Grano & navi: come prendere in giro i consumatori. La denuncia di Confagricoltura Foggia/ MATTINALE 470

4 luglio 2020

Da quando i consumatori non vogliono più portare in tavola pasta prodotta con grano duro al glifosato una martellante pubblicità ci propone, in tutte le salse (è proprio il caso di dirlo) “Pasta prodotta con grano duro italiano”. Ma le cose stanno proprio così? Leggete in questo articolo cosa ha scoperto la Confagricoltura di Foggia. La balle su Catania. I controlli carenti. E il perché è meglio acquistare pasta artigianale locale, anche sulla rete

Pur di far entrare il grano duro estero in Italia senza farlo sapere ai cittadini le sanno tutte. L’ultima invenzione la denuncia la Confagricoltura di Foggia:

“Importanti trader – scrivono i vertici di questa organizzazione agricola – da alcuni giorni comprano grano duro estero, quasi certamente di dubbia qualità in base al prezzo d’acquisto, per rivenderlo ai commercianti locali. Fin qui nulla di strano! Al momento della vendita, la relativa fattura, in molti casi, porta la seguente dicitura (fuorviante?) ‘grano duro naz.’, laddove per ‘naz.’ dovrebbe intendersi nazionalizzato. Correttezza vorrebbe che in fattura si indicasse: ‘grano duro d’importazione nazionalizzato'”.

Invece? Invece invece di scrivere “nazionalizzato” scrivono “naz.”. E il Ministero delle Politiche agricole retto dalla renziana, Teresa Bellanova che fa? “Certo, non è obbligatorio, anche se chiederemo al Ministro Bellanova – riferisce il Presidente di Confagricoltura Foggia Filippo Schiavone – di renderlo tale. In modo da non ‘ingannare’ i commercianti o, qualora consapevoli, non invitare quelli poco seri (vivaddio non tutti!) ad acquistare a prezzi convenienti per poi farne miscele con grani locali o, peggio ancora, trasformarli in maghi che tramutano in nazionale il grano estero. Non a caso, in un momento di crescita del prezzo del grano locale, anche per la scarsa disponibilità di prodotto dovuta alle avversità atmosferiche, è bastato il semplice arrivo di tali grani esteri per invertire la tendenza di mercato”.

E qui torniamo al nostro articolo di ieri: un allarme che abbiamo lanciato in Sicilia ma che, a quanto pare, riguarda anche la Puglia: ed è anche logico, visto che Sicilia e Puglia sono le prime Regioni italiane per la produzione di grano duro. Insomma, in Sicilia e in Puglia fanno arrivare grandi quantitativi di grano duro estero per far precipitare il prezzo del del grano duro del Sud Italia.

Chi gestisce questo sistema raggiunge due obiettivi.

Primo obiettivo: riduce i guadagni degli agricoltori del Sud che producono grano duro.

Secondo obiettivo: invadono il mercato italiano con il grano duro estero, spesso canadese, ovvero maturato con il glifosato.

Poi, però, siccome, oggi, i consumatori sono più attenti, contemporaneamente, inondano la televisione, la pubblicità cartellonistica e, in generale, tutta l’attività pubblicitaria con la formula “Pasta prodotta solo con grano italiano”.

Per rafforzare questa formula – come denuncia Confagricoltura di Foggia – usano, per il grano duro che arriva dall’estero, la dicitura “naz.”: dove queste due consonanti e la vocale, muto tu e muto io, vengono fatte passare per “nazionale” e non per “grano duro nazionalizzato”!

Ma quanto sono bravi? “Siamo consci che i pastifici vogliano pagare prezzi d’acquisto del grano più bassi – continua Schiavone – ma non vorremmo che per raggiungere tale obiettivo acquistino grani che d’italiano abbiano solo la scritta in fattura”.

Da qui le conclusioni di Confagricoltura Foggia:

“Inviteremo gli organi ufficiali preposti affinché controllino e seguano il percorso dei grani esteri, dal loro arrivo nei porti italiani fino alla loro trasformazione in pasta. Senza nessuna demonizzazione della pasta ‘estera’ ma con l’obiettivo che i consumatori siano consci di quello che acquistano”.

