La Cina ha accumulato 140 milioni di tonnellate di grano, più di quanto ne ha stoccato il resto del mondo! Perché?

11 giugno 2022
  • Lo scrive Paolo Caruso in un articolo citando i dati del U.S. Foreign Agricultural Service
  • Il land grabbing della Cina in Africa
  • Henry Kissinger: “Se controlli il petrolio, controlli le nazioni, se controlli gli alimenti, controlli i popoli”
  • I danni provocati dal liberismo economico all’agricoltura e alla sovranità alimentare degli Stati 

Lo scrive Paolo Caruso in un articolo citando i dati del U.S. Foreign Agricultural Service

“Dati dello U.S. Foreign Agricultural Service segnalano che attualmente le riserve di grano custodite nei silos cinesi superano i 140 milioni di tonnellate. Tutte le riserve di frumento del resto del mondo non arrivano a raggiungere il quantitativo stoccato nel Paese asiatico”. Lo scrive Paolo Caruso su @ltroPensiero.net. Certo, il quantitativo di grano immagazzinato dai cinesi è impressionante, ma noi qualcosa del genere l’abbiamo raccontata lo scorso 16 Gennaio in un articolo puntato proprio sul grande attivismo cinese nei mercati internazionali dei cereali (e, forse, non soltanto dei cereali): “La Cina teme cambiamenti climatici e pandemia e si sta accaparrando il 69% del mais, il 60% del riso e il 51% di grano prodotti nel mondo“. Anche per Caruso – Agronomo e Consulente esterno del Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente dell’Università di Catania, un professionista che stimiamo per la sua grande conoscenza dei problemi dell’agricoltura – l’attivismo della Cina nei mercati alimentari non è una novità: “Sulla base di quanto scritto nel Dicembre del 2021 da Nikkei Asia, in un articolo dal titolo ‘China hoards over half the world’s grain, pushing up global prices’, avevamo sottolineato il grande attivismo delle autorità cinesi circa l’acquisto di derrate alimentari, soprattutto cereali, con un’intensità mai registrata in passato”. Ancora Caruso: “Prima dello scoppio del conflitto tra Russia e Ucraina, i grandi acquisti cinesi erano per lo più imputati all’aumento della capacità reddituale del popolo cinese e quindi ad un incremento della domanda di cibo di qualità, o al timore che l’instabilità geopolitica portasse a fenomeni di irrigidimento dei paesi esportatori con conseguenti carenze di materie prime alimentari, che hanno da sempre fornito il pretesto per le rivoluzioni socio-politiche in Cina. Ciò che è invece storicamente dimostrato è l’ossessione dei governi cinesi circa il problema della food security, ovvero la capacità di un popolo di dotarsi della disponibilità di adeguate scorte alimentari, per sostenere il costante aumento del consumo di cibo e per compensare le fluttuazioni della produzione e dei prezzi. Per far fronte a questo pericolo, negli ultimi anni le autorità cinesi hanno adottato un’aggressiva politica di ‘land grabbing’ verso i Paesi africani, diventati ormai delle vere e proprie colonie alimentari”.

