In tutto il mondo si erogano bonus ai lavoratori marittimi. Tranne in Italia dove vengono sfruttati fino all’inverosimile

2 febbraio 2022
  • Le ‘autorità’ vedono tutto, ma si girano dall’altra parte. Il Comunicato del sindacato ORSA marittimi
  • “… gli armatori italiani trattano gli equipaggi come schiavi, li fanno dormire in cabine anguste a due o tre lavoratori senza avere il diritto alla privacy, gli danno vitto scadente di terza scelta e riducono gli stipendi, gli fanno pagare le spese per la formazione…”

Le ‘autorità’ vedono tutto, ma si girano dall’altra parte. Il Comunicato del sindacato ORSA marittimi

Occupandoci spesso dei trasporti marittimi non possiamo cero ignorare un comunicato pubblicato sulla pagina Facebook del sindacato ORSA marittimi. Dove si racconta come vengono sfruttati in Italia i lavoratori marittimi e delle differenze, in termini di diritti e di retribuzioni, tra i lavoratori marittimi italiani e i lavoratori di questo settore di altri Paesi. Differenze in negativo per i lavoratori marittimi italiani. “Le compagnie di navigazione di tutto il mondo tranne che in Italia – leggiamo nel comunicato – stanno pagando ai lavoratori bonus di oltre tre anni di stipendio, non si riesce a capire perché in Italia le compagnie di navigazione abbassano gli stipendi dei lavoratori marittimi riducendoli alla fame. Mentre gli armatori italiani pretendono fino a 15 ore al giorno, orari non previsti dalla legge.
Sono talmente bravi che neanche gli enti preposti riescono a individuare le illegalità che compiono, in particolar modo in alta stagione fanno fino a 20 ore al giorno. La cosa più eclatante è che, da quando è stato abolito il contenzioso, gli armatori hanno preso il sopravvento sui lavoratori. Se vai a denunciare qualche sopruso che ricevono i marittimi nelle capitanerie di porto, dichiarano che loro non possono intervenire; e allora ti rivolgi all’Ispettorato del lavoro e ti rispondono che non è di competenza loro. Vorremmo sapere a chi rivolgerci per tutelare questa categoria”.

“… gli armatori italiani trattano gli equipaggi come schiavi, li fanno dormire in cabine anguste a due o tre lavoratori senza avere il diritto alla privacy, gli danno vitto scadente di terza scelta e riducono gli stipendi, gli fanno pagare le spese per la formazione…”

“Come sempre – prosegue il comunicato – gli armatori italiani trattano gli equipaggi come schiavi, li fanno dormire in cabine anguste a due o tre lavoratori senza avere il diritto alla privacy, gli danno vitto scadente di terza scelta e riducono gli stipendi, gli fanno pagare le spese per la formazione, chi dovrebbe controllare si gira dall’altra parte. Invece molte delle più grandi compagnie di navigazione del mondo hanno iniziato a offrire incentivi senza precedenti per un lavoro noto per le condizioni di lavoro cattive e la bassa retribuzione. Per dissuadere i marittimi dal lasciare il lavoro, stanno distribuendo enormi bonus che triplicheranno o quadruplicheranno, per trattenere i lavoratori marittimi che stanno abbandonando le nave. Il lavoro è impegnativo: i dipendenti trascorrono mesi fuori casa, lavorando fino a 15 ore al giorno”. Nel comunicato si legge anche che durante la pandemia “i marittimi che fanno di tutto, dalla manutenzione delle attrezzature alla navigazione, hanno lottato per ottenere l’accesso ai vaccini e gli è stato impedito di sbarcare in molti porti del mondo. Di conseguenza, alcuni lavoratori hanno trascorso più di un anno in mare senza tregua, lavorando in condizioni che violano le leggi sul lavoro”. L’Italia si conferma un Paese pessimo anche in questo settore. Non è la prima volta che ci occupiamo delle condizioni di lavoro di chi presta la propria opera nelle navi e negli altri mezzi navali di collegamento. Lo abbiamo fatto nel 2020 (Lavoratori marittimi: il sindacato ORSA denuncia un inghippo con il fondo Solimare); e anche lo sorso anno (qui trovate le richieste dei lavoratori di questo settore in Sicilia). Tutto questo avviene mentre lo Stato e le regioni interessate sostengono il settore con lauti contributi. Come abbia fatto l’Italia a ridursi in questo stato non si riesce a capire: ma tant’è.

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