Il Governo Schifani vuole rilanciare le nove Province siciliane con gli eletti dal popolo ma non si capisce con quali soldi/ MATTINALE 851

4 marzo 2023
  • Si torna a parlare correttamente delle Province dopo il buio provocato dalla disastrosa gestione dell’Italia e della Sicilia da parte del PD all’insegna dell’austerità economica imposta dai massoni dell’Unione europea
  • La parola adesso passa all’Assemblea regionale siciliana
  • In Sicilia tre Città metropolitane che sono la ‘parodia’ della legge nazionale numero 142 del 1990
  • Il disegno di legge del Governo siciliano di Renato Schifani e la necessità di eliminare la doppia preferenza di genere
  • Le dichiarazioni degli assessori regionali Luca Sammartino e Andrea Messina
  • La questione finanziaria 

Si torna a parlare correttamente delle Province dopo il buio provocato dalla disastrosa gestione dell’Italia e della Sicilia da parte del PD all’insegna dell’austerità economica imposta dai massoni dell’Unione europea

Si ritorna a parlare delle Province dopo una lunga stagione di buio cominciata all’insegna del PD al Governo dell’Italia e della Sicilia, ovvero del Partito Democratico ‘cinghia di trasmissione’ non soltanto dell’Unione europea ultra-liberista e globalista ma anche dell’Unione europea che tiene l’Italia in Avanzo primario da quasi 25 anni, massacrando il nostro Paese con demenziali politiche del ‘rigore’ economico. In questo scenario il Parlamento e Governo nazionali procedevano al sostanziale smantellamento delle Province con una legge nazionale profondamente sbagliata che faceva solo gli interessi di chi aveva interesse a smantellare la democrazia rappresentativa in Italia. Il riferimento è alla legge di riforma nazionale al ribasso delle Province che porta il nome dell’ex Ministro PD, Graziano Delrio, simbolo del PD a guida di Matteo Renzi. Il PD renziano ed ‘europeista’ aveva acciuffato Iddio sa come il 40% alle elezioni europee del 2014 e procedeva come un rullo compressore con l’agenda politica dettata dalla Ue. Province smantellate a Roma e Province smantellate in Sicilia dal ‘genio’ Rosario Crocetta, eletto presidente della Regione siciliana nel Novembre 2012 grazie all’accoppiata ribaltonista Gianfranco MiccichèRaffaele Lombardo, due politici di centrodestra specializzati nel ‘salto della quaglia’ verso il centrosinistra per poi tornare nel centrodestra a seconda della convenienza del momento (per ora Lombardo è di nuovo nel centrodestra, mentre il suo vecchio compare di scorribande trasformiste, Gianfranco Miccichè, anche lui ripassato nel centrodestra, come si usa dire in Sicilia, ‘u misiru i latu…). Di quegli anni funesti ricordiamo una trasmissione da Massimo Giletti nella quale il ‘prode’ Crocetta esibiva gli ‘scalpi’ delle nove Province siciliane ancora calde di soppressione con i parlamentari regionali grillini che fungevano da ‘paraninfi’ dello scombiccherato Governo siciliano di quegli anni. Poi è arrivata la legge regionale-burla, ovvero un’offesa all’articolo 15 dello Statuto siciliano con la trasformazione ‘nominale’ delle Province di Palermo, Catania e Messina in tre grottesche Città metropolitane e delle altre sei Province in altrettanti grotteschi Consorzi di Comuni. Una riforma gattopardesca dove hanno cambiato i nomi per lasciare tutto come prima. Ovvero sei Province commissariate e le tre Città Metropolitane governate dai Sindaci della tre città. Nove ex Province lasciate solo con i soldi per pagare gli stipendi e bandire gare di appalto. Con le strade provinciali siciliane andate in malora e rattoppate qua e là con fondi trovati qua e là dalla Regione. Disastri su disastri. Oggi il Governo siciliano di Renato Schifani prova a rilanciarle.

 

La parola adesso passa all’Assemblea regionale siciliana

“Oggi – leggiamo in un comunicato di Palazzo d’Orleans, sede del Governo dell’Isola – abbiamo avviato il percorso per la reintroduzione delle Province in Sicilia, con l’elezione diretta di presidenti e Consigli. L’abolizione degli enti intermedi, nove anni fa, con l’istituzione delle Città metropolitane e dei Liberi consorzi non ha mai funzionato. Con questo testo onoriamo un impegno assunto con i siciliani in campagna elettorale, e soprattutto diamo risposta a un’esigenza sentita non soltanto in Sicilia, ma in tutto il Paese, come dimostrano le iniziative legislative presentate in Parlamento e in fase avanzata di discussione. Per questo sono ottimista su un iter veloce in Ars, attraverso anche un confronto con tutte le forze politiche, rispetto al quale siamo sempre disponibili”. Insomma, la parola passa adesso all’Assemblea regionale siciliana, che dovrà esaminare ed approvare il disegno di legge sulla riorganizzazione delle Province e delle Città metropolitane approvato ieri dalla Giunta regionale. Il testo riprende la proposta depositata in commissione Affari costituzionali del Senato, adattata al contesto normativo siciliano. “La cancellazione delle Province, fortemente voluta dal Governo dell’epoca e rivendicata dalle forze che lo sostenevano nel Parlamento regionale – ricorda Schifani – partiva dal presupposto della riduzione dei costi della politica, ma ha determinato un vuoto nei processi decisionali e amministrativi che ha penalizzato in maniera evidente l’erogazione di servizi importanti per i cittadini e per la tutela del territorio, oltre a ridurre gli spazi di democrazia diretta e di espressione politica. Il numero di consiglieri e di assessori sarà inferiore rispetto a quello del passato, secondo una logica di sobrietà che guarda al contenimento dei costi e di snellezza e efficienza dei nuovi enti”.

