Le novità della politica sono Michele Santoro e Luigi De Magistris a Roma e Cateno De Luca in Sicilia/ MATTINALE 716

31 luglio 2022
  • A Dio piacendo oggi c’è la possibilità che nel Parlamento nazionale entrino Michele Santoro e Luigi De Magistris insieme con il ritorno di Alessandro Di Battista. Per i guerrafondai che stanno affossando l’Italia sarebbe un bel problema
  • In Sicilia Cateno De Luca potrebbe vincere le elezioni regionali sfruttando la debolezza del centrosinistra e il ‘suicidio politico assistito’ (da Berlusconi, Giorgia Meloni e Salvini) del centrodestra
  • Di fatto, il centrosinistra siciliano ripropone lo schema del Governo Lombardo e del Governo Crocetta: provare ad andare al Governo con i voti degli altri 
  • Il presidente uscente della Regione, Nello Musumeci, se lo stanno ‘giocando’ a Roma Berlusconi, Giorgia Meloni e Matteo Salvini

A Dio piacendo oggi c’è la possibilità che nel Parlamento nazionale entrino Michele Santoro e Luigi De Magistris insieme con il ritorno di Alessandro Di Battista.  Per i guerrafondai che stanno affossando l’Italia sarebbe un bel problema

Non si può certo dire che gli italiani si stiano arrendendo alla vecchia politica. Proprio in queste ore Michele Santoro, volto noto della televisione, estrazione sinistra comunista libertaria, annuncia di volere entrare in politica. Come? Con un partito no, almeno in questo momento. Per ora si sta avvicinando al Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte. In effetti, se Conte ha intenzione di far rinascere il Movimento prima maniera – e quindi senza la prospettiva di un accordo con il PD e magari anche con Forza Italia subito dopo le elezioni politiche del 25 Settembre – Michele Santoro sembra la persona giusta. Molto critico con il Partito Democratico, contrario all’invio di armi in Ucraina, Santoro potrebbe pescare voti nell’elettorato di sinistra, oggi costretto a votare PD ‘con una pietra al collo’. Insomma, Santoro in lista con i grillini alle imminenti elezioni politiche nazionali, magari con Alessandro Di Battista, sempre contrario al Governo Draghi e sempre contrario alla guerra, potrebbe essere la via per far prendere tanti voti al Movimento 5 Stelle. E per frenare un’altra formazione politica di sinistra – Unione Popolare – che sta già raccogliendo le firme per partecipare alle elezioni. Non è certo da sottovalutare, Unione Popolare, formazione che vede insieme Potere al Popolo!, ManifestA, Rifondazione Comunista e altre esperienze della sinistra alternativa e radicale. Da non sottovalutare affatto, Unione Popolare, che ha scelto come capo politico l’ex Sindaco di Napoli Luigi De Magistris che, da solo, alle ultime elezioni regionali della Calabria, ha preso il 15%. Fatti quattro conti, i grillini di Conte – tra il seguito di cui gode lo stesso ex capo del Governo e la presenza di Michele Santoro e Alessandro Di Battista – potrebbero benissimo attestarsi intorno al 15%. Anche il partito capeggiato da De Magistris, se riuscirà a raccogliere le firme, potrebbe agevolmente superare lo sbarramento del 5%. A questo punto ci sarebbe solo da conteggiare quanti voti perderebbe il PD che cerca voti tra nuovi arrivati dal presunto peso elettorale, i disperati e i dispersi della politica, da Azione di Carlo Calenda a + Europa, ex democristiani a caccia di poltrone, un Psi che nessuno conosce e persino i redivivi Socialdemocratici, che spuntano sempre quando di mezzo ci sono americani e NATO, oggi nuovi ‘miti’ del Partito Democratico di Enrico Letta

In Sicilia Cateno De Luca potrebbe vincere le elezioni regionali sfruttando la debolezza del centrosinistra e il ‘suicidio politico assistito’ (da Berlusconi, Giorgia Meloni e Salvini) del centrodestra

