Agricoltura/ La proposta contro lo scippo di 2 miliardi di euro a Sud e Sicilia: non acquistare più alcuni prodotti del Nord: ecco quali sono/ MATTINALE 472

6 maggio 2021
  • Se vogliamo penalizzare i nostri amici del Nord che vogliono scippare 2 miliardi di euro alle agricolture di Sud e Sicilia li dobbiamo colpire nel punto che a loro fa più male: il portafoglio!
  • Pasta, pomodoro lavorato e olio extra vergine di oliva: acquistiamo solo quelli prodotti nel Sud e in Sicilia
  • Occhio al riso: cosa si può fare
  • Merendine e biscotti: basta Nord!
  • Sul pane si può fare poco, sui grissini, invece, si può fare molto!
  • Solo formaggi del Sud e della Sicilia 
  • Basta frutta nei Centri commerciali
  • Basta pomodoro nei Centri commerciali 
  • Solo vini del Sud e siciliani 
  • Quattro conti: l’articolo di “Briganti” di due anni fa 
  • Cosa possiamo fare per far restare i nostri soldi nel Sud e in Sicilia

Se vogliamo penalizzare i nostri amici del Nord che vogliono scippare 2 miliardi di euro alle agricolture di Sud e Sicilia li dobbiamo colpire nel punto che a loro fa più male: il portafoglio!

Ieri sera abbiamo dato notizia della conferenza stampa dei rappresentanti di cinque Regioni del Sud (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sicilia) e dell’Umbria che si terrà oggi a Roma, al Senato. Tema: lo scippo di 2 miliardi di euro alle agricolture delle Regioni del Sud da parte delle Regioni del Nord Italia. Si tratta di una grandissima vergogna avallata dal Governo nazionale di Mario Draghi. Ieri abbiamo annunciato una nostra proposta per bloccare in tempi brevi questo ennesimo scippo. La nostra proposta è semplicissima: a partire da oggi, con un passaparola, gli abitanti di Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sicilia e, se lo ritengono opportuno, anche gli amici umbri, debbono provare a non acquistare più alcuni prodotti delle altre 14 Regioni italiane. Già, è noto, esistono le meritorie iniziative ‘Compra Sud’ e ‘Compra siciliano’. Adesso si tratta di fare un passo in avanti per cominciare a lanciare alcuni messaggi precisi. Partendo dal presupposto che tantissimi beni che oggi gli abitanti del Sud e della Sicilia acquistano sono prodotti nel Nord Italia. Ebbene, se vogliamo colpire i nostri amici del Nord che vogliono scippare 2 miliardi di euro alle agricolture di Sud e Sicilia, li dobbiamo colpire nel punto che a loro fa più male: il portafoglio! Proviamo a dare alcune indicazioni di massima.

Pasta, pomodoro lavorato e olio extra vergine di oliva: acquistiamo solo quelli prodotti nel Sud e in Sicilia

Partiamo dall’agroalimentare. Quando ci rechiamo a fare la spesa – i riferiamo agli abitanti di Sicilia, Basilicata, Calabria, Campania, Puglia – cominciamo a fare attenzione ai prodotti che acquistiamo. Nel Sud e in Sicilia ci sono aziende che producono la pasta: bene, non acquistiamo più pasta prodotta nelle Regioni del Nord. Se ci impegniamo tutti – meridionali e siciliani – in sette giorni la pasta prodotta nel Nord Italia rimarrà negli scaffali dei Centri commerciali e dei piccoli supermercati. La stessa cosa dobbiamo fare con il pomodoro trasformato: acquistiamo solo passata di pomodoro e pomodori pelati prodotti e lavorati nel Sud e in Sicilia. Se ci impegniamo, anche questo prodotto, nel giro di sette giorni, rimarrà a ‘fetiri’ negli scaffali dei Centri commerciali e dei piccoli negozi artigianali. Lo stesso discorso vale per l’olio d’oliva extra vergine: acquistiamo solo olio d’oliva extra vergine prodotto in Sicilia, Basilicata, Calabria, Campania, Puglia. Già con questi tre prodotti provochiamo un danno micidiale ai nostri amici del Nord, perché sono tre prodotti molto presenti nelle tavole degli abitanti di Sud e Sicilia.

Occhio al riso: cosa si può fare

Importantissimo anche il riso. Ormai ci sono Regioni del Sud dove la coltivazione del riso sta ritornando. Se riusciamo ad acquistare il riso prodotto, per esempio, in Sardegna, cominciamo a dare una bella ‘botta’ al Piemonte e alla Lombardia. Non è facile, perché non è semplice nel Sud e in Sicilia trovare il riso che non sia prodotto nel Nord. Ma ci possiamo provare. E, in ogni caso, possiamo provare a ridurre il quantitativo di riso che acquistiamo, ad esempio, ogni settimana: se non riusciamo a trovare un riso prodotto nel Sud, in Sardegna o in Sicilia (dove la coltura del riso sta tornando, alla faccia di casa Savoia!), invece di acquistare una confezione di riso ogni settimana ne acquistiamo una confezione ogni due settimane. Credeteci: già dimezzare il consumo di riso sarebbe un segnale molto pesante per Piemonte e Lombardia. Volete perdervi il piacere di assestare questa ‘botta’ a piemontesi e lombardi? Coraggio, cominciamo, i nostri amici del Nord lo meritano!

