L’economista Nino Galloni rilancia la moneta di Stato per rilanciare l’economia italiana. Novità? No: già promossa da Aldo Moro nel 1966

17 luglio 2022
  • Moro dimostrò che si poteva emettere denaro senza indebitare lo Stato. Soldi che servivano per pagare gli interessi per i quali il sistema bancario non indebitava l’Italia
  • L’Italia può emettere oggi una moneta di Stato in accordo con i Trattati Ue? Sì 
  • I possibili dubbi
  • Lo Stato potrebbe emettere ‘biglietti di Stato’ anche ‘a corso legale’. I dubbi sul sistema bancario e sull’Unione europea che, con il Governo Draghi, ha bloccato il Superbonus

Moro dimostrò che si poteva emettere denaro senza indebitare lo Stato. Soldi che servivano per pagare gli interessi per i quali il sistema bancario non indebitava l’Italia

Mentre in Italia la crisi economica infuria, tra guerra in Ucraina e con il gas russo che potrebbe non arrivare più in Europa, l’economista Nino Galloni (nella foto sotto) rilancia una proposta che non è contraria ai trattati dell’Unione europea, ma che forse non piacerà alle banche: stampare una moneta di Stato per rilanciare l’economia italiana. Per l’Italia non si tratterebbe di una novità. Correva l’anno 1966. Il democristiano Aldo Moro era allora Presidente del Consiglio dei Ministri. Aveva l’esigenza di finanziare spese statali per 500 miliardi di lire. Un grande investimento a quell’epoca. Ma c’erano problemi con la Banca d’Italia. A questo punto il capo del Governo decise di finanziare la spesa con l’emissione di cartamoneta  da 500 lire. Allora c’erano le 500 lire di argento (che peraltro erano molto belle). Moro decise di ricorrere a una moneta di Stato. Per la precisione, biglietto di Stato a corso legale. La prima emissione si materializzò con il Decreto del Presidente della Repubblica (DPR) del 20 Giugno 1966 e del 20 Ottobre del 1967. La firma sul DPR era quella dell’allora capo dello Stato, Giuseppe Saragat. La seconda emissione si materializzò con il DPR del 14 Febbraio del 1974. Con la firma dell’allora Presidente della Repubblica, Giovanni Leone. Moro dimostrò che si poteva emettere denaro senza indebitare lo Stato. Soldi che servivano per pagare gli interessi per i quali il sistema bancario non indebitava l’Italia (l’esatto contrario di quello che avviene oggi)”.

L’Italia può emettere oggi una moneta di Stato in accordo con i Trattati Ue? Sì 

L’Italia, oggi, può emettere moneta di Stato? Sì. Lo abbiamo raccontato in un’inchiesta pubblicata nell’Aprila del 2020 che riprendiamo: “Quello che importa sottolineare è che l’euro, moneta di provenienza bancaria, può convivere con una moneta statale. La differenza è intuitiva: l’euro, come già accennato, è una moneta a credito e nasce indebitando lo Stato, nel nostro caso indebitando l’Italia, che deve emettere e cedere in garanzia titoli del debito pubblico per ottenere il denaro per andare avanti; la seconda – la moneta statale – non indebita lo Stato che la emette, nel nostro caso non indebita lo Stato italiano. I trattati internazionali firmati dall’Italia nel quadro dell’Unione europea possono creare problemi? No. Questo passaggio è stato spiegato molto bene da scenarieconomici.it: “Lo dimostra, inconfutabilmente, il fatto che la legge del 1965 rimase in vigore anche ‘dopo’ che fu approvata la legge 7 febbraio 1992, n. 82 (“Modificazioni alle procedure stabilite dal testo unico sugli istituti di emissione e sulla circolazione dei biglietti di banca”); la legge 82 del 1992 è il provvedimento normativo con cui si attribuì – nello stesso giorno della firma del trattato di Maastricht! – il diritto-potere esclusivo a Bankitalia di determinare il tasso di sconto del denaro senza doversi interfacciare con il Ministero del Tesoro. Per la precisione, la legge 171 del 1965 rimase in vigore fino al 1998, quando fu abrogata per effetto del decreto legislativo del 10 marzo di quell’anno, il numero 43. Cerimonieri d’eccezione, due nostre vecchie conoscenze: Presidente della Repubblica era Oscar Luigi Scalfaro e Presidente del Consiglio, Romano Prodi. Ciò avvenne, non a caso, a ridosso dell’entrata a regime dell’euro sui mercati finanziari (primo gennaio 1999). Cionondimeno, l’abrogazione di una legge dello Stato italiano, da parte del Parlamento italiano, non impedisce, di per sé, allo stesso Stato italiano di ri-emanare una legge identica a quella abrogata. È solo una questione di “volontà” politica, non di “possibilità” giuridica. A maggior ragione ove si consideri che – proprio a cavallo tra l’esordio dell’euro sui mercati finanziari (primo gennaio 1999, abbiamo detto) e lo ‘zampillare’ dell’euro dalle nostre tasche (primo gennaio 2002) – il Parlamento italiano, con legge costituzionale del 18 ottobre 2001, n. 3, riformò l’articolo 117 della Costituzione: scrivendo, nero su bianco, che lo Stato (sia pur nel rispetto dei vincoli derivanti dai trattati internazionali) ha esclusiva competenza in materia di ‘moneta’”.

