Veleni in Sicilia come a Taranto: continuiamo a inquinare la Valle del Mela e il Siracusano o ci fermiamo?

22 febbraio 2020

Al presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, e all’assessore all’Ambiente, Toto Cordaro. La domanda, lo sappiamo, è stringente. Ma le ragioni dei protagonisti delle associazioni che difendono i cittadini delle aree inquinate della Sicilia (Valle del Mela, Milazzo, Priolo, Melilli, Augusta e via continuando) a noi sembrano a noi sembrano di buon senso. I petrolieri e gli industriali non ci stanno? Ciao: ditegli che nessuno li rimpiangerà!

Piano per la qualità dell’aria in Sicilia: è una cosa seria o uno scherzo di Carnevale? La domanda è legittima, stando a quello che scrivono i protagonisti delle associazioni di cittadini di tante zone della nostra Isola. Sono cittadini che, da anni, si battono contro l’inquinamento.

E di aree inquinate, in Sicilia, ce ne sono tante: c’è la piana di Siracusa con Priolo, Melilli e Augusta; c’è la Valle del Mela, in provincia di Messina; e Milazzo, ancora in provincia di Messina; e poi altre aree sparse qua e là (per esempio, Isola delle Femmine, a due passi da Palermo e le tante discariche che inquinano la nostra Isola, da Bellolampo, a Palermo, alla discarica di Siculiana, in provincia di Agrigento; dalla discarica di Lentini, provincia di Siracusa, alle discariche del Catanese e via continuando con altre discariche grandi e piccole).

Non dimenticando le discariche che non hanno avuto grande ‘stampa’: come quella di Camastra, in provincia di Agrigento. 

Insomma: se a Taranto i cittadini hanno l’acciaieria ex ILVA che ammorba l’aria, in Sicilia di Taranto ce ne sono almeno quattro: Milazzo con la sua raffineria e il ‘triangolo’ Priolo-Melilli-Augusta, che di ILVA ne fa almeno tre!

Ma andiamo alla cronaca di questi giorni. A noi è arrivato un comunicato dell’ADASC, sigla che sta per Associazione per la Difesa dell’Ambiente e della salute dei Cittadini. Associazione che opera nella Valle del Mela e a Milazzo. In questo comunicato si parla dell’atteggiamento a quanto pare un po’ ondivago del presidente della Regione, Nello Musumeci, e dell’assessore al Territorio e Ambiente, Toto Cordaro.

“Le associazioni ambientali della Valle del Mela, del Siracusano e delle altre aree inquinate, insieme alla Rete dei comitati territoriali siciliani – leggiamo nel comunicato – hanno inviato una lettera aperta al Presidente della Regione Nello Musumeci ed all’assessore regionale dell’Ambiente Cordaro (lettera che trovate in calce a questo articolo). Le associazioni rivendicano con forza il diritto dei cittadini di respirare aria salubre, ponendo fine ai gravi rischi per la loro salute. Nel 2018 questo governo regionale ha finalmente approvato il Piano di tutela della qualità dell’aria che, prendendo atto di una qualità dell’aria alquanto critica nelle aree industriali, impone di ridurre le emissioni delle industrie più impattanti con l’applicazione massimale delle migliori tecnologie disponibili individuate dalla Comunità Europea”.

“Ad alzare l’allerta dei territori – prosegue la lettera – è la recente notizia di stampa secondo cui l’assessore Cordaro sarebbe ora disposto a rivedere il Piano regionale di qualità dell’aria, per concedere alle industrie limiti più morbidi, permettendo loro di inquinare di più. Dichiarazioni che, se fossero vere, sarebbero ancora più gravi considerando che si è in attesa dell’imminente pronunciamento del TAR di Palermo (Tribunale Amministrativo Regionale della Sicilia ndr) proprio sui ricorsi delle industrie contro il Piano di qualità dell’aria, ricorsi che lo stesso assessore fino ad un anno fa definiva ‘deboli e strumentali’. La lettera svela anche il gigantesco inganno delle raffinerie, che oggi minacciano la chiusura in quanto, a loro dire, i nuovi limiti sarebbero impossibili da raggiungere”.

