La storia senza tempo della strada Agrigento-Caltanissetta finisce in un’inchiesta giudiziaria/ MATTINALE 463

26 giugno 2020

Epilogo scontato per un’opera pubblica che va avanti da anni. Ci auguriamo che la magistratura faccia chiarezza anche su altre opere stradali e ferroviarie della Sicilia ancora oggi non completate. Appalti infiniti alimentati anche da un’utilizzazione piuttosto temeraria dei fondi europei, con Bruxelles che fino ad oggi ha accettato rendicontazioni di tutti i tipi! 

Così anche la nuova strada o autostrada che dovrebbe collegare Agrigento con Caltanissetta è finita sotto inchiesta. O meglio, sotto inchiesta sono finiti i protagonisti di un’opera pubblica i cui lavori vanno avanti da quasi vent’anni. Un’opera senza tempo, come senza tempo sono quasi tutte le grandi opere pubbliche in corso di realizzazione in Sicilia, vere e proprie macchine mangiasoldi (ovviamente pubblici), dalla strada Palermo-Agrigento al Passante ferroviario di Palermo, dalla strada a scorrimento veloce Nord-Sud (leggere Mistretta-Gela) all’Anello ferroviario di Palermo, dalla Circumtnea alla stessa Agrigento-Caltanissetta.

I lavori per la realizzazione della strada, autostrada, superstrada o raddoppio della Strada statale 640 sono stati affidato al gruppo Cmc, il colosso ravennate che fa capo alla Lega delle cooperative. Lavori, come già ricordato, che vanno a rilento. E che adesso sono oggetto di un’inchiesta della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Caltanissetta.

“I magistrati nisseni della Dda (Direzione distrettuale antimafia ndr) – leggiamo in un articolo de Il Giornale di Sicilia on line – stanno ponendo sotto la lente uno degli ultimi stralci dei lavori, il restyling del ponte San Giuliano, viadotto di collegamento con l’autostrada Palermo-Catania. Nella giornata di ieri la Guardia di Finanza ha eseguito una perquisizione negli uffici della sede della Cmc a Ravenna, sequestrando alcuni documenti relativi all’appalto. L’inchiesta verterebbe sui reati di truffa, associazione a delinquere e traffico di rifiuti. La Cmc non sarebbe comunque l’unica impresa oggetto delle perquisizioni; verifiche delle fiamme gialle sono state effettuate in altre aziende con sedi in Sicilia, in particolare ad Agrigento a Caltanissetta, ma anche in Toscana”.

Noi seguiamo le vicende politiche amministrative dai primi anni ’80 del secolo passato. E ricordiamo che, a fine anni ’80, il Parlamento siciliano approvò una legge – la legge n. 21, se non ricordiamo male – che vietava i cosiddetti sub-appalti. Cosa sia successo nel passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica non l’abbiamo mai capito.

Ma una cosa l’abbiamo capito: che in Sicilia (nel resto del Sud non sappiamo) è stata ripristinato una sorta di sistema coloniale: ovvero il gruppo imprenditoriale nazionale che vince la gara d’appalto e poi affida la realizzazione dei lavori a una miriade di gruppi imprenditoriali locali.

Questo genera, di fatto, un aumento dei costi e un allungamento dei tempi. E se poi alle aziende locali non arrivano i pagamenti, arrivano anche i contenziosi e altri allungamenti dei tempi.

In questo sistema perverso gli interessi dei cittadini – in questo caso dei cittadini siciliani – passa in secondo piano. Le stesse organizzazioni sindacali – parlano i fatti – perdono di vista l’interesse generale, che è il completamento dell’opera, e finiscono con l’inseguire le imprese, a cominciare dall’impresa capofila che è quasi sempre del Nord Italia (altrimenti che colonialismo è?), per tutelare i posti di lavoro degli operai che diventano quasi ‘eterni’.

Alla fine l’allungamento dei tempi nella realizzazione di un’opera pubblica (anche se “realizzazione” in queste storie ‘appaltizie’ siciliane è una parola grossa, quasi beffarda!) conviene a tutti, tranne che ai cittadini siciliani che rimangono privati dell’opera pubblica, in questo caso del collegamento stradale da Paese civile tra Agrigento e Caltanissetta.

Noi, due anni fa, abbiamo fatto il punto della situazione sulle autostrade siciliane. Anzi, per essere precisi, abbiamo avuto il piacere di ospitare una serie di articoli di Alfio Di Costa, che nella vita fa l’ingegnere.

Scrivevamo quasi due anni fa nella presentazione terza puntata dell’inchiesta sul delirio appaltizio-stradale della Sicilia:

“In questa terza puntata del suo ‘viaggio’ nel mondo dei trasporti della Sicilia Alfio Di Costa ci racconta la storia di tre strade a scorrimento veloce dove, in realtà, di ‘veloce’ ci sono solo i miliardi di euro già ‘inghiottiti’ da chi gestisce lavori in corso da anni. Parliamo della Palermo-Agrigento e della Agrigento-Caltanissetta. Ci sarebbe anche la Catania-Ragusa che, fino ad oggi, ha prodotto solo chiacchiere”.