I possibili dubbi

“L’unico dubbio residuo sul tappeto – prosegue l’articolo di scenarieconomici.it – potrebbe quindi essere il seguente: eventuali nuovi ‘biglietti di Stato’ (come quelli famosi di Moro, per intenderci) sarebbero compatibili con il Trattato di Maastricht e con quello di Lisbona? Ragioniamo: se tali ‘Stato-note’ le concepissimo e producessimo come semplice ‘formato’ alternativo alle monetine metalliche, la risposta sarebbe ovviamente affermativa. Già oggi lo Stato conia 1 euro, 2 euro e i vari centesimi. Che lo faccia sotto forma di moneta metallica piuttosto che sotto forma di ‘Stato-nota’ non cambierebbe granché. Anzi, in passato (e per mere ragioni pratiche e ‘simboliche’) lo aveva addirittura proposto l’allora Ministro Giulio Tremonti. Ma ce ne gioveremmo davvero, e in modo significativo? No, visto che incorreremmo nella necessità della approvazione del volume di conio da parte della BCE ex art. 128, comma due di Lisbona, già citato. L’unico dubbio residuo sul tappeto – prosegue l’articolo di scenarieconomici.it – potrebbe quindi essere il seguente: eventuali nuovi ‘biglietti di Stato’ (come quelli famosi di Moro, per intenderci) sarebbero compatibili con il Trattato di Maastricht e con quello di Lisbona? Ragioniamo: se tali ‘Stato-note’ le concepissimo e producessimo come semplice ‘formato’ alternativo alle monetine metalliche, la risposta sarebbe ovviamente affermativa. Già oggi lo Stato conia 1 euro, 2 euro e i vari centesimi. Che lo faccia sotto forma di moneta metallica piuttosto che sotto forma di ‘Stato-nota’ non cambierebbe granché. Anzi, in passato (e per mere ragioni pratiche e ‘simboliche’) lo aveva addirittura proposto l’allora Ministro Giulio Tremonti. Ma ce ne gioveremmo davvero, e in modo significativo? No, visto che incorreremmo nella necessità della approvazione del volume di conio da parte della BCE ex art. 128, comma due di Lisbona, già citato”.

Lo Stato potrebbe emettere ‘biglietti di Stato’ anche ‘a corso legale’. I dubbi sul sistema bancario e sull’Unione europea che, con il Governo Draghi, ha bloccato il Superbonus

“Ma si potrebbe addirittura spingersi oltre, e sostenere che lo Stato potrebbe emettere ‘biglietti di Stato’ anche ‘a corso legale’ (cioè ad accettazione obbligatoria) – leggiamo sempre su scenarieconomici.it -purché solo entro i confini del proprio territorio. Infatti, l’articolo 128, primo comma, del Trattato di Lisbona attribuisce l’esclusiva alla BCE in materia di ‘banconote’, non di ‘Stato-note’ o di biglietti di Stato, che dir si voglia. Dunque, potremmo avere due monete a corso legale sullo stesso territorio italiano: le banconote in euro (valevoli anche oltreconfine, negli altri Paesi dell’eurozona) e le ‘Stato-note’ valevoli solo in Italia”.  Tutto questo nel rispetto dei trattati europei e senza indebitare gl’italiani! Ancora due precisazioni. Prima precisazione: “La nuova moneta parallela all’euro – leggiamo sempre su scenarieconomici.it – sarebbe solo ‘domestica’ (cioè usabile solo nel territorio italiano), ma non sarebbe solo cartacea. Proprio come nel caso della monetazione in euro, essa potrebbe, e dovrebbe, circolare pure sotto forma di moneta elettronica. Prescindiamo, per ragioni di sintesi, dal modo in cui potrebbe materialmente realizzarsi il relativo circuito. Ricordiamo solo che ‘possono emettere moneta elettronica, nel rispetto delle disposizioni ad essi applicabili, la Banca centrale europea, le banche centrali comunitarie, lo Stato italiano e gli altri Stati comunitari, le pubbliche amministrazioni statali, regionali e locali, nonché Poste Italiane’ (art. 114 bis Testo Unico bancario licenziato con Decreto legislativo del primo settembre 1993, numero 385). E tanto basti, in punto di diritto”. Aggiungiamo che – ove si riproducesse la stessa proporzione oggi esistente per l’euro – avremo solo un sette per cento di ‘Nuove Lire’ in biglietti di stato cartacei e un novantatré per cento di ‘Nuove Lire’ in moneta elettronica”. Seconda precisazione: “Ci sarebbero problemi pratici? – conclude scenarieconomici.it -. La nuova lira si svaluterebbe nel rapporto di cambio con l’euro? A entrambe le domande rispondiamo affermativamente. Ci sarebbero diversi problemi pratici, come per qualsiasi soluzione innovativa, e ci sarebbe un rapporto di cambio sicuramente sfavorevole alla Nuova Lira. E tuttavia, non è questo il punto”. Resta da capire se il sistema bancario accetterebbe una moneta di Stato. Ricordiamoci che il Governo di Mario Draghi ha bloccato il Superbonus perché, di fatto, si configurava come una sorta di moneta parallela: e il sistema bancario non ha gradito. Così il Superbonus che stava rilanciando l’attività edilizia e, quindi, l’economia italiana – è stato bloccato. E questo il vero volto del Governo Draghi: un Governo che danneggiando l’economia italiana, insieme con i partiti che l’appoggiano: PD, Lega, Forza Italia, Italia Viva e Liberi e Uguali. Ricordiamo che il Movimento 5 Stelle di Giuseppe conte si sta chiamando fuori dal Governo anche per il vergognoso blocco del Superbonus. Il resto sono minchiate messe in giro dai lecca-lecca…

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