 

In Sicilia tre Città metropolitane che sono la ‘parodia’ della legge nazionale numero 142 del 1990

Il comunicato stampa della presidenza della Regione siciliana entra nel “dettaglio”, illustrando quello che si intende fare: “Le Province saranno sei più le tre Città metropolitane di Palermo, Catania e Messina”. E già qui si reitera l’errore commesso negli anni passati, perché lo Statuto siciliano non prevede le Città metropolitane ma l’abolizione delle Province e la loro trasformazione in “liberi consorzi di Comuni”, nel senso che ogni Comune sceglie in quale Consorzio di Comune stare, senza alcun vincolo regionale! Quanto al merito delle Città metropolitane – introdotte in Italia dalla legge numero 142 del 1990 – le attuali tre Città metropolitane di Palermo, Messina e Catania sono la ‘parodia’ della legge nazionale 142 che – per quanto ci riguarda – in Sicilia vale meno delle previsioni del nostro Statuto. Riuscirà l’attuale Parlamento siciliano a far valere le ragioni dell’articolo 15 dello Statuto?

 

Il disegno di legge del Governo siciliano di Renato Schifani e la necessità di eliminare la doppia preferenza di genere 

Torniamo alla riforma del Governo Schifani: “Il primo  il progetto di riforma individua gli organi di governo e la loro composizione, introducendo la figura del consigliere supplente; stabilisce le quote rosa nelle liste, con almeno un quarto delle candidature riservato a donne; prevede la doppia preferenza di genere, come nei Comuni”. E questo è un secondo errore, perché la doppia preferenza di genere – ovvero la creazione di ‘riverse indiane’ per le donne nelle istituzioni – è un’offesa alle stesse donne che, come hanno dimostrato tante donne italiane impegnate in politica, da Tina Anselmi all’attuale presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, per citarne solo due, non hanno bisogno di questo ‘aiutino’; per non parlare delle degenerazioni che tale legge ha introdotto, con i candidati uomini che danno vita a veri e propri ‘harem’ elettorali a proprio uso e consumo. Ci auguriamo che il Parlamento siciliano bocci la preferenza di genere (e gli ‘harem’ elettorali che crea). Il disegno di legge del Governo siciliano “introduce il collegio unico per l’elezione del presidente della Città metropolitana e della Provincia, la divisione della circoscrizione elettorale in collegi per l’elezione dei consiglieri provinciali, in modo da dare adeguata rappresentanza a tutti i territori. Per le Province con popolazione superiore al milione di abitanti sono previsti 36 consiglieri e massimo 9 assessori; per quelle tra cinquecentomila e un milione di abitanti, 30 consiglieri e fino a 7 assessori, mentre quelle con meno di 500.000 abitanti potranno eleggere 24 consiglieri e le giunte avranno massimo sei assessori. Il ddl fissa le competenze dei nuovi organismi”.

 

Le dichiarazioni degli assessori regionali Luca Sammartino e Andrea Messina

Alla conferenza stampa di presentazione del disegno di legge governativo erano presenti anche il vicepresidente della Regione, Luca Sammartino, e l’assessore alle Autonomie locali Andrea Messina. “L’atto varato dalla Giunta – dice Sammartino – è il primo grande passo di un processo di riorganizzazione del sistema degli enti locali in Sicilia. Una tappa importante all’insegna della grande collegialità politica con cui opera questo governo, per garantire risposte concrete e servizi efficienti ai siciliani”. Gli fa eco l’assessore Messina: “Finalmente, dopo anni di commissariamento si intravede il traguardo del ripristino delle Province. L’obiettivo del disegno di legge del Governo è quello di riorganizzare e di ricostruire tutti quei servizi e le funzioni che in questi anni sono stati abbandonati, dalla viabilità all’edilizia scolastica degli istituti superiori. L’auspicio è che si vada al voto già nel prossimo autunno o nella prossima primavera, considerato che ci sono delle condizioni che non dipendono soltanto dalla Regione”. Il sistema elettorale adottato sarà il proporzionale con metodo D’Hondt per l’assegnazione dei seggi alle liste (in pratica, il sistema proporzionale). L’entrata in vigore della legge, dopo l’approvazione in Assemblea regionale, è condizionata all’abrogazione della legge Delrio da parte del Parlamento nazionale.

 

La questione finanziaria 

Solo una domanda: da dove arriveranno i soldi per far tornare a funzionare le Province siciliane dal momento che il presidente Schifani ha appena avallato l’Autonomia differenziata che, una volta in vigore, potrebbe far venire meno alla Regione circa 4-5 miliardi di euro all’anno? Ora il presidente Schifani ha un motivo in più per illustrare – possibilmente in un conferenza stampa – perché ha avallato l’Autonomia differenziata in salsa leghista e dove troverà i soldi per far funzionale le nove Province siciliane con gli eletti dal popolo. 

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