Catania: gonfiavano le entrate e sottostimavano le spese: invece in altri Comuni siciliani che fanno?/ MATTINALE 457

25 novembre 2019

Il nostro dubbio – lo diciamo subito – è che l’inchiesta condotta dai magistrati inquirenti di Catania possa essere il paradigma di un sistema. L’articolo del quotidiano ‘La Sicilia’. I nostri dubbi – può volte manifestati – sui debiti fuori Bilancio dei Comuni e della Regione siciliana. La storia – a nostro avviso ancora da approfondire – della cancellazione di 5,7 miliardi di euro dal Bilancio della Regione siciliana

La nostra tesi è semplice: come per la gestione dell’università, anche per la gestione del Bilancio del Comune la magistratura di Catania ha fatto luce su un metodo che, a nostro modesto avviso, potrebbe risultare molto, ma molto diffuso. Se, alla fine, le università siciliane sono tre (Palermo, Catania e Messina, mentre l’università di Enna fa storia a sé), non altrettanto può dirsi per i Bilanci dei Comuni, dove ne succedono di tutti i colori.

Troviamo interessantissimo un articolo pubblicato dal quotidiano La Sicilia, che riprendiamo sia perché dà l’esatta misura di quello che combinavano sindaci, assessori e dirigenti e funzionari comunali, sia perché abbiamo il dubbio che la procura della repubblica presso il Tribunale di Catania abbia focalizzato un problema che potrebbe anche essere, come dire?, ‘leggermente paradigmatico’…

“I magistrati inquirenti Fabio Regolo e Fabio Saponara – leggiamo su La Sicilia – su input dei vertici della Procura, hanno accertato dopo minuzioso studio del voluminoso fascicolo della Procura generale della Corte dei Conti su Catania e il dissesto, che al Comune capoluogo era solito l’andazzo di procedere «mendacemente attraverso previsioni di entrate dolosamente sovrastimate e previsioni di spese scientemente sottostimate» per cui alla fine dell’anno la voragine finanziaria di Palazzo degli Elefanti (la sede del Comune di Catania ndr) aumentava senza possibilità di porvi rimedio. Nei fatti, però, il Bilancio preventivo appariva in ordine ma le ‘pezze’ attaccate alla meno peggio alla manovra economica avevano vistosi buchi difficilissimi poi da rammendare. Per il Bilancio 2013 – tanto per fare un esempio – il ragioniere Ettore De Salvo è chiamato in causa perché «falsamente attestava la veridicità delle previsioni di entrate formulate dai dirigenti responsabili pur nella piena consapevolezza della sovrastima delle stesse, «essendo tra l’altro noti allo stesso tempo i dati di di accertamento relativi ai medesimi capitoli nelle annualità precedenti»”.

Va detto, per onestà di cronaca, che il Comune di Catania presenta un ‘buco’ di Bilancio che fa storia a sé, se è vero che, lo scorso anno, è stato accertato, per l’appunto, un ‘buco’ di Bilancio di un miliardo e 600 milioni di euro!

Però è altrettanto vero che la pratica di gonfiare le entrate e di sottostimare le spese è cosa molto diffusa. Non è un caso che, in Sicilia, la riforma della contabilità pubblica (Decreto legislativo n. 118 del 2011) sia stata applicata con quattro-cinque anni di ritardo.

Basta andare a rileggere, ad esempio, quello che l’Ufficio studi della commissione Bilancio e Finanze dell’Assemblea regionale siciliana scriveva nei primi anni del 2000 sul Bilancio della Regione per scoprire che certi ‘magheggi’ di Bilancio già allora erano piuttosto diffusi.

Scrivono sempre i giudici della Procura di Catania a proposito di un dirigente del Comune (testo che riprendiamo sempre dal quotidiano La Sicilia):

