Garibaldi e i Mille 7/ Il servizio militare obbligatorio: le proteste dei giovani e la crisi dell’agricoltura siciliana

5 giugno 2020

Dopo la sceneggiata di Palermo, Garibaldi, massoni, mafiosi e mercenari cominciano a mostrare il vero volto: quello di chi è piombato in Sicilia per conto di una monarchia di falliti (i Savoia). I garibaldini depredano l’Isola e impongono la coscrizione obbligatoria togliendo i giovani all’agricoltura

Dopo la sceneggiata di Palermo l’esercito borbonico, forte (!) di quasi 20 mila soldati, ben armati ed equipaggiati, si è arreso ai mille più mille. I militari si imbarcano per tornare a casa. Un altro tradimento si è consumato. Il suo comandante in capo, Generale Lanza, tra il ludibrio dei suoi uomini, si avvia mestamente in direzione della fortezza di Ischia, dove lo aspetta la Corte marziale.
Come vedete, a pezzi e talloni, tradimento dopo tradimento, l’Italia si sta facendo; e adesso bastano altri due Giuda e il gioco in Sicilia sarà fatto. A tempo debito ve li presenteremo.

Intanto il vento cambia un po’. Il solito Giuseppe Cesare Abba non capisce, ma registra:

“Questo popolo che ci ha fatta la luminara la notte del 25 maggio quando eravamo pochi e con poche speranze, adesso non ci riconosce più. Ma che abbiamo fatto?”.

Bestia! Che cosa avete fatto? Glielo spiega fra Pantaleo da Castelvetrano, il monaco guerriero:

“Questa gente ci si è fatta nemica per la coscrizione decretata dal Dittatore”.

Altra bestia! E si capisce! Chi andrà a lavorare nelle campagne se si deve fare obbligatoriamente il servizio militare? E in una terra di contadini in cui figli sono tutto, che si fa? Si abbandonano le campagne? Che testa l’eroe dei due mondi! Però a Salemi, nei suoi proclami, di questo non aveva parlato!

Ma il peggio deve ancora venire, quando si tratterà di mantenere una promessa fatta: la terra a chi la lavora.

La compagnia si divide. Una parte dei mille più mille si dirige verso l’interno della Sicilia, con l’obbiettivo di raggiungere Catania; un’altra, guidata da Garibaldi, orbita sulla Sicilia tirrenica.

I Borboni sono scomparsi (ma vi rendete conto?). Ma anche i siciliani.

Ancora Abba:

“. . . i soldati vanno e vengono per le vie sudice (grazie!). Cittadini se ne vedono pochi, scamiciati, indifferenti. Però, scrive, è sempre la stessa storia. Se un borgo ci accoglie bene, quello che viene dopo ci tiene il broncio, poi l’altro appresso torna a far festa”.

Se oltre a saperli descrivere, capisse che nei paesi in festa sono presenti quello che vogliono che tutto cambi perché nulla cambi, avrebbe la risposta.

Misilmeri (brutta accoglienza), Villafrati (scaramuccia con picciotti di sgarro), Roccapalumba (in campagna, un deserto che vive, il paese in festa). Alia, Vallelunga, Santa Caterina, Resuttano (con siparietto di un tribunale militare con annesse esecuzioni) e Caltanissetta.

“Fatti i conti – osserva Abba – dei siciliani che ci seguirono da Palermo in qua, un mezzo centinaio se ne sono già andati…”.

Viva la rivoluzione! Viva il popolo!

Fine settima puntata/ continua 

Garibaldi e i mille in Sicilia 6/ 27 Maggio 1860: i traditori borbonici consegnano Palermo agli inglesi (che la consegnano a Garibaldi)

Garibaldi e i Mille in Sicilia 5/ La battaglia di Calatafimi: fece tutto il generale borbonico venduto

Garibaldi e i Mille in Sicilia 4/ La prima trattativa tra Stato italiano e mafia porta la firma di Giuseppe Garibaldi e Francesco Crispi 

Garibaldi e i Mille in Sicilia 3/ Lo sbarco a Marsala? Un affare di inglesi, massoni e mafiosi 

Garibaldi e i Mille in Sicilia 2/ La storia del primo tradimento: il brigadiere Francesco Cossovich 

Garibaldi e i Mille in Sicilia 1/ La partenza da Quarto: già venduti ai Savoia prima di imbarcarsi

Foto tratta da Il Talebano

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