“Ciò viene smentito dalle affermazioni che le stesse raffinerie hanno prodotto nei loro ricorsi prosegue la lettera – ove viene stimata in 150-180 milioni la spesa necessaria per adeguare gli impianti ai nuovi limiti, che entreranno a pieno regime solo nel 2027. Un investimento che, spalmato in 7 anni, sarebbe tutt’altro che impossibile per industrie che fatturano ogni anno centinaia di milioni di euro. E’ quindi chiaro che le minacce delle raffinerie, finalizzate ad ottenere la revisione del Piano, sono non solo ingannevoli e strumentali, ma anche irresponsabili, in quanto rischiano di alimentare allarmismi e guerre fratricide”.

“Delle istituzioni credibili – conclude il comunicato – devono respingere simili ricatti, perché altrimenti nessun miglioramento tecnologico ed ambientale potrebbe mai essere ottenuto, in quanto ogni volta le industrie potrebbero ricorrere alle stesse minacce. Le associazioni ambientali chiedono un urgente incontro al Presidente Musumeci ed all’assessore Cordaro e di partecipare ai tavoli di confronto tra i vari soggetti coinvolti”.

Qui di seguito il testo della lettera firmata dai protagonisti di tante associazioni:

Al Presidente della Regione Siciliana On. Nello Musumeci
All’Assessore regionale dell’Ambiente On.

Salvatore Cordaro
e p.c.

ai Capigruppo dell’Assemblea Regionale Siciliana
Ai componenti della Commissione Ambiente dell’Assemblea Regionale
Siciliana

Oggetto: Piano regionale di tutela della qualità dell’aria

Egregio Sig. Presidente, Egregio Sig. Assessore,
i cittadini della Valle del Mela e delle altre aree siciliane inquinate sono
costretti da decenni a subire gli effetti nefasti di un’industria pesante non
adeguatamente normata. I dati sanitari sono spesso allarmanti, come ad
esempio l’eccesso di malformazioni congenite più grave d’Italia (+80%)
riscontrato a Milazzo nell’ultimo rapporto “Sentieri”, recentemente
pubblicato.

Non va senz’altro meglio nelle altre aree inquinate della Sicilia, come
quella del Siracusano, anch’esse caratterizzate da sconfortanti dati
epidemiologici.

Nel 2018 il Vs. Governo ha finalmente approvato il Piano di qualità
dell’aria che i territori aspettavano da tempo, grazie al quale in un arco di
tempo lunghissimo (entrerà a pieno regime nel 2027) le industrie
dovranno ridurre l’inquinamento per quanto possibile, senza peraltro
ridurre la produzione.

E’ del tutto normale che le raffinerie siciliane, per decenni abituate ad
inquinare senza limiti adeguati, beneficiando di margini di profitto molto
ampi, adesso si lamentino: per rendere gli impianti meno inquinanti
dovranno provvedere ai necessari investimenti. Ma non è certo
accettabile che le società petrolifere pensino solo al loro profitto senza alcun riguardo per l’ambiente e la salute delle persone.

Come l’assessore Cordaro ha già avuto modo di appurare tramite i suoi
uffici, le argomentazioni delle industrie sono “deboli e strumentali” [1].
Esse arrivano all’assurdo quando sostengono che i limiti previsti dal
Piano sono irraggiungibili dal punto di vista tecnologico. Come vedremo,
tale assurdità viene smentita dalle affermazioni delle stesse industrie nei
loro ricorsi.

I limiti del Piano di qualità dell’aria non sono stati stabiliti
arbitrariamente: fanno riferimento alle BAT Conclusions, un documento
ufficiale della Comunità Europea che elenca le migliori tecnologie oggi
disponibili ed individua i limiti che è possibile rispettare con tali
tecnologie. Tali limiti possono essere più o meno restrittivi, a seconda
delle tecnologie utilizzate. Al fine di migliorare la qualità dell’aria, che
oggi presenta preoccupanti criticità, il Piano punta ai limiti inferiori delle
BAT Conclusions, che corrispondono a quanto di meglio può essere
applicato su ogni tipo di impianto per ridurre le emissioni. Si tratta
quindi, per definizione, di limiti perfettamente raggiungibili, perché
altrimenti non sarebbero riportati nelle BAT Conclusions.