“«…consapevolmente attestava per il 2013 una previsione di entrata falsa e non motivata» per i diritti per le pubbliche affissioni, mentre il dirigente Salvatore Nicotra, secondo i magistrati, «attestava una previsione di entrata falsa» in merito ai proventi dei parcheggi Sostare, con una previsione di 600 mila euro e zero euro di entrate. Stesso discorso per i proventi delle sanzioni per il codice della strada… (previsione 700mila euro, accertamento 0) e per una innumerevole serie di episodi che si sono perpetrati di anno in anno sino al 2018, di fatto probabilmente contribuendo pesantemente ad aumentare la voragine delle casse comunali. Per cui alla fine – sempre inerente al 2013 – i magistrati puntualizzano che la Giunta presieduta da Enzo Bianco «approvava la relazione programmatica 2013 ivi dolosamente attestando contrariamente al vero: previsioni di entrata non fondate, del tutto incoerenti e spropositate rispetto ai dati delle annualità precedenti che pure erano loro noti (tra cui previsioni riferite a entrate tributarie, in particolare la imposta pubblicità, affissioni, tributi speciali ed altre entrate proprie) e previsioni di spesa sottostimate avendo piena contezza dell’insufficienza delle risorse stanziate rispetto all’esposizione debitoria dell’ente, in particolare riferimento ai rapporti con la Partecipata Amt». «Gli stessi inoltre – puntualizzano i magistrati – pur conoscendone l’esistenza, dolosamente omettevano l’iscrizione in bilancio di somme sufficienti a finanziare gli ingenti debiti fuori bilancio maturati…».

Nel leggere l’articolo de La Sicilia si rimane basiti scoprendo quello che politici e dirigenti e funzionari del Comune combinavano nella gestione della dell’Amt, della società Multiservizi, della TARSU (allora la tassa per l’immondizia si chiamava così), dell’alienazione degli immobili, della rete del gas e via continuando.

Per non parlare della violazione del ‘Patto di stabilità’:

“Ma uno dei punti nodali dell’intero fascicolo riguarda anche la violazione del patto di stabilità avvenuto negli anni 2013, 2014, 2015 in cui lo stesso ex sindaco, gli ex ragionieri in carica e i revisori dei conti «attestavano contrariamente al vero, con atto pubblico, il rispetto del Patto di stabilità interno da parte del Comune pur essendo a conoscenza del carattere meramente apparente di tale risultato, avendo essi mendacemente attestato accertamenti di entrate in violazione dei requisiti di cui all’art. 179 del Tuel, e falsamente sottostimato i costi relativi ai contratti di servizio con le Partecipate, altresì omettendo di ivi considerare l’ingente importo dei debiti fuori bilancio a carico dell’ente pur essendo a conoscenza dell’esistenza degli stessi». Insomma un quadro significativo – secondo i magistrati – di violazioni. Adesso saranno i giudici ad accertare se gli atti compiuti dall’amministrazione Bianco e dai dirigenti hanno una rilevanza penale”.

Noi non condividiamo la ‘filosofia’ del ‘Patto di stabilità’: l’Unione Europea – e questo purtroppo succede – non può erogare i fondi strutturali e poi dire:

“Però per quest’anno non potete spendere più di questa cifra” e poi, negli anni successivi, lamentare la “lentezza” della spesa! Tutto questo è farsesco e la dice lunga sulla dimensione, in certi casi grottesca, dell’attuale UE.

Però se c’è una legge non si può aggirare o violare!

Detto questo, come già accennato, c’è da chiedersi se il Comune di Catania sia l’unico in Sicilia dove sono avvenuti i fatti raccontati con dovizia di particolari dal quotidiano La Sicilia. E ci chiediamo, inoltre, quando sarà fatta un po’ di luce su una pratica contabile a nostro avviso folle: il ricorso ai debiti fuori Bilancio!

Tale pratica – i debiti fuori Bilancio – riguarda sia i Comuni (dove ne succedono di tutti i colosi!), sia la Regione siciliana.

Noi, nel 2016, siamo stati testimoni dell’approvazione, da parte dell’Assemblea regionale siciliana, di 132 milioni di debiti fuori Bilancio dei quali, in parte, non si conosceva nemmeno la genesi! Una storia incredibile che è finita nel ‘dimenticatoio’! 

Abbiamo anche raccontato come al Comune di Palermo vengono gestito i debiti fuori Bilancio.

E siccome noi seguiamo – anche se sempre più distrattamente – quello che succede in Assemblea regionale siciliana, è rimasta impressa nella nostra mente la cancellazione, molto discutibile, di 10 miliardi di euro dal Bilancio della Regione (poi diventati 5,7 miliardi).

A nostro avviso su questa vicenda dovrebbe essere fatta luce: e ci auguriamo chela commissione di esperti nominata dal presidente della Regione siciliana, faccia chiarezza su questi 5,7 miliardi di euro eliminati dal Bilancio della nostra Regione: per capire se erano realmente inesigibili o se sono state effettuate ‘letture’ dei numeri un po’ troppo affrettate.

 QUI PER ESTESO L’ARTICOLO DEL QUOTIDIANO LA SICILIA

Foto tratta da La Sicilia 

 

 

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