Coronavirus/ La Ue ci massacra: chiusi c’è la fame, se si apre rischio di contagi e terapie intensive!/ MATTINALE 503

30 aprile 2020

L’Unione europea dell’euro ha condotto l’Italia ad un bivio drammatico: se si resta chiusi c’è la fame, se si apre potrebbe esplodere di nuovo il Coronavirus. Il Governo Conte bis frena, ma lascia alle Regioni la scelta. Di trovare i soldi a fondo perduto per sostenere famiglie e imprese non se ne parla: l’Europa non vuole. Al massimo, tra Ottobre e Dicembre ci sarà il Recovery fund, altra presa in giro messa in pista per perdere tempo. Stillicidio assicurato

Il COVID-19, o Coronavirus sta scomparendo, o è addirittura scomparso e noi possiamo fare quello che vogliamo, o la sua azione – in alcuni casi letale – si è solo attenuata grazie al distanziamento sociale? Dalla risposta a questa domanda risulta chiaro quello che si potrà fare.

Anche in quest’occasione andremo un po’ controcorrente. Per difendere, almeno in parte, la decisione dell’attuale Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che a nostro modesto avviso è dettata dal buon senso.

La nostra difesa del capo del Governo Conte – lo diciamo subito a scanso di equivoci – non riguarda gli aspetti costituzionali del suo operato: sul merito di tale questione non entriamo, anche non possiamo ignorare i dubbi manifestati da eminenti costituzionalisti, giudici e avvocati.

A noi interessa l’aspetto sanitario. E a tal proposito abbiamo la sensazione che questioni legate alla microbiologia siano diventate ‘politiche’: cosa, questa, che ci lascia perplessi.

La nostra tesi è che l’Unione europea dell’euro ha condotto l’Italia ad un bivio drammatico: se si resta chiusi c’è la fame, se si apre potrebbero esplodere contagi e terapie intensive. 

Ma andiamo con ordine.

Non sappiamo se questo benedetto virus che sta facendo tribolare il mondo sia uscito da un laboratorio, come sostiene il premio Nobel per la Medicina, Luc Montagnier, o se sia un virus che, dagli animali (sembra dai pipistrelli), sia passato all’uomo.

Una cosa, però, pensiamo di averla capita: il COVID-19, o Coronavirus, non è scomparso, è ancora tra noi e, con molta probabilità, con noi resterà non sappiamo ancora per quanto tempo. 

Pensiamo anche di aver capito una seconda cosa: e cioè che fino a quando non sarà disponibile una cura efficace – un vaccino o farmaci specifici – dovremo convivere con questo virus con tutte le complicazioni e i sacrifici che tutto questo comporterà.

In realtà, qualche farmaco c’è già: c’è idrossiclorochina abbinata all’azitromicina – due farmaci messi a punto dal microbiologo francese Didier Raoult da somministrare ai primi sintomi della malattia – che fino ad oggi ha dato buoni risultati; e c’è il metodo messo a punto dallo scienziato del Sud Italia, Paolo Ascierto, a base di Tolucizimab (che si somministra quando l’infezione è in uno stato avanzato).

La cura dello scienziato francese è moto utilizzata (nonostante l’ostracismo delle multinazionali farmaceutiche che pensavano di guadagnare una montagna di soldi), ma presuppone una somministrazione di 10 giorni, più altri giorni per i controlli accurati.

Il problema, a questo punto, diventa economico, perché siamo pur sempre in presenza di una pandemia e migliaia e migliaia di persone che si infettano e rimangono a casa circa un mese per le cure mandano comunque all’aria il sistema economico.

Siamo arrivati al punto della questione, dove sanità ed economia si incrociano e dove, almeno fino ad oggi, non sembra esserci una soluzione rapida.

Per l’Italia la situazione è drammatica. Lo è per quanto avvenuto nel Nord Italia, con migliaia di morti; e lo è per il sistema economico in buona parte bloccato.

In tutti i Paesi industriali del mondo i rispettivi Governi sono intervenuti in favore di famiglie e imprese con copiosi contributi a fondo perduto. Parliamo, in media, di 12-15 mila euro per ogni famiglia. Per tutti – per famiglie e imprese – è stato sospeso il pagamento di bollette, tasse e imposte. Chi non è proprietario di abitazione ha ricevuto i soldi per pagare da sei mesi a un anno di affitto.

E in Italia? La scena pietosa la viviamo ogni giorno da un mese e mezzo. Il Governo Conte bis non ha sospeso una sola bolletta! I cittadini italiani – invitati a restare a casa con una martellante pubblicità televisiva – se non sono in grado di pagare via internet debbono uscire di casa per pagare luce, acqua, gas, telefono.

I 600 euro sono arrivati solo a una parte dei cittadini e la Cassa integrazione è in ritardo. Ma sono cifre ridicole, che non bastano per pagare bollette e cibo.

E che dire dei Comuni? Siamo a fine Aprile. Ormai abbiamo capito tutti che, se andrà bene – ma dovrà veramente andare bene – si dovrà convivere con il Coronavirus, tra alti e bassi, per almeno un anno e mezzo e forse anche di più.

