A San Biagio Platani fiaccolata dei giovani sotto il segno di “si resti arrinesci”

27 dicembre 2019

Anche a San Biagio Platani, piccolo paese della provincia di Agrigento, tanti giovani sono stati costretti ad emigrare e sono costretti a lasciare la propria terra per cercare un lavoro fuori dalla Sicilia

di Adriana Vitale

Gli studenti di San Biagio Platani, i giovani emigrati per necessità e in generale i sambiagesi che caparbiamente resistono all’esodo pur con mille difficoltà, hanno sfilato per le vie del paese con una simbolica fiaccolata per sensibilizzare la società civile e le forze politiche contro l’emigrazione giovanile. Una fiaccolata denuncia, una parentesi culturale che si inserisce nel programma natalizio, organizzata dall’associazione “Cunta e camina”, capeggiata da uno striscione e la bandiera della trinacria, con la frase simbolo di denuncia.

“Si resti arrinesci” in contrapposizione al detto siculo: “Cu nesci arrinesci”, tipica frase della Sicilia povera contadina che spingeva i suoi figli lontani dalla propria terra e dai propri affetti, quando in ogni casa una madre piangeva il figlio lontano e si consolava con vanto e soddisfazione al ritorno mentre ostentava successo e benessere.

La storia che si ripete, ma a differenza di allora, dentro la valigia una laurea con master allegato che si traduce in esosi costi da parte delle famiglie, un investimento consistente pagato al caro prezzo dei sacrifici umani ed economici. San Biagio Platani, in una piccola cittadina che, come altre realtà, vede giorno dopo giorno svuotarsi di giovani e non solo, che vanno via perché gli è stata negata una prospettiva di vita normale. Portano con loro la vivacità, l’intelligenza, la genialità, la voglia di vivere, lasciando dietro il dolore delle madri che subiscono uno strappo viscerale, che accompagnano i propri figli con il cuore frantumato, le lacrime agli occhi e il sorriso in bocca per dargli coraggio, per spingerli a crearsi una vita migliore al caro prezzo di un dolore impossibile da raccontare o spiegare.

Sono questi, i nostri figli che si ribellano, che chiedono alla politica tutta, uomini e donne investiti da un mandato preciso di rappresentanza, di agire a favore del popolo. Chiedono di anteporre tutto per il loro bene che solo con una buona dose di buona volontà potrebbero, attraverso attenzione, programmi, strumenti e progetti, usufruire di un’occasione per poter mettere a frutto i loro saperi e le loro competenze: chiedono solo un’opportunità di riscatto vero e duraturo.

Chiedono un nuovo modello collaborativo tra tutte le forze politiche che miri alla soluzione dei problemi, una sperimentazione che possa essere utile a tutte quante le problematiche sociali, culturali ed economiche della nostra meravigliosa quanto martoriata terra: chiedono l’agire comune per fini comuni a loro favore e del popolo siciliano.

Chiedono di aggredire la crisi profonda che soffoca le loro esistenze e quelle dei loro padri.

Chiedono il giusto, chiedono la normalità, chiedono semplicemente di vivere nella terra che gli ha dato i natali.

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