Si badi bene che i limiti individuati nelle BAT Conclusions sono distinti
per “nuovi impianti” ed “impianti esistenti”, in quanto tengono già conto
del fatto che non tutte le tecniche sono applicabili a vecchi impianti.
Pertanto l’argomentazione secondo cui i limiti del Piano sarebbero
raggiungibili solo dai nuovi impianti è destituita di ogni fondamento: il
Piano non prevede che debbano essere applicati i limiti relativi ai nuovi
impianti, bensì che debbano essere applicati i limiti appropriati per
impianti già esistenti.

Ovviamente le raffinerie non hanno dimostrato affatto sul piano tecnico
di non poter raggiungere i limiti del Piano: se fosse realmente così, lo
avrebbero fatto nei loro ricorsi, ma ciò non è avvenuto.

Viceversa, nei loro ricorsi si afferma che “le misure richieste dal Piano
comporterebbero un ingente impegno economico (stimato, nel complesso, fino a circa 180 ML di Euro)” (si veda la memoria depositata il 28 ottobre 2019 da ISAB, gestore delle raffinerie di Priolo, nel ricorso N° RG 2092/2018, a pag. 22).

Del tutto analoga l’affermazione di “Sonatrach”, gestore della Raffineria
di Augusta, nella memoria depositata il 28 ottobre 2019 nel ricorso N° RG
2070/2018, sempre a pag. 22: “le misure richieste dal Piano (con particolare riferimento alle misure M2) comporterebbero un ingente impegno economico (stimato in non meno di 150 ML di Euro)”.

Se ne deduce che le misure del Piano (anche quelle più contestate della
misura M2), ben lungi dall’essere tecnicamente inapplicabili,
richiederebbero, a detta delle industrie, una spesa di 150-180 milioni di
euro, che spalmati in 7 anni (fino al 2027) fanno circa 25 milioni l’anno:
un investimento tutt’altro che impossibile per industrie che fatturano
ogni anno centinaia di milioni di euro. La Raffineria di Milazzo ad
esempio nel 2018 ha dichiarato 500 milioni di fatturato: si tratterebbe
quindi di destinare circa il 5% del proprio fatturato all’ammodernamento
degli impianti.

Le odierne lamentele delle industrie sono quindi del tutto strumentali e
fondate sul nulla.

Esse fanno il paio con l’allarmismo artatamente costruito, che tenta di
soffiare sul fuoco del ricatto occupazionale ben noto ai siciliani che
vivono in aree inquinate. Prendendo il caso di Milazzo, si sostiene che
circa 2500 famiglie rischino il lavoro. Il portale dell’azienda riporta quale
unico dato certo che i dipendenti diretti della Raffineria di Milazzo sono
600, di cui circa 540 della provincia di Messina (cioè meno dello 0,1%
della popolazione, percentuale che arriva forse all’1% se consideriamo
solo Milazzo), con un indotto alquanto variabile. Queste persone non
vanno strumentalizzate e trascinate in una guerra fratricida, ma vanno
tutelate al pari degli oltre 100 mila cittadini che ogni giorno subiscono le
ricadute degli inquinanti della raffineria di Milazzo ed i conseguenti
rischi sulla salute.

Non bisogna dimenticare infatti che la Raffineria di Milazzo sorge a
poche decine di metri dalle abitazioni, in un’area densamente popolata
ove si sommano per giunta anche altre fonti di inquinamento industriale.
Anche la zona di Priolo-Augusta è caratterizzata da molteplici industrie
pesanti altamente impattanti, che nel complesso producono devastanti
effetti sulla qualità dell’aria e sulla salute dei cittadini.

In ogni caso il Piano non impone affatto chiusure e licenziamenti, anzi è
proprio il contrario: con gli investimenti necessari ad adeguare gli
impianti l’offerta di lavoro aumenterebbe. Inoltre anche i lavoratori
vengono difesi dal Piano, che mira a garantire cicli produttivi meno
mortiferi degli attuali.

Ogni tentativo – a dir poco irresponsabile – di allarmare e
strumentalizzare i lavoratori minacciando la “chiusura” è teso
unicamente ad evitare limiti più adeguati e va quindi rispedito al
mittente.