Il land grabbing della Cina in Africa

A proposito di accumulo di cereali e di land grabbing ricordiamo un altro articolo di @ltroConsumo.net che noi abbiamo ripreso lo scorso 28 Dicembre: “Secondo i dati del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, la Cina riuscirà a stoccare il 69% delle produzioni mondiali di mais, il 60% di riso e il 51% di grano, previste per la prima metà del 2022. La Cina ha speso 98,1 miliardi di dollari per importare cibo (bevande escluse) nel 2020, un aumento di 4,6 volte rispetto a un decennio precedente. Negli ultimi cinque anni, le importazioni cinesi di soia, mais e grano sono aumentate da due a dodici volte grazie ad una aggressiva campagna di acquisti operata nei confronti dei grandi Paesi produttori di queste materie prime, soprattutto Stati Uniti e Brasile”. Leggendo questi dati ci siamo chiesti cosa ne pensavano l’analista dei mercati internazionali, Sandro Puglisi, e il chimico del Cnr, Mario Pagliaro, appassionato di climatologia e agricoltura, due grandi esperti che noi seguiamo sempre con interesse e attenzione. Anche lo scorso Dicembre, come già ricordato, @altroConsumo.net segnalava l’attività di land grabbing dei cinesi in Africa. Sul land grabbing ci piace ricordare una lettera che qualche tempo fa ci ha inviato Mario Di Mauro, vulcanico protagonista di TerraeliberAzione: “Caro Giulio Ambrosetti, come ti ho detto anche al telefono, nella sola PIANA DI CATANIA e dintorni abbiamo già censito oltre 2000 ettari opzionati o ‘in trattativa’ per farne un DESERTO ENERGETICO MILIARDARIO… ma non si tratta su ‘quattro soldi’: le offerte sono da LAND GRABBING 3.0: solo di opzione si va da 2000 euro a ettaro in su per l’affitto annuale dei diritti di superficie / altra cosa è la debolezza della filiera agroalimentare siciliana: qui, al netto di preziose eccezioni, si stanno suicidando da mezzo secolo -> l’inchiesta di TERRAELIBERAZIONE (lunga dagli anni Ottanta!) continuerà su questo tema a gennaio: stiamo solo verificando alcuni dati e i contratti, molti riconducibili a gruppi tedeschi o italo-tedeschi”. “Sullo sfondo – prosegue Di Mauro – c’è la GRANDE MENZOGNA dei ‘cambiamenti climatici di prevalente causa antropica’ e tutto il circo delle energie rinnovabili colonialiste: è la fase due, che include lo sviluppo di reti, elettrodotti ecc. in una logica neocoloniale che prende di mira la Sicilia e la Tunisia. La prima fase, in Sicilia, avendola capita per tempo, siamo riusciti a ostacolarla, questa sarà più complicata. Ma serve un movimento di massa serio e lucido: scientifico. Di più non possiamo FARE. No slogan. E, così come su altre questioni cruciali, non stamu jukannu”. Dopo di che Di Mauro illustra anche il modello di contratto proposto agli agricoltori: “Ecco un modello di contratto (tanti agricoltori manco lo sanno leggere: e non vi mancano certo un paio di tranelli…). Ma i soldi che offrono sono tanti… Per quanto poca cosa rispetto ai profitti che se ne ricaveranno. Il contratto standard è questo: tanti agricoltori manco lo sanno leggere”. 

Henry Kissinger: ‘Se controlli il petrolio, controlli le nazioni, se controlli gli alimenti, controlli i popoli’”

Condivisibile la chiusura della riflessione di Caruso, secondo il quale la Cina non ha accumulato tanto grano per rivenderlo: “Ci riesce invece più difficile concordare sulla possibilità che questo grano venga venduto sui mercati in un’ottica di trading, per ottenere un guadagno tra prezzi di vendita e di acquisto – scrive Caruso – e ci stupirebbe molto anche l’ipotesi che improvvisamente questo frumento venisse immesso sul mercato per calmierare i prezzi. Tutti ormai hanno capito, e prima di tutti i cinesi, che l’unica vera arma di ricatto e condizionamento per i popoli è il cibo. Soleva affermare Henry Kissinger: ‘Se controlli il petrolio, controlli le nazioni, se controlli gli alimenti, controlli i popoli’”.

I danni provocati dal liberismo economico all’agricoltura e alla sovranità alimentare degli Stati 

Riprendiamo una nostra riflessione del gennaio scorso: “Il ruolo della Cina, nel mercato internazionale dei cereali ma non soltanto dei cereali, sta già condizionando tutto il mondo. La Cina è un colosso di un miliardo e 400 milioni di abitanti circa e quando partono gli acquisti sui mercati internazionali dei cinesi, ebbene, i prezzi dei beni richiesti da questo Paese, inevitabilmente, sono destinati a crescere. In più giocano pure altri due fattori imprevedibili: l‘andamento della pandemia e i cambiamenti climatici in corso. Questo scenario si va materializzando in un mondo dominato in buona parte dall’ottusità liberista che ha eliminato in tante aree del Pianeta la sovranità alimentare. In agricoltura il credo liberista è pericoloso, perché a furia di coltivare i prodotti agricoli là dove si produce con minori costi si ottengono due effetti nefasti. Primo effetto: soprattutto nei Paesi dove il costo del lavoro è basso e lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo è la regola, si utilizzano pesticidi ed erbicidi in modo irrazionale, avvelenando le derrate agricole che poi fanno il giro del mondo esponendo a malattie milioni di persone. Secondo effetto: le agricolture di molti Paesi messe e dura prova dall’arrivo di ortaggi e frutta a prezzi stracciati cominciano a non coltivare più questi prodotti e perdono la sovranità alimentare. Un esempio di perdita di terreni agricoli lo abbiamo nel Sud Italia e in Sicilia dove dopo un decennio e oltre di grano canadese (in parte al glifosato) arrivato dal Canada e grazie anche all’assurdità del Set Aside circa 600 mila ettari di seminativi sono stati abbandonati. Se poi – cosa che sta avvenendo – pandemia e cambiamenti climatici convincono i cinesi a fare man bassa di cereali e di altre derrate alimentari in vista di tempi peggiori, ecco che i prezzi dei prodotti schizzano all’insù: che è quello che sta avvenendo in Italia con pane, pasta, ma anche con alti beni”.

 

 

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