La doppia speculazione a danno dei consumatori con l’olio di semi che costa più dell’olio extra vergine di oliva!/ MATTINALE 675

7 giugno 2022
  • L’olio extra vergine di oliva non dovrebbe costare meno di 8 euro al litro ma, con le ‘offertissime’, costa 3 euro a bottiglia! L’olio di semi ordinario – che non dovrebbe costare più di un euro a bottiglia – costa 3,50 euro a bottiglia!
  • La speculazione sugli oli di semi con la scusa della guerra in Ucraina
  • Al massimo, a far aumentare i prezzi degli oli di semi potrebbero essere gli effetti dei cambiamenti climatici. Ma in questo momento il problema non c’è
  • Unione europea e Governo Draghi stanno proiettando l’Italia in un mondo capovolto dove prevale la speculazione a danno dei consumatori  

L’olio extra vergine di oliva non dovrebbe costare meno di 8 euro al litro ma, con le ‘offertissime’, costa 3 euro a bottiglia! L’olio di semi ordinario – che non dovrebbe costare più di un euro a bottiglia – costa 3,50 euro a bottiglia!

Nel MATTINALE di oggi proveremo ad approfondire un paradosso che va in scena da qualche settimana nei centri commerciali e nei supermercati. Tema: l’olio d’oliva extra vergine e l’olio di semi. Chi legge I Nuovi Vespri sa che da quando siamo in rete abbiamo dedicato centinaia di articoli all’olio extra vergine di oliva. I nostri lettori sanno che un litro di olio d’oliva extra vergine italiano non può costare meno di 8 euro. A seconda delle annate può arrivare anche a 10-12 euro al litro. Ma – lo ribadiamo – se è un olio d’oliva fatto con le olive raccolte in Italia non può costare meno di 8 euro al litro. Discorso molto diverso per l’olio di semi. A differenza delle olive, che vanno raccolte dagli alberi e presuppongono delicate e talvolta costose operazioni c agronomiche, gli oli di semi sono prodotti da piante erbacee seminate su immense distese di terreni, con operazioni agronomiche che, dalla semina alla raccolta, sono tutte meccanizzate. La differenza, in termini di costi, tra olio d’oliva extra vergine e olio di semi è enorme. Come già accennato, una bottiglia di olio extra vergine di oliva non può costare meno di 8 euro perché, dietro, c’è un grande lavoro da parte degli agricoltori. Anche la raccolta meccanizzata delle olive è complicata, specie nelle aree collinari o di montagna impervie, dove bisogna per forza di cosa raccogliere le oliva manualmente, con aumento dei costi. E’ questo il motivo per il quale un litro di olio d’oliva extra vergine non può costare meno di 8 euro, perché dietro ci sono costi di gestione notevoli dalla potatura degli alberi alla raccolta. I costi di produzione di abbassano notevolmente per gli oli di semi dove tutto è meccanizzato. A meno che non si tratti di oli di semi particolari, il costo di un litro di olio di semi, fino a qualche mese fa, sia aggirava intorno a un euro (ribadiamo, fatta eccezione per gli oli di semi particolari).

La speculazione sugli oli di semi con la scusa della guerra in Ucraina

Partiamo, allora, da uno scenario ordinario: il costo di un litro di olio extra vergine di oliva che non dovrebbe scendere sotto 8 euro; e il costo di un litro di olio di semi ordinario che, fino a qualche mese fa, era stabilizzato intorno a un euro. Esaminiamo, adesso, quanto succede in questi giorni. In un grande centro commerciale abbiamo osservato una “offertissima” di olio d’oliva extra vergine al prezzo di 2,99 euro. Come può una bottiglia olio extra vergine di oliva costare 3 euro? Non lo riusciamo a capire. Per la cronaca, non è la prima volta che ci imbattiamo in offerta simili. Ci è capitato di leggere un’offerta simile nel 2000 e anche nel 2019. Lo ribadiamo ancora una volta: se è prodotto con olive italiane non dovrebbe costare meno di 8 euro al litro. A meno che i produttori non vogliano vendere il proprio prodotto sotto costo: ma la cosa ci sembra impossibile. Ma questa è solo la prima sorpresa. La seconda sorpresa la troviamo, sempre nello stesso centro commerciale, a qualche decina di metri. Dove veniamo attratti da due cartelli. Nel primo c’è scritto: “Olio di semi 3,50 euro a bottiglia”. La bottiglia è di un litro. Il secondo cartello ci dice che non si possono acquistare più di due bottiglie di olio di semi, perché in questo momento la guerra in Ucraina sta creando problemi nell’offerta di olio di semi. Possibile?

