La Cina teme cambiamenti climatici e pandemia e si sta accaparrando il 69% del mais, il 60% del riso e il 51% di grano prodotti nel mondo

16 gennaio 2022
  • E’ ufficiale: i cinesi, in questo 2022, tra cambiamenti climatici e pandemia, temono l’esplosione di una carestia mondiale e corrono ai ripari. E l’Unione europea che fa? Acquista vaccini… E l’Italia di Draghi? Si cimenta con Green pass e obbligo vaccinale. Che speranze abbiamo con questi ‘scienziati’?
  • I dati spaventosi forniti dalla Coldiretti
  • In crescita anche i prezzi di caffè, zucchero e, in generale, di quasi tutti i beni alimentari di largo consumo. Gli avvertimenti inascoltati della FAO

E’ ufficiale: i cinesi, in questo 2022, tra cambiamenti climatici e pandemia, temono l’esplosione di una carestia mondiale e corrono ai ripari. E l’Unione europea che fa? Acquista vaccini… E l’Italia di Draghi? Si cimenta con Green pass e obbligo vaccinale. Che speranze abbiamo con questi ‘scienziati’?

Lo scriviamo da tempo e adesso lo dice a chiare lettere anche la Coldiretti: il ruolo della Cina, nel mercato internazionale dei cereali ma non soltanto dei cereali, sta già condizionando tutto il mondo. La Cina è un colosso di un miliardo e 400 milioni di abitanti circa e quando partono gli acquisti sui mercati internazionali dei cinesi, ebbene, i prezzi dei beni richiesti da questo Paese, inevitabilmente, sono destinati a crescere. In più giocano pure altri due fattori imprevedibili: l‘andamento della pandemia e i cambiamenti climatici in corso. Questo scenario si va materializzando in un mondo dominato in buona parte dall’ottusità liberista che ha eliminato in tante aree del Pianeta la sovranità alimentare. In agricoltura il credo liberista è pericoloso, perché a furia di coltivare i prodotti agricoli là dove si produce con minori costi si ottengono due effetti nefasti. Primo effetto: soprattutto nei Paesi dove il costo del lavoro è basso e lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo è la regola, si utilizzano pesticidi ed erbicidi in modo irrazionale, avvelenando le derrate agricole che poi fanno il giro del mondo esponendo a malattie milioni di persone. Secondo effetto: le agricolture di molti Paesi messe e dura prova dall’arrivo di ortaggi e frutta a prezzi stracciati cominciano a non coltivare più questi prodotti e perdono la sovranità alimentare. Un esempio di perdita di terreni agricoli lo abbiamo nel Sud Italia e in Sicilia dove dopo un decennio e oltre di grano canadese (in parte al glifosato) arrivato dal Canada e grazie anche all’assurdità del Set Aside circa 600 mila ettari di seminativi sono stati abbandonati. Se poi – cosa che sta avvenendo – pandemia e cambiamenti climatici convincono i cinesi a fare man bassa di cereali e di altre derrate alimentare in vista di tempi peggiori, ecco che i prezzi dei prodotti schizzano all’insù: che è quello che sta avvenendo in Italia con pane, pasta, ma anche con alti beni.

I dati spaventosi forniti dalla Coldiretti

Siamo un po’ visionari e troppo pessimisti? Se è così non siamo i soli. Leggete cosa dicono oggi i vertici della Coldiretti: “Con la pandemia da Covid si è aperto uno scenario di accaparramenti, speculazioni e incertezza con la Cina che, entro la prima metà dell’annata agraria 2022, avrà accaparrato il 69% delle riserve mondiali di mais per l’alimentazione del bestiame ma anche il 60% del riso e il 51% di grano alla base dell’alimentazione umana nei diversi Continenti, con conseguenti forti aumenti dei prezzi in tutto il Pianeta e carestie. L’emergenza Covid – rileva la Coldiretti – sta innescando un cortocircuito sul fronte delle materie prime anche nel settore agricolo nazionale che ha già sperimentato i guasti della volatilità dei listini in un Paese come l’Italia che è fortemente deficitaria in alcuni settori ed ha bisogno di un piano di potenziamento produttivo e di stoccaggio per le principali commodities, dal grano al mais fino all’atteso piano proteine nazionale per l’alimentazione degli animali in allevamento per recuperare competitività rispetto ai concorrenti stranieri”. Dichiarazioni che si possono leggere in un articolo pubblicato da AGRICOLA.EU. Mentre l’Italia va ancora dietro al Governo Draghi con i suoi Green pass e Super Green pass, la Cina mette nel conto che pandemia e, soprattutto, cambiamenti climatici potrebbero provocare carestie e si accaparra beni alimentari acquistandoli in tutto il mondo, scatenando un’inflazione senza precedenti. “Di fronte all’aumento esplosivo dei costi di energia e mangimi – sostiene la Coldiretti – è necessario rendere immediatamente operativo l’accordo di filiera raggiunto per fermare la speculazione in atto e adeguare il prezzo del latte alla stalla per salvare i 26mila allevamenti sopravvissuti in Italia ma difficoltà si registrano anche per le coltivazioni. In Italia sono praticamente raddoppiati i costi delle semine per la produzione di grano destinato a pasta e pane per effetto di rincari di oltre il 50% per il gasolio necessario alle lavorazioni dei terreni ma ad aumentare sono pure i costi dei mezzi agricoli, dei fitosanitari e dei fertilizzanti che arrivano anche a triplicare, secondo l’l’analisi della Coldiretti dalla quale si evidenzia che gli effetti del balzo dei costi energetici colpiscono l’intero settore, dai campi alle serre”. Sulla stessa lunghezza d’onda l’analisi di Byoblu: “Pechino sta mantenendo le sue scorte di cibo ad un ‘livello storicamente elevato’ ha detto ai giornalisti Qin Yuyun, capo dell’Amministrazione nazionale delle riserve alimentari e strategiche del Paese che prosegue: ‘Le nostre scorte di grano possono soddisfare la domanda per un anno e mezzo. Non c’è alcun problema per quanto riguarda la fornitura di cibo’. Secondo i dati del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, Pechino dovrebbe raggiungere il 69% delle riserve mondiali di mais nella prima metà dell’anno agricolo 2022, il 60% di riso e il 51% di grano. Questi dati di proiezione rappresentano aumenti di circa 20 punti percentuale negli ultimi dieci anni e mostrano chiaramente come la Cina continui ad accumulare grano”.

