In Italia c’è ancora democrazia? Con la manovra economica 2020 sembra proprio di no!/ MATTINALE 484

23 dicembre 2019

Lo scorso anno la ristrettezza dei tempi del dibattito in Aula imposto dal Governo di grillini e leghisti ha scatenato un putiferio. Oggi il Governo di PD, Movimento 5 Stelle, Italia Vera di Renzi e Liberi e Uguali ha direttamente eliminato il dibattito in Aula: alla Camera si vota il maxi-emendamento e basta! Perché le opposizioni non escono dall’Aula lasciando la responsabilità di tale atto solo alla maggioranza? 

In Italia c’è ancora democrazia? E in particolare, esiste ancora la democrazia parlamentare? E chi dovrebbe garantire la regolarità – non soltanto formale, ma anche sostanziale – del voto in Parlamento sulla più importante legge dell’anno lo sta facendo? Sono domande più che legittime, quelle che poniamo, alla luce di quanto già avvenuto al Senato e di quanto avverrà oggi alla Camera dei deputati.Il riferimento è alla manovra economica e finanziaria 2020 che sta per essere approvata senza che i parlamentari l’abbiano discussa e resa nota ai cittadini italiani.

La sessione di Bilancio, a norma di legge, si apre l’1 Ottobre e si chiude il 31 Dicembre. I tre mesi servono ai parlamentari di Camera e Senato per conoscere quello che intende fare il Governo (che, per l’appunto, ogni anno, presenta entro l’1 Ottobre il disegno di legge che contiene quelli che un tempo si chiamavano Bilancio e Finanziaria).

In tre mesi i parlamentari hanno il tempo di studiare cosa il Governo vuole fare, nell’anno successivo, con le risorse finanziarie dello Stato; il disegno di legge passa per le commissioni legislative di merito; poi dalle commissioni Bilancio e Finanze della Camera e del Senato.

In questi passaggi i parlamentari hanno modo di approfondire tutti i passaggi della manovra economica e finanziaria e anche di cambiarla con gli emendamenti. E’ proprio durante questi passaggi che i parlamentari possono far conoscere ai cittadini cosa prevedono Bilancio e Finanziaria nell’anno successivo.

Un ruolo importante spetta alla stampa parlamentare, che deve informare i cittadini sulle intenzioni del Governo e del Parlamento. 

Dopo tutti questi passaggi il disegno di legge sulla manovra economica e finanziaria arriva nelle aule del Senato e della Camera dei deputati per essere ulteriormente approfondita ed approvata.

Si sta rispettando l’iter previsto dalla nostra Costituzione? Non ci sembra proprio!

Può sembrare incredibile quello che state leggendo, ma quest’anno non conosciamo quello che ha già approvato il Senato e non conosciamo quello che approverà oggi la Camera dei deputati.

Il testo approvato dal Senato è in buona parte incomprensibile ai cittadini, scritto con linguaggio criptico, da super addetti ai lavori. Questo è già un fatto grave. Si potrebbe obiettare che è stato sempre così. E’ vero: però il testo di quest’anno è molto più criptico dei testi criptici degli anni passati.

Ma l’aspetto grave è che il contenuto di questa manovra non è stato esaminato con la dovuta attenzione al Senato e non verrà esaminato con la dovuta attenzione alla Camera.

Il Governo ha optato per il maxi-emendamento.

Anche in questo caso qualcuno obietterà: si fa sempre così, anche nella Prima Repubblica, qualche volta, si chiudeva con un maxi-emendamento.

Tutto vero. Però la differenza tra quanto avveniva nel passato e quanto avviene oggi è sostanziale. Negli anni passati al maxi-emendamento si arrivava dopo un mese almeno di dibattito nelle aule di Senato e Camera.

Anche lo scorso anno – quando le polemiche sulla ristrettezza dei tempi per esaminare la manovra economica e finanziaria sono state durissime – i parlamentari hanno avuto almeno il tempo di studiare un po’ le ‘carte’.

Oggi il Governo di PD, Movimento 5 Stelle, Italia Vera di Renzi e Liberi e Uguali ha deciso che alla Camera arriverà il maxi-emendamento da votare a basta, senza alcun approfondimento del testo!

Ci chiediamo che senso abbia, oggi, la presenza delle opposizioni alla Camera dei deputati: invece di esibirsi nelle solite, sterili polemiche, i deputati delle opposizioni potrebbero lanciare un segnale preciso a chi dovrebbe garantire i corretti lavori d’Aula e la stessa democrazia parlamentare: la manovra è stata preparata nelle segrete stanze di Palazzo Chigi? Bene: che se la votino loro: che la approvino i deputati di PD, Movimento 5 Stelle, Italia Vera di Renzi e Liberi e Uguali.

Oltre a evitare le solite polemiche che non portano a nulla e che, spesso, servono solo a mettere in cattiva luce il Parlamento agli occhi dei cittadini, i parlamentari delle opposizioni lascerebbero nelle mani del Governo, con eleganza, tutta la responsabilità di una legge della quale i cittadini conoscono poco o nulla e che, forse, gli stessi parlamentari non conoscono come dovrebbero.

Facciamo l’esempio del Sud, che è quello che ci interessa. In questo momento noi, qui al Sud, non sappiamo cosa prevede, di concreto, la legge per il Mezzogiorno. L’unica cosa chiara è che ci saranno i soli sgravi fiscali per le imprese del Sud che stanno chiudendo o che stanno per delocalizzare in Albania (è il caso della Coca Cola di Catania).

Verranno restituiti, al Sud, i circa 62 miliardi di euro che il Centro Nord si tiene abusivamente? Non si sa.

Altro esempio: con la manovra 2020 verrà finalmente eliminato il prelievo forzoso a carico delle sole nove Province della Sicilia? Non si sa. 

L’unica cosa che sappiamo è che la Regione siciliana non riavrà le decine di miliardi che lo Stato gli ha rubato tra il 2014 e il 2016, come potete leggere in questo articolo e anche in quest’altro articolo.

Tra manovra economica e finanziaria 2020 e altre volgari omnibus leggi tipo Milleproroghe non abbiamo ancora capito se ci sarà l’aumento del prezzo del diesel e se questo aumento colpirà anche gli agricoltori.

Lo ribadiamo: i passaggi oscuri, nelle manovre economiche e finanziarie ci sono sempre stati. Stavolta, però, è stato toccato il fondo.

 

 

 

 

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