Merendine e biscotti: basta Nord!

Un’altra ‘botta’ micidiale che possiamo assestare ai nostri amici del Nord riguarda le merendine e i biscotti. Da oggi in poi evitiamo di acquistare merendine e biscotti prodotti nel Nord Italia. Per le merendine c’è da impiegare un po’ di tempo nell’acquisto, ma se mettiamo un po’ di impegno riusciamo a trovare quelle prodotte nel Sud e in Sicilia. Quando ci rechiamo nei Centri commerciali e nei piccoli negozi artigianali dobbiamo leggere le etichette: appena riconosciamo una città del Nord Italia, ebbene, rimettiamo sullo scaffale la merendine e cerchiamone un’altra; se non c’è alternativa alle merendine del Nord, pazienza; ma se l’alternativa c’è – ovvero se c’è una merendina prodotta nel Sud Italia o in Sicilia – acquistiamo quest’ultima. Per i biscotti non ci sono problemi, sia perché le fabbriche di biscotti si trovano anche nel Sud e i Sicilia, sia perché è disponibile un’ampia offerta di biscotti artigianali. Credeteci: sui biscotti, se lo facciamo con attenzione, assestiamo una ‘botta’ ai nostri amici del Nord che se la ricorderanno per i prossimi duecento anni!

Sul pane si può fare poco, sui grissini, invece, si può fare molto!

Sul pane non possiamo fare molto, perché la Sicilia e il Sud sono letteralmente invasi dal grano estero – soprattutto canadese – che arriva con le navi. Possiamo, questo sì, cercare i panifici che producono il pane in modo artigianale con i grani locali. Non è facile, soprattutto nelle medie e grandi città del Sud e della Sicilia: ma ci possiamo provare. Possiamo invece andare a colpo sicuro su altri derivati del grano. Per esempio: non acquistare più grissini prodotti nel Nord Italia. Se non trovate i grissini locali nei Centri commerciali e nei piccoli negozi artigianali non preoccupatevi: acquistateli nei panifici.

Solo formaggi del Sud e della Sicilia 

I formaggi. Qui ci possiamo sbizzarrire. Perché nel Sud e in Sicilia di formaggi se ne producono tantissimi. Ma nel Sud e in Sicilia – nei Centri commerciali e anche nei piccoli supermercati – siamo pieni di formaggi del Nord Italia. Ebbene, da oggi, se ci riusciamo, non acquistiamo più formaggi del Nord Italia, ma solo formaggi del Sud Italia e della Sicilia. Non è difficile, è sufficiente riflettere e cominciare a cambiare le nostre abitudini. Un po’ più complesso lo scenario per i salumi. Non che il Sud e la Sicilia non producano salumi, ma a livello industriale il Nord ne produce molti di più. Però qualcosa la possiamo fare lo stesso: là dov’è possibile acquistiamo salumi prodotti nel Sud e in Sicilia; se ciò non è possibile e vogliamo comunque lanciare un segnale ai nostri amici del Nord, ebbene, riduciamo – magari dimezziamo – il consumo di salumi. ‘Loro’, i nostri amici del Nord, accuseranno il colpo.

Basta frutta nei Centri commerciali

Sulla frutta non possiamo fare molto. Per tanti motivi. Se non altro perché, grazie alla globalizzazione dell’economia, tanta frutta arriva oggi dall’Asia e dall’Africa. Una buona regola generale dovrebbe essere quella di non acquistare frutta che arriva dall’Asia e dalla  Cina, perché non sappiamo (anche se lo immaginiamo…) come viene prodotta questa frutta: non sappiamo, soprattutto, che pesticidi utilizzano. Però una cosa – una piccola cosa – la possiamo fare: privilegiare, fin dov’è possibile, l’acquisto di frutta prodotta nel Sud e in Sicilia, evitando, fin dov’è possibile, di acquistare frutta nei Centri commerciali e privilegiando i mercati contadini e i negozi artigianali. Ecco, se cominciamo a non acquistare più frutta nei Centri commerciali lanciamo un segnale preciso che arriverà anche ai nostri amici del Nord.

Basta pomodoro nei Centri commerciali 

Sugli ortaggi si può fare qualcosa in più. Abbiamo già detto che, nell’acquisto del pomodoro lavorato, bisognerebbe privilegiare quello prodotto nel Sud e in Sicilia. Idem con il pomodoro fresco. Non è facile, perché il pomodoro di pieno campo prodotto nel Sud Italia e in Sicilia si scontra con aree di produzione di pomodoro del mondo – Cina e Africa – dove il costo del lavoro agricolo è almeno dieci volte inferiore al costo del lavoro agricolo italiano. Tuttavia, qualcosa si può fare: per esempio, non acquistare più il pomodoro fresco nei Centri commerciali. Il perché è presto detto. I Centri commerciali, nella grande maggioranza dei casi, acquistano il pomodoro fresco che costa meno: e il pomodoro fresco che costa meno non può che essere quello cinese o africano. Anche per il pomodoro fresco privilegiamo i mercati contadini e locali e i piccoli negozi artigianali di fiducia.

