La parabola dei grillini di Palermo dalle ‘scatolette di tonno’ alla corte di Leoluca Orlando (e della finta sinistra)/ SERALE

3 febbraio 2022
  • Il Movimento 5 Stelle di Palermo forse è anche peggiore dei grillini alla Luigi Di Maio 
  • Giuseppe Conte il temporeggiatore intrappolato da Beppe Grillo e dal PD
  • Azzardiamo una previsione: il Movimento 5 Stelle non presenterà il proprio simbolo alle imminenti elezioni comunali di Palermo  

Il Movimento 5 Stelle di Palermo forse è peggiore dei grillini alla Luigi Di Maio 

Abbiamo già scritto sul tragicomico papocchio andato in scena al Consiglio comunale di Palermo. Dove, al di là delle chiacchiere, la maggioranza dei consiglieri comunali, che dicono di fare opposizione, ha consentito all’amministrazione comunale di Leoluca Orlando di approvare il Piano di riequilibrio dei conti del Comune che verrà pagato dai cittadini. Semplificando al massimo, la gestione clientelare del personale del Comune e delle società controllate dallo stesso Comune e i costi di 15 Km di Tram che per molte ore del giorno gira vuoto li pagheranno i cittadini con l’aumento dell’Irpef. Fin qui tutto scontato. Ora, invece, vogliamo puntare la nostra attenzione sui tre consiglieri comunali del Movimento 5 Stelle di Palermo che, di fatto, sono passati, armi e bagagli, a sostegno del sindaco Orlando e dei partiti che lo sostengono direttamente (da distinguere dai partiti che lo sostengono sottobanco, come hanno fatto, per l’appunto, le finte opposizioni). Perché i grillini meritano un articolo a parte? Perché sono diventati il simbolo del trasformismo della politica di Palermo: un trasformismo particolare, forse unico nel suo genere, fatto non soltanto di giravolte ma anche ostentazione, quasi che gli elettori che li hanno mandati al Consiglio comunale gli avessero chiesto di fare quello che stanno facendo.

Giuseppe Conte il temporeggiatore intrappolato da Beppe Grillo e dal PD

Il passaggio è importante ed è ancora più significativo della giravolta dei grillini alla Luigi di Maio che si stanno esibendo a Roma nell’appoggio al Governo di Mario Draghi, accodati al PD, anche se con qualche briciolo di equidistanza da parte di Giuseppe Conte e dei parlamentari che seguono lo stesso Conte (ma quanti sono? non si capisce). Nel Marzo del 2018, quando si sono presentati alle elezioni politiche, i grillini avevano allentato un po’ la presa sul No all’euro. Non erano diventati pro-euro, ma non chiedevano più il referendum per liberare l’Italia dalla moneta unica europea. Va detto, per onestà di cronaca, che i parlamentari di Camera e Senato del Movimento 5 Stelle non sapevano quello che avrebbero trovato. Con il 32%, senza una maggioranza per dare vita a un Governo, si sono trovati davanti a un bivio: o al Governo con qualcuno, o di nuovo alle urne. Hanno scelto la prima strada. E si sono fatti risucchiare dalla politica-politicante. Hanno cominciato a rimangiarsi quasi tutti gli impegni che hanno assunto con gli elettori, ma va detto che, in molti casi, se non lo avessero fatto, il Governo non sarebbe andato avanti. Hanno scelto le poltrone rispetto ai valori fonanti del Movimento? Sì. Ma almeno fino a quando a capo del Governo c’è stato Giuseppe Conte hanno mantenuto una linea politica non eccelsa ma in parte dignitosa, a parte certe scelte pessime che sarebbe stato meglio evitare, come la porcata del decreto Genova con i fanghi inquinanti sparpagliati nei fondi agricoli e, soprattutto, l’abbandono del Sud. con l’avvento del Governo Draghi il Movimento è di fatto scomparso, inglobato di fatto nel PD. Come scriviamo spesso, la gestione del Movimento da parte di Conte avrebbe un senso politico all’opposizione del Governo Conte, o quanto meno con un appoggio esterno. Questo farebbe venire alla luce l’accordo tra la decina di Ministri e sottosegretari grillini e il PD, che lavorano per affossare definitivamente qual poco che resta del Movimento 5 Stelle. Ma Conte temporeggia, intrappolato da Beppe Grillo e dal PD. Non ha il coraggio e forse nemmeno l’esperienza per un passo politico tranciante ma necessario per ridare vigore e un minimo di visibilità e di prospettiva politica ed elettorale al Movimento.

Azzardiamo una previsione: il Movimento 5 Stelle non presenterà il proprio simbolo alle imminenti elezioni comunali di Palermo  

Completamente diverso il discorso di Palermo. Ricordiamo che nel capoluogo della Sicilia è andato in scena un mezzo ‘golpe’. Tutta la vecchia guardia del Movimento è stata messa all’angolo. Sono arrivati volti nuovi. E’ stato un bene? Noi nutrivamo dubbi, che si sono rivelati fondati. Le elezioni comunali di Palermo del 2017 non sono andate benissimo per i grillini, sia perché il citato mezzo mezzo ‘golpe’ ha indebolito il Movimento, sia perché nello spoglio delle schede per il Consiglio comunale è successo quello che era avvenuto alle elezioni comunali del 2012: una sorta di caos orchestrato non sanzionato (qui trovate una serie di articoli dove abbiamo raccontato tutte le cose incredibili che abbiamo visto. Vergogne che noi abbiamo denunciato in più articoli, perché non è concepibile che lo spoglio delle schede e non succeda assolutamente nulla (chi scrive, tra la fine degli anni ’70 e i primi anni ’80 ha ricoperto più volte il ruolo di presidente di seggio elettorale e ricorda di essere stato convocato dai magistrati perché, nel rispetto nel regolamento, aveva assegnato, con i poteri di presidente, due voti: da qui la verbalizzazione dei rappresentanti di lista e la convocazione in Tribunale: tutto finito bene perché chi scrive si era attenuto a quanto previsto dal regolamento: evidentemente erano altri tempi). Tuttavia va detto che i consiglieri comunali grillini, a differenza dei grillini del parlamento nazionale, non andavano verso l’ignoro: il sindaco uscente – Leoluca Orlando – che sarebbe stato rieletto lo conoscevano e conoscevano i suoi metodi. In verità, non tutti i grillini eletti in Consiglio comunale hanno optato per il potere: non ricordiamo se tre o quattro di loro sono andati via, non riconoscendosi nelle scelte discutibili del Movimento, a Roma come a Palermo: Igor Gelarda è passato alla Lega, mentre Giulia Argiroffi e Ugo Forello hanno dato vita a un gruppo autonomo – OSO – che ha portato avanti con grande competenza e grande determinazione l’opposizione all’attuale amministrazione comunale. Non vogliamo nemmeno citare i nomi dei tre consiglieri comunali rimasti nel Movimento che, ora nell’ombra, ora palesemente si sono schierati con il sindaco Orlando. Insomma, degni seguaci di Luigi Di Maio. I grillini avranno il coraggio di presentarsi con il simbolo del Movimento 5 Stelle alle elezioni comunali di Palermo previste tra qualche mese? Azzardiamo la risposta: assolutamente no. Cercheranno di mimetizzarsi in qualche ‘Listone’ della finta sinistra nella speranza – a nostro avviso improbabile – della rielezione. O non si presenteranno e basta. Che finale triste, signori!

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