Lo Stato calpesta l’art. 36 dello Statuto e si accinge a rubare alla Regione altri 3 miliardi di Euro all’anno

20 ottobre 2016

Ricordate il ‘Patto scellerato Renzi-Crocetta atto II’ stipulato con Roma dal nostro presidente della Regione lo scorso giugno? Ebbene, lo stanno applicando. Mettendosi sotto i piedi l’articolo 36 dello Statuto stanno scippando alla Regione siciliana altri 3 miliardi di Euro all’anno. Vi raccontiamo i particolari di questo scempio che, ricordiamolo, non è solo opera di Crocetta, ma anche del presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, e dei parlamentari di centrosinistra di Sala d’Ercole che l’hanno votato. Con in testa i signori del PD siciliano

Un vecchio apologo narra che un brutto giorno un povero asinello cadde in burrone e si ferì a morte. Accorsero i suoi compagni che subito, secondo la  natura di ciascuno, si divisero in due piccole schiere. La prima si alternava nella respirazione bocca a bocca del povero ciuccio. La seconda schiera si affaccendava strappargli i ferri.

Leggete con me con animo sereno e in buona fede l’art.36 dello Statuto della Regione siciliana:

“Al fabbisogno finanziario della Regione si provvede con i redditi patrimoniali della Regione e a mezzo di tributi deliberati dalla medesima”.

La norma non dice “una parte” dei redditi patrimoniali, dice “i redditi patrimoniali”, quindi tutti.

Tutte le tasse e tributi maturati e riscossi in Sicilia si appartengono alla Regione. Non quote, non decimi, l’intero.

La Regione quindi è titolare a termini dello Statuto dell’accertamento e delle riscossione.

Tutto chiaro? Io direi di sì.

Non per lo Stato però che, sin dal primo giorno di vita della Regione siciliana, ha ingaggiato una lotta senza quartiere contro la piena potestà tributaria della Regione stessa. Il 90% dei ricorsi dei governi regionali all’Alta Corte prima e alla Corte Costituzionale poi vertono sulla difesa di questa prerogativa.

Ci voleva il Partito Democratico di Renzi e Raciti; ci voleva il governo di Rosario Crocetta per finire questa guerra con un resa ignominiosa cui non è estranea la corruzione morale e civile dei tanti politici che infestano l’Assemblea regionale siciliana.

In esecuzione del ‘Patto scellerato’ atto II stipulato da Matteo Renzi e Rosario Crocetta (qui potete leggere la nostra inchiesta in tre puntate del ‘Patto scellerato’ atto II Renzi-Crocetta) come altrettanti agenti segreti, i tecnici nominati dallo Stato e dalla Regione nella Commissione Paritetica, l’organo che determina le norme d’attuazione dello Statuto, hanno elaborato le nuove norme d’attuazione  in materia finanziaria tra Stato e Regione, quelle stesse norme che si sarebbero dovute fare 40 fa e la cui mancata redazione ha consentito allo Stato di prevaricare i diritti della Regione e dei siciliani.

Il cuore tenebroso di queste norme è la definitiva negazione e quindi l’eliminazione della potestà tributaria in capo alla Regione, intesa come potestà di accertamento e riscossione. La Regione siciliana degradata al rango delle altre Regioni a Statuto speciale che ricevono dallo Stato quella parte dei tributi che lo Stato decide di dare.

E quale sarà questa parte? E’ subito detto. Alla Regione saranno attribuiti in violazione dello Statuto (e sempre che lo Stato disponga delle relative risorse, e questo è pure previsto: siamo quindi all’arbitrio unilaterale!) i 7 decimi dei dieci decimi del maturato.

Alla Regione siciliana verranno a mancare per sempre circa tre miliardi di Euro all’anno che a termini dell’art 36 sono soldi dei siciliani.

In compenso, questo vi diranno giornalisti ignoranti o in mala fede e gli ascari di ogni età, la Sicilia incasserà un miliardo e 400 milioni di Euro in più rispetto ad oggi. Non vi diranno che sono una mera e ingannevole partita di giro. Infatti un miliardo e 400 milioni di Euro è la cifra che, ogni anno, lo Stato si trattiene sui redditi dei siciliani a titolo di solidarietà nazionale.

Ricordatevi sempre di chi in questa vicenda recita la parte degli asini cattivi.

 

 

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