Solo vini del Sud e siciliani 

Sul vino non c’è bisogno nemmeno di ricordarlo: acquistiamo solo vini prodotti nel Sud e in Sicilia. Ricordiamo cos’è avvenuto due anni fa quando nel Sud è stata lanciata la proposta di non acquistare più vini frizzantini veneti. Ebbene, i nostri amici veneti erano incazzatissimi, perché sui vini frizzanti pensano di essere imbattibili. A parte che non è così, e che la qualità non c’entra proprio ed è tutta una questione di organizzazione e controllo del mercato, abbiamo la possibilità di estendere l’iniziativa a tutti i vini del Nord Italia: quindi, nel Sud e in Sicilia portiamo sulle nostre tavole solo vini del Sud Italia e della Sicilia.

Quattro conti: l’articolo di “Briganti” di due anni fa 

Abbiamo citato alcuni prodotti freschi e trasformati, ma è chiaro che ci sono tanti altri esempi. Ma – lo ribadiamo – partendo dai prodotti citati in questo articolo i cittadini meridionali e siciliani hanno la possibilità di lanciare un bel segnale ai nostri amici del Nord che vogliono scippare 2 miliardi di euro alle agricolture delle Regioni del Sud. Se proviamo a fare ciò che abbiamo illustrato raggiungiamo alcuni importanti obiettivi. Facciamo l’esempio della Sicilia. I Siciliani, ogni anno per mangiare, spendono da 11 a 12 miliardi di euro. Ebbene, di questi 11.12 miliardi di euro, solo 2 miliardi di euro sono spesi dai siciliani per acquistare prodotti siciliani! Avete idea di che cosa significhi se cominciamo a cambiare abitudini alimentari? Gli effetti positivi, per la Sicilia e per il Sud, sarebbero notevoli: nel giro di sei mesi le agricolture del Sud e della Sicilia si riprenderebbero con gli interessi i 2 miliardi di euro che gli amici del Nord vogliono scippare alle agricolture delle Regioni del Sud e alla Sicilia. Ricordiamoci che su 100 euro di spesa effettuate nel Sud, solo 6 euro restano al Sud, mentre 94 euro vanno a sostenere l’economia del Nord! Riprendiamo un articolo scritto due anni fa da Briganti: “La legge detta del ‘Federalismo fiscale’, fortemente voluta dalla Lega Nord, prevede ‘il coordinamento dei centri di spesa con i centri di prelievo’ – leggiamo sempre nell’articolo di Briganti -. Tradotto in linguaggio corrente: ‘le ricchezze-tasse restano a disposizione della Regione che le produce-versa’. In termini pratici: Io, a Napoli, acquisto una colomba Le Tre Marie, prodotta a Milano da una società con sede a Via Bistolfi, 31 – 20134. Gli utili della società – a cui ho dato il mio modesto contributo – versati in tasse verranno usati per costruire scuole, strade, ospedali, ferrovie, teatri…DOVE? A MILANO!!!!!!!! E LA LEGA RINGRAZIA!!!!”. Sono tutt’altro che stupidi i leghisti. A questo punto Briganti si pone e pone una domanda:

Cosa possiamo fare per far restare i nostri nostri soldi nel Sud e in Sicilia

“Cosa posso fare perché, invece, i miei soldi restino in Campania, Abruzzo, Calabria, Basilicata, Puglia, Molise, Sicilia?”. Ecco la risposta: “Compro una pastiera, un casatiello, un migliaccio, un sanguinaccio… Effetto: I miei soldi – tradotti in tasse – verranno usati per costruire scuole, strade, ospedali, ferrovie, asili nido… DOVE? NELLE NOSTRE REGIONI !!!!!!!! E I NOSTRI FIGLI RINGRAZIANO!!!!”. Insomma, per dirla in breve, acquistando i prodotti del Sud aiutiamo l’economia del Sud e i cittadini del Sud! “Se, quando fai la spesa, compri un prodotto del Sud, che effetti produci? – leggiamo sempre nell’articolo -. Fai crescere l’economia del Sud. I tuoi soldi restano al Sud e vengono utilizzati per garantire A TE i servizi pubblici: istruzione, trasporto, sanità… Crei posti di lavoro vicino casa tua. Dai una mano all’ambiente. Risparmi. Come raggiungere il risultato? – prosegue l’articolo -. Attraverso Acquisto Consumo Diffusione di merci prodotte nel Sud Italia, da aziende, agricoltori, artigiani che abbiano la sede legale della propria attività nel Sud Italia. Ho scoperto che nel Sud Italia produciamo ogni sorta di prodotto e che alcune catene di supermercati – non quelle nazionali, ma quelle nate e cresciute sul territorio – ne sono ben forniti. Certo, è fastidioso dover leggere le etichette ogni volta che si acquista un prodotto, però gli effetti – anche in termini di soddisfazione personale – sono notevoli, per cui vi invito a fare un piccolo sforzo”.

Foto tratta da Vesuvio Live

 

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