Grano duro: soldi alle industrie e fame agli agricoltori Atto II. Serve un Partito del Sud/ MATTINALE 347

24 luglio 2019

Lega, PD e Berlusconi hanno massacrato il Sud. E sulla stessa lunghezza d’onda è il Movimento 5 Stelle, ormai convertitosi alle politiche ‘europeiste’ (il sì alla TAV arriva dopo il sì alla nuova presidente della Commissione Europea). L’abbandono dell’agricoltura del Sud da parte dei grillini (scandalosa la vicenda della CUN) è il paradigma di una politica italiana che, nella Seconda Repubblica, calpesta sistematicamente gli interessi del Sud. Per questo, oggi più di ieri, è necessario un Partito del Sud

Ci dispiace chiamare di nuovo in causa il Movimento 5 Stelle. Ma non è colpa nostra se, a Roma, stanno fallendo su tutta la linea. Stamattina abbiamo pubblicato – commentandola – la notizia dell’incredibile voltafaccia dei grillini, che si sono convertiti alla TAV (QUI IL NOSTRO ARTICOLO). In questo articolo, invece, vogliamo tornare sul grano duro del Sud, perché abbiamo la sensazione che Luigi Di Maio e compagni facciano finta di non capire.

Due giorni fa abbiamo scritto un Mattinale sottolineando un parallellismo: un intervento della Cassa Depositi e Prestiti in favore di un noto gruppo imprenditoriale che opera nel commercio internazionale dei cereali (il gruppo Casillo) e il nulla in favore del grano duro del Sud Italia (QUI IL NOSTRO ARTICOLO).

L’abbiamo scritto e lo ribadiamo: nulla contro il gruppo Casillo, che fa il proprio mestiere. A noi, ovviamente, piacerebbe che, in Italia, la pasta, il pane, le pizze e via continuando fossero fatti a base di grano duro del Sud Italia, che è uno degli migliori del mondo.

Purtroppo le cose non vanno così. Del resto, se il gruppo Casillo importa il grano in Italia, ebbene, lo fa perché c’è qualcuno che l’acquista. E ad acquistarlo sono le industrie che lavorano il grano, duro e tenero.

Se non ci fosse il gruppo Casillo, con molta probabilità, le industrie italiane si rivolgerebbero ad altri gruppi.

Il vero problema è rappresentato dalle industrie italiane che lavorano il grano – duro e tenero – che, alla fine, condizionano pesantemente le scelte di politica agraria dell’Italia.

Noi pensavamo – e qui entriamo nel cuore del Mattinale del 22 luglio e anche del Mattinale di oggi – che, una volta al Governo dell’Italia, il Movimento 5 Stelle avrebbe iniziato a cambiare qualcosa.

Invece dobbiamo prendere atto che, dopo oltre un anno di Governo di grillini e leghisti, nell’agricoltura del Sud non è cambiato nulla. Anzi, per certi versi, le cose peggiorano.

Noi ci aspettavamo interventi decisi in favore dell’agricoltura del Sud e, in generale, in favore dell’agricoltura (perché il problema riguarda anche il Centro Nord, dove si coltiva il grano tenero, se è vero che il grano tenero canadese Manitoba ha letteralmente invaso l’Italia: ma di questo, chissà perché, non si occupa nessuno).

Invece quando è stato stipulato il ‘Contratto di Governo’ tra Movimento 5 Stelle e Lega, i grillini – partito che alle elezioni politiche del marzo 2018 ha preso quasi il doppio dei voti della Lega – ha lasciato ai leghisti la gestione dell’Agricoltura: di fatto abbandonando l’agricoltura del Sud.

E infatti il Ministro leghista delle Politiche agricole, Gian Marco Centinaio, sta gestendo l’agricoltura italiana seguendo la stessa traccia del suo predecessore Maurizio Martina, PD: rapporto preferenziale con la grande industria, porte aperte alla Coldiretti, protezione all’agricoltura del Centro Nord Italia e calci in faccia all’agricoltura del Sud.

Il Governo del PD, dopo le proteste di GranoSalus era stato costretto a cedere sulla CUN, la Commissione Unica Nazionale che avrebbe dovuto porre fine alla speculazione al ribasso del prezzo del grano duro del Sud.

Il Governo del PD si è limitato ad approvare la legge, ma non l’ha mai applicata. E la stessa cosa sta facendo il Ministro leghista Centinaio. Con l’avallo del Movimento 5 stelle. Tutto grasso che cola per le industrie del Centro Nord Italia.

Nel Mattinale di due giorni fa abbiamo sottolineato gli interventi in favore del gruppo Casillo, da parte della Cassa Depositi e Prestiti. Ribadiamo: intervento legittimo.