Anche in Sicilia c’è molto movimento. La novità politicamente scoppiettante è rappresentata da Cateno De Luca, già parlamentare regionale, già Sindaco di Messina che, di fatto, è in campagna elettorale, nella corsa per la presidenza della Regione siciliana, dai primi mesi dell’anno, da quando si è dimesso da Sindaco della Città dello Stretto per provare a governare la Sicilia. De Luca, negli anni passati, ha fondato un suo movimento, Sicilia Vera. Dicono che aveva già quasi tutto pronto per le elezioni regionali siciliane: tre liste di sostegno alla sua candidatura per Palazzo d’Orleans – la sede del Governo dell’Isola – più altre sei liste di affezionati. Poi è arrivata la crisi del Governo Draghi e le elezioni politiche anticipate. A questo punto De Luca ha bloccato tutto, perché vuole prendere parte, con propri candidati, alle elezioni nazionali. Come non lo sappiamo di preciso, ma supponiamo che conti di prendere qualche seggio al Senato, dalle parti di Messina, forte, anche, dell’alleanza con il parlamentare nazionale uscente, Carmelo Lo Monte. Non è da escludere che le tre liste forti in suo sostegno diventino due. Può vincere De Luca? Alle recenti elezioni comunali di Messina, il leader di Sicilia Vera è riuscito a far eleggere Sindaco Federico Basile, a lui molto vicino, con oltre il 40% dei voti. Sconfiggendo centrosinistra e centrodestra (anche se la Lega di Salvini, per l’occasione, si è dissociata dal centrodestra per allearsi con De Luca). Con il leader di Sicilia Vera si sono schierati l’eurodeputato Dino Giarrusso e Ismaele Lavardera, entrambi ex Iene. De Luca si sta muovendo bene nel territorio. E’ stato protagonista di una marcia in Sicilia che si è conclusa qualche giorno fa a Palermo. De Luca è molto popolare in tanti Comuni. Notevole il colpaccio che ha messo a segno alleandosi con il leader dei 133 Comuni della Sicilia che si battono per far decollare le Zone Franche Montane ignorate dal Governo Musumeci. Il coordinatore di questo movimento, Vincenzo Lapunzina, è nelle liste di De Luca. Ultima notazione: che De Luca sia forte lo dimostra la ‘Grande informazione’ che lo ignora. Non c’è nemmeno bisogno di precisare che la vecchia politica tenterà in tutti i modi di screditare De Luca.

Di fatto, il centrosinistra siciliano ripropone lo schema del Governo Lombardo e del Governo Crocetta: provare ad andare al Governo con i voti degli altri 

Il centrosinistra ripropone lo schema del 2009 e del 2013: provare ad andare al Governo della Regione senza avere i voti ma con i voti degli altri. Nel 2009 andò al Governo grazie al ribaltone di Raffaele Lombardo. Risultato: quattro mediocri anni di Governo regionale con lo smantellamento sistematico della sanità siciliana. Del Governo Lombardo 2008-2012 Caterina Chinnici – oggi candidata alla presidenza della Regione del centrosinistra – era assessore regionale, insieme con gli uomini di Gianfranco Miccichè, che aveva lasciato il centrodestra per fare il ribaltone con Lombardo. L’esperienza di Lombardo si conclude nel 2012, travolta da una pesante inchiesta della Magistratura. Nel 2013 il centrosinistra vince con Rosario Crocetta grazie a Gianfranco Miccichè che, come già ricordato, aveva lasciato il centrodestra. Miccichè, nel 2013, si candida alla presidenza della Regione per fare perdere il candidato ufficiale dello stesso centrodestra, Nello Musumeci. Nonostante l’appoggio indiretto di Miccichè e l’appoggio diretto di Raffaele Lombardo, e nonostante l’appoggio di Confindustria di Antonello Montante, il paladino della finta antimafia allora al massimo del suo potere, Crocetta rischia di perdere lo stesso le elezioni. Si racconta che in sostegno di Crocetta siano intervenuti personaggi altolocati di Forza Italia di Milano, che avrebbero convinto berlusconiani importanti di Catania a non votare Musumeci e a votare Crocetta (o a non votare per quelli che proprio non ce la facevano a votare PD). E che questa ‘lettura’ non sia lontana dalla realtà lo dimostra il fatto che alle regionali del 2013 Musumeci vince nel collegio di Palermo (cosa che non era affatto scontata) e perde incredibilmente nel ‘suo’ collegio di Catania. Piaccia o no, la candidatura di Caterina Chinnici è vecchia, vecchissima politica. Il PD, in nove anni di Governo della Regione, ha prodotto guasti enormi alle finanze regionali, dai ‘celebri’ Patti scellerati tra Governo nazionale di Matteo Renzi e il Governo Crocetta alla cancellazione, dal Bilancio della Regione, di circa 5-6 miliardi di crediti che la Sicilia vantava verso lo Stato. Con grande rispetto per Caterina Chinnici, riavere al Governo della Regione il PD sarebbe una rovina: per altro un PD siciliano non rinnovato che, magari, riproporrebbe assessore Antonello Cracolici… In questa vecchia politica è finito il Movimento 5 Stelle siciliano, che va in controtendenza rispetto al Movimento a Roma. Giuseppe Conte a Roma ha rotto con il PD, in Sicilia i grillini sono con il PD. Assurdità politica. L’eventuale vittoria della Chinnici, oltre a riproporre il disastro PD, porterebbe in Giunta i grillini messi fuori perché hanno alle spalle due mandati. Immaginate Giancarlo Cancelleri e Giampiero Trizzino assessori regionali? Ci mancherebbe solo questo. Il nostro augurio – e quello di tanti ormai ex elettori dei grillini – è che in Sicilia il Movimento 5 Stelle non arrivi al 5% per chiudere una stagione totalmente fallimentare.

