri tempi. A differenza di quanto avviene oggi, la politica siciliana – e i sindaci dell’epoca – certe cose non le consentivano.

Oggi invece assistiamo alla vendita di ‘pezzi’ di Sicilia sul modello di quanto hanno fatto in Grecia. Ma tutto viene fatto con ‘naturalezza’, come se l’ascarismo (la svendita della Sicilia, a cominciare dall’Autonomia siciliana) fosse ormai non prerogativa dei politici siciliani ‘ascari’, ma anche della società siciliana poco attenta a certi accadimenti.

Tragicomiche le motivazioni che stanno alla base della programmata cessione della società che gestisce l’aeroporto di Catania: ci vogliono nuovi investimenti che la realtà catanese non è in grado di sostenere (?) e bla bla bla. Quindi per fare arrivare questi ‘investimenti’ si consegna l’aeroporto di Fontanerossa ai privati magari pure non siciliani: una scelta molto ‘intelligente’ e, soprattutto, lungimirante…

Prima di chiudere su Catania e di passare ai racconti di altre cessioni passate, presenti e future di ‘pezzi’ di Sicilia non possiamo fare a meno di ricordare che, proprio sugli aeroporti siciliani, avevano gettato gli occhi imprenditori siciliani. Imprenditori oggi inguaiati in vicende di Giustizia.

Sarà interessante capire chi è che metterà le mani sulla SAC: cosa, questa, che potrebbe spiegare scenari oggi solo parzialmente chiari.

Di queste ore è l’annuncio della messa in vendita di tre isolette della Sicilia. Questa è una notizia raccontata dal coordinatore nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli. In vendita sarebbe Isola delle Femmine, isolotto a due passi da Palermo che è sede di una Riserva naturale istituita dalla Regione siciliana.

La cosa non deve stupire. La Regione siciliana è l’unico caso italiano in cui le Riserve naturali sono state affidate alle Associazioni ambientaliste che, invece di controllare la Regione, prendono soldi dalla stessa Regione per gestire le Riserve naturali! (QUI UN NOSTRO ARTICOLO).

Di fatto, le Associazioni ambientaliste sono diventate le vere ‘padrone assolute’ delle Riserve naturali della Sicilia. Il ‘caso’ del Resort che il gruppo tedesco Adler vorrebbe realizzare al confine con la Riserva di Torre Salsa, in provincia di Agrigento, ha messo a nudo una vicenda incredibile: ovvero gli ambientalisti che gestiscono la Riserva di Torre Salsa che con un atto amministrativo danno il placet alla realizzazione del Resort!

Dopo di che gli stessi ambientalisti hanno fatto marcia indietro: cosa che gli va riconosciuta. Ma questo ha messo a nudo un’assurdità: gli ambientalisti che, nel dare il placet a ‘operazioni’ turistiche, si sostituiscono alla pubblica amministrazione siciliana!

L’attuale Governo regionale avrebbe voluto porre fine alla gestione delle Riserve naturali da parte delle Associazioni ambientaliste: ma ‘qualcuno’ – e deve essere un ‘qualcuno’ molto potente – ha costretto lo stesso Governo siciliano a fare macchina indietro.

Per salvare la faccia l’attuale Governo regionale ha concesso una ‘proroga’ di un anno alle Associazioni ambientaliste in attesa della ‘riforma’: ma tutti sanno che la ‘riforma’ è una presa in giro, perché le Riserve naturali siciliane ‘devono’ restare a soggetti privati che, in alcuni casi, non hanno nulla a che vedere con la Sicilia.

Questa storia delle Riserve naturali è incredibile, perché si registrano casi di aree protette – istituite su zone private – dove gli abitanti di tali zone, da padroni, sono diventati, nella migliore delle ipotesi, un ostacolo alla ‘valorizzazione’ delle aree protette da parte dei nuovi ‘padroni’…

Della serie: i Siciliani non sono più padroni in casa loro! A noi risultano casi di piccoli proprietari terrieri nelle aree protette ai quali sarebbe stato proposto di vendere i propri terreni!

Tornando alle isolette siciliane in vendita, ci sono anche l’isola di Santa Maria – una delle tre isolette dello Stagnone di Marsala, altra Riserva naturale istituita dalla Regione siciliana e l’isoletta di Capo Passero, dalle parti di Porto Palo di Pachino, in provincia di Siracusa.