Già, i controlli. Sono stati effettuati i controlli sulle navi cariche di grano estero arrivate in questo difficile periodo nei porti italiani? Solo nel porto di Bari, quest’anno, da Febbraio ad oggi, sono arrivate 17 navi. Poi ci sono le navi arrivate a Brindisi e in qualche altro porto pugliese. E le navi cariche di grano duro arrivate nel porto siciliano di Pozzallo. E, ancora, le navi cariche di grano duro estero arrivate nel porto di Ravenna, perché ormai da qualche anno anche in Emilia Romagna si sono messi a coltivare grano uro in quantità industriale, pur non essendo, il clima di questa Regione, il massimo per la coltivazione di questo cereale.

Il problema rimane uno: chi controlla il grano che arriva in Italia con le navi? Se ne occupa l’ICQRF, sigla che sta per Ispettorato Centrale della tutela della Qualità e della Repressione Frodi. Vi invitiamo ad ascoltare le parole pronunciate al Senato dal capo dipartimento del citato ICQRF, Stefano Vaccari, invitato dal senatore De Boni in audizione.

Perché è importante questa audizione? Per almeno tre motivi.

In primo luogo perché si ammette che i laboratori presenti a Catania non sono nelle condizioni di effettuare i controlli per rintracciare l’eventuale presenza di glifosato: la presenza di tale erbicida – che non è proprio un toccasana per la salute umana – può essere scoperta solo nei laboratori accreditati di Milano. Quindi quando – a proposito del grano arrivato a Pozzallo e a Catania – ci hanno detto che “i controlli sul glifosato sono stati effettuati”, hanno preso in giro i siciliani! 

Seconda notizia: i vertici dell’IQCRS hanno ammesso che in piena pandemia di COVID-19 o Coronavirus i controlli sulle navi cariche di grano arrivate in Italia sono stati ridotti perché il personale lavorava in parte da casa. Se ne deduce che la denuncia del senatore De Bonis, che risale allo scorso Maggio, dove si dice che 2 milioni di quintali di grano arrivati in Italia dall’estero non sono stati controllati è vera! 

Terza notizia, che non è meno grave della prime due: il dottor Stefano Vaccari ammette l’esistenza del problema delle cosiddette “triangolazioni”. E’ una questione che noi dei I Nuovi Vespri denunciamo da quando siamo in rete: un carico di grano che arriva da una certa area del mondo (magari da un’area del mondo dove il grano viene fatto maturare artificialmente con il glifosato) viene sdoganato in un Paese dell’Unione europea per poi arrivare in Italia (in alcuni casi, per aumentare la confusione, la nave, partita magari da un Paese dove si produce grano al glifosato, attracca in un secondo porto non europeo per poi passare in un porto dell’Unione europea dove la nave viene sdoganata.

Dopo questa ‘triangolazione’ , una volta che la nave è arrivata in Italia, ovviamente, non si capisce più nulla! Ci vorrebbero i controlli. Ma, ‘purtroppo’, causa Coronavirus, i controlli sono stati ridotti…

Però la pubblicità ci tartassa con lo slogan “Pasta prodotta con grano italiano”.

Stando così le cose, poiché non abbiamo ancora portato i nostri cervelli all’ammasso, non possiamo che dare un consiglio ai consumatori: non acquistate più pasta industriale! Acquistate solo pasta artigianale prodotta da pastifici locali. 

Questo vale per il Sud Italia dove abbiamo uno dei migliori grani duri del mondo. Gli amici che vivono nel Centro Nord Italia – a cominciare dai meridionali che vivono nel Nord Italia – diranno:

“E noi che dobbiamo fare?”.

Risposta semplicissima: andate sulla rete e ordinate la pasta artigianale presso i pastifici artigianali del Sud Italia e fatevela spedire. Basta farlo due o tre volte all’anno e siete a posto. 

E questo vale non solo per i meridionali che vivono nel Centro Nord Italia, ma anche per i nostri amici del Centro Nord Italia.

QUI IL VIDEO DI SAVERIO DE BONIS E STEFANO VACCARI DELL’ICQRF SUI CONTROLLI DEL GRANO CHE ARRIVA IN ITALIA CON LE NAVI

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