Il prezzo del grano duro sta salendo: ed ecco che arriva il grano canadese a Pozzallo!

31 luglio 2019

Quanta ipocrisia di certi politici siciliani che si stracciano le vesti per l’arrivo di una nave carica di grano canadese a Pozzallo! L’Italia è letteralmente invasa da grano duro e grano tenero estero (canadese, ma non soltanto canadese). Il via vai di navi in Puglia. Ecco come, a norma di regolamento, la UE mette a rischio la nostra salute per tutelare chi importa in Italia grano contaminato ‘a norma di legge’. Perché un grano avvelenato costa di più del grano siciliano sano…  

Ma che cosa incredibile: una nave carica di grano canadese nel porto di Pozzallo. Possibile? E da quando succedono cose del genere? Da anni. E perché se ne accorgono solo ora? Perché ogni tanto debbono fare la parte, ovvero, la recita della politica: faremo i controlli, interverremo, verificheremo e bla bla bla.

Tre le domande.

Prima domanda: perché arriva il grano canadese proprio in questo momento?

Seconda domanda: che fine farà?

Terza domanda: se resterà in Sicilia – cosa molto probabile – come verrà utilizzato?

La risposta alla prima domanda è molto semplice: il prezzo del grano duro del Sud Italia sta salendo: lentamente, in modo non uniforme, ma il prezzo è in salita. E siccome il prezzo è in salita e crescerà sempre di più, perché in molte aree del mondo il clima avverso ha ridotto le produzioni di grano, gli agricoltori stoccano il prodotto in attesa che il prezzo salga: così, sia per sopperire alla mancanza di prodotto, sia per evitare che il prezzo salga, arrivano le navi cariche di grano, magari canadese (facendo arrivare il grano dall’estero aumenta l’offerta e il prezzo dovrebbe scendere).

Seconda domanda: che fine farà? Leggiamo qua e là dei controlli della Regione e altre amenità varie. L’ultima volta i controlli sono finiti in una bolla di sapone: i prelievi sono stati effettuati in pompa magna, ma dei controlli – del risultato di tali controlli – non si è saputo più nulla.

E allora che fine farà il grano canadese – supponiamo duro – in arrivo a Pozzallo? Farà la fine del fiume di grano estero che ogni anno arriva in Italia: ce lo faranno mangiare senza dirci nulla!

Del resto, stando alla martellante pubblicità, tutta la pasta industriale in circolazione in Italia non viene presentata come fatta con “grano rigorosamente italiano”? Se è così che fine fa il grano duro che arriva dall’estero in Italia?   

Se tale grano canadese finirà nei molini siciliani – cosa molto probabile – come verrà trattato?

Qui arriva il bello. Intanto non sappiamo – e a noi consumatori nessuno ce lo dirà – che grano è e se contiene, eventualmente, sostanze contaminanti e se le contiene in che misura le contiene.

Ieri abbiamo sottolineato che il grano contaminato non può essere miscelato con grano non contaminato. Questo passaggio va illustrato un po’ meglio.

Prendiamo come esempio il glifosato e le micotossine DON. I regolamenti comunitari non vietano l’uso e, quindi non vietano la presenza di questi contaminanti nel grano. Prescrivono che tali sostanze contaminanti debbano essere eventualmente presenti entro certe percentuali. 

Quindi se il grano estero contiene questi veleni entro le percentuali previste possono essere commercializzati all’interno dell’Unione Europea.

Tutto risolto? No. Intanto – lo ribadiamo – noi non sapremo se nel grano che arriverà a Pozzallo sono presenti contaminanti e, eventualmente, in che quantità sono presenti.

In ogni caso – per quanto ci riguarda, cioè per quanto riguarda noi italiani e, in particolare, noi meridionali – i limiti fissati dall’Unione Europea ci avvelenano comunque!