In crescita anche i prezzi di caffè, zucchero e, in generale, di quasi tutti i beni alimentari di largo consumo. Gli avvertimenti inascoltati della FAO. La dabbenaggine della politica siciliana su prevenzione di incendi boschivi e inondazioni

Non sono solo i prezzi dei cereali che crescono. “Le quotazioni del caffe arabica – sottolineano alla Coldiretti – sono aumentate dell’80% mentre quelle del robusta sono salite del 70% lo scorso anno ma ad aumentare sono i prezzi delle materie prime alimentari che hanno raggiunto complessivamente a livello mondiale il massimo da dieci anni, trainati dai forti aumenti per oli vegetali, zucchero e cereali. L’andamento a livello internazionale si riflette a livello nazionale dai campi alle industrie, dagli scaffali dei supermercati fino al banco dei bar per la tradizionale colazione. A livello internazionale lo zucchero è aumentato del 29,8% nel suo complesso portandosi al livello più alto osservato dal 2016, i grassi vegetali del 65,8% rispetto all’anno scorso mentre i prodotti lattiero-caseari sono cresciuti del 16,9% e quelli della carne del 12,7%. I prezzi internazionali dei cereali hanno raggiunto il livello annuo più alto dal 2012, in aumento in media del 27,2 % rispetto al 2020 con rincari che vanno dal 44,1% del mais al +31,3% del grano”. Questi sono i veri problemi che dovrebbero essere oggetto di riflessione politica. Questioni che l’Unione europea liberista ha ignorato negli ultimi due anni di pandemia. Nemmeno gli avvertimenti della FAO sull’aumento generale del livello dei prezzi dei generi alimentari in tutto il mondo ha smosso la Ue. La Russia, davanti alla crescita della domanda di grano internazionale, ha ridotto le esportazioni. E mettendo nel conto problemi climatici ha aumentato la superficie seminata sta aiutando concretamente gli agricoltori evitando di fagi pagare per intero il costo in crescita dei fertilizzanti. In Europa – a parte la Francia e la Spagna che in agricoltura fanno storia a sé – non sembrano interessati a questi problemi. Non parliamo dell’Italia, dove i Governi fanno a gare nel penalizzare gli agricoltori. E non paliamo della Sicilia, dove la politica al Governo nega, nei fatti, l’esistenza dei cambiamenti climatici. Dopo quello che è successo lo scorso anno – quasi 80 mila ettari di boschi incendiati tra Luglio e Agosto e alluvioni nel Catanese e nel Siracusano a Ottobre – dovrebbero essere già all’opera non meno di 30 mila operai forestali per tutelare il verde e per provare a frenare il dissesto idrogeologico e fiumi e corsi d’acqua che ormai esondano dopo piogge ordinarie. Invece nel Parlamento siciliano discutono di un disegno di legge sulla riforma forestale finalmente esitato dalla Commissione legislativa di merito che – non c’è nemmeno bisogno di leggerlo – sarà a base di nulla mescolato col niente. Del resto, in Italia c’è un Governo che invece di occuparsi della sovranità alimentare italiana ormai compromessa dalla follia demenziale della globalizzazione economica si cimenta con vaccini & e Green pass e magari anche obbligo vaccinale, giusto per dimostrare alle multinazionali farmaceutiche che l’Italia è “a disposizione”, modello Voscenza s’abbinirica. La Cina, in questo 2022 appena iniziato, si sta prendendo la metà dei cereali prodotti nel mondo e noi acquistiamo vaccini e introduciamo divieti e penalizzazioni che continueranno a penalizzare ristoranti, bar, alberghi, attività culturali, discoteche e via continuando: minchia, ma quanto siamo bravi…

Foto tratta da NexMe

 

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