E’ difficile pensare che chi conta di acquistare queste isolette lo farà per tutelare l’ambiente. Con molta probabilità, l’obiettivo è la speculazione turistica e, di conseguenza, la privatizzazione di questi ‘pezzi’ di Sicilia. Finiranno in mani non siciliane? E’ quello che vedremo.

Tra i casi di vendita di ‘pezzi’ di Sicilia fa storia a sé l’acqua dei Monti Sicani. Per decenni è stata l’acqua degli agrigentini. Ma è finita nelle mani della Nestlè. E agli agrigentini? Per loro c’è l’acqua gestita dai privati. E, tra questi ultimi, sembra ci siano anche quei politici agrigentini che hanno avallato la gestione dell’acqua dei Monti Sicani – l’Acqua Vera, per capirci – agli svizzeri della Nestlè! ‘Ascarismo’ con doppio salto mortale (con la rete sotto, perché anche con un’inchiesta giudiziaria in corso sono, come si dice in questi casi, caduti in piedi…).

E’ noto che l’Amaro Averna – per decenni gloria e vanto dell’economia siciliana – non è più siciliana ormai da qualche anno.

Lo stesso discorso vale per la Vini Corvo, Azienda regionale in attivo che è stata venduta a un gruppo del Nord Italia. Perché la Regione ha venduto un’Azienda vinicola che era un pezzo di storia della Sicilia? Bisognerebbe chiederlo al centrosinistra che tra fine degli anni ’90 e i primi del 2000 governava la Regione siciliana…

Qualche giorno fa ci siamo occupati degli appalti a ruota libera del Tram di Palermo. Tra le tante anomalia che il coordinatore dei Verdi siciliani, Carmelo Sardegna, ha messo in evidenza (QUI LA NOSTRA INTERVISTA AL LEADER DEI VERDI SICILIANI) ci ha colpito un passaggio legato al grande affare dei parcheggi.

Analizzando il grande numero di parcheggi sotterranei che dovrebbero essere realizzati insieme con il Tram – peraltro, in alcuni casi, distruggendo alberi e, in generale, zone a verde – viene fuori che cittadini palermitani, a lavori ultimati, si ritroverebbero senza parcheggio. E dovrebbero andare a pagare i parcheggi!

Ennesimo esempio di cittadini siciliani destinati a non essere più i padroni in casa loro!

Ma, attenzione: è tutta la ‘filosofia’ che sta dietro al Tram di Palermo che considera i cittadini palermitani dei quasi incidenti di percorso.

Se mettiamo insieme tutti gli appalti ferroviari di Palermo – il Passante ferroviario, l’Anello ferroviario, le fallimentari linee di Tram oggi in funzione e le nuove sette tratte di Tram – ci accorgiamo che questi lavori non sono fatti per i cittadini di Palermo, ma per un ipotetico “sviluppo turistico” che non sarà certamente controllato dai palermitani.

Sono sotto gli occhi di tutti i disagi che hanno creato e che continuano a creare gli appalti ferroviari: strade dissestate, traffico automobilistico in tilt, esercizi commerciali che hanno già chiuso i battenti e altri esercizi commerciali in crisi, problemi infiniti per i residenti.

Per avere in cambio che cosa? A quanto pare, grandi esercizi commerciali internazionali per vendere ai siciliani prodotti che nulla hanno a che vedere con la Sicilia (i tedeschi in testa: basti pensare al gruppo Lidl che, a Palermo, è persino riuscito ad aprire un centro commerciale a due passi dall’ormai defunto mercato storico della Vucciria).

Tutto questo si lega all’altra grande tema che I Nuovi Vespri affronta spesso: la perdita, da parte della Sicilia, della sovranità alimentare. Ovvero l’attacco concentrico portato all’agricoltura siciliana per smantellarla e vendere ai siciliani prodotti che con la Sicilia non hanno nulla a che vedere. A partire proprio dall’agroalimentare.

E’ sotto gli occhi di tutti quello che sta succedendo con il grano duro, coltura d’elezione del Sud Italia, che viene sostituto con il grano duro estero di pessima qualità, spesso a base di glifosato.

E a proposito del grano duro, come dimenticare lo scippo della varietà Senatore Cappelli ‘privatizzata’ da un gruppo bolognese? Uno scippo ai danni non soltanto della Sicilia, ma di tutto il Sud Italia (QUI UN NOSTRO ARTICOLO SULLA SCIPPO DEL GRANO DURO SENATORE CAPPELLI).