Il problema è che il Movimento 5 Stelle – e qui c’è la diretta responsabilità dei parlamentari nazionali di questo partito – non ha ritenuto opportuno intervenire in favore degli agricoltori del Sud.

Noi ricordiamo che nel dicembre dello scorso anno il senatore Saverio De Bonis – che allora militava ancora nel Movimento 5 Stelle – in occasione del dibattito sulla Finanziaria nazionale 2019 – ha presentato un pacchetto di proposte a sostegno degli agricoltori del Sud Italia.

Ebbene, sono stati gli stessi senatori del Sud del Movimento 5 Stelle a bloccare e a ‘bocciare’ il pacchetto di proposte in favore degli agricoltori del Sud presentato da De Bonis.

Ricordiamo, in quei giorni, un intervento di Cosimo Gioia, noto produttore di grano duro della Sicilia. Si era nel dicembre 2018:

“Vi faccio sapere, a titolo di cronaca – scriveva Cosimo Gioia – che era stato presentato dal Sen. De Bonis (5 Stelle) un emendamento di moratoria di 24 mesi su decreti ingiuntivi, cartelle INPS, ISMEA e quant’altro… in conseguenza alla forte situazione debitoria delle aziende agricole siciliane causata dal prezzo dei prodotti, grano per primo, e dal maltempo che ha impedito semine normali e devastato i terreni. Tale emendamento è stato sonoramente bocciato in Commissione ed in Aula con i voti dei 5 Stelle e Lega. Traetene le vostre conclusioni. Io non commento…Buon Natale” (QUI IL NOSTRO ARTICOLO).

I grillini non erano interessati a sostenere l’agricoltura del Sud. Così come non sono mai stati interessati, da quando sono al Governo, a far partire la CUN.

Conte, Di Maio e compagni pensano che al Sud basti il Reddito di cittadinanza, il resto – a cominciare dall’agricoltura – per loro non conta nulla.

Quando è iniziato il dibattito sul Reddito di cittadinanza certi commentatori del Nord hanno affermato che, per i grillini, questo strumento sarebbe stato ridotto a “mancia” per i “cafoni del Sud”. Noi ci siamo rifiutati di credere a una simile e miserabile interpretazione.

Purtroppo ci dobbiamo ricredere: avevano ragione i commentatori del Nord: per i grillini il Reddito di cittadinanza è il modo di occuparsi del Sud: di tutte le altre cose di cui il Sud ha bisogno – a cominciare dal sostegno all’agricoltura – al Movimento 5 Stelle non gliene può fregare di meno.

I grillini, da quando sono al Governo italiano, non hanno fatto nulla per l’agricoltura del Sud: non hanno fatto nulla per bloccare le speculazioni al ribasso sul prezzo del grano; non hanno fatto nulla per la scandalosa vicenda del grano duro Senatore Cappelli; non hanno fatto nulla per sostenere l’olio d’oliva extra vergine del Sud; non hanno fatto nulla per bloccare il CETA, che sta pesantemente penalizzando l’agricoltura del Sud; non hanno fatto nulla per arginare gli effetti nefasti della globalizzazione dell’economia.

Noi questa cosa l’abbiamo capita – lo ribadiamo – prima delle elezioni europee: infatti abbiamo provato ad avvertire gli agricoltori siciliani.

Prendiamone atto: oggi il Sud è totalmente abbandonato dalla politica nazionale.

Il PD è stato, in assoluto, il partito politico più antimeridionale nella storia della Seconda Repubblica.

Berlusconi, per quello che può valere oggi (poco, per fortuna), ha sempre preso in giro il Sud.

La Lega è per definizione contro il Sud e, purtroppo, si avvale anche dei meridionali ingenui che – anche davanti a fatti oggettivi – non si accorgono di sostenere chi li vuole solo fregare.

Il Movimento 5 Stelle è ormai una forza politica allo sbando, tirata di qua e di là ora dall’Unione Europea dell’euro (incredibile il sostegno alla nuova presidente della Commissione Europea, l’ultra liberista  Ursula von der Leyen, COME POTETE LEGGERE QUI), ora dal PD, ora dai pro-TAV, com’è avvenuto in queste ore.

Cosa vogliamo dire? Che, oggi più di ieri, il Sud ha bisogno di un Partito del Sud. Senza un Partito del Sud le città, piccole e grandi, del Mezzogiorno sono destinate a svuotarsi. Le università del Sud avranno sempre meno studenti. Le poche industrie del Sud chiuderanno (tranne quelle che fanno comodo al Nord, tipo ILVA di Taranto) . L’agricoltura finirà e i terreni agricoli degli agricoltori del Sud finiranno nelle mani di non meridionali, in maggioranza soggetti esteri.

Non ci sarà futuro, per il Sud, senza un Partito del Sud.

 

Foto tratta da redattoresociale.it

 

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