Agrumi Sicilia orientale: le arance rischiano di marcire sugli alberi. Regione e Stato le acquistino e le donino alla popolazione

26 febbraio 2021
  • In questo momento di pandemia sarebbe un’iniziativa salutistica (le arance sono un toccasana) che aiuterebbe sia la popolazione, sia i produttori di agrumi
  • Il comunicato delle organizzazioni agricole
  • Unione europea e globalizzazione stanno distruggendo l’agrumicoltura del Sud e, soprattutto, della Sicilia 
  • 80 milioni di euro di contributi per le aziende agricole colpite dalla cimice asiatica e solo 8 milio ni di euro all’agrumicoltura. Una vergogna!
  • Arance siciliane gratis alle famiglie siciliane e una mano agli agrumicoltori siciliani 

In questo momento di pandemia sarebbe un’iniziativa salutistica (le arance sono un toccasana) che aiuterebbe sia la popolazione, sia i produttori di agrumi

Paradossale. Mentre la Germania ritira le arance spagnole perché piene di pesticidi, in Sicilia – e precisamente nella Piana di Catania – arance di elevata qualità rimangono non raccolte sugli alberi perché non c’è domanda: in pratica, perché non c’è a chi venderle, complice la pandemia che ha fatto venire meno gli acquisti di ristoranti, bar e ristorazione in generale. In questo paradosso si concentra il fallimento non soltanto della PAC, la Politica Agricola Comunitaria, ma anche il fallimento della Regione siciliana, che non riesce a inventarsi qualcosa per sostenere la propria agrumicoltura. Tante persone ‘intelligenti’ – politici, sindacalisti, comuni cittadini – si sciacquano la bocca con Unione europea, europeismo e menate varie, dimenticando che è sono proprio Parlamento europeo e Commissione europea che hanno deciso di penalizzare l’agrumicoltura dell’Europa mediterranea, facendo arrivare arance, limoni e clementine da Egitto, Turchia, Marocco, Argentina e via continuando. Il paradosso è che i tanti ‘europeisti’ del Sud e della Sicilia, senza saperlo, portano sulle proprie tavole agrumi prodotto Iddio sa come, mentre gli agrumi siciliani rimangono sulle piante. In un colpo solo la Ue riesce a danneggiare i produttori di agrumi del Sud e, soprattutto, della Sicilia e i consumatori (a parte la Germania, non abbiamo visto non abbiamo visto ad altri ritiri di agrumi per eccesso di pesticidi).

Il comunicato delle organizzazioni agricole

Un comunicato di un gruppo di organizzazioni agricole fa il punto della situazione sulla disastrosa annata agrumicola. C’è la richiesta di un incontro con il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, e con l’assessore all’Agricoltura, Toni Scilla. Nel comunicato si racconta di una campagna “campagna agrumicola ormai agli sgoccioli, che quest’anno tra fattori climatici ed emergenza sanitaria Covid-19, è stata particolarmente difficile. Abbiamo necessità di smaltire tonnellate di arance ancora sugli alberi, ma non abbiamo la domanda. La Regione intervenga per concordare con le industrie un ritiro straordinario. In alternativa, si diano in beneficienza, ma non si lascino marcire”. Così scrivono i rappresentanti delle organizzazioni di categoria e delle imprese della filiera agrumicola, Giuseppe Di Silvestro (Cia Sicilia Orientale) Giovanni Selvaggi (Confagricoltura Catania) e Placido Manganaro (Fruitimprese Sicilia). Ieri è stata indetta conferenza stampa nella sede del Consorzio Arancia Ross. Erano presenti anche i presidenti del Distretto Agrumi di Sicilia, Federica Argentati, e di Euroagrumi, Salvo Rapisarda.

