I sindaci dei 133 Comuni montani della Sicilia e la partira sulla Commissione Paritetica Stato-Regione

13 febbraio 2021
  • La lettera del Comitato promotore delle Zone Franche Montane a Miccichè e a Musumeci
  • Il sindaco di Floresta: combattiamo da un anno e continueremo a combattere
  • La legge-voto approvata dall’Ars ‘insabbiata’ tra Camera e Senato
  • La chiusura di scuole, farmacie e uffici postali nei paesi montani della Sicilia
  • Con le Zone Franche Montane si frenerebbe lo spopolamento e si rilancerebbe l’economia di queste aree 

di Teresa Frusteri

La battaglia per l’Autonomia che parte dal basso

Tornano a farsi sentire i sindaci dei 133 Comuni siciliani che si battono per ottenere l’istituzione delle Zone Franche Montane (ZES). Lo fanno con un comunicato del Comitato promotore elle zone Franche Montane e con una nota del sindaco di Floresta, il Comune montano più alto della nostra Isola. “Il Comitato promotore delle Zone Franche Montane – leggiamo nel comunicato – i 133 Comuni montani della Sicilia, l’ASAEL e il CARS (Comitato degli amministratori), le segreterie regionali di CGIL, CISL e UIL, chiedono di potere partecipare alla nomina di uno dei componenti siciliani della Commissione Paritetica Stato-Regione, “di indispensabile e imminente nomina”.

La lettera del Comitato promotore delle Zone Franche Montane a Miccichè e a Musumeci

La richiesta è stata formulata con una lettera inviata al presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Micciché, e al presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci. “Le Terre alte della Sicilia – si legge nella lettera – richiedono un nuovo, deciso e risolutivo cambio profondo di passo politico, tecnico e di interlocuzione con lo Stato per evitare quell’appiattimento che ha condotto l’intera isola alla ben note difficoltà sociali, economiche e finanziarie. Come è noto lo snodo, affinché tutto questo possa trovare l’auspicata soluzione indirizzata alla normalizzazione, risiede nella operatività della Commissione Paritetica, la cui composizione regionale dovrà necessariamente subire il cambiamento imposto dal mutato contesto politico nazionale”. “È proprio nella Commissione Paritetica – dice Vincenzo Lapunzina, sindaco di Cefalù e coordinatore del comitato promotore – che si decide questa storica ‘partita’, è assurdo che la Sicilia, sebbene sia a Statuto speciale, non possa legiferare autonomamente perché mancano le corrette norme di attuazione dello Statuto, in materia finanziaria. Quelle in vigore sono obsolete, risalgono al 1965. Riponiamo la massima fiducia nei due massimi rappresentanti della Regione siciliana, sapranno cogliere le ragioni della nostra istanza”.

Il sindaco di Floresta: combattiamo da un anno e continueremo a combattere

Dal Comitato dei sindaci delle aree montane ci spostiamo in un’area montana: per la precisione a Floresta, piccolo e bellissimo Comune dei Nebrodi. Piccolo e alto: Floresta, dall’alto della sua posizione nel cuore dei Nebrodi, più guardare tutti da un punto di vista privilegiato. Questo paesino della provincia di Messina, come già ricordato, detiene il record come Comune più alto della Sicilia. Un primato giustificato dai suoi 1275 metri sul livello del mare, che offrono una vista spettacolare, con tanto di Etna. “Siamo stanchi di questa lunga attesa”, scrive il sindaco di Floresta, Antonino Cappadona. E, in effetti, è un anno che i sindaci dei 113 Comuni montani della Sicilia aspettano che Roma si decida a istituire le Zone Franche Montane in Sicilia. Quando c’è da togliere alla Sicilia e ai siciliani, nella capitale sono velocissimi; quando c’è da dare… Per la cronaca, il Governo Conte bis e la maggioranza chi lo sosteneva non hanno trovato il tempo per approvare le ZES in Sicilia.

