Ars: sì al ddl-voto sull’insularità. Roma darà i soldi alla Sicilia? Campa cavallo!/ MATTINALE 538

20 febbraio 2020

I tre articoli finanziari più importanti del parlamento siciliano – articolo 36, articolo 37 e articolo 38 – non vengono applicati. Anzi, vengono calpestati da Roma. E cosa fa il Parlamento siciliano? Ne vuole inserire un quarto sull’insularità. Per fare che cosa? Per gettare altro fumo negli occhi dei siciliani, invece di ridurre – subito – per esempio, il costo dei biglietti aerei!  

Ogni tanto il Parlamento siciliano fa sorridere. E’ raro, perché di solito o fa danni, o fa piangere. Però stavolta i 70 ‘califfi’ di Sala d’Ercole hanno approvato una legge che metterà di buon umore i protagonisti delle burocrazie ministeriali romane che, dai tempi di Luigi Einaudi, lavorano con successo per affossare l’Autonomia siciliana con l’insostituibile aiuto degli ‘ascari’ isolani.

Quella approvata ieri dall’Assemblea regionale è una legge-voto per inserire l’insularità nello Statuto siciliano (in buona parte mai applicato).

Proprio ieri sera abbiamo pubblicato un articolo – frutto di un comunicato stampa di Palazzo d’Orleans, sede del Governo siciliano – che quantifica in 4-5 miliardi di euro il costo dell’insularità calcolata con gli svantaggi che i siciliani vivono in quanto isolani (e isolati e tartassati).

La Regione siciliana si è fatta scippare i fondi dell’articolo 36 dello Statuto (leggere soprattutto IVA e IRPEF maturate in Sicilia che, a norma dello Statuto, dovrebbero restare per intero in Sicilia e che invece lo Stato trattiene in massima parte: con la connivenza – per ciò che riguarda l’IVA – dell’attuale Governo regionale: non è solo il passato Governo di Rosario Crocetta che, su tali questioni, ha fatto danni).

La Regione siciliana non è mai riuscita ad applicare l’articolo 37 dello Statuto (sempre a norma dello Statuto, le imprese con stabilimenti in Sicilia e sede sociale fuori dalla nostra Isola dovrebbero pagare le imposte nella nostra Regione: cosa mai avvenuta).

L’articolo 38 dello Statuto siciliano potrebbe fruttare alla Sicilia un sacco di soldi: ma non viene applicato da anni (lo Stato deve alla Regione una barca di soldi che la stessa nostra Regione non vedrà mai).

I tre articoli finanziari centrali dello Statuto non vengono applicati: ebbene, invece di chiedere che vengano applicati l’Assemblea regionale siciliana ha approvato ieri una legge-voto per inserire nello Statuto autonomistico un quarto articolo finanziario.

Domanda: ma se i tre articoli finanziari dello Statuto vengono calpestati da Roma, che bisogno c’è di inserirne un quarto? Ma veramente i parlamentari di Palazzo Reale pensano che il Governo nazionale riconoscerà alla ‘colonia’ Sicilia i fondi per l’insularità? Come si usava dire nella Palermo degli anni ’70 del secolo passato, ma questi parlamentari sono “convinti?”.

La legge-voto, per definizione, non è altro che una manifestazione di volontà del Parlamento siciliano: un invito al parlamento nazionale a cambiare lo Statuto siciliano con una legge costituzionale.

Pensate un po’: il Parlamento nazionale, alle prese con una crisi di Governo ormai nei fatti – con Matteo Renzi e Italia Viva che si rifiutano di diventare grillini – dovrebbero fermare tutto per approvare la legge-voto dell’Assemblea regionale siciliana…

La cosa incredibile, che fa sorridere amaramente, è che mentre i siciliani, in questo momento e dopo mesi di polemiche, pagano i biglietti aerei a prezzi ‘salatissimi’, mentre le strade e le autostrade cadono a pezzi, mentre il grano estero che, spesso, contiene ‘schifezze’ indescrivibili, sostituendo il grano siciliano, insomma, mentre la nostra Isola affonda, a tutti i livelli, cosa fa il Parlamento siciliano? Approva la legge voto sull’insularità…

Così i siciliani che debbono prendere l’aereo per Roma o per Milano pagando 500 euro pagano felici perché hanno la legge sull’insularità…

Questa è oggi la politica siciliana: questa è oggi l’Assemblea regionale siciliana ‘capitanata’ da Gianfranco Miccichè: solo fumo negli occhi dei siciliani (in senso metaforico, ovviamente…).

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