I giovani siciliani che studiano al Nord: fallimento culturale della Sicilia o c’è dell’altro?/ MATTINALE 498

7 gennaio 2020

Il tema lo ha sollevato con un post su Facebook l’economista siciliano Antonio Piraino. Da qui un interessante dibattito. Con spunti anche interessanti. E anche qualche buona notizia che arriva dalla facoltà di Ingegneria di Palermo. La questione resta comunque complessa e va affrontata 

Dedichiamo questo Mattinale a una riflessione su Facebook dell’economista Antonio Piraino. Tema: i giovani siciliani che lasciano la nostra Isola per andare a studiare altrove.

“Le foto che vedete – scrive Piraino (ne ha pubblicato tre, noi ne mettiamo una) – sono state scattate alle 20.45 di oggi all’aereoporto Falcone-Borsellino. Sintetizzano il fallimento della mia generazione. Perché solo una generazione di falliti può assistere a tale fenomeno senza protestare, senza immaginare una soluzione, quasi contenta. E allora sorge spontanea la domanda: come è possibile tutto questo? Altra domanda: quali sono le cause?”.

“Sarò sintetico – prosegue Piraino -: 1) il provincialismo della borghesia siciliana che ha trasformato un problema da affrontare in status sociale: ‘Mio figlio studia a Milano, capisci quanto siamo bravi: io che spendo e Lui che studia!”; 2) l’individualismo del popolo siciliano che pensa di sfruttare il mondo per la sua realizzazione, ma non di cambiarlo. E così mentre i nostri figli partono… non abbiamo dove andare se non a sbattere!”.

Interessante di dibattito che si è sviluppato.

Qualcuno fa notare che oggi, dalla Sicilia, vanno via anche i giovani che hanno studiato all’università di Palermo. E questo è anche vero: la Sicilia e, in generale il Sud, definanziato in modo quasi ‘scientifico’ a partire dalla cosiddetta Seconda Repubblica, non offre molte opportunità di lavoro.

Vero è che non è mancata la sensibilità verso lo spopolamento della Sicilia; pensiamo alla manifestazione “Si arresti arrinesci” del 25 Ottobre scorso a Palermo, dovuta alla passione di tanti siciliani con in testa il sacerdote Padre Antonio Garau. A questa sono seguite, poi, altre manifestazioni in altri centri della Sicilia, sempre di questo tenore e con lo stesso tema.

Ma se la Sicilia, se la società siciliana, o quanto meno una parte della società siciliana avverte il problema, lo Stato non lo avverte proprio: basta vedere cosa prevede per il Sud la manovra economica e finanziaria 2020 approvata dal Parlamento nazionale senza nemmeno dibattito, senza che i cittadini italiani abbiano avuto la possibilità di conoscere cosa prevede la legge più importante dell’anno.

Ebbene, cosa prevede per il Sud Italia la manovra economica e finanziaria 2020? Solo qualche sgravio fiscale, poi il nulla mescolato con il niente!

Dove sono gli investimenti nel Mezzogiorno? La Prima Repubblica si poneva, pur tra mille contraddizioni, il problema Sud. C’è il dibattito sulla questione meridionale. Oggi non solo non c’è nulla di nulla, non solo non ci sono stanziamenti dello Stato per il Sud, a parte i fondi europei che si sostituiscono all’intervento ordinario dello Stato (cosa che l’Unione europea dovrebbe censurare, perché fa venire meno il principio di addizionalità: fondi europei che dovrebbero ‘addizionarsi all’intervento ordinario dello Stato per eliminare il divario tra Nord e Sud del Paese): ma lo stesso Governo Conte bis si appresta ad attuare l’Autonomia differenziata delle regioni del Nord senza i Lep, i Livelli essenziali delle prestazioni: cosa, questa, che consentirà alle stesse Regioni del Nord di scippare altri 61-62 miliari di euro alle Regioni del Sud!

L’egoismo del Nord Italia nei confronti del Sud non ha nulla a che vedere con le politiche economiche del rigore imposte dall’Unione europea liberista? Non sono forse le risorse che la Ue toglie al sistema Italia quelle che il Nord cerca di recuperare scippandole al Sud con l’Autonomia differenziata senza Lep?

In questo scenario sbagliano i ragazzi siciliani che se lo possono permettere ad andare a studiare a Milano o, in generale, nel Nord Italia?

Qualcuno mette in evidenza il ruolo negativo giocato in Sicilia dalla burocrazia: e anche questo è vero. la riforma burocratica era uno dei punti fondamentali del Governo di Pier Santi Mattarella nel 1978, il presidente della Regione siciliana “con le carte in regola” del quale ieri sono stati ricordati i quarant’anni dalla sua tragica morte. E non è un caso se la burocrazia regionale, da allora, abbia subito solo aggiustamenti, spesso in negativo.

Non ci sono solo storia negative, nel dibattito sollevato da Antonio Piraino. la professoressa Patrizia Livreri, della facoltà di Ingegneria di Palermo, regala al dibattito due notizie che lasciano ben sperare.

“Vorrei aggiungere solo un dato basato sull’esperienza – dice la professoressa Livreri illustrano la prima notizia -. I miei tesisti di magistrale in ingegneria elettronica ad UniPA hanno scritto una nuova pagina di storia: l’azienda Leonardo di Milano è venuta a Palermo per fare i colloqui per le assunzioni perché ha ritenuto i laureati in ingegneria elettronica di UniPA più preparati di quelli del Politecnico. Non faccio commenti. L’evento si commenta da sé! A ottobre ho laureato 4 allievi: 3 erano stati già assunti. A Marzo si laurea un altro mio tesista che da domani lavora a Leonardo Milano”.

Seconda bella notizia:

“Dal prossimo anno il corso di Laurea in Ingegneria Elettronica sarà erogato in lingua inglese – scrive sempre la professoressa Livreri -. Abbiamo avuto un boom di richieste dall’India. A questo punto permettetemi di dire che il problema si sposta dalla qualità alle politiche di accoglienza. Perché servono residenze universitarie, mezzi pubblici e servizi efficienti unitamente a politiche ambientali adeguate!”.

Ultima considerazione, sempre della professoressa Livreri:

“Sicuramente c’è molto provincialismo che porta i nostri ragazzi a studiare al Nord. Ma è pur vero che il Nord Italia lamenta la fuga dei propri ragazzi che vanno a studiare in Germania o in Inghilterra. La Sicilia si conferma serbatoio per il Nord”.

 

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