Il presidente uscente della Regione, Nello Musumeci, se lo stanno ‘giocando’ a Roma Berlusconi, Giorgia Meloni e Matteo Salvini

E il centrodestra siciliano? E’ in corso un apparente ‘suicidio’. Il candidato naturale dovrebbe essere l’uscente Nello Musumeci. Ma c’è il no di Miccichè, che sembra voglia un proprio candidato. Si fa il nome di Stefania Prestigiacomo. In realtà, la Prestigiacomo non potrebbe mai vincere le elezioni. La realtà, come noi scriviamo da un anno, è che Miccichè e il suo eterno alleato, lombardo, stanno cercando di tirare la volata a Caterina Chinnici, ribadiamo, già assessore del disastroso Governo Lombardo. Ma questa spiegazione non basta. Miccichè e Lombardo, in Sicilia, oggi non hanno i voti per mettere in difficoltà la ricandidatura di Musumeci, così come non hanno i voti per fare eleggere la Chinnici. Miccichè si vanta di aver preso, con Forza Italia, il 12% alle elezioni comunali di Palermo. Non è così. A Palermo, tenendo chiusi un gran numero di seggi per mezza giornata, sono riusciti a far votare appena il 41% dei votanti aventi diritto. Il 12% di Forza Italia a Palermo con il 41% dei votati equivale, sì e no, al 5%: che sono i voti che Forza Italia ha preso alle elezioni europee. Migliaia di elettori, alle elezioni comunali di Palermo, hanno trovato chiusi i seggi la mattina non sono tornati a votare nel pomeriggio. Le elezioni comunali del capoluogo siciliano vanno invalidate, perché non si possono tenere chiusi i seggi per mezza giornata! Ma siccome siamo ormai nel Paese delle banane le elezioni comunali di Palermo sono state considerate valide! E si comincia a capire anche il perché, se è vero che il nuovo Sindaco, Roberto Lagalla, sta riproponendo le stesse ‘pastette’ del suo predecessore Leoluca Orlando. A Palermo sono cambiate le facce, non i vecchi affari. Semplicemente penosi. Non parliamo degli Autonomisti di Lombardo, che alle comunali di Palermo non hanno raggiunto nemmeno il 5%, che con il 41% di votanti significa che sono, sì e no all’1-1,5%. No, non sono Micchichè e Lombardo, che si stanno giocando la ricandidatura di Musumeci. E’ a Roma che Musumeci è perdente. Qualche giorno fa, quando nel centrodestra si sono divisi i collegi per le elezioni politiche nazionali, Berlusconi, Giorgia Meloni e Salvini, se avessero voluto la ricandidatura di Musumeci lo avrebbero imposto. Non lo hanno fatto perché hanno altre idee in testa sulla Sicilia. Quali? Forse non lo sanno nemmeno loro. In questo scenario De Luca viene visto come la novità. Un personaggio in grado di sconvolgere i ‘giochi’ della vecchia politica siciliana. Non escludiamo, ad esempio, che la Lega di Salvini, che non sosterrebbe mai il Pd, alla fine scelga anche per le regionali la via messinese, ovvero il sostegno a De Luca.

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