Leggiamo cosa scriveva quasi due anni fa Alfio Di Costa a proposito della Agrigento-Caltanissetta:

“Fra la fine degli anni ’60 e gli inizi degli anni ’70 viene progettata la Strada Statale 640 che da Porto Empedocle attraversa la Valle dei Templi a sud della città di Agrigento e percorre i territori di numerosi Comuni delle due provincie, fino a Caltanissetta. La strada è lunga circa 70 km e per molto tempo è stata chiamata ‘scorrimento veloce’. Oltre a collegare Porto Empedocle a Caltanissetta, si incrociavano i bivi per Favara, Racalmuto, Canicattì, Serradifalco, Delia, San Cataldo. La strada costituisce la principale via di comunicazione tra Agrigento e Caltanissetta ed il collegamento all’autostrada A19 Catania-Palermo”.

“La vecchia Strada Statale 640 – scrive sempre Di Costa – era a carreggiata unica con una corsia per senso di marcia e incrociava lungo il suo percorso la Strada Statale 189 Agrigento-Palermo, la Strada Statale Canicatti-Licata e la Strada Statale 626 Caltanissetta-Gela. La superstrada risentiva di una vecchia progettazione con accessi diretti sia di trazzere, sia di stradelle interpoderali. Agli inizi anni duemila si pensa ad una riqualificazione trasformandola in strada extraurbana principale con importanti lavori di ammodernamenti finalizzati, oltre che al notevole miglioramento della viabilità e della sicurezza, al sostegno dello sviluppo economico del territorio. La fine dei lavori era prevista entro il 2018. Non vado lontano dal vero se stimo in oltre due miliardi di euro le somme per ammodernare questi 70 km che prevedono due carreggiate con due corsie oltre la corsia d’emergenza. A mio parere i costi finali sono eccessivi per il risultato che sarà ottenuto, non credo prima della fine del 2019”.

Siamo al 2020 e la nuova strada che collega Agrigento con Caltanissetta non è ancora finita. Alcuni tratti sono aperti al traffico, altri no. Nel complesso, un disastro per i cittadini siciliani.

Ci piacerebbe capire quanti dei 2 miliardi di euro (2 miliardi di euro: vi rendete conto della somma?) sono stati spesi fino ad oggi per questa infrastruttura; come sono stati spesi questi soldi; e se i lavori realizzati fino ad oggi giustificano le somme spese.

Sempre sul Giornale di Sicilia on line leggiamo:

“Intanto fonti vicine alla Cmc smentiscono all’Italpress 8agenzia di stampa siciliana ndr) l’iscrizione nel registro degli indagati dei vertici attuali della società. Le indagini sarebbero concentrate sulla galassia di imprese che hanno gravitato attorno al Consorzio Empedocle 2, titolare della realizzazione dell’infrastruttura. Un’inchiesta che solleva le preoccupazioni del governo regionale siciliano”.

In realtà, come avvenuto per l’inchiesta della magistratura sulla gestione dei rifiuti e come avvenuto per l’inchiesta della magistratura sulle tangenti nella sanità siciliana la politica siciliana è stata anticipata dalla magistratura.

Dice sempre al Giornale di Sicilia l’assessore regionale alle Infrastrutture, Marco Falcone, Forza Italia:

“Abbiamo appreso dalla stampa di nuove difficoltà per la Cmc e stavolta di tipo giudiziario che riguardano il tormentato appalto della Caltanissetta-Agrigento. Un quadro che si somma a uno stato dell’arte di ormai insopportabile ritardo nella realizzazione dell’opera per le inadempienze dell’azienda”. Uno scenario, aggiunge l’assessore, che “richiede oggi delle risposte risolute. Per tale ragione il Governo Musumeci la prossima settimana convocherà un tavolo tecnico per vagliare ogni necessaria decisione tesa a risolvere una vertenza infinita ed evitare che l’opera rimanga un’incompiuta. Inoltre dobbiamo scongiurare il rischio che la Regione debba restituire all’Europa ben 420 milioni per il mancato completamento dell’opera”.

Noi invece ci auguriamo che l’Unione europea si riprende non solo questi 420 milioni di euro, ma faccia anche chiarezza  su altri appalti eterni eventualmente finanziati con fondi europei. L’unico modo per porre fine a queste storie infinite è l’eliminazione di risorse che non vengono utilizzate per il completamento dell’opera. E, naturalmente, l’accertamento delle eventuali responsabilità.

Va smantellato questo modo di rendicontare i fondi europei che si presta alle più disparate, e quasi mai chiare, finalità, dalla rendicontazione di opere che nulla hanno a che vedere con i fondi europei (leggere progetti di sponda, o ‘trascinati’, come li chiamano oggi) alla crescita esponenziale dei costi di un’opera. Un metodo che, fino ad oggi, ha alimentato il clientelismo inveterato di Regione siciliana e Comuni!

Strade/ Rifacimento Palermo-Agrigento e Agrigento-Caltanissetta: 3 miliardi di euro e ancora siamo a nulla!

 

 

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