Delle istituzioni serie non possono di certo cedere a simili ricatti, perché è
chiaro che così facendo nessun miglioramento tecnologico e ambientale
potrà mai essere perseguito: ogni volta le industrie potrebbero riproporre
simili minacce al fine di evitare qualsiasi genere di prescrizione.
Eppure abbiamo appreso da organi di stampa che l’assessore Cordaro
sarebbe ora disponibile a “rivedere i vincoli” [2].

Noi ci rifiutiamo di credere che l’assessore voglia davvero tradire i
cittadini, modificando il Piano per consentire alle industrie di inquinare
di più. Dopo che la Regione si è battuta per l’approvazione e poi per la
difesa del Piano dinnanzi al Tar di Palermo (coadiuvata in questo anche
dai nostri interventi), qualsivoglia tipo di marcia indietro costituirebbe
una inaccettabile giravolta, che desterebbe grande riprovazione nella
gran parte dei cittadini della valle del Mela e delle altre aree inquinate.
Rivedere le misure del Piano vorrebbe dire di fatto sacrificare la salute
dei cittadini in favore dei super-profitti industriali, condannando la valle
del Mela e l’area che va da Siracusa ad Augusta a maggiori sofferenze e
malattie. Sono forse insufficienti le sofferenze ed i lutti che tali territori
hanno già dovuto sopportare?

Caro Presidente, caro assessore, ve la sentite di assumervi questa
responsabilità? Vogliamo credere di no. Oggi i cittadini siciliani meritano
e pretendono rispetto, e ne hanno dato ampia dimostrazione ad esempio
due anni fa, quando 10 mila persone hanno riempito le strade di Milazzo
contro il progetto di un mega-inceneritore, dando vita alla più grande
manifestazione della storia della valle del Mela.

Chiaramente siamo nuovamente pronti a lottare duramente contro
qualsiasi ipotesi di marcia indietro sulle misure del Piano.
Ad ogni buon conto, anche al fine dei necessari chiarimenti sulla vicenda,
Vi chiediamo di essere incontrati al più presto.

Inoltre, avendo appreso dalla stampa di un presunto “tavolo di
confronto” finalizzato a “comprendere gli eventuali margini di manovra”,
riteniamo necessaria la nostra partecipazione a tale tavolo, in quanto
sarebbe alquanto grave e inopportuno escludere dal confronto i comitati
e le associazioni che difendono la salute dei cittadini, alcuni dei quali
sono anche intervenuti a difesa del Piano in sede di giustizia
amministrativa.

Cordialmente,

Giuseppe Maimone – A.D.A.S.C.
Angela Musumeci in Bianchetti – Coordinamento Ambientale Milazzo –
Valle del Mela
Padre Giuseppe Trifirò – Parrocchie S. Maria della Catena di Archi in San
Filippo del Mela e Maria SS. Della Visitazione in Pace del Mela
Davide Fidone – Comitato dei cittadini contro l’inceneritore del Mela
Samadhi Lipari – Associazione Strega – S. Lucia del Mela
Emilio Sofia – Associazione Tutela della Salute dei Cittadini – Pace del
Mela
Giuseppe Russo – Comitato Tutela Ambiente – Archi (S. Filippo del Mela)
Deborah Ricciardi – Associazione Mediterranea per la Natura
Filippo Alibrando – Associazione Luciese per la Salute e l’Ambiente
Katia Trifirò – Associazione “Blog del Mela”
Cinzia Di Modica – Comitato STOP VELENI – Augusta Priolo Melilli
Siracusa
Marco Gambuzza – Movimento Aretuseo per la Sicurezza e le Bonifiche
Loredana Tarascio – Comitato Ambientale Melilli
Massimiliano Tiralongo – “AmbientiAMOciaSIRACUSA”
Emanuela Russo – CSPA POZZALLO – Comitato cittadino spontaneo per
la salvaguardia della salute pubblica e la tutela dell’ambiente
Metis Bombaci – Coordinamento per il Territorio contro la discarica
Armicci-Bonvicino di Lentini
Tiziana Cicero- Comitato di Volontariato per la Tutela Salute Ambiente
Territorio- Scicli
Carmelo Marchese – Comitato Bagali Sabbuci Baratti – Melilli
David Mascali – Patto Partecipativo Simeto

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