Navi di grano a tempesta e prezzo del grano siciliano stracciato: ma cosa ci fanno mangiare?/ MATTINALE 525

5 febbraio 2020

Una tempesta di navi cariche di grano in Sicilia e in Puglia. Olio d’oliva tunisino. Pomodoro cinese. E la lista di prodotti agricoli esteri si allunga con ortaggi e frutta. Le domande: che cosa ci fanno mangiare? cosa portiamo sulle nostre tavole? i consumatori vengono informati? cosa possiamo fare per difenderci? Intanto il prezzo del grano siciliano è di nuovo basso!

Le notizie sono due. La prima notizie è che, delle cinque navi di grano duro attese in Sicilia da una decina di giorni, ne sono arrivate due (forse tre, perché, a parte la nave carica di grano arrivata ieri nel porto di Pozzallo, a Catania non è chiaro quello che è avvenuto). La seconda notizia è che il prezzo del grano duro siciliano, dopo un lenta risalita è di nuovo in picchiata. Ieri, al telefono, alcuni agricoltori della nostra Isola ci hanno raccontato che si sono rifiutati di vendere il proprio grano. Motivo: erano disposti a pagarlo a 23 euro al quintale.

“Qualcuno – ci ha raccontato un agricoltore – mi ha detto che, giusto perché ci conosciamo da tanti anni, sarebbe arrivato a pagare il mio grano duro 23 euro e 50. Gli ho chiesto perché il prezzo è tornato così basso. Mi ha detto: i molini hanno a disposizione il grano estero a 24 euro al quintale: grano che contiene più proteine del grano duro siciliano. Di grano estero, in questo momento, la Sicilia è piena. Quanto dovrei pagarlo il tuo grano?”.

Ecco il motivo per il quale le navi di grano estero sono tornate a invadere la Sicilia e la Puglia: perché il prezzo del grano del Sud Italia è in aumento! Facendo arrivare le navi di grano estero a 24 euro al quintale (mentre in Puglia il prezzo del grano locale era arrivato a 27 euro al quintale), automaticamente il prezzo del grano del Sud Italia si abbassa!

Il problema è che ne va di mezzo la qualità del grano che, sotto forma di farine, semole, pasta, pane, pizze arriva sulle tavole degli italiani e – per quello che ci riguarda direttamente – dei siciliani.

L’assessore regionale dell’Agricoltura, Edy Bandiera, dice che si stanno effettuando i controlli sul grano che è arrivato ieri nel porto di Pozzallo. Ora, a parte che non ha detto nulla sul grano che è arrivato nel porto di Catania (i controlli sono stati effettuati?), ci piacerebbe capire: il grano che è arrivato ieri a Pozzallo raggiungerà i molini siciliani prima o dopo l’esito dei controlli?

E poi – diciamolo con chiarezza – chi è che sta effettuando questi controlli? Qualche giorno fa gli esponenti del Movimento politico I Siciliani verso la Costituente, oltre a rivolgersi alla Magistratura, hanno detto a chiare lettere che i controlli, in Sicilia, non danno alcuna rassicurazione:

Stranamente, nessun ente pubblico in Sicilia è accreditato per l’analisi del grano, né l’Arpa, né le Università, né tanto meno l’Istituto regionale di Granicoltura, finanziato e controllato dalla Regione siciliana, attraverso il competente assessorato”.

Né ci convince il ricorso alle analisi eventualmente effettuate dall’Istituto Zooprofilattico della Sicilia, ente che fa capo al Ministero della salute e alla Regione siciliana! Le analisi sulla qualità del grano e, in generale, su tutti i prodotti agricoli che arrivano in Sicilia debbono essere effettuate da organismi indipendenti!

Questo è lo scenario in Sicilia. E in questo scenario, tra grano estero (in buona parte canadese), olio d’oliva tunisino, pomodoro cinese e via continuando noi ci dobbiamo chiedere: che cosa ci fanno mangiare? E come difenderci? A quest’ultima domanda proveremo a rispondere in un articolo a parte.

Ora, quello che possiamo dire, è che una cosa molto giusta e centrata è stata detta dall’on. Salvatore Grillo Morassutti – esponente sempre del Movimento I Siciliani verso la Costituente:

“Torno ad invitare l’assessore a rendere noti gli acquirenti di questo gran che arriva in Sicilia con le navi, in maniera da non confondere il dubbio grano giunto a Catania con il sano grano dei nostri produttori”.

Il punto è proprio questo: è arrivato il momento di conoscere i nomi di chi acquista e utilizza il grano estero.

 

 

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