Problema che non riguarda solo il grano duro, ma un po’ tutti i prodotti agricoli, dal latte ai formaggi, dagli ortaggi alla frutta. Temi che abbiamo già affrontato dimostrando, dati alla mano, che la cosiddetta Dieta Mediterranea, oggi, è stata stravolta globalizzazione dell’economia (QUI IL NOSTRO ARTICOLO SULLO SMANTELLAMENTO SISTEMATICO DELLA DIETA MEDITERRANEA).

Chiudiamo questa carrellata di Sicilia fatta a pezzi e venduta-svenduta ricordando l’attacco al sistema creditizio siciliano condotto dalla Banca d’Italia che ha portato allo smantellamento di Banco di Sicilia e Sicilcassa tra la fine degli anni ’90 e il 2000.

Le due grandi banche della nostra Isola sono state fatte e pezzi e utilizzate per salvare banche del Centro Nord Italia che non erano certo migliori delle due banche siciliane. Ma, per l’appunto, erano banche del Centro Nord Italia che sono state salvate perché la Sicilia e il Sud, nell’Italia di oggi, sono solo colonie da sfruttare.

La cosa incredibile è che, ancora oggi, in Sicilia e nel Sud, ci sono persone che credono nella Banca d’Italia!

Per la cronaca, l’ultimo colpo al sistema creditizio residuale della Sicilia l’ha assestato il PD di Renzi scippando alla nostra Isola anche le Banche di credito cooperativo. Operazione che l’attuale Governo nazionale di grillini e leghisti non ha bloccato.

E che dure dei due ‘Patti scellerati’ formati nella passata legislatura dall’allora presidente della Regione, Rosario Crocetta, con il Governo Renzi? Un sistematico depauperamento delle finanze regionali e un attacco all’articolo 36 dello Statuto siciliano (QUI UNA NOSTRA INCHIESTA SUL SECONDO ‘PATTO SCELLERATO’ RENZI-CROCETTA DEL 2016).

E dei soldi che lo Stato italiani si tiene con la sostanziale abolizione dell’articolo 38 dello Statuto siciliano che dire? (QUI UN NOSTRO ARTICOLO DOVE SI LEGGE CHE LO STATO HA SCIPPATO ALLA SICILIA OLTRE 150 MILIARDI DI EURO).

E delle Terme di Sciacca e delle Terme di Acireale chiuse ne vogliamo parlare? Quali privati li andranno a rilevare?

Il sottosuolo siciliano, infine. Alla fine degli anni ’80 i tedeschi – così si racconta – avrebbero deciso di prendersi le miniere di sali potassici della Sicilia. Vero? Falso? A Sala d’Ercole, sede del Parlamento siciliano, i sali potassici siciliani furono al centro dell’allora deputato regionale di Alleanza Nazionale, Guido Virzì. Che citò una società austriaca.

Dalla fine degli anni ’80 ad oggi – quando chiuse i battenti la miniera di Pasquasia, in provincia di Enna, uno dei pochi esempi di sfruttamento della kainite contenuta nel sottosuolo siciliano (dalla kainite si estrae il solfato di potassio) – la Regione siciliana non ha nemmeno provato ad avviare l’estrazione di sali potassici. Perché? Forse perché non sono più siciliani?

Gli austriaci – quante strane combinazioni – li ritroviamo nella Adler, il gruppo che, come già ricordato, dovrebbe realizzare il Resort a Torre Salsa.

Austriaci e tedeschi. Abbiamo già accennato agli interessi della Lidl in Sicilia. Ma i tedeschi sono piombati in Sicilia nel 2016 prendendosi una parte di terreni limitrofi alla Riserva naturale di Vendicari (COME POTETE LEGGERE QUI).

Guarda caso, questa zona si trova a due passi dall’isolotto di Capo Passero, oggi in vendita…

Chiudiamo con lo zolfo siciliano, già in crisi ai tempi di Luigi Pirandello. Lo zolfo è una ricchezza. E in Sicilia ce n’è ancora tanto. Sì, ce n’è ancora tanto, ma in Sicilia con le miniere di zolfo facciamo musei…

Tutto questo mentre il Canada e l’India esportano zolfo in tutto il mondo. E mentre altri Paesi cominciano a puntare su questi minerale. L’estrazione e la lavorazione dello zolfo è in aumento in tutto il pianeta. Gli studi rivelano che la produzione di zolfo aumenterà nei prossimi anni ed è destinata a diventare una dei principali commerci del mondo.

E dello zolfo della Sicilia che ne sarà? Chi lo sfrutterà?

Foto tratta da vivasicilia.com

 

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