L’affermazione può sembrare forte, ma è la pura verità! E’, questo, un concetto, che I Nuovi Vespri hanno più volto sottolineato:

“Dal rapporto della Commissione scientifica sugli alimenti, consulente della Commissione Europea, si evince che la dose giornaliera di consumo (TDI) di alimenti contenenti DON (si tratta della micotossina DON ndr) è fissata in 1 ppb (microgrammo/chilogrammo) per ogni chilo di peso corporeo. I limiti attuali sono però riferiti alla dieta di un cittadino europeo medio che consuma 5-6 chili di pasta all’anno, a differenza dei 27 chili di pasta pro capite consumati in Italia (nel Sud si arriva a 35 chili di pasta all’anno per ogni cittadino ndr). Il consumatore italiano risulta pertanto più esposto al rischio di intossicazione alimentare in quanto assume una dose giornaliera di ben cinque volte superiore ai limiti europei. Occorrerebbe quindi abbassare i predetti limiti ad un quinto rispetto a quelli previsti dall’attuale normativa europea”.

Cosa faranno, allora, con il grano canadese? Lo misceleranno con quello siciliano (la miscelazione è vietata se i contaminanti presenti nel grano estero superano una certa percentuale, è ammessa se i contaminanti sono entri i limiti previsti dalla legislazione comunitaria) e ce lo faranno mangiare sotto forma di pane, pizze, magari anche pasta ‘artigianale’ e via continuando.

Detto questo, una precisazione. Sappiate, cari lettori, che l’Italia è letteralmente invasa da grano estero, duro e tenero.

In Puglia le navi cariche di grano estero arrivano a ritmo continuo. Non citiamo a caso la Puglia. Perché in questa Regione si concentra la stragrande maggioranza dei molini italiani.

Quando il grano duro estero invade la Puglia, statene certi, invaderà il resto d’Italia. Quindi chi oggi si preoccupa della nave in arrivo a Pozzallo – specialmente se si tratta di esponenti politici al Governo dell’Italia – sappiate che o sono disinformati, o sono degli ipocriti.

I nostri amici pugliesi ci raccontano che, dalle loro parti, da anni, esistono le “strade del grano estero”. Siccome i camion e i tir che caricano il grano nei porti pugliesi sono, in molti casi, un po’ ‘vecchiotti’ e, magari, vengono super-caricati, perdono grano lungo le strade: seguendo le scie di grano sulle strade si può desumere in quale porto il grano è arrivato e in quale molino pugliese è stato scaricato.

Dove finiscono poi le farine di tale grano non c’è nemmeno bisogno di precisarlo, anche se noi lo precisiamo lo stesso: in tutta l’Italia!

Buon appetito, allora: soprattutto con la pasta industriale fatta “con grano duro rigorosamente italiano” (“le verità delle televisione”, cantava Fabrizio De Andrè in Storia di un impiegato…).

P.s.

Ci sarebbe anche una quarta domanda: perché in Sicilia, patria del grano duro dai tempi dell’antica Roma, dobbiamo mangiare grano canadese al glifosato e alle micotossine? 

Il grano duro siciliano e, in generale, il grano del Sud Italia non contiene né glifosato, né micotossine. Dovrebbe costare almeno il doppio del grano canadese contaminato “entro i limiti” previsti dai regolamenti dell’Unione Europea. 

Invece il grano duro del Sud Italia e siciliano non contaminato costa meno del grano duro canadese contaminato! Ci avvelenano facendoci pagare anche di più!

Perché?

Chiedetelo al Governo italiano alla Lega e al Movimento 5 Stelle che oggi governano l’Italia e che, ancora oggi, non hanno fatto decollare la Commissione Unica Nazionale (CUN) che dovrebbe eliminare le speculazioni al ribasso sul prezzo del grano del Sud. 

Chiedetelo ai dirigenti del PD, che hanno governato l’Italia affossando il Sud e il grano duro. 

E chiedetelo, soprattutto, agli ‘europeisti’ e, in generale, a un’Unione Europea dell’euro che, come si direbbe a Sciacca, andrebbe “anniata a mari!”… 

 

 

 

 

 

 

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