Ebbene – almeno in Sicilia è così – i Comuni che stanno facendo? Hanno rinviato il pagamento di IMU e TARI al 31 Maggio. Cosa pensano i sindaci siciliani? Che il 31 Maggio le famiglie in difficoltà e le imprese che non lavorano troveranno i soldi per pagare IMU e TARI? E dove dovrebbero trovarli?

Forse i sindaci – al pari del capo del Governo Conte – pensano che gli italiani si andranno ad indebitare con i ‘famigerati’ 25 mila euro dal sistema bancario per pagare le tasse.

Chi ha capito il gioco sono i vertici delle banche italiane che, prima di ‘cacciare’ i prestiti, chiedono tutte le garanzie possibili. Questo rallenta i tempi e, soprattutto, riduce sensibilmente la platea di chi riuscirà a ricevere i prestiti.

La verità è che la mossa del Governo Conte bis – i 400 miliardi di euro di crediti bancari – è stato un tentativo, fallito sul nascere, di dare alle imprese la liquidità per pagare le tasse, accollando il rischio alle banche. Peccato che le stesse banche italiane, negli ultimi anni, su input della Banca Centrale Europa (BCE), abbiano chiesto a milioni di cittadini, imprese in testa, di rientrare in tempi brevissimi dalle scoperture, determinando la chiusura di tantissime aziende.

Chiedere oggi alle banche un “atto d’amore”, per convincerle ad erogare i prestiti agl’italiani, è un appello che suona tragicomico!

Insomma, l’Italia è ormai un Paese povero, al netto della retorica della solita televisione (“Dimostriamo di essere un grande Paese”). La realtà è che nel “grande Paese” ci sono oggi milioni di imprese turistiche bloccate, oltre 10 mila titolari di bar e ristoranti che si rifiutano di aprire con le restrizioni e tantissime famiglie in grandi difficoltà.

Gli italiani lo sanno benissimo che riaprire è rischioso: ma non hanno alternativa, visto che il Governo non sta dando loro alcun sostegno degno di questo nome!

La verità è che l’Italia è rimasta ‘impiccata’ all’Unione europea dell’euro dove a predominare è l’egoismo. Il MES – il Meccanismo Europeo di Stabilità – è strozzinaggio allo stato puro. Il capo del Governo Conte aveva chiesto gli Eurobond: non era il massimo, ma era un minimo di condivisione di oneri tra i 27 Paesi dell’Eurozona. Ma è arrivato il secco no di Germania, Olanda, Austria e Finlandia.

La Ue offre il MES – cioè lo strozzinaggio – e la promessa di un Recovery fund, o Fondo per la ricostruzione che, se andrà bene, sarà operativo il prossimo Ottobre, se non Dicembre Ma sarà sempre un prestito, il fondo perduto, ammesso che ci sarà, non andrà oltre il 30%.

Così oggi l’Italia è nel caos. C’è chi nel Sud è convinto che sia tutto finito e sta riaprendo ristoranti, bar, stabilimenti balneari, come in Calabria. E chi vorrebbe fare lo stesso come in Sardegna, dove, però, gli scienziati frenano.

Non abbiamo capito cosa intende fare il Governo siciliano di Nello Musumeci, che ora dice che per gli operai non siciliani che lavorano nei cantieri serve un semplice monitoraggio e poi vuole mantenere controlli serrati su chi arriva in Sicilia.

Contraddizioni e confusione. E la disperazione di ci pensa che, riaprendo tutto, tutto si risolverà.

La scienza, però, dice altro: la scienza dice che, riaprendo tutto, l’Italia si ritroverebbe con 151 mila persone in terapia intensiva a Giugno, che diventerebbero 430 mila a fine anno. Una catastrofe!

Ci vorrebbe un po’ di buon senso. E ci vorrebbero soprattutto le risorse finanziarie per sostenere famiglie, imprese e liberi professionisti come si sta facendo negli USA, in Cina, in Giappone, in Canada per mantenere la distanza sociale senza andare incontro a difficoltà economiche.

L’Italia potrebbe stampare una moneta di Stato, in accordo con le leggi italiane e con i Regolamenti europei. Ma si teme che i nostri ‘alleati’ dell’Unione europea, per reazione, facciano schizzare all’insù lo spread per mandarci anticipatamente nel baratro.

Si dovrebbe uscire subito dall’Unione europea dell’euro: ma l’attuale Governo italiano non ha questo coraggio.

Così si va verso lo stillicidio con aperture ora sì, ora no. Il Governo Conte, del resto, si è mantenuto cauto: sono le Regioni che premono per riaprire…

Recita un vecchio adagio siciliano:

“‘A cursa è abbanniata, cu mori è a cuntu soi…”

(Traduzione: “La corsa è partita, noi vi abbiamo avvertito che è pericolosa, tutto quello che succederà sono cavoli vostri!”).

Foto tratta da Sputnik Italia

 

 

 

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