La legge-voto approvata dall’Ars ‘insabbiata’ tra Camera e Senato

Dopo il sit-in di Irosa la mobilitazione dei 133 sindaci non si ferma. Amministratori e primi cittadini dei Comuni a oltre i 500 metri di altitudine chiedono con forza lo sblocco dell’iter per l’approvazione, da parte del Parlamento nazionale, della legge d’istituzione delle Zone Franche Montane. “Una battaglia che noi sindaci – spiega Cappadona – stiamo combattendo uniti e decisi, alzando, se sarà, il caso la voce. Rivendichiamo i nostri diritti, quelli dello sviluppo sociale ed economico delle nostre comunità, quello di poter dare fiducia soprattutto alle nostre imprese ed ai giovani”. Dopo l’approvazione all’unanimità, da parte dell’Assemblea regionale siciliana della cosiddetta legge-voto, avvenuta il 17 Dicembre 2019, la legge è stata inviata al Parlamento nazionale che ha la competenza sulle questioni fiscali. Ma dal Febbraio 2020 la legge-voto siciliana stagna a Roma. Camera e Senato sono stati chiamati in causa dal Parlamento siciliano in quanto le norme di attuazione dello Statuto non sono state ancora definite. “E mi auguro che tra i primi atti del nuovo Governo ci sia attenzione per i nostri diritti”, dice Cappadona. Che aggiunge: “Parlo di Floresta, ma è come se parlassi a nome di tutti i miei colleghi. Per i nostri territori, quella legge è ormai vitale, senza di essa, infatti, vedremo morire, definitivamente tra pochi anni, le nostre comunità. I territori montani della Sicilia continuano a spopolarsi, vengono a mancare così risorse, servizi, ai danni di chi ancora abita questi luoghi”.

La chiusura di scuole, farmacie e uffici postali nei paesi montani della Sicilia

“Noi amministratori – aggiunge il sindaco di Floresta – possiamo fare ben poco quando chiudono le scuole, mancano i trasporti, si azzerano i servizi sanitari, mentre le farmacie e gli uffici postali, per lo spopolamento, chiudono gli sportelli. La Zona Montana in Sicilia sarebbe un bene comune e collettivo non solo per gli imprenditori.” Attraverso questa normativa si potrebbero offrire quelle giuste motivazione agli imprenditori che vorrebbero investire nei territori montani e di alta collina della nostra Isola. Aree che oggi, senza infrastrutture, diventano terra di confine. “Sono pronto a lottare, non mi rassegno – afferma risoluto il sindaco di Floresta -. Non possiamo veder messi all’angolo i nostri centri, scrigni di cultura, di arte, di tradizioni, di persone… i nostri paesi così pieni di storia devono essere tutelati e salvaguardati. Se scompaiano questi borghi, queste comunità agricole e contadine, fatte di gente per bene assisteremmo, tutti, all’impoverimento dell’intero patrimonio sociale e turistico della Sicilia”.

Con le Zone Franche Montane si frenerebbe lo spopolamento e si rilancerebbe l’economia di queste aree 

Antonino Cappadona rammenta quanto espresso dai suoi colleghi – davanti alle telecamere dei Tg nazionali e regionali – Domenica scorsa in merito alla fiscalità di sviluppo destinata alle montagne dell’Isola. “Questa è indispensabile per le nostre comunità resilienti in quanto frenerebbe il fenomeno di desertificazione umana e imprenditoriale, eviterebbe la fuga dei nostri dei giovani perché il loro abbandono dei territori, dalle realtà imprenditoria familiari, rappresenta una sconfitta per tutti”. La legge per l’istituzione di una Zona Franca per i Comuni sotto i 15 mila abitanti e sopra i 500 metri di altezza deve essere approvata dal Parlamento nazionale. Se l’Autonomia siciliana fosse stata applicata correttamente non sarebbe così. In tutto questo c’è anche la pandemia. Problemi su problemi. Va da sé che l’istituzione delle Zone Franche Montane potrebbe dare una scossa di sviluppo a questi borghi ormai in alcuni casi quasi fantasma. La legge prevede una serie di agevolazioni fiscali, tra le quali la riduzione dell’Imu per le nuove attività nei locali sfitti, esonero da contributi a scalare per le imprese, l’IVA agevolata e agevolazioni per le startup.

 

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