Al massimo, a far aumentare i prezzi degli oli di semi potrebbero essere gli effetti dei cambiamenti climatici. Ma in questo momento il problema non c’è

La spiegazione del secondo cartello non sta né in cielo, né in terra. Un mese fa, quando è iniziata la corsa al rialzo del prezzo dell’olio di semi, abbiamo provato a illustrare che la guerra in Ucraina, con l’aumento del prezzo dell’olio di semi, c’entra poco o nulla. Il problema potrebbe riguardare l’olio di girasole, se è vero che l’Ucraina è il primo produttore di olio di girasole nel mondo. Se fosse un problema, ebbene, tale problema dovrebbe riguardare l’olio di girasole, ma non tutti gli oli di semi, che sono tanti! Ma un mese fa non c’era nemmeno il problema dell’olio di girasole di provenienza ucraina. Ecco cosa scrivevamo il 5 Maggio scorso: “Oggi scopriamo che tra il 27 Febbraio e l’1 Marzo, nonostante la guerra in corso, sono arrivate nell’Unione europea  260.000 tonnellate di olio di girasole: “Il recente rimbalzo della disponibilità di olio di girasole ha portato a un calo dei prezzi e il passaggio all’olio di colza si è interrotto dall’Ucraina. Quindi i prezzi dell’olio di girasole nell’Unione europea sono diminuiti all’aumentare dell’offerta del prodotto ucraino, mentre in Italia il prezzo dell’olio di girasole e i prezzi di tutti gli altri oli di semi sono aumentati?” (qui il nostro articolo di un mese fa per esteso). E’ chiaro che eravamo davanti a una speculazione che nulla aveva a che vedere con la guerra in Ucraina. E oggi? Non crediamo che le cose siano cambiate. Al massimo – ma fino a questo momento non ci risulta – ci potrebbero essere problemi alle colture erbacee di semi oleaginosi, che potrebbero subire gli effetti negativi dei cambiamenti climatici in corso, con riduzione delle produzioni e aumenti di prezzi.

Unione europea e Governo Draghi stanno proiettando l’Italia in un mondo capovolto dove prevale la speculazione a danno dei consumatori  

Il dato che emerge da questo nostro articolo è paradossale: in questo momento l’olio di semi costa 50 centesimi di euro in più rispetto a certi oli extra vergini di oliva commercializzati in offerta! Il che è un’assurdità. Abbiamo detto che dietro la produzione di olio extra vergine di oliva italiano c’è un grande lavoro e ci sono costi di produzione che non possono essere ridotti. Con molta probabilità, tra qualche anno, quando si diffonderanno gli oliveti a spalliera, si avrà una riduzione dei costi di produzione (anche se non sappiamo quali risvolti ci potrebbero essere sul fronte della qualità dell’olio d’oliva extra vergine). Ma in questo momento i costi di produzione delle olive, in Italia, sono quelli che sono. E va detto che, in proporzione, i costi di produzione sono maggiori nel Nord Italia, dove gli oliveti sono di gran lunga inferiori, in termini di estensione, agli oliveti delle tre Regioni del Sud Italia dove si produce il 90% dell’olio extra vergine italiano: Puglia, Calabria e Sicilia (ci sarebbe da chiedersi come fanno certe aziende del Nord Italia a vendere olio extra vergine di oliva imbottigliato a meno di 8 euro al litro: la risposta a questa domanda la lasciamo ai nostri lettori). Quello che vogliamo sottolineare, lo ribadiamo ancora una volta, è l’assurdità di quanto sta avvenendo, con l’olio di semi che costa 3 volte e mezzo in più di quanto costava due mesi fa (e questo colpisce soprattutto le famiglie meno abbienti dove si fa largo uso dell’olio di semi), con l’olio extra vergine di oliva in ‘offertissima’ che costa meno dell’olio di semi! L’Unione europea da una parete e il Governo italiano di Mario Draghi dall’altra parte, nel nome della speculazione, ci stanno catapultando in un mondo capovolto. Si specula in modo incredibile facendo pagare 3 e volte e mezza in più l’olio di semi che – lo ribadiamo – è un prodotto di larghissimo consumo, con guadagni ingentissimi a spese dei ceti sociali meno abbienti; e si immette nel mercato un olio d’oliva extra vergine ad un prezzo bassissimo che non è giustificato, soprattutto là dove venga fatto passare per extra vergine italiano! Poniamo solo una domanda: chi è che in Italia oggi tutela i consumatori? La risposta e le amare conclusioni le lasciamo a voi.

Foto tratta da NATYOURE         

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