Unione europea e globalizzazione stanno distruggendo l’agrumicoltura del Sud e, soprattutto, della Sicilia 

“Centinaia di produttori e di imprese di trasformazione del territorio etneo – leggiamo nel comunicato – si sono ritrovati da un lato con una produzione di arance in esubero, di pezzatura piccola a causa delle poche piogge di Settembre, e per questo destinate alle imprese di trasformazione; e dall’altra, con una contrazione dei consumi determinata dalla chiusura di bar, ristoranti, mense scuola e alberghi a causa della pandemia”. Pandemia che va avanti da un anno e che ha inciso anche sul prezzo. “Intervengano i governi, sia regionale che nazionale – chiede il presidente Cia Sicilia Orientale, Giuseppe Di Silvestro – per lavorare su prospettive future di tutela e sviluppo del comparto”. Giovanni Selvaggi ricorda che quello degli agrumi siciliani è un comparto “che va avanti senza aiuti, che continua a fare investimenti e a garantire in controtendenza rispetto ad altri settori, la tenuta economica ed occupazionale del nostro territorio. Chiediamo regole, norme, programmazione e un nuovo modello organizzativo che continuano a mancare – aggiunge Selvaggi – un catasto agrumicolo, per esempio, e accordi con Paesi terzi che tengano conto dei nostri costi di produzione superiori di oltre il 200% rispetto agli altri”. Il tema è sempre lo stesso: la follia della globalizzazione dell’economia che sta distruggendo le agricoltura di mezzo Pianeta. Vince chi produce a costi più bassi, anche se il prodotto che si ottiene è di pessima qualità. Vince chi schiavizza i lavoratori pagandoli una miseria. Vince chi elimina i parassiti delle piante riempendo frutta e ortaggi di pesticidi che distruggono la salute. Già la salute. Questo sistema folle fa ammalare le persone – tante persone – e fa guadagnare più soldi alle multinazionali che producono medicinali. In più, gli agricoltori falliscono e gli tolgono i terreni per quattro soldi. Questa è l’Unione europea che piace tanto all’attuale Governo nazionale.

80 milioni di euro di contributi per le aziende agricole colpite dalla cimice asiatica e solo 8 milio ni di euro all’agrumicoltura. Una vergogna!

“Anche la filiera intermedia di trasformazione del prodotto è in emergenza – spiega Placido Manganaro -. La Sicilia parte con un gap strutturale costituito dal costo del trasporto, al quale si aggiunge quello più generale, del costo del lavoro e dei contributi previdenziali, di molto superiori a quelli sostenuti dai nostri competitors europei”. Conclude Di Silvestro: “Al nuovo Governo Draghi appena insediato chiediamo fatti concreti e la necessaria attenzione. Potrebbe cominciare con l’eliminare l’ingiustizia appena subita dai produttori di arance di vedersi riconosciuta da AGEA solo 25 mila euro di contributo nel de minimis, a fronte di centinaia di migliaia di euro spesi per la riconversione degli agrumeti flagellati dal virus Tristeza. Sono stati riconosciuti complessivamente solo 8 milioni di euro, a fronte, per esempio degli 80 milioni di euro che il Governo nazionale precedente ha assegnato per l’emergenza Cimice Asiatica in altre Regioni. Semplicemente, una vergogna”. Il precedente Governo: quello del signor Conte, del PD, del Movimento 5 Stelle, dei renziani, di Liberi e Uguali: tutti europeisti, compresi i grillini. Tutti nel Governo Draghi, con l’aggiunta dei leghisti e di Forza Italia.

Arance siciliane gratis alle famiglie siciliane e una mano agli agrumicoltori siciliani 

Si potrebbe fare qualcosa? Sì: Stato e Regione potrebbero acquistare tutti gli agrumi siciliani che rischiano di marcire negli alberi per regalarli alla popolazione, evitando gli assembramenti. Non è difficile organizzare questa iniziativa, che sarebbe anche lodevole dal punta di vista salutistico, perché in questo momento gli agrumi sono un toccasana. Si aiuterebbero i cittadini siciliani, che porterebbero in tavola arance siciliane e non arance che arrivano da chissà dove; e si aiuterebbero i produttori di agrumi siciliani, oggi in grande difficoltà. Ribadiamo: non è un’iniziativa impossibile: ci vuole solo